[Forumlucca] informazioni su Camp Darby: possibili azioni di…

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Autore: Luca
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Oggetto: [Forumlucca] informazioni su Camp Darby: possibili azioni dirette nonviolente???
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Due anni fa la base americana sgombrò dai bunker pericolanti 100 mila

ordigni. Roma non fu avvisata.

"per avere un’idea del ruolo di questa cittadella basta esaminare due dati:

da Camp Darby provenivano quasi tutte le munizioni usate durante la Tempesta

nel Deserto nel 1991 e il 60 per cento delle bombe scagliate sulla Serbia

nel 1999"



Fonte: Corriere della Sera



Nel 1947 il Tombolo era «Il paradiso nero»: la pineta maledetta delle

signorine che facevano la vita, dei contrabbandieri che si arricchivano con

la fame, dei disertori stufi di guerre. Il film, scritto da Indro Montanelli

e interpretato da Aldo Fabrizi, mostrava questo angolo di costa tra Livorno

e Pisa come una terra selvaggia, popolata di gangster e sbandati, dove tutti

potevano perdere l’anima o la vita. Poi, quattro anni dopo, un accordo

siglato tra Roma e Washington ha fatto scomparire dall’Italia quei mille

ettari di litorale tirrenico e li ha trasformati in un segreto americano:

Camp Darby. Da allora nessuno è mai venuto a sapere cosa contenesse

esattamente quella base: l’unica certezza era la sua importanza, ribadita

dal Pentagono ogni volta che si avvicinava un conflitto. E solo ora grazie

alle ricerche svolte da una fondazione della Virginia è possibile penetrare

nel mistero della pineta più blindata d’Europa. A Camp Darby infatti è

custodito il più grande arsenale americano all’estero. Qualche numero?

Ventimila tonnellate di munizioni per artiglieria, missili, razzi e bombe d’

aereo con 8.100 tonnellate di alto esplosivo ospitate in 125 bunker. E,

ancora, gli equipaggiamenti completi per armare una brigata meccanizzata:

2.600 tra tank, blindati, jeep e camion. Nella lista ci sono tutti i

migliori sistemi dell’esercito statunitense, inclusi 35 carri armati M1

Abrams e 70 veicoli da combattimento Bradley. Ma l’inventario prosegue con

un elenco impressionante, sintetizzato da una cifra: ci sono materiali

bellici del valore di due miliardi di dollari (l’equivalente in euro),

missili e ordigni esclusi.

IL RUOLO DELLA BASE - Per avere un’idea del ruolo di questa cittadella basta

esaminare due dati: da Camp Darby provenivano quasi tutte le munizioni usate

durante la Tempesta nel Deserto nel 1991 e il 60 per cento delle bombe

scagliate sulla Serbia nel 1999. Grazie al canale navigabile che arriva all’

interno della base - la struttura toscana è l’unica nel mondo che dispone di

un simile collegamento - carichi giganteschi di armi vanno e vengono senza

che nessuno possa spiarli. Per la prima guerra con l’Iraq c’è stato un

traffico complessivo pari a 4 mila tonnellate di bombe e granate; per la

campagna del Kosovo ne sono bastate 16 mila. Nei giorni del Natale 1998,

alla vigilia del conflitto balcanico, sui moli tirrenici sono sbarcate 3.278

cluster bomb : i congegni a frammentazione, micidiali e delicati anche nei

traslochi. La capacità complessiva dei magazzini nel 1999 è stata

certificata per contenere 32.000 tonnellate di ordigni. Una santabarbara

impressionante, gestita da un reparto - il 31° Squadrone munizioni - che ha

un simbolo abbastanza infelice: il profilo della penisola italiana disegnato

su una vecchia bomba con la miccia accesa.

