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vi invio questo simpatico articolo di
Michelino Hardt ( noto co-autore del mitico "Impero", che doveva essere il
libro del secolo e invece viene già smontato dagli autori stessi), che, con
l'avallo/benedizione di Toni Negri, sostiene che l'Impero
sarebbe sparito in tre mesi e si sarebbe ricostituito l'imperialismo con i
suoi stati, i suoi eserciti, sul vecchio e orripilante modello europeo.
Siamo davvero all'apoteosi del funambolismo più siderale. En passant, Hardt,
come aveva fatto già Negri nella intervista di dicembre sul Manifesto,
propone agli ex-imperatori, divenuti improvvisamente imperialisti, di
tornare a fare gli imperatori per il bene loro e di tutti, azzardando la
"avance" di un'alleanza con le elites imperiali in difficoltà.
m.hardt consigliere dell' impero
>
>
> > Michael Hardt sul 'TheGuardian'
> > by traduzione altremappe.org Tuesday December 24, 2002 at 05:15 PM
> >
> > "Le elites globali devono rendersi conto che l'imperialismo statunitense
> non è
> > con i loro interessi" di Michael Hardt, da "TheGuardian" 18.12.02
> >
> > Alcune delle più grandi tragedie della storia umana avvengono quando le
> elites
> > sono incapaci di agire nei loro interessi. Gli anni della decadenza
> dell'antica
> > Roma, ad esempio, furono pieni di errori politici a di avventure
militari
> che
> > portarono morte e distruzione alle elites così come ai loro alleati ed
ai
> loro
> > nemici. Sfortunatamente stiamo attraversando di nuovo una situazione
> simile.
> > Sembra inevitabile che gli USA presto condurranno una guerra in grande
> scala in
> > Iraq. Gli USA, inoltre, sono impegnati in una guerra al terrorismo che
può
> > estendersi a tutte le religioni del globo. E, cosa più importante, gli
> Stati
> > uniti si sono imbarcati in una politica estera di "sicurezza", che non
> risponde
> > semplicemente alle minacce, ma le anticipa con colpi preventivi.
> >
> >
> > Queste imprese militari sono un segno del fatto che gli Stati uniti
stanno
> > velocemente divenendo una potenza imperialista secondo il vecchio
modello
> > europeo. , ma su scala globale. Si sta imponendo come il centro attivo e
> > determinante dello spettro militare, economico, politico del mondo.
Tutti
> gli
> > scambi e le decisioni sono costretti a passare attraverso gli Stati
uniti:
> > L'ultima arroganza dei leaders politici statunitensi è quella di credere
> che
> > non solo possono costringere i cambiamenti di regime e nominare nuovi
> leaders
> > per vari paesi, ma anche modellare l'ambiente globale -un audace
> estensione
> > della vecchia ideologia imperialista della missione civilizzatrice. Il
> cambio
> > di regime in Iraq è solo il primo passo di un progetto ambizioso si
> > ricostruzione dell'ordine politico dell'intero Medie Oriente. Ed i loro
> disegni
> > di potere si estendono ben oltre tutto questo.
> >
> >
> > Molte elites politiche ed economiche , comunque, non gradiscono la
> creazione di
> > un nuovo imperialismo statunitense. Un osservazione comune è che i
leaders
> > politici europei generalmente si oppongono all'unilateralismo USA perché
> li
> > esclude e preferisce invece soluzioni politiche multilaterali. Ad essere
> più
> > significativi, comunque, non sono i conflitti di interesse che separano
le
> > elites statunitensi dalle altre, ma piuttosto i loro interessi
comuni.Gli
> > interessi comuni delle elites globali sono più visibili nella sfera
> economica.
