[Forumlucca] protesta per gli articoli di Matteuzzi sul Vene…

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Szerző: Franco Busoni
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Tárgy: [Forumlucca] protesta per gli articoli di Matteuzzi sul Venezuela
caro Barenghi,
non sappiamo se Maurizio Matteuzzi fa l’inviato a Caracas coi soldi del
Manifesto e quindi anche coi nostri, che acquistiamo il giornale tutti i
giorni.
Se fosse così, avremmo dei veri problemi di coscienza, a parte la definitiva
decisione di non abbonarci.
Troviamo infatti vergognoso che il Manifesto ospiti i suoi articoli
filogolpisti, malamente camuffati da una sorta di atteggiamento “bipartisan
di sinistra”.
“Forse Chavez non piace a molti….Non ha carisma…Forse è posseduto da una
sorta di vocazione suicida…Forse ha finito per cacciarsi in un
isolamento…Forse non è riuscito a fare quanto si era impegnato…Forse è un
caudillo che si vedrebbe meglio collocato a destra…Forse non è quello che si
dice un buon governante…Ma Chavez è presidente legittimo del Venezuela…”,
però “lo sciopero che dal 2 dicembre paralizza il paese è devastante…” e in
conclusione il Venezuela è “un paese allo sbando,…”: così straparla su 6
colonne Matteuzzi sul Manifesto di martedì 7 gennaio .
Ma il peggio arriva giovedì 9, quando Matteuzzi fa direttamente il
corrispondente dalla Caracas golpista, da Plaza Altamira “divenuto il cuore
dell’opposizione” alla redazione del quotidiano Tal Cual, da dove diffonde
nel mondo il pensiero (oltre che i saluti a Rossana Rossanda e Lucio Magri)
di Teodoro Petkpff, “ex guerrigliero del Mas, poi ministro della
pianificazione nel governo Cardera” e oggi naturalmente “antichavista”, che
Matteuzzi sintetizza così: “nel Venezuela non c’è stata nessuna rivoluzione,
ma c’è sì la controrivoluzione…la soluzione dovrebbe essere politica, ma in
Venezuela c’è un vuoto politico…monta una violenza di strada ormai
incontrollabile…la sinistra in Venezuela…per anni sarà tagliata fuori e
dovrà pagare il prezzo del fallimento di Chavez. Amen” (incredibile, ma è
proprio così: Matteuzzi scrive “Amen”).
Il modo migliore di darti la misura del nostro disgusto è quello di
riportare qui di seguito il testo di una e-mail di Giacomo e Federica, in
Venezuela da due anni e mezzo, volontari in servizio nei barrios a Ciudad
Guayana.
“Carissimi amici, rispondiamo con una lettera circolare a quanti ci hanno
scritto e telefonato in queste ore. Vi preghiamo di diffondere questo
messaggio a tutti gli amici, anche a quelli che non hanno un indirizzo di
posta elettronica. Per prima cosa vorremmo dirvi di stare tranquilli per
noi: qui in città non é successo quasi niente, gli scontri sono solo a
Caracas, la capitale. Come quasi tutti voi sapranno questa notte c'è stato
infatti un colpo di Stato ed é caduto il governo del Presidente Hugo Chávez.
Un governo legittimo che é passato per 6 processi elettorali in meno di tre
anni e non ha mai ottenuto meno del 60% dei consensi. Un governo che ha
fatto sì molti errori, ma che consideriamo solo errori di forma, non di
principio. Un governo che al clamore delle folle che esigevano mano dura, ha
sempre risposto no (sarà forse stato questo il suo più grande errore?).Un
governo decisamente sbilanciato verso la promozione della partecipazione
popolare. Un governo che ha fermato il processo di privatizzazione delle
principali imprese statali arrestando così gli effetti della globalizzazione
ed é stato accusato dai media di portare il paese verso una situazione
simile a quella argentina (ci domandiamo com'è possibile, visto che Chávez
stava facendo quasi l'esatto contrario di quanto fatto da De La Rua).Un
governo che come primo passo ha deciso di promuovere un'Assemblea
Costituente che in seguito ha promulgato una nuova Costituzione, fra le più
avanzate al mondo per quanto riguarda i diritti umani. Un governo che ha
lavorato e che ha riconosciuto senza vergogna la situazione di estrema
povertà vissuta dall'80% della popolazione. Un governo che nei discorsi
ufficiali ha sempre invitato alla calma, al dialogo ed alla pace,
aggiungendo un solo piccolo particolare: "Dove non c'è giustizia non c'è
pace! "Tutte queste cose sui mezzi di comunicazione italiani non si diranno.