I «PIRATI SPAZIALI» - La storia di Camp Darby è stata ricostruita con un’

attività certosina dai ricercatori di GlobalSecurity.org , una fondazione

americana che crede «in un approccio innovativo alle sfide della sicurezza

nel nuovo millennio» e vuole ridurre «l’incidenza mondiale di conflitti

sanguinosi». Sono celebri come «pirati spaziali»: acquistano e mettono sulla

rete foto delle installazioni più segrete di tutto il pianeta scattate dai

satelliti commerciali. Il direttore, John Pike, è un personaggio molto noto

nella intelligence community . La loro attendibilità è giudicata altissima:

finora non sono mai stati smentiti. «Abbiamo ricavato le informazioni sulla

base toscana - spiega François Boo, ex ufficiale del Centro alti studi delle

Forze armate francesi che ora in California guida lo staff dei ricercatori -



esclusivamente dalle "fonti aperte", documenti che erano di libero accesso

fino all’11 settembre 2001». Alcuni dei dossier da loro consultati sono

stati secretati dopo l’attentato alle Torri Gemelle: la pubblicazione su

Internet è stata vietata con una decisione che ha fatto gridare alla

censura. Altri fascicoli restano disponibili. Boo ne elenca alcuni: foto dei

bunker tratte da un dépliant che pubblicizza ai marines le vacanze premio

«sulla riviera italiana»; «record di produttività» nello stoccaggio dei

razzi sui bollettini degli encomi. O il caso forse più incredibile per il

pubblico italiano, narrato dalla rivista tecnica del genio militare.

L’ALLARME DEI BUNKER - E’ una storia di due anni fa. A Camp Darby ci sono

enormi depositi sotterranei refrigerati, per proteggere dal calore gli

apparati più sofisticati destinati ai caccia e ai bombardieri. Furono

costruiti negli anni Settanta ma hanno cominciato presto a mostrare problemi

strutturali. Dieci anni dopo i tecnici della base li hanno rinforzati con

lastre d’acciaio: un intervento che forse ha peggiorato la situazione. Le

crepe si sono allargate, inesorabilmente. Nel maggio 2000 pezzi di cemento

cominciano a cadere dal soffitto sulle armi e i genieri fanno scattare l’

allarme. Con cautela estrema tra giugno e luglio vengono sgomberati dodici

bunker, contenenti 100 mila ordigni con 23 tonnellate di esplosivo ad alto

potenziale. L’operazione viene descritta come delicatissima dagli stessi

esecutori, che l’hanno realizzata utilizzando robot telecomandati: nella

loro rivista la chiamano «un piccolo miracolo». Nessun pericolo, quindi. Ma

anche nessuna informazione alle nostre autorità: in genere in Italia si

fanno evacuare aree gigantesche solo per disinnescare un residuato bellico

con una carica di pochi chili. Che precauzioni sarebbero state adottate per

muovere migliaia di ordigni a ridosso delle spiagge più affollate?

Il mezzo milione di pallet allineati nei viali della base non sono serviti

solo per spedizioni di morte. Dagli 11 mila stock di provviste e vestiario

spesso si è attinto anche per operazioni umanitarie in Kurdistan, nei

Balcani, in Africa. Dai piazzali con cinquecento tra ruspe, bulldozer e

trattori in diverse occasioni sono partiti veicoli preziosi per soccorrere

le vittime di catastrofi naturali, come il terremoto in Turchia del 1999.

IL CANALE NAVIGABILE - Ma la funzione principale resta quella di

santabarbara: l’unica fuori dai confini nazionali dove mezzi e munizioni

vengono custoditi insieme. In pratica, un’intera brigata corazzata americana

può volare fino al Kuwait senza portarsi dietro nemmeno un calzino di

ricambio: tutto il necessario - dai cannoni alla biancheria, dal cibo ai

lubrificanti, dai tank alle razioni, dai camion alle gavette - viene

trasbordato sulle navi dal molo di Camp Darby, riducendo di un terzo il

tempo necessario al trasferimento dagli Usa. Quanto ad armamenti per aerei,

invece, le dotazioni sono sterminate: tutta la riserva pensata a suo tempo

per sostenere la guerra con l’Urss sul fronte europeo. «E’ una posizione

ideale - dichiara il responsabile dei magazzini in una rivista dell’Us

Army -. Siamo vicini al porto, allo scalo di Pisa, all’autostrada e abbiamo

una linea ferroviaria che arriva dentro la base». Insomma, è il caposaldo

principe che viene potenziato in questi mesi con l’ampliamento del canale

navigabile, il Tombolo, appunto: la Nato ha varato un programma per

allargarlo e cementificarne i fondali, in modo da raddoppiare la capacità di

carico. Entro il 2010 non lo percorrerà più un mercantile alla volta, ma due

contemporaneamente accelerando i tempi di mobilitazione dell’armata. Perché

senza Camp Darby gli americani non possono entrare in guerra.