> > I business leaders di tutto il mondo riconoscono che l'imperialismo
> danneggia
> > gli affari perché mette barriere che ostacolano i flussi globali. I
> profitti
> > potenziali della globalizzazione capitalistica, che hanno stimolato gli
> > appetiti delle elites affaristiche ovunque solo qualche anno fa,
dipendono
> da
> > sistemi aperti di scambio e produzione. Questo è vero anche per i
magnati
> > americani. Anche per gli industriali statunitensi ubriachi di olio, i
loro
> > interessi reali si basano sui potenziali profitti della globalizzazione
> > capitalista.I loro interessi comuni sono visibili, ugualmente dalla
> prospettiva
> > della sicurezza. È stupido credere che la rimozione di qualche
malfattore,
> come
> > Osama bin Laden o Saddam Hussein, provvederà alla sicurezza. Neanche i
> leader
> > statunitensi hanno l'illusione che questa guerra porterà la pace. La
> vedono
> > piuttosto come una guerra duratura e forse interminabile, guidata dalle
> > continue minacce emergenti. Molto probabilmente, infatti, le azioni
> militari
> > americane alimenteranno gli antagonismo creati dalle disuguaglianze di
> potere e
> > ricchezza nel mondo, incrementando esponenzialmente l'insicurezza delle
> elites
> > globali. Questo è doppiamente vero per le elites statunitensi, poiché le
> azioni
> > militari unilaterali disegnano gli USA come bersaglio per chiunque
cerchi
> di
> > attaccare il centro della dominazione globale.
> >
> >
> > Tuttavia, c'è un'alternativa all'imperialismo: il potere globale può
> essere
> > organizzato in forma decentrata, che io e Toni Negri chiamiamo "impero".
> Questo
> > non è semplicemente una coalizione multilaterale dei principali stati
> nazione.
> > Pensiamo a questo come un multilateralismo elevato al quadrato. L'impero
è
> una
> > rete composta da diversi tipi di potere, inclusi gli stati nazione
> dominanti,
> > le organizzazioni sovranazionali, come le nazioni unite o il Fondo
> monetario
> > internazionale, le imprese multinazionali, le organizzazioni non
> governative, i
> > mezzi di comunicazione e d altri. Ci sono gerarchie tra i poteri che
> > costituiscono l'impero, ma nonostante le loro differenze funzionano
> insieme in
> > rete.
> >
> >
> > Questa rete decentrata di potere dell'impero corrisponde agli interessi
> delle
> > elites globali perché agevola i profitti della globalizzazione
capitalista
> e
> > spiazza o disinnesca le minacce alla sicurezza. Una volta che l'impero
so
> è
> > saldamente stabilito come la forma di regolazione globale prevalente,
> coloro
> > cha si oppongono alla dominazione delle elites globali in nome
> > dell'uguaglianza, della libertà e della democrazia troveranno certamente
> le
> > forme per combattere contro di esso. Ma questo non significa che oggi
> > preferiamo l'imperialismo. Possiamo confidare che alla lunga i loro
reali
> > interessi condurranno le elites globali a sostenere l'impero ed a
> rifiutare
> > ogni forma di imperialismo statunitense. Nei prossimi mesi, e forse
anni,
> > potremmo affrontare una tragedia di cui abbiamo letto nei periodi più
bui
> della
> > storia umana, quando le elites erano incapaci di agire nei loro
interessi.
> >
> >
> > Michael Hardt insegna letteratura alla Duke University, nel North
> Carolina. Ha
> > scritto, insieme ad Antonio Negri, "Impero".
> >
>
francoppoli@???
