Auteur: Carlo Mileti Date: Sujet: [Lecce-sf] Fw: sono sempre qui
per un pò di tempo antonella ha frequentato il LSF, ora si trova in Congo;
giorni fa mi ha scritto inviando saluti, allego un parte del suo scritto
dove descrive la situazione del paese.
carlo
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Mbote Carlo, Buon Anno anche a te ...................
.................ora che ho un po' di tempo provo a raccontarti qualcosa.
Ormai sono passati più di tre mesi dalla mia partenza da Lecce, in mezzo
alle chiacchiere di piazza, strascichi di elezioni deludenti e troppe attese
per il forum di firenze, salutando tutti e aspettando di arrivare qui presto
per soddisfare la mia curiosità. Mi sto ambientando abbastanza e
fortunatamente il tempo comincia a passare abbastanza velocemente, un po'
per l'abitudine, per la sicurezza che ho acquistato nel mio lavoro, forse
per il fatto per strada la gente mi riconosce e mi saluta.
Io, Marco, Isabella ed un gatto chiamato Souri, viviamo in una graziosa
casetta in un quartiere tranquillo della grande Kinshasa. In questa città
vivono tra gli 8 e gli 11 milioni di abitanti, altro che Roma, Milano o
Londra. La maggior parte vive in baracche alla periferia della città e ogni
mattina fiumi di persone cercano di raggiungere, a piedi o in combì, il
centro della città, dove vendere o comprare qualcosa.
Un tempo Kinshasa doveva essere bellissima, grandi boulevarde, alberi di
manghi, palme e banani dappertutto; ora è completamente distrutta, sembra il
fantasma di se stessa.
Da circa un mese è cominciata la stagione della pioggia, ma la pioggia è ben
venuta rispetto al calore incessante e sfiancante dell'equatore. Non mi ci
sono ancora abituata a questo clima, mi succhia le energie in poche ore.
Il lavoro è tanto ma interessante e il bello è che in quasi tutti i posti
dove lavoriamo siamo l'unica ONG e questo significa dover partire da zero.
Altra novità? Be' sono stata nella foresta. E' stata una delle esperienza
più faticose e più belle della mia vita. Sono andata a visitare i progetti
sanitari che gestiamo nella zona di Boende. Dove si trova Boende? Mettiti
davanti ad una mappa della Repubblica Democratica del Congo, guarda l'enorme
macchia verde e pensa che Boende è proprio lì, sommersa in quell'oceano di
alberi. Guardare la foresta dall'aereo è impressionante, sembra un
gigantesto cavolo solcato da fiumi serpeggianti. E null'altro.
Ma la foresta è stupefacente, e la gente che abita in minuscoli villaggi
ingoiati dalla vegetazione o lungo i fiumi sulle palafitte ancor di più.
La natura è praticamente incontaminata, dove l'energia elettrica e le strade
asfaltate non esistono. Per due settimane senza telefono, niente internet e
notizie sul resto del mondo, e la senzazione di isolamento mediatico è
forte. Niente luce, solo un piccolo generatore per caricare le batterie dei
computer. Una radio per poche ore al giorno consente il solo contatto con
Kinshasa e le altre nostre basi in Congo. Poi tutto intorno solo silenzio e
suoni di animali. Ci si lava con l'acqua fredda, si cucina con il carbone.
Alle 5 del pomerriggio è già sera e si accendono candele e lumi a petrolio.
Alle 8,30 è già notte. Si chiacchera un pò o si va in moto a bere una birra
da mama Bea, sotto un fantastico cielo di stelle e nuvole di lucciole
tutt'intorno.
L'atmosfera è strana, non so se mistica o cosa, ma mi sembra di vivere in un
mondo irreale.
Comfort nessuno, poi stando un pò ci si abitua e tutto sembra normale, o
quasi. Sicuramente se qualcuno dei miei amici venisse qui rimarrebbe a bocca
aperta.
Qui la gente comunica ancora con il tam-tam. Io sino a poco tempo fà pensavo
fosse roba da vecchi film americani. Invece funziona: il vecchio del
villaggio batte dei colpi su uno strano tronco scavato all'interno e così
produce suoni a noi sconosciuti che in realtà compongono un alfabeto
musicale. Matteo, il mio collega che coordina il progetto e vive lì, mi ha
raccontato che durante il suo primo viaggio in moto nella foresta per un
sopralluogo ai centri sanitari da riabilitare, ad ogni villaggio era una
sorpresa. Tutti sapevano del suo arrivo; qualcuno del villaggio vicino aveva
già comunicato l'arrivo in moto del mundele.