A sorvegliarla ci sono pochi soldati statunitensi: 350 militari

professionisti, 700 della Guardia nazionale. Manutenzione, pulizia e

manovalanza invece sono appaltate ad aziende italiane, con 580 dipendenti,

per i quali però esistono zone off limits . Ma le presenze americane si

moltiplicano in estate: 50 mila solo nel 2000. Perché - come recitano le

brossure del Pentagono - «la spiaggia privata di Camp Darby offre sole,

mare, giochi e relax riservato al personale autorizzato». Il tutto accanto

ai bunker più esplosivi d’Europa.





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Due anni fa la base americana sgombrò dai bunker pericolanti 100 mila</PRE><PRE>ordigni. Roma non fu avvisata.</PRE><PRE>"per avere un’idea del ruolo di questa cittadella basta esaminare due dati:</PRE><PRE>da Camp Darby provenivano quasi tutte le munizioni usate durante la Tempesta</PRE><PRE>nel Deserto nel 1991 e il 60 per cento delle bombe scagliate sulla Serbia</PRE><PRE>nel 1999"</PRE><PRE>&nbsp;<?xml:namespace prefix = o ns = "urn:schemas-microsoft-com:office:office" /><o:p></o:p></PRE><PRE>Fonte: Corriere della Sera</PRE><PRE>&nbsp;<o:p></o:p></PRE><PRE>Nel 1947 il Tombolo era «Il paradiso nero»: la pineta maledetta delle</PRE><PRE>signorine che facevano la vita, dei contrabbandieri che si arricchivano con</PRE><PRE>la fame, dei disertori stufi di guerre. Il film, scritto da Indro Montanelli</PRE><PRE>e interpretato da Aldo Fabrizi, mostrava questo angolo di costa tra Livorno</PRE><PRE>e Pisa come una terra selvaggia, popolata di gangster e sbandati, dove tutti</PRE><PRE>potevano perdere l’anima o la vita. Poi, quattro anni dopo, un accordo</PRE><PRE>siglato tra Roma e Washington ha fatto scomparire dall’Italia quei mille</PRE><PRE>ettari di litorale tirrenico e li ha trasformati in un segreto americano:</PRE><PRE>Camp Darby. Da allora nessuno è mai venuto a sapere cosa contenesse</PRE><PRE>esattamente quella base: l’unica certezza era la sua importanza, ribadita</PRE><PRE>dal Pentagono ogni volta che si avvicinava un conflitto. E solo ora grazie</PRE><PRE>alle ricerche svolte da una fondazione della Virginia è possibile penetrare</PRE><PRE>nel mistero della pineta più blindata d’Europa. A Camp Darby infatti è</PRE><PRE>custodito il più grande arsenale americano all’estero. Qualche numero?</PRE><PRE>Ventimila tonnellate di munizioni per artiglieria, missili, razzi e bombe d’</PRE><PRE>aereo con 8.100 tonnellate di alto esplosivo ospitate in 125 bunker. E,</PRE><PRE>ancora, gli equipaggiamenti completi per armare una brigata meccanizzata:</PRE><PRE>2.600 tra tank, blindati, jeep e camion. Nella lista ci sono tutti i</PRE><PRE>migliori sistemi dell’esercito statunitense, inclusi 35 carri armati M1</PRE><PRE>Abrams e 70 veicoli da combattimento Bradley. Ma l’inventario prosegue con</PRE><PRE>un elenco impressionante, sintetizzato da una cifra: ci sono materiali</PRE><PRE>bellici del valore di due miliardi di dollari (l’equivalente in euro),</PRE><PRE>missili e ordigni esclusi.