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<P> vi invio questo simpatico articolo di<BR>Michelino Hardt ( noto co-autore del mitico "Impero", che doveva essere il<BR>libro del secolo e invece viene già smontato dagli autori stessi), che, con<BR>l'avallo/benedizione di Toni Negri, sostiene che l'Impero<BR>sarebbe sparito in tre mesi e si sarebbe ricostituito l'imperialismo con i<BR>suoi stati, i suoi eserciti, sul vecchio e orripilante modello europeo.<BR>Siamo davvero all'apoteosi del funambolismo più siderale. En passant, Hardt,<BR>come aveva fatto già Negri nella intervista di dicembre sul Manifesto,<BR>propone agli ex-imperatori, divenuti improvvisamente imperialisti, di<BR>tornare a fare gli imperatori per il bene loro e di tutti, azzardando la<BR>"avance" di un'alleanza con le elites imperiali in difficoltà. </P>
<P>m.hardt consigliere dell' impero<BR>><BR>><BR>> > Michael Hardt sul 'TheGuardian'<BR>> > by traduzione altremappe.org Tuesday December 24, 2002 at 05:15 PM<BR>> ><BR>> > "Le elites globali devono rendersi conto che l'imperialismo statunitense<BR>> non è<BR>> > con i loro interessi" di Michael Hardt, da "TheGuardian" 18.12.02<BR>> ><BR>> > Alcune delle più grandi tragedie della storia umana avvengono quando le<BR>> elites<BR>> > sono incapaci di agire nei loro interessi. Gli anni della decadenza<BR>> dell'antica<BR>> > Roma, ad esempio, furono pieni di errori politici a di avventure<BR>militari<BR>> che<BR>> > portarono morte e distruzione alle elites così come ai loro alleati ed<BR>ai<BR>> loro<BR>> > nemici. Sfortunatamente stiamo attraversando di nuovo una situazione<BR>> simile.<BR>> > Sembra inevitabile che gli USA presto condurranno una guerra in grande<BR>> scala in<BR>> > Iraq. Gli USA, inoltre, sono impegnati in una guerra al terrorismo che<BR>può<BR>> > estendersi a tutte le religioni del globo. E, cosa più importante, gli<BR>> Stati<BR>> > uniti si sono imbarcati in una politica estera di "sicurezza", che non<BR>> risponde<BR>> > semplicemente alle minacce, ma le anticipa con colpi preventivi.<BR>> ><BR>> ><BR>> > Queste imprese militari sono un segno del fatto che gli Stati uniti<BR>stanno<BR>> > velocemente divenendo una potenza imperialista secondo il vecchio<BR>modello<BR>> > europeo. , ma su scala globale. Si sta imponendo come il centro attivo e<BR>> > determinante dello spettro militare, economico, politico del mondo.<BR>Tutti<BR>> gli<BR>> > scambi e le decisioni sono costretti a passare attraverso gli Stati<BR>uniti:<BR>> > L'ultima arroganza dei leaders politici statunitensi è quella di credere<BR>> che<BR>> > non solo possono costringere i cambiamenti di regime e nominare nuovi<BR>> leaders<BR>> > per vari paesi, ma anche modellare l'ambiente globale -un audace<BR>> estensione<BR>> > della vecchia ideologia imperialista della missione civilizzatrice. Il<BR>> cambio<BR>> > di regime in Iraq è solo il primo passo di un progetto ambizioso si<BR>> > ricostruzione dell'ordine politico dell'intero Medie Oriente. Ed i loro<BR>> disegni<BR>> > di potere si estendono ben oltre tutto questo.<BR>> ><BR>> ><BR>> > Molte elites politiche ed economiche , comunque, non gradiscono la<BR>> creazione di<BR>> > un nuovo imperialismo statunitense. Un osservazione comune è che i<BR>leaders<BR>> > politici europei generalmente si oppongono all'unilateralismo USA perché<BR>> li<BR>> > esclude e preferisce invece soluzioni politiche multilaterali. Ad essere<BR>> più<BR>> > significativi, comunque, non sono i conflitti di interesse che separano<BR>le<BR>> > elites statunitensi dalle altre, ma piuttosto i loro interessi<BR>comuni.Gli<BR>> > interessi comuni delle elites globali sono più visibili nella sfera<BR>> economica.