Realizzare un progetto in queste zone non è semplice e per di più il nostro
progetto coinvolge un'area grande quanto l'Italia. Le distanze sono enormi e
diventano immense per la mancanza di strade. Gli unici mezzi di trasporto
che si possono utilizzare sono moto e piroghe. E per percorrere pochi
chilometri sulle strette piste nella foresta ci vogliono giorni di viaggio.
Fortunatamente, oltre le mote e le piroghe, Aviation Sans Frontier ha messo
a disposizione del nostro progetto un piccolo aereoplano di 5 posti che ci
consente di trasportare i medicinali e l'attrezzatura medica nei vari centri
di sanitari.
Qui i bambini non vanno a scuola, non sono vaccinati e muoiono ancora per un
banale raffreddore. La gente soffre perchè non ci sono centri sanitari, o
sono troppo lontani, sforniti di tutto, e comunque a pagamento. Bisogna
pagare tutto, medicine, garze, siringhe, cerotti, ecc.
Ma vedi la gente che vive di quello che il fiume e la terra gli offre e non
chiedono altro.
La guerra, quella la respiri in molti posti posti dove lavoriamo, cioè
esattamente sul fronte tra le forze governative e i ribelli. Non pagati i
soldati prendono tutto ciò che possono dalla gente. Così trovi una
popolazione che vive in una terra ricchissima, pescosa e fertile allo stremo
delle forze. Il fiume Congo e i suoi affluenti che hanno sempre permesso un
florido commercio in tutto il paese, oggi è spezzato in due dalla guerra.
Inoltre, nessuno può più partire da qui con del pesce affumicato o della
frutta per portarla a Kinshasa per venderla, senza essere depredato dai vari
"barrage" organizzati lungo il fiume dai militari e dalle innumerevoli
"autorità" locali. Così che un kg di patate a Kinshasa costa almeno 3
dollari e una birra nella foresta costa esattamente il doppio o il triplio
che in città.
Lavorare con i congolesi non è facile, la loro cultura è chiusa alle
innovazioni. Le differenze culturali sono immense e incomprensibili, ancora
molto legate alle tradizioni e alla stregoneria. Credo che ci vorranno
diverse generazioni prima che qualcosa possa cambiare in questo paese.
A volte mi é difficile non pensare che la nostra presenza qui, anche senza
volerlo, impone ancora una volta il nostro modello di vita, e sappiamo che
non sempre é il migliore. Poi però, rivedo gli occhi di quei bambini che
soffrono...............
Anche vivere a Kinshasa é duro, sempre in allerta e attenti a qualsiasi
segnale di pericolo. La sera si esce in gruppo e ogni volta é un supplizio
superare i quotidiani e numerosi "barrage" della polizia. Nei giorni di
festa ed ancora oggi siamo in allerta per paura di tumulti da parte della
polizia poiché pare che il governo non abbia mantenuto la promessa di pagare
i poliziotti entro la fine dell'anno e non si capisce da quanti mesi non
ricevono il salario. La scorsa settimana durante gli incontri per la pace la
città si é improvvisamente riempita di milari con la scusa di esercitazioni
già programmate; intanto abbiamo sentito spari e le ambasciate - esclusa la
nostra sempre assente- ci hanno invitato a non muoverci molto nella città.
Comunque per ora fortunatamente i militari non ci fanno troppe storie ma
chiedono sempre qualcosa da bere o delle sigarette.
Stare qui non è semplice, in realtà si vive da occidentali in terra
straniera, in un paese praticamente in guerra. Rischi ad ogni angolo.
Comfort zero, ma quello può aspettare. Il coraggio no, quello invece,
bisogna sempre andarselo a scovare in qualche nascondiglio segreto
dell'anima.
Per il resto, tutto a posto, aspetto di vedervi tutti al mio rientro,
sicuramente non prima della fine di febbraio o forse marzo. Per quest'anno
ho trascorso il Natale al caldo dell'Equatore. Non é stato come passarlo a
casa, ma abbiamo raggiunto i nostri colleghi a Boende e trascorso il Natale
tutti insieme nella foresta. Abbiamo festeggiato con panettone, torrone e
spumante che siamo riusciti a farci portare da Milano (e che abbiamo
faticato a conservare gelosamente sino ad allora).
Spero che voi stiate tutti bene, salutami tutti, ho notizie solo di alcuni.
Spero di sentirvi presto.
Un abbraccio a tutti.