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da "il Mattino"
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PARLA IL MILITARE FERITO
Una settimana di convalescenza per Valerio, 21 anni, il carabiniere di
quartiere aggredito sabato pomeriggio a pochi passi dall'Umberto.
Ma il militare è già pronto a indossare di nuovo la divisa, non ha perso
certo l'entusiasmo. «Non appena sarò guarito, tornerò subito al mio posto, a
fare il mio lavoro».
Deluso da questo "imprevisto" nei primi giorni del nuovo incarico?
«Assolutamente no. Vorrei, anzi, minimizzare la vicenda. Può accadere, fa
parte dei rischi del mestiere. Nulla di grave».
Non è grave il fatto di essere stato aggredito? Una ragazzata, insomma?
«Nulla di grave per le conseguenze, intendo. Ma la storia, in sè, è grave.
Purtroppo ci sono ragazzi che hanno perso di vista certi valori importanti».
Raccontiamo la storia dall'inizio.
«Il percorso che mi è stato assegnato non è quello di Chiaia, è quello di
San Ferdinando. Sabato, alle 13, avevo terminato il mio turno. Per rientrare
nella stazione passo vicino all'Umberto. A un centro punto ho sentito
scoppiare un petardo, il botto è stato davvero molto forte, e mi sono
precipitato sotto scuola per verificare se qualcuno si era fatto male».
Com'era la situazione?
«Un gruppo di ragazzi stava tirando gli ordigni, perché è così che bisogna
definirli, contro il portone del liceo. Quando sono arrivato sul posto ne è
scoppiato un altro, una "cipolla" di circa 15 centimetri di diametro, e io
ho bloccato il giovane che lo aveva lanciato».
E intorno c'era gente?
«Praticamente tutta la scuola. Studenti, genitori, insegnanti».
E nessuno è intervenuto in suo aiuto?
«Nessuno. O meglio, nessuno che avesse a che fare con il liceo. Sono
intervenuti dei passanti, gente che abita e lavora nella zona. Poi anche i
vigili urbani e gli ausiliari del traffico. Nel frattempo avevo chiamato
rinforzi via radio, sono arrivati i colleghi e ci siamo avviati verso la
stazione con il ragazzo che avevo fermato».
Dove ha subìto l'aggressione?
«Davanti all'Hotel Majestic. Tenevo quel giovanotto per un braccio, qualcuno
mi ha colpito alle spalle con un pugno per obbligarmi a mollare la presa e
fare in modo che riuscisse a fuggire, come poi è stato».
Tra una settimana di nuovo al lavoro. Passerà ancora sotto l'Umberto?
«Non vedo perché non dovrei farlo, anche se non è incluso nel mio
itinerario. Lavoro nella zona da anni e conosco tutti. L'esperienza del
carabiniere di quartiere, insomma, per me è stata una novità soltanto in
parte».
Pensa che intorno all'Umberto ci sia, effettivamente, una tensione
particolare?
«Tenderei a non drammatizzare. È vero, però, che i commercianti della zona
denunciano da tempo episodi particolarmente inquietanti, dal lancio degli
zainetti a quello dei petardi».
Pensa che si tratti di gruppi esterni alla scuola o, in mezzo a loro,
possono esserci anche ragazzi che studiano nel liceo?
«Non spetta a me dirlo, c'è un'indagine in corso».
Parliamo, allora, del suo nuovo compito. Come sta andando il lavoro?
«Molto bene. Mi hanno affidato la zona di San Ferdinando, tra via Santa
Lucia e via Cesario Console. Ho preso contatti con i commercianti e i
residenti, molte persone le conoscevo già, e devo dire che questa esperienza
si sta rivelando decisamente positiva: sta già dando buoni frutti sia dal
punto di vista operativo che dal punto di vista umano».
p.p.