<BR>> > I business leaders di tutto il mondo riconoscono che l'imperialismo<BR>> danneggia<BR>> > gli affari perché mette barriere che ostacolano i flussi globali. I<BR>> profitti<BR>> > potenziali della globalizzazione capitalistica, che hanno stimolato gli<BR>> > appetiti delle elites affaristiche ovunque solo qualche anno fa,<BR>dipendono<BR>> da<BR>> > sistemi aperti di scambio e produzione. Questo è vero anche per i<BR>magnati<BR>> > americani. Anche per gli industriali statunitensi ubriachi di olio, i<BR>loro<BR>> > interessi reali si basano sui potenziali profitti della globalizzazione<BR>> > capitalista.I loro interessi comuni sono visibili, ugualmente dalla<BR>> prospettiva<BR>> > della sicurezza. È stupido credere che la rimozione di qualche<BR>malfattore,<BR>> come<BR>> > Osama bin Laden o Saddam Hussein, provvederà alla sicurezza. Neanche i<BR>> leader<BR>> > statunitensi hanno l'illusione che questa guerra porterà la pace. La<BR>> vedono<BR>> > piuttosto come una guerra duratura e forse interminabile, guidata dalle<BR>> > continue minacce emergenti. Molto probabilmente, infatti, le azioni<BR>> militari<BR>> > americane alimenteranno gli antagonismo creati dalle disuguaglianze di<BR>> potere e<BR>> > ricchezza nel mondo, incrementando esponenzialmente l'insicurezza delle<BR>> elites<BR>> > globali. Questo è doppiamente vero per le elites statunitensi, poiché le<BR>> azioni<BR>> > militari unilaterali disegnano gli USA come bersaglio per chiunque<BR>cerchi<BR>> di<BR>> > attaccare il centro della dominazione globale.<BR>> ><BR>> ><BR>> > Tuttavia, c'è un'alternativa all'imperialismo: il potere globale può<BR>> essere<BR>> > organizzato in forma decentrata, che io e Toni Negri chiamiamo "impero".<BR>> Questo<BR>> > non è semplicemente una coalizione multilaterale dei principali stati<BR>> nazione.<BR>> > Pensiamo a questo come un multilateralismo elevato al quadrato. L'impero<BR>è<BR>> una<BR>> > rete composta da diversi tipi di potere, inclusi gli stati nazione<BR>> dominanti,<BR>> > le organizzazioni sovranazionali, come le nazioni unite o il Fondo<BR>> monetario<BR>> > internazionale, le imprese multinazionali, le organizzazioni non<BR>> governative, i<BR>> > mezzi di comunicazione e d altri. Ci sono gerarchie tra i poteri che<BR>> > costituiscono l'impero, ma nonostante le loro differenze funzionano<BR>> insieme in<BR>> > rete.<BR>> ><BR>> ><BR>> > Questa rete decentrata di potere dell'impero corrisponde agli interessi<BR>> delle<BR>> > elites globali perché agevola i profitti della globalizzazione<BR>capitalista<BR>> e<BR>> > spiazza o disinnesca le minacce alla sicurezza. Una volta che l'impero<BR>so<BR>> è<BR>> > saldamente stabilito come la forma di regolazione globale prevalente,<BR>> coloro<BR>> > cha si oppongono alla dominazione delle elites globali in nome<BR>> > dell'uguaglianza, della libertà e della democrazia troveranno certamente<BR>> le<BR>> > forme per combattere contro di esso. Ma questo non significa che oggi<BR>> > preferiamo l'imperialismo. Possiamo confidare che alla lunga i loro<BR>reali<BR>> > interessi condurranno le elites globali a sostenere l'impero ed a<BR>> rifiutare<BR>> > ogni forma di imperialismo statunitense. Nei prossimi mesi, e forse<BR>anni,<BR>> > potremmo affrontare una tragedia di cui abbiamo letto nei periodi più<BR>bui<BR>> della<BR>> > storia umana, quando le elites erano incapaci di agire nei loro<BR>interessi.<BR>> ><BR>> ><BR>> > Michael Hardt insegna letteratura alla Duke University, nel North<BR>> Carolina. Ha<BR>> > scritto, insieme ad Antonio Negri, "Impero".<BR>> ><BR>><BR></P><BR><BR>francoppoli@???<p><br><hr size=1><A HREF="
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