[Cerchio] Tute Bianche e Polizia unite nella lotta!

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Autor: Tuula Haapiainen
Datum:  
Betreff: [Cerchio] Tute Bianche e Polizia unite nella lotta!
ma di chi è sto Secolo XIX ???
tuula
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From: "Ivan Settantasette" <settantasette77@???>
To: <cerchio@???>
Sent: Thursday, January 16, 2003 6:05 PM
Subject: [Cerchio] Tute Bianche e Polizia unite nella lotta!


> Dopo le deposizioni dei funzionari delle forze dell'ordine e le ammissioni
> dei "disobbedienti" finalmente trapela, nero su bianco, il reale ruolo

delle
> Tute Bianche in quel di Genova. L'area della disobbedienza era in stretto
> contatto con le forze dell'ordine, sia prima che durante lo svolgimento

del
> G8.
> Oggi il Secolo XIX pubblica in 1° e in 4° pagina un articolo in cui si
> ricostruisce attentamente i rapporti tra Tutine e Sbirri e da cui trapela
> un'inquietante inedito retroscena: la notte prima degli scontri alcuni
> responsabili delle tute bianche hanno telefonato alle forze dell'ordine
> denunciando i contatti all'insegna della "violenza" tra l'area antagonista
> (Network per i diritti globali-Cobas) e i Black Block.
>
> Ivan Settantasette.
>
> Ecco l'articolo:
>
> La notte prima del caos Le Tute bianche danno l'Sos «C'è un patto tra i
> violenti»
>
> Genova. «La cosa sta prendendo una brutta piega. C'è stato un accordo tra
> gruppi che vogliono scatenare incidenti, ci è arrivato alle orecchie. Noi
> non c'entriamo, cercheremo di ritardare l'arrivo del nostro corteo». Al
> telefono c'è un esponente delle Tute bianche. È tra coloro che, sin dal
> primo momento, hanno sostenuto la scelta del dialogo con la polizia. O,
> quantomeno, di un atteggiamento non ostile alle forze dell'ordine. La
> chiamata giunge in questura. È la sera del 19 luglio 2001, la vigilia

della
> giornata che sarà segnata dai gravissimi scontri del G8 e dalla morte di
> Carlo Giuliani.
> In quel momento, nel quartier generale della polizia, è in corso una
> riunione operativa per decidere come affrontare le manifestazioni del

giorno
> successivo. La notizia di un accordo tra i gruppi di violenti, di una
> pianificazione degli scontri, di un summit tra i black bloc e frange
> violente dei manifestanti, non è un fulmine a ciel sereno. Ma in quel
> momento si affaccia una consapevolezza: gli accordi, per quanto verbali,

non
> valgono più. I "referenti" della galassia no global non sono in grado di
> governare tutto il movimento. C'è chi si è sfilato, chi ha deciso di
> trasformare la protesta contro i Grandi in una manifestazione costellata

da
> episodi di violenza.
> In quel momento si decide di prendere la situazione di petto. Tutto il
> perimetro della zona rossa viene rinforzato con decine di container,
> sistemati di traverso in mezzo alle strade della Foce.
> Ricordiamo il clima: si era appena concluso il corteo dei migranti.

Avevano
> partecipato cinquantamila persone, molte più del previsto. E' ricordato

come
> un corteo pacifico. In realtà i black bloc avevano già scatenato uno

scontro
> davanti alla questura. Aveva avuto la peggio il numero due della digos di
> Genova Alessandro Perugini. Finirà poi sotto inchiesta per aver tentato,

il
> giorno successivo, di colpire con un calcio al volto un manifestante di
> quindici anni.
> C'era anche il precedente di Tebio, la fiera delle biotecnologie che si

era
> svolta l'anno precedente. Anche in quell'occasione gli scontri tra polizia

e
> Tute bianche dovevano rappresentare un evento mediatico, ad uso delle
> telecamere. Già allora, però, la situazione era degenerata e qualcuno

aveva
> picchiato a sangue una poliziotta.
> E dire che le avvisaglie di episodi violenti c'erano, e corpose, nelle
> settimane precedenti. Già il 28 giugno il vicecapo della polizia Antonio
> Manganelli aveva scritto al capo dello Sco Francesco Gratteri, segnalando
> «gli scenari di ordine pubblico che si verranno inevitabilmente a creare».
> E' la comunicazione in cui si parla della "sterilizzazione" della zona
> rossa. Risponde lo Sco, il servizio centrale operativo della polizia, con
> un'altra nota, questa spedita il 30 giugno: «Sono state sensibilizzate le
> fonti confidenziali al fine di acquisire informazioni sul clima
> delinquenziale in occasione dell'evento».
> Ma l'attenzione di tutti è puntata esclusivamente, per l'appunto, sulla

zona
> rossa. Il resto della città? Il 7 luglio parte dal dipartimento di

pubblica
> sicurezza la disposizione: «Il coordinamento dei reparti mobili, dei

reparti
> volo, delle squadre nautiche, e delle unità speciali è affidato al

dirigente
> superiore Valerio Donnini». Alle sue dipendenze anche, nella nota firmata
> dal direttore centrale Pietro Longo, il vicequestore Pietro Troiani:

l'uomo
> che ha ammesso di aver portato le due false molotov nella scuola Diaz.
> Insomma. Le avvisaglie di possibili incidenti c'erano tutte. Ma c'era in
> piedi una sorta di accordo tra polizia e Tute bianche e questo sembrava
> sufficiente. Lo confermò l'allora questore di Genova Francesco Colucci
> davanti al comitato parlamentare di indagine sui fatti del G8, parlando di
> «una sceneggiata». Lo negò, va registrato, il leader del movimento Luca
> Casarini, che raccontò solo di come il corteo fosse stato regolarmente
> autorizzato.
> La sera del 19 luglio arriva la telefonata in questura da parte
> dell'esponente delle Tute bianche e subito scatta l'allarme rosso. Tutta

la
> Foce si trasforma in un fortilizio di container. Vengono anche rinforzati

i
> contingenti delle forze dell'ordine presenti sulle strade. L'accordo tra

le
> frange violente del movimento è già stato stipulato; l'ultima svolta
> dell'inchiesta della magistratura sembra evidenziarlo.
> E' una sorta di patto di sangue, nato nelle strutture che la Provincia

aveva
> messo a disposizione per l'ospitalità dei manifestanti. E' il plesso
> scolastico di Quarto, vicino a via Redipuglia. Ne parla anche F. C.,
> esponente del Sud ribelle, in un'intercettazione con una microspia
> anticipata nei giorni scorsi dal Secolo XIX: «Quando sono arrivati i black
> bloc siamo andati tutti verso di loro, li conoscevamo perché avevamo

dormito
> insieme nel campeggio Redipuglia».
> Le Tute bianche sono in realtà sistemate nel vicino stadio Carlini. Ma c'è
> chi fa la spola, chi si muove tra i vari punti dell'accoglienza. C'è chi

ha
> capito che qualcosa stava maturando in quell'ambiente che non si sentiva
> rappresentato dall'area più dialogante del movimento.
> Le Tute bianche, rileggendo gli eventi di quei giorni alla luce di queste
> circostanze, furono di parola. Il corteo partì con un ritardo di almeno

tre
> ore per dirigersi verso la zona rossa percorrendo corso Europa e via
> Tolemaide. Ma quando giunse in vista di Brignole, fu caricato. La

situazione
> era ormai sfuggita di mano, perché le devastazioni dei black bloc si erano
> ormai estese in diversi quartieri della città.
> Marco Menduni
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