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COMUNICATO STAMPA


GUERRA ALL'IRAQ: E' ORA CHE IL PARLAMENTO ITALIANO SI PRONUNCI
Inoltrata al Presidente della Camera Casini petizione popolare promossa da
un Ponte per Baghdad
Una petizione che chiede l'avvio di una iniziativa diplomatica italiana
volta a fermare la guerra all'Iraq è stata inoltrata oggi al Presidente
della Camera dei Deputati, On. Casini.
La petizione, promossa dalla associazione Un ponte per Baghdad e corredata
di migliaia di firme di cittadini, ai sensi dell'art.109 del Regolamento
della Camera dei Deputati dovrà essere sottoposta al vaglio della
Commissione Esteri.
La presentazione della prima relazione degli ispettori dell'Onu, che
stabilisce non esservi prova del riarmo iracheno, apre nuovi spazi all'
iniziativa politica e diplomatica degli Stati per evitare un attacco
all'Iraq. E' un' opportunità che l'Italia deve saper cogliere.
La società civile italiana, in tutte le sue componenti, si è espressa negli
ultimi mesi contro la guerra. Tutti i sondaggi, inoltre, attestano che l'
opinione pubblica italiana non approva la guerra all'Iraq.
Singoli partiti ed esponenti politici hanno espresso la loro opinione.
Sindaci, Consigli Comunali e Regionali hanno approvato mozioni. Tutti hanno
detto che la guerra va evitata.
Manca tuttora qualsiasi espressione istituzionale da parte del Governo (per
il quale hanno sinora parlato, e con accenti diversi, singoli Ministri) e,
soprattutto, del Parlamento, depositario della volontà popolare. Questo
silenzio non è più accettabile.
E' stato detto che il Governo convocherà il Parlamento prima di dare un
assenso alla partecipazione italiana, ma a quel punto sarà tardi. Attendere
fino ad allora equivale a lavarsene le mani limitandosi, al più, a
"chiamarsi fuori". Il ripudio della guerra, sancito dalla costituzione, non
è "non partecipazione", ma attivo impegno per impedirla.
"L'Italia è un paese influente - ha dichiarato Fabio Alberti, presidente di
Un Ponte per Baghdad - e di primo piano sulla scena mondiale ed è tenuto ad
esprimersi. Una posizione contraria ad un attacco militare, soprattutto se
unita ad una iniziativa diplomatica, potrebbe contribuire ad allontanare lo
spettro della guerra".