Autor: malega Data: Asunto: [Cerchio] anniversario della lenin solo in web.
Solo il web ricorda l'anniversario della morte di Lenin
Lo strumento più moderno celebra il rivoluzionario. Aspra discussione fra
anarchici e neocomunisti sui siti "new global". Sondaggio delle Isvestia.
Giulietto Chiesa: "Non tutto quel che fece fu da bruciare".
di Giancarlo Castelli
ROMA - A ricordarlo, sono soltanto alcuni feed-back che si possono leggere
sul web. Né convegni, commemorazioni ufficiali o bandiere rosse. L'unico
mezzo che oggi, 21 gennaio, celebra i 79 anni dalla morte di Lenin è quello
telematico. Come dire: lo strumento più moderno per un uomo dell'altro
secolo. La notizia si può rintracciare (è il caso di dirlo) sul sito di
Indymedia, il portale del "movimento new-global", tra una last new che
racconta gli ultimi sviluppi in Medio Oriente e, come una curiosa
coincidenza, un guasto accaduto nella notte a una centrale nucleare bulgara.
Il primo messaggio, inviato con un mini-filmato di tre-quattro secondi che
ritrae il "duce" della rivoluzione bolscevica durante un discorso, è in
lingua inglese: "Vladimir Il'ic Ulyanov (Lenin) dies from fourth stroke".
Firmato: avanti!. Ore: 5 e 46, a. m. Lenin muore per un quarto ictus. Un
ricordo lapidario, che di più non si può. Ma che immediatamente ha suscitato
il dibattito. Con il pubblico diviso tra leninisti (comunisti) e
anti-leninisti (anarchici). A un "Grande Lenin!", sparato da guillotin si
contrappone un "Lenin? Assassino!" by giacomo che celebra, in barba
all'odierno anniversario, "tutti quegli anarchici, definiti
controrivoluzionari dai bolscevichi, ammazzati dall'Armata Rossa".
Un comunista liquida l'anarchia come portatrice di individualismo ed esalta,
invece, la società collettivista del "compagno Lenin" al quale dedica il suo
personale onore. Fu un tiranno, al contrario, per chi, come anarchico
italiano cita testualmente Errico Malatesta, il grande seguace napoletano di
Bakunin che così si espresse in occasione della morte di Lenin: "Noi che non
potemmo amarlo vivo, non possiamo piangerlo morto. Lenin è morto, viva la
libertà!". Dissidi e spaccature che farebbero impallidire quelle interne
all'Ulivo targato XXI° secolo.
Nulla di più, però, per ricordare il padre della rivoluzione sovietica il
cui nome infiammò le piazze di mezzo mondo fino a vent'anni fa (anche se non
erano pochi coloro che sfilarono, in occasione del Social forum di Firenze
dello scorso novembre, esibendo striscioni che ritraevano i volti dei più
grandi condottieri del comunismo, Lenin compreso). Dimenticato dai più,
quindi? Purtroppo sì, afferma Giulietto Chiesa, giornalista della Stampa,
già corrispondente da Mosca per l'Unità: "Sarò crudo: il martellamento
imposto dai media sul comunismo e sulla figura di Lenin, ha convinto
l'opinione pubblica che tutto quello che accadde in Unione Sovietica fosse
da buttare e che i bolscevichi fossero tutti dei criminali. Sono convinto
che, in futuro, quel periodo sarà giudicato in maniera diversa".
Non solo in Italia e nel resto del mondo ma anche in Russia: "Da quelle
parti la maggioranza è convinta che il comunismo sia stata una gran cosa. La
mia sensazione è che tutti lo pensano ma pochi osano confessarlo". Già, e in
Russia? Nella Patria dell'uomo di Ulyanovsk le cui spoglie sono ancora
conservate nel mausoleo di Mosca, la città dove terminò i suoi giorni 79
anni fa, come viene ricordato questo anniversario? Quasi nessuno ha
ricordato la fatidica data, né la Pravda, né il Moskovskie Novosti o il
Trud.
E' in prima pagina, on-line, invece, sulle Izvestia, uno dei quotidiani più
popolari e a più alta tiratura del Paese. Nell'articolo intitolato "Da Il'ic
a Il'ic" propone un azzardato paragone tra due Il'ic, nati entrambi nella
città di Simbirsk (poi Ulyanovsk): Lenin, cioé, e Oblomov, il personaggio
scaturito dalla penna dello scrittore Goncharov. Sui due personaggi le
Izvestia hanno proposto una sorta di sondaggio per chiedere quali dei due
fosse oggi il più amato. Va da sé che ad uscirne vincitore è stato proprio
l'annoiato protagonista del romanzo.
Ai danni di colui che una volta veniva celebrato in tutte le latitudini
dell'ex-Grande Impero, da S. Pietroburgo a Vladivostok. Triste destino,
quello del popolo russo, sempre diviso tra chi, come Lenin, stravolgeva, con
le sue azioni, il corso della Storia. E chi, come Oblomov, uomo mite ma
indolente, generoso ma apatico, aveva difficoltà persino ad alzarsi dal
letto dove non si mosse mai fino alla sua morte.
(21 GENNAIO 2003; ORE 17:27)