[Cpt] ancora verbale

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    Verbale della riunione del "gruppo Cpt " Firenze 11/01/2003



Come ci si proponeva nelle fasi preparatorie, alla riunione hanno preso
soprattutto parte compagne/ i che vivono nelle città in cui sorgono Cpt. In
particolare erano rappresentate: Torino, Milano, Bologna, Modena, Roma,
Lecce e Bari (il centro di Bari solo in casi di emergenza viene utilizzato
come Cpt), ma erano presenti anche compagni di aree geografiche in cui molto
probabilmente e a breve termine se ne apriranno dei nuovi.
La discussione, molto intensa e articolata si è incentrata su alcuni punti
teorici e di intervento.

Una valutazione del lavoro svolto finora, tanto dal gruppo quanto dalle
singole realtà locali.
Una generale condivisione tanto degli esiti positivi della manifestazione di
Torino quanto delle ispezioni ai centri che l' hanno preceduta. Ci è
sembrato di aver contribuito a fare un primo passo affinché la questione cpt
possa uscire dalla marginalità in cui è stata finora considerata.
La partecipazione di un arco di forze ampio alla manifestazione di Torino
(seppur con differenti piattaforme) e il gruppo di parlamentari che ha
manifestato il proprio impegno in appoggio al lavoro del gruppo, ne sono
testimonianza tanto sul piano del coinvolgimento del movimento, tanto su
quello del versante istituzionale.
Permane la consapevolezza della necessità di far circolare una maggiore
informazione rispetto ai Cpt, anche in ambiti a noi estranei, non solo sul
piano della denuncia di singoli o collettivi casi di soprusi, quanto della
inaccettabilità della loro istituzione in quanto elementi di sospensione del
diritto. La pressoché totale invisibilità in cui si consuma la loro
esistenza, al riparo da sguardi indiscreti, è un muro di disinformazione su
cui è necessario e urgente agire con ogni strumento che ci sia dato
utilizzare. Tema di dibattito che deve coinvolgere autoctoni e migranti.
Non solo, resta valida - anche se su questo versante ci sono al nostro
interno valutazioni non coincidenti - una definizione dei Cpt non solo come
luoghi di segregazione punitiva, ma in cui si sperimenta e si concretizza
una stratificazione del mercato del lavoro. Chi passa in un centro ne
costituisce l'ultimo anello della catena, la cui esistenza è insieme monito
e ricatto per chi è attualmente regolarizzato.
Accomunava il giudizio di assoluta impossibilità ad umanizzare strutture
che per il loro stesso essere sono, una negazione dei diritti umani.
Le riflessioni teoriche ci hanno portato a definire meglio la loro esistenza
in quanto istituzioni totali che, al pari di carceri e manicomi, svolgono
una funzione repressiva e simbolica il cui scopo è l'annientamento e la
disumanizzazione delle persone.
Strutture di segregazione che minacciano ogni aspetto della vita dei
migranti e fungono anche da elemento di ricatto sul luogo di lavoro.
A tale funzione risulta complementare il valore economico rappresentato dai
Cpt. La loro gestione, sulla pelle e sul dolore di chi vi è rinchiuso,
frutta a: cooperative, associazioni come Misericordie e Croce Rossa, curie
come quella di Lecce, milioni e milioni di euro con una trasparenza
amministrativa praticamente inesistente.
Denunciare questo non significa ipotizzarne una diversa gestione quanto
puntare lo sguardo su un inquietante esperimento. Quello
dell'esternelizzazione prima e della privatizzazione poi delle istituzioni
totali. Nel caso dei Cpt poi si conferma come questo processo produca
risultati radicalmente diversi da quelli dichiarati: non sono strutture che
servono ad accelerare le espulsioni ma a condannare le persone alla
clandestinità perpetua. La loro esistenza si collega spesso agli accordi di
riammissione che lo Stato italiano ha stipulato con alcuni paesi. Sempre più
diventano luoghi in cui entrano ex detenuti che scontano così pene
supplementari, tossicodipendenti o ex, che non possono neanche beneficiare
dei trattamenti socio sanitari necessari, donne prese dalla strada a cui
non viene neanche prospettata la possibilità di usufruire dei programmi di
protezione (Art.18), persone che avrebbero diritto all'asilo politico ma che
non sono messe in condizione di farne richiesta.
E se l'obiettivo di un lavoro sui Cpt è il loro smantellamento, è evidente
che i percorsi affinché questa non resti dichiarazione retorica sono
complessi e non certo di breve termine.

