beh, eccoti accontentato, Paolo.
Peccato - la mia solita cantilena sui rapporti di forza ;) - ke x star
lontani dal carcere ci si ritrovi a cadere nelle braccia della psikiatria e
ad invocare l'infermità mentale.
Quando l'infermità mentale è invece di questa società in putrefazione.
Bene in vista, di nuovo, il ruolo della magistratura milanese, giustamente
osannata 1 tempo dai missini di La Russa e oggi dai girotondini...
Ma anke 1 Sofri ha pagato loro il suo tributo...
Cmq - nn so se interpreto bene la tua visione - tra work house, carceri,
ospedali, campi di concentramento, ma anke strade, osterie, fienili (haha!),
gli/le ostili alla disciplina della fabbrica e della moderna città hanno
trovato fin dall'inizio dell'accumulazione capitalistica varki x godersi la
vita, realizzando qui e ora, x se stessi e in modo provvisorio (come ogni
cosa bella e viva), il "sogno di 1 cosa"...
Confermata la condanna per la terza delle "sataniste assassine"
Nel giugno 2000 uccisero a coltellate suor Maria Laura Mainetti
L'omicidio di Chiavenna
Ambra torna in carcere
Era uscita di prigione il 18 gennaio: la corte di Cassazione
non aveva deciso sul ricorso presentato da suo avvocato
ROMA - Ambra dovrà tornare in prigione. La prima sezione penale
della Cassazione ha reso definitiva la condanna a 12 anni e 4 mesi di
reclusione per una delle tre ragazze che, nel 2000, uccisero a Chiavenna
suor Maria Laura Mainetti. Si riaprono così le porte del carcere per la
giovane che viene considerata l'ideatrice del delitto e che, attualmente, è
ospitata in una comunità.
Il 6 giugno del 2000, a Chiavenna, in provincia di Sondrio,
Milena, Ambra e Veronica massacrarono con 19 coltellate, nel nome di Satana,
la religiosa, 61 anni, superiora dell'istituto dell'Immacolata. Un delitto
feroce, compiuto da due 16enni e una 17enne che, indifferenti, ascoltarono
la suora chiedere pietà fino all'ultimo.
La sentenza di primo grado fu emessa il 9 agosto del 2001: otto
anni e mezzo di carcere per Veronica e Milena, proscioglimento per Ambra,
giudicata incapace di intendere e volere; a lei fu imposta la permanenza,
per non meno di tre anni, in un riformatorio giudiziario. Ma il 4 aprile del
2002, in secondo grado, Ambra venne invece giudicata sana di mente: la corte
d'Appello di Milano non riconobbe l'infermità che aveva evitato il carcere
alla ragazza ritenuta leader del gruppo. Per le altre due venne confermata
esattamente la pena del primo grado ed Ambra, non più coperta
dall'incapacità di intendere e di volere, subì la pena più pesante: 12 anni,
7 mesi e 10 giorni. Fu così costretta ad abbandonare la comunità
terapeutica, in cui si trovava, per andare in carcere. Ma ne era nuovamente
uscita il 18 gennaio scorso, perché la Cassazione, facendo scadere i
termini, non aveva deciso sul ricorso presentato dal suo avvocato. La sua
scarcerazone aveva suscitato polemiche e pacate ma ferme proteste anche da
parte dei parenti di suor Laura.
Oggi la decisione è arrivata dopo tre ore di camera di
Consiglio. Adesso la ragazza dovrà tornare in prigione; venerdì scorso era
stata assegnata a una comunità terapeutica, dopo che la Corte di appello di
Milano aveva constatato la scadenza dei termini di custodia cautelare. Non
hanno quindi trovato ascolto, in Cassazione, le richieste degli difensori,
Vittorio Nizza e Giampaolo Filiani, che avevano insistito nel sostenere la
tesi della totale infermità mentale della ragazza ed avevano anche chiesto
che fosse comunque ridotta la sua condanna, ritenuta "eccessiva" rispetto a
quella inflitta alle altre due responsabili del delitto.
dalla Reubblica