giro due importanti mail sulla campagna in oggetto che Lilliput e Attac
stanno in questi giorni rilanciando, e che credo utile diffondere e
sostenere anche nel territorio.
carlo
PIATTAFORMA POLITICA DELLA CAMPAGNA:
QUESTO MONDO NON E' IN VENDITA
Fermiamo Monsieur Lamy: a Cancun nessun nuovo potere al WTO
Diciamo no all'espansione del GATS e chiediamo due anni di pausa per
elaborare regole trasparenti e democratiche per il commercio globale
Dalla sua nascita, nel 1995, l'Organizzazione Mondiale del Commercio (WTO),
mediante la creazione di nuovi accordi ed il rafforzamento di quelli
esistenti, ha ampliato la sua sfera di influenza dal solo commercio di beni
(GATT), ai servizi (GATS), alla proprietà intellettuale ed i brevetti
(TRIPS), agli investimenti nel settore del commercio (TRIMS),
all'agricoltura (AoA), fino alle misure sanitarie e fitosanitarie (SPS).
Alla vigilia della V conferenza Ministeriale prevista a Cancun, in Messico,
nel Settembre del 2003, il WTO, tramite la definizione della supremazia
delle regole del commercio su tutti gli accordi internazionali esistenti e
futuri in materia di sicurezza e sovranità alimentare, di protezione
dell'ambiente, di diritti alla tutela della salute, all'educazione,
all'accesso all'acqua, e più in generale dei diritti umani fondamentali, si
appresta a concentrare nelle sue mani un potere che nessun'altra istituzione
internazionale ha mai avuto: potere non solo legislativo ma anche
giudiziario, vista la possibilità di comminare ingenti sanzioni economiche
contro gli stati che non rispettano i suoi accordi.
Oggi sono a rischio i risultati delle battaglie democratiche degli ultimi
vent'anni per avere regole locali, nazionali ed internazionali che tutelino
i diritti dei cittadini e dei popoli, ma è ancora possibile fermare il WTO a
Cancun. La resistenza dei paesi del sud del mondo contro un ulteriore
allargamento del mandato del WTO si fa sempre più forte, ma l'Unione
Europea, tramite la Commissione Europea ed il potente commissario al
commercio Monsieur Pascal Lamy intende ampliare i negoziati sull'accordo
GATS ad una serie di servizi essenziali, che vanno dall'istruzione alla
sanità, dai trasporti alla gestione dei rifiuti, dalla fornitura d'acqua
alle telecomunicazioni. Analogamente l'UE sta esercitando forti pressioni
per avviare a Cancun un negoziato su una serie di questioni, che sono fuori
dell'ambito del commercio, quali la proposta di un accordo sugli
investimenti, che ricalca in massima parte il famigerato MAI (Multilateral
Agreement on Investment), respinto con forza dalla società civile e da
alcuni parlamenti europei nel 1998.
Poco importa a Monsieur Lamy la grave mancanza di trasparenza nei negoziati
WTO e poco o nulla si sa delle decisioni prese dalla Commissione Europea su
questi temi fondamentali. Lo stesso Parlamento Europeo ed in misura ancora
maggiore i Parlamenti dei singoli stati sono tenuti all'oscuro dei negoziati
e delle decisioni prese. E' emblematico che nell'agenda della Commissione è
previsto che i Governi dei singoli paesi abbiano un solo mese di tempo per
prendere posizione sulle proposte della Commissione Europea sulla
liberalizzazione di tutti i servizi.
In particolare in Italia la situazione è ancora più delicata, in quanto il
nostro paese da una parte avrà la presidenza del Consiglio Europeo nel
periodo di svolgimento della V Ministeriale di Cancun e avrà quindi un ruolo
di indirizzo delle scelte dell'Unione Europea. Ad oggi non sembra però che
il Governo voglia sostenere un dibattito parlamentare per rendere pubblica
la propria posizione ed inserire la questione del commercio tra le priorità
della sua agenda per la presidenza UE.
Siamo gravemente preoccupati per l'enorme potere che il WTO ha assunto,
poiché anche se formalmente questa organizzazione ha una struttura
democratica, secondo il principio un paese un voto, nella pratica si osserva
una grave mancanza di democrazia e di trasparenza. Le decisioni fondamentali
vengono spesso prese nel corso di riunioni ristrette, come è avvenuto
recentemente nel vertice preparatorio di Sydney al quale hanno potuto
partecipare solo 25 dei 144 paesi membri, o in misura ancora più esplicita
come è avvenuto nell'ultima conferenza ministeriale di Doha, dove numerosi
rappresentanti dei paesi del sud del mondo sono stati letteralmente tenuti
fuori dalla porta delle stanze dove queste decisioni venivano prese.