Si è cercato perciò di definire un programma di lavoro che tenesse conto
delle possibilità reali di intervento. Il poco tempo e le tante proposte
emerse ci hanno consentito soltanto di tracciare alcuni sotto gruppi di
lavoro, che dovranno impegnarsi per concretizzare un percorso che verrà
definito più precisamente nella prossima riunione (16 febbraio a Roma)



In particolare opereranno:

Un sottogruppo che metta in rete gli interventi di monitoraggio e di
osservatorio che si continuano a fare nei centri. Intervento legale e di
denuncia, incalzare continuo contro ogni aspetto della gestione dei centri.
Un osservatorio che non vuole ratificare e in qualche maniera accettare
l'esistenza dei centri ma che utilizzi tutti i mezzi a disposizione per
svelarne concretamente la quotidiana e generale pratica di violazione di cui
sono territorio impunito e invisibile.
Nessuna volontà di collaborare con chi, anche in associazioni di
volontariato, ha scelto di operare all'interno dei centri.

Un sottogruppo che prepari un convegno sui Cpt da tenersi a Lecce,
presumibilmente alla fine di marzo e che ruoterà soprattutto attorno al
Lecce Social Forum ma che avrà il sostegno e l'intervento dell'intero gruppo
cpt e, si spera, dell'intero tavolo migranti.
Dovrà essere un appuntamento che agli elementi seminariali accompagni una
proposta di mobilitazione, si pensava in ricorrenza dell'affondamento della
Kater I Rades, crimine impunito della marina italiana.

Un sottogruppo che ha il compito di raccogliere tutto il materiale (video,
audio, immagini, reportage, testimonianze ecc…) finora prodotto sui centri e
che preparerà, in collaborazione con gli altri, strumenti di conoscenza e
sensibilizzazione (video, Cd rom. Pamphlet ecc…)
Questo sottogruppo farà capo a Milano (Fedrica) e Torino (Alessandro)

Un sottogruppo che preparerà un campeggio estivo in una zona adiacente a un
cpt con conseguente mobilitazione (Ilaria e Giovanni)

Un sottogruppo che analizzi la funzione dei Cpt all'interno del più vasto
sistema delle istituzioni totali (Anna)

In prossimità dell'incontro del gruppo si è poi pensato di riorganizzare un
incontro con i parlamentari disponibili a impegnarsi ancora in questa
campagna, di questo si occuperà Stefano.

Ovviante il lavoro dei gruppi è pensato come organico e comunicante, non
certo per creare ulteriori inutili sottodivisioni.

In una valutazione finale della discussione ci sembra di poter dire che ci
risulta poco utile nominare dei referenti. L'idea è quella di privilegiare
il lavoro collettivo partendo da due presupposti.
Le realtà locali che organizzano iniziative contro il "proprio" cpt hanno
l'autonomia di farlo rappresentando in quel momento l'intero gruppo.
Di volta in volta, sulla base delle iniziative del gruppo. Relazioni,
interventi, incontri di coordinamento saranno definiti dal gruppo stesso.
Soltanto in funzione della stesura di questo verbale (che verrà ridefinito
collettivamente), per svolgere una funzione di collegamento con gli altri
gruppi fino alla prossima riunione e per reperire i locali in cui svolgere
la stessa, è stato chiesto a Stefano di fungere da referente.