</PRE><PRE>IL RUOLO DELLA BASE - Per avere un’idea del ruolo di questa cittadella basta</PRE><PRE>esaminare due dati: da Camp Darby provenivano quasi tutte le munizioni usate</PRE><PRE>durante la Tempesta nel Deserto nel 1991 e il 60 per cento delle bombe</PRE><PRE>scagliate sulla Serbia nel 1999. Grazie al canale navigabile che arriva all’</PRE><PRE>interno della base - la struttura toscana è l’unica nel mondo che dispone di</PRE><PRE>un simile collegamento - carichi giganteschi di armi vanno e vengono senza</PRE><PRE>che nessuno possa spiarli. Per la prima guerra con l’Iraq c’è stato un</PRE><PRE>traffico complessivo pari a 4 mila tonnellate di bombe e granate; per la</PRE><PRE>campagna del Kosovo ne sono bastate 16 mila. Nei giorni del Natale 1998,</PRE><PRE>alla vigilia del conflitto balcanico, sui moli tirrenici sono sbarcate 3.278</PRE><PRE>cluster bomb : i congegni a frammentazione, micidiali e delicati anche nei</PRE><PRE>traslochi. La capacità complessiva dei magazzini nel 1999 è stata</PRE><PRE>certificata per contenere 32.000 tonnellate di ordigni. Una santabarbara</PRE><PRE>impressionante, gestita da un reparto - il 31° Squadrone munizioni - che ha</PRE><PRE>un simbolo abbastanza infelice: il profilo della penisola italiana disegnato</PRE><PRE>su una vecchia bomba con la miccia accesa.</PRE><PRE>I «PIRATI SPAZIALI» - La storia di Camp Darby è stata ricostruita con un’</PRE><PRE>attività certosina dai ricercatori di GlobalSecurity.org , una fondazione</PRE><PRE>americana che crede «in un approccio innovativo alle sfide della sicurezza</PRE><PRE>nel nuovo millennio» e vuole ridurre «l’incidenza mondiale di conflitti</PRE><PRE>sanguinosi». Sono celebri come «pirati spaziali»: acquistano e mettono sulla</PRE><PRE>rete foto delle installazioni più segrete di tutto il pianeta scattate dai</PRE><PRE>satelliti commerciali. Il direttore, John Pike, è un personaggio molto noto</PRE><PRE>nella intelligence community . La loro attendibilità è giudicata altissima:</PRE><PRE>finora non sono mai stati smentiti. «Abbiamo ricavato le informazioni sulla</PRE><PRE>base toscana - spiega François Boo, ex ufficiale del Centro alti studi delle</PRE><PRE>Forze armate francesi che ora in California guida lo staff dei ricercatori -</PRE><PRE>&nbsp;<o:p></o:p></PRE><PRE>esclusivamente dalle "fonti aperte", documenti che erano di libero accesso</PRE><PRE>fino all’11 settembre 2001». Alcuni dei dossier da loro consultati sono</PRE><PRE>stati secretati dopo l’attentato alle Torri Gemelle: la pubblicazione su</PRE><PRE>Internet è stata vietata con una decisione che ha fatto gridare alla</PRE><PRE>censura. Altri fascicoli restano disponibili. Boo ne elenca alcuni: foto dei</PRE><PRE>bunker tratte da un dépliant che pubblicizza ai marines le vacanze premio</PRE><PRE>«sulla riviera italiana»; «record di produttività» nello stoccaggio dei</PRE><PRE>razzi sui bollettini degli encomi. O il caso forse più incredibile per il</PRE><PRE>pubblico italiano, narrato dalla rivista tecnica del genio militare.</PRE><PRE>L’ALLARME DEI BUNKER - E’ una storia di due anni fa. A Camp Darby ci sono</PRE><PRE>enormi depositi sotterranei refrigerati, per proteggere dal calore gli</PRE><PRE>apparati più sofisticati destinati ai caccia e ai bombardieri. Furono</PRE><PRE>costruiti negli anni Settanta ma hanno cominciato presto a mostrare problemi</PRE><PRE>strutturali. Dieci anni dopo i tecnici della base li hanno rinforzati con</PRE><PRE>lastre d’acciaio: un intervento che forse ha peggiorato la situazione. Le</PRE><PRE>crepe si sono allargate, inesorabilmente. Nel maggio 2000 pezzi di cemento</PRE><PRE>cominciano a cadere dal soffitto sulle armi e i genieri fanno scattare l’</PRE><PRE>allarme. Con cautela estrema tra giugno e luglio vengono sgomberati dodici</PRE><PRE>bunker, contenenti 100 mila ordigni con 23 tonnellate di esplosivo ad alto</PRE><PRE>potenziale. L’operazione viene descritta come delicatissima dagli stessi</PRE><PRE>esecutori, che l’hanno realizzata utilizzando robot telecomandati: nella</PRE><PRE>loro rivista la chiamano «un piccolo miracolo». Nessun pericolo, quindi. Ma</PRE><PRE>anche nessuna informazione alle nostre autorità: in genere in Italia si</PRE><PRE>fanno evacuare aree gigantesche solo per disinnescare un residuato bellico</PRE><PRE>con una carica di pochi chili. Che precauzioni sarebbero state adottate per</PRE><PRE>muovere migliaia di ordigni a ridosso delle spiagge più affollate?