Questo enorme potere è indirizzato unicamente a favorire gli interessi di
poche compagnie multinazionali e delle elite economiche e finanziarie nei
paesi ricchi come in quelli poveri, visto che le decisioni del WTO si basano
su criteri esclusivamente economici, senza alcuna valutazione degli impatti
ambientali, sociali e di sviluppo associati agli accordi di libero
commercio.
Siamo profondamente preoccupati per le conseguenze sull'Italia, un paese
dove la ricchezza è prodotta per l'80% da piccole e medie imprese, di un
regime di completo libero mercato nel quale una piccola azienda o un
artigiano, un contadino o una cooperativa si dovessero confrontare
direttamente con una impresa multinazionale. Analogamente quale autonomia
politica e decisionale avrebbero le istituzioni, dal Governo agli enti
locali, nel momento in cui ogni decisione con positive ricadute ambientali,
sociali o di sviluppo potrebbe essere vista come un ostacolo al libero
commercio? Nell'ottica del WTO, servizi essenziali quali scuola o ospedali
dovrebbero essere posti in regime di libera concorrenza a livello mondiale,
favorendo di fatto una ulteriore privatizzazione di enti pubblici e la
creazione di monopoli privati. Purtroppo abbiamo già esempi di
privatizzazioni di aziende pubbliche e delle conseguenze in termini di
perdita di posti di lavoro, di peggioramento dei servizi ed aumento delle
tariffe a svantaggio delle fasce più deboli.
Siamo gravemente preoccupati per le conseguenze di una liberalizzazione
dell'accesso e della fornitura d'acqua per le donne e gli uomini dei paesi
del sud del mondo. Come potrebbero inoltre le economie dei paesi in via di
sviluppo reggere l'aggressione delle multinazionali dei trasporti, delle
telecomunicazioni, dei servizi postali, della chimica e dell'agricoltura se
i governi nazionali non potessero più applicare norme a tutela dello
sviluppo locale? Già oggi assistiamo purtroppo ad un "corsa al ribasso" dei
governi dei paesi del sud in materia ambientale e di diritti dei lavoratori
pur di attrarre i capitali e gli investimenti delle multinazionali private.
L'Europa ha goduto per quasi cent'anni di mercati protetti che hanno
permesso lo sviluppo della sua economia, specialmente in momenti di crisi.
Oggi la stessa Europa vuole negare questa possibilità ai paesi in via di
sviluppo, dimostrando la sua più profonda incoerenza ed ipocrisia. In questo
senso è inoltre emblematico che l'Unione Europea e gli Stati Uniti, tramite
enormi sussidi all'agricoltura, spesso soltanto a vantaggio dei grandi
produttori, continuino a falsare il mercato agricolo mondiale ed a
strangolare le produzioni locali.
Per invertire questa rotta e fermare il WTO a Cancun chiediamo che:
* l'Europa escluda dalle richieste e dalle offerte in ambito
di negoziato GATS la liberalizzazione di tutti i servizi essenziali e si
adoperi per ridurre l'invasività del GATS ristabilendo la sovranità
nazionale e locale nella definizione dei regolamenti sulla fornitura dei
servizi;
* l'Unione Europea arresti il tentativo di allargamento del
mandato e dei poteri del WTO in vista della V conferenza Ministeriale di
Cancun;
si adoperi per l'istituzione di un sistema di regole chiare
e vincolanti che chiedano alle imprese multinazionali non solo gli stessi
diritti ma la stessa trasparenza e il rispetto dei doveri richiesti agli
Stati; il tutto in un ambito esterno al WTO;
si impegni perché le tematiche ambientali, sociali e di
sviluppo locale siano considerate come le priorità e gli obiettivi delle
politiche commerciali;
* l'Europa cessi di fornire sussidi alle esportazioni di
prodotti agricoli ponendo fine ad un fenomeno di dumping a svantaggio dei
piccoli produttori; si creino meccanismi per la protezione delle produzioni
locali favorendo il raggiungimento della sovranità alimentare nel nord come
nel sud del mondo;
* si proibisca all'interno dei negoziati TRIPS la
brevettazione delle risorse genetiche tutelando la biodiversità, i saperi e
le conoscenze tradizionali dalle ingerenze di un ristretto numero di grandi
aziende private;
* si consentano eccezioni al negoziato TRIPS per quel che
concerne l'esportazione verso e la produzione nel sud del mondo dei farmaci,
e dei farmaci generici in particolare, necessari a garantire il diritto alla
salute della popolazione.
Dobbiamo adoperarci tutti, singoli, organizzazioni della società civile e
dei consumatori, sindacati, istituzioni, associazioni di categoria e
politiche, per fermare il folle disegno del WTO a Cancun. Il successo di
questa lotta comune ci darebbe un periodo di due anni per lanciare con forza
le nostre proposte di regole democratiche e trasparenti per una giustizia
sociale ed economica per tutti, e per la protezione dell'unico pianeta che
abbiamo.