Autore: Pkrainer Data: Oggetto: [Cerchio] Re: [movimento] carcere, ancora
dunque: la situazione dei carcerati presenta tre vie per essere resa meno
disgraziata.
La prima sono le riforme: per vari motivi, i rivoluzionari non sono più
adatti a proporre riforme. Possono però intervenire sulle proposte che
partono dai carcerati stessi (ma lo stesso si potrebbe dire pe r qualsiasi
categoria, gli studenti, i lavoratori dell'industria, i ferrovieri, etc) o
da gruppi riformisti vari. credo che in tale proposito sia essenziale
intervenire per individuare e segnalare le controriforme vestite da riforme.
Esempi? l'introduzione del televisore in ogni cella, che ha abolito le
salette della televisione; le carceri nuove che saranno pure più salubri (in
realtà sono piene di elettrosmog, amianto, veleni di ogni genere) ma sono di
gran lunga meno permeabili; la differenziazione della pena, che porta a
rendere oggetto di indagine non più le singole azioni ma l'intera condotta,
che passano da una legislazione negativa (non fare questo, altrimenti ti
carceriamo) a una positiva (se non vuoi essere carcerato obbedisci alle
seguenti leggi):::Quindi non é che sul tema delle riforme non si possa dire
nulla; per farlo però occorrerebbe una conoscenza molto più puntuale dei
fatti, e qui si sconta l'inesistenza di un movimento carcerario che non sia
orribilmente strumentale e subalterno ai ideologie cittadiniste e
giustizialiste.
La seconda sono le evasioni: il fine principale del detenuto é uscire. Il
fine principale del non detenuto (il cosiddetto libero) dovrebbe essere - e
per certi versi é - anche se sotto la soglia della coscienza, non entrare.
Ogni operazione intesa a far uscire detenuti e a non fare entrare non
detenuti é da vedere con favore, sia che sia legale, sia che lo sia meno.
Anche qui occorrerebbe un rapporto molto più fitto con chi sta dentro per
risultare davvero efficaci.
Il terzo é l'abolizione del carcere: si tratta di un processo che non si può
immaginare attraverso semplici azioni di forza dovunque. presuppone un
cambiamento nella percezione collettiva, un ripudio della nozione stessa di
pena e di retribuzione per via legale. L'unica strada mi pare che sia la
comprensione della natura carceraria dell'intera società e il rifiuto della
condizione di detenuto/guardiano da parte di ciascuno.
Per forza é un'operazione sui tempi lunghi, ovvio.
Ma se noti, le tre possibilità non si elidono per nulla a vicenda, anzi si
rafforzerebbero vicendevolmente.
----- Original Message -----
From: "clochard" <spartacok@???> > Ma ho l'impressione ke in genere ci sia 1 sorta di disincanto, il rovescio
> della medaglia del "kiamiamo comunismo 1 società senza galere" (ke nn
> rinnego e mi accompagna dall'adolescenza), il cui frutto distruttivo e
> controrivoluzionario è il collocare il tutto su 1 orizzonte storico, di
> medio o addirittura lungo periodo.
> Sarò ingenuo e romantico e imbecille, ma penso ke molta attenzione dovrebbe > essere riportata all'Attualità.
> Nn ce la faccio a seguire tutti i msg e forse mi faccio opinioni sbagliate, > ma mi sembra ke i compagni di "papillon" hanno + volte rikiamato la nostra
> attenzione. Inascoltati.
> Certo, è nelle cose ke x fare 1 sito o semplicemente usare 1 pc debbano fare > mediazioni con l'amministrazione penitenziaria...
> E dunque li abbiamo sentiti riformisti, leccaculo o kissà cosa. Di fatto
> sono stati e sono la punta di lancia di questa mobilitazione dei radicali,
> ke da molti anni mi stanno davvero sul c. ma mi sembrano i + lucidi e
> manovrieri su questo "specifico", in questo periodo.
> Noi vogliamo stare alla finestra?
> Affidare tutto il dossier ai tempi della "felicità di tutti"?
> Nn ci riduciamo così a vekki tromboni ke mettono sul fuoco le pentole
> dell'avvenire?