</PRE><PRE>Il mezzo milione di pallet allineati nei viali della base non sono serviti</PRE><PRE>solo per spedizioni di morte. Dagli 11 mila stock di provviste e vestiario</PRE><PRE>spesso si è attinto anche per operazioni umanitarie in Kurdistan, nei</PRE><PRE>Balcani, in Africa. Dai piazzali con cinquecento tra ruspe, bulldozer e</PRE><PRE>trattori in diverse occasioni sono partiti veicoli preziosi per soccorrere</PRE><PRE>le vittime di catastrofi naturali, come il terremoto in Turchia del 1999.</PRE><PRE>IL CANALE NAVIGABILE - Ma la funzione principale resta quella di</PRE><PRE>santabarbara: l’unica fuori dai confini nazionali dove mezzi e munizioni</PRE><PRE>vengono custoditi insieme. In pratica, un’intera brigata corazzata americana</PRE><PRE>può volare fino al Kuwait senza portarsi dietro nemmeno un calzino di</PRE><PRE>ricambio: tutto il necessario - dai cannoni alla biancheria, dal cibo ai</PRE><PRE>lubrificanti, dai tank alle razioni, dai camion alle gavette - viene</PRE><PRE>trasbordato sulle navi dal molo di Camp Darby, riducendo di un terzo il</PRE><PRE>tempo necessario al trasferimento dagli Usa. Quanto ad armamenti per aerei,</PRE><PRE>invece, le dotazioni sono sterminate: tutta la riserva pensata a suo tempo</PRE><PRE>per sostenere la guerra con l’Urss sul fronte europeo. «E’ una posizione</PRE><PRE>ideale - dichiara il responsabile dei magazzini in una rivista dell’Us</PRE><PRE>Army -. Siamo vicini al porto, allo scalo di Pisa, all’autostrada e abbiamo</PRE><PRE>una linea ferroviaria che arriva dentro la base». Insomma, è il caposaldo</PRE><PRE>principe che viene potenziato in questi mesi con l’ampliamento del canale</PRE><PRE>navigabile, il Tombolo, appunto: la Nato ha varato un programma per</PRE><PRE>allargarlo e cementificarne i fondali, in modo da raddoppiare la capacità di</PRE><PRE>carico. Entro il 2010 non lo percorrerà più un mercantile alla volta, ma due</PRE><PRE>contemporaneamente accelerando i tempi di mobilitazione dell’armata. Perché</PRE><PRE>senza Camp Darby gli americani non possono entrare in guerra.</PRE><PRE>A sorvegliarla ci sono pochi soldati statunitensi: 350 militari</PRE><PRE>professionisti, 700 della Guardia nazionale. Manutenzione, pulizia e</PRE><PRE>manovalanza invece sono appaltate ad aziende italiane, con 580 dipendenti,</PRE><PRE>per i quali però esistono zone off limits . Ma le presenze americane si</PRE><PRE>moltiplicano in estate: 50 mila solo nel 2000. Perché - come recitano le</PRE><PRE>brossure del Pentagono - «la spiaggia privata di Camp Darby offre sole,</PRE><PRE>mare, giochi e relax riservato al personale autorizzato». Il tutto accanto</PRE><PRE>ai bunker più esplosivi d’Europa.</PRE>
<P class=MsoNormal>&nbsp;<o:p></o:p></P><p><br><hr size=1><A HREF="http://it.yahoo.com/mail_it/foot/?http://it.mobile.yahoo.com/index2002.html"><b>Yahoo! Cellulari</a></b>: loghi, suonerie, picture message per il tuo telefonino
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