Come non si dirà che cosa sia successo davvero l'11 aprile a Caracas. Certo
si é a conoscenza del numero di morti e feriti, ma chi li ha causati? Dalle
informazioni raccolte si sa solo che la marcia organizzata da chi voleva la
rinuncia di Chávez si é spinta fino al palazzo del Governo, che era difeso
oltre che dall'esercito, dalla gente che stava appoggiando il Presidente. Ci
sono molte testimonianze che indicano che i franchi tiratori che hanno
sparato sulla folla erano poliziotti in borghese della Polizia Metropolitana
(un corpo che obbedisce al Sindaco Alfredo Peña, avversario di Chávez). Ma
tutto questo non é dimostrabile perché ora, visto che le forze
"democratiche" che hanno incitato a questa "presa di potere per la
salvaguardia della democrazia e della libertà di espressione", hanno il
controllo di tutte le televisioni private e uno dei primi provvedimenti
presi ieri sera é stato quello di oscurare il canale di stato (fino ad
allora unica fonte alternativa di informazione).Per favore, vi preghiamo di
non credere che questo colpo di stato sia a favore della libertà e della
democrazia. Il governo caduto era stato eletto democraticamente dalla gran
maggioranza della popolazione. Chi lo ha abbattuto ha potuto farlo perché
contava su forti finanziamenti, anche dall'estero, sull'appoggio dei grandi
imprenditori venezuelani e sul controllo totale dei mezzi di comunicazione.
In tre anni di governo "rivoluzionario" non vi é stato nessun arresto
politico. Oggi, a meno di dodici ore dal colpo di stato, in una situazione
inconstituzionale e senza un documento di rinuncia da parte del presidente
Chávez, si sono effettuati una serie innumerevole di arresti a persone
ASSOLUTAMENTE INNOCENTI, ree solo di appartenere ad un governo che cercava
un cambiamento nella gestione del potere politico ed economico in Venezuela.
Susana, una delle donne con cui lavoriamo nel barrio ci ha telefonato
stamattina presto dicendo: "Siamo in lutto: ormai é finita ogni speranza per
i poveri", questo é il clima che si respira, qui nei quartieri marginali,
mentre a Puerto Ordaz, la zona ricca della città, si sta festeggiando.
Domani 35 donne del nostro gruppo di Altamira avrebbero dovuto consegnare i
progetti per altrettante microimprese di produzione per ottenere un piccolo
credito dal Banco de la Mujer (la "banca della donna", uno dei tanti
programmi del governo volto a dare un appoggio concreto alle iniziative di
autosviluppo). Era per noi una bella esperienza in cui le persone hanno
imparato a scrivere i loro piccoli progetti, senza per forza chiedere soldi
a noi italiani. Ormai non c'è più nessun Banco de la Mujer. Hermelinda, una
delle collaboratrici dello SVI, ci ha invitato ad andare a fare una visita
casa per casa a tutte le donne del gruppo, perché non perdano la speranza.
Ci ha invitato a organizzare un corso o una qualsiasi attività per far sì
che la gente non si perda d'animo. Abbiamo camminato, abbiamo incontrato
persone che piangevano altre che pregavano. La gente non riesce a capire:
"Era il nostro Presidente, noi abbiamo votato per lui". Rosa, un'altra delle
donne con cui lavoriamo, ha dichiarato: "adesso verrà la repressione, poi
tornerà la corruzione più forte di prima, noi cosa volete che facciamo?
Continuiamo a lavorare per la comunità". Abbiamo solo pochi giorni per poter
almeno parlare di tutto questo con le persone che non sono cadute nella
trappola della propaganda. La gente di cui meno ci si può fidare sono
purtroppo molti membri attivi della Chiesa e se oggi le ricerche sono
orientate ai circoli bolivariani ed alle persone con cariche politiche
strategiche che non si siano già giocate come voltagabbana, più in là
potranno presentarsi controlli ramificati fino alle organizzazioni popolari
in genere.
Giacomo Signoroni e Federica Nassini –
12/04/02”
fraterni saluti
guglielmina bertolucci e franco busoni








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