[RSF] menene: festa dei bambini

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Autor: dp
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Asunto: [RSF] menene: festa dei bambini
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Sei gennaio: la Befana (non so se è una festa nostrana o mondiale: riconosco
la mia ignoranza) ... Commercio, regali e anche sogni... mercanti e figli e
figlie che non lo sanno. Io sono sufficientemente emarginato per ragionare
su questa celebrazione da misero... e tuttavia voglio regalare ai bambini e
alle bambine quel poco che mi appartiene: la libertà di sporcare pagine
bianche. Ci sarà sempre un rompicoglioni che non apprezzerà... e
sinceramente non mi interessa più di tanto. Stasera, dopo aver visto il
fondo della bottiglia, ho viaggiato ancora una volta con la nostra fantasia:
ho pensato che anche questa è la nostra diversità... ho pensato che, al
contrario di noi, i padroni non sanno sognare... e sono abbastanza idioti i
piccoli borghesi (soprattutto quelli che credono di essere rivoluzio-bari)
per riuscire ad apprezzare le fiabe...

BALENA NO-GLOBAL
(dedicato a OLIVAVITTORIA e HUAMBO

La balena viveva dentro l'azzurro. Aveva, come accade a molti animali che,
poi, sono mammiferi e hanno nomi al femminile una marea di guai. Non
riusciva a dormire, non conosceva le stelle e di certo non gli bastava
vederle in cielo "luminose e belle", mille scogli le impedivano di
raggiungere tutti i luoghi che voleva e tanti abitanti del suo macrocosmo
erano ipocriti e apatici e, infatti, il pesce più piccolo mangiava sempre
quello più grande e reti a strascico di uomini incoscienti catturavano gli
uni e gli altri anche senza averne bisogno o anche se erano immangiabili: ma
si sa: quando si colpisce nel mucchio non si ha pietà di nessuno. Tuttavia
ogni volta che la balena solcava le onde, per quanto tumultuose, minacciose
o invalicabili, tutti gli abitanti dell'acqua salata rimanevano stupiti e
bisbigliavano maliziosamente:
"ma come fa a nuotare?"

"E' incredibile! Così grande e così agile!"

"Impressionante direi e poi non capisco perché è così buona..."

Queste ed altre ciarle. Parlavano, parlavano fino al pettegolezzo più
spregevole, all'offesa più meschina, all'ingiuria più cattiva. Era invidia.
Era senz'altro l'invidia che suscitava tanta inutile polemica. La balena, in
fondo o a galla, se ne stava in branco o per affari suoi già preoccupata di
avidi pescatori e di oceani sempre più devastati. Un giorno finì con
l'incagliarsi, per sfuggire a predoni fuorilegge, in una piccola cala. Il
lido aveva visto passare navi antiche e conservava vecchi relitti, aveva
visto pescatori veri e nascondeva tesori comunque contaminati. La balena,
triste e sola, si chiuse in se stessa. Poteva con un piccolo muovere delle
pinne riprendere la via degli oceani ma preferì nascondersi dietro una
formica dalla forma bizzarra. Il mare è pieno di sassi dalle mille forme e
di centinaia di pescatori che catturano solo turisti danarosi o convinti di
esserlo. Pensava (a bassa voce: perché non si è mai vista una balena che lo
fa urlando ma era comunque un pensare simile a grida):

"non so più se è questo l'azzurro che desidero e se questo accarezzare il
movimento di un liquido denso e trasparente, questo curiosare tra vecchi
tesori naturali od occasionali, questo percorrere montagne di corallo e
infiniti segreti mi basta. Ogni bellezza scompare dinanzi all'ipocrisia
della mia gente, alla loro violenza, alla loro imbecillità, al loro vivere
mangiandosi a vicenda per finire mangiati. Come mi appare limitato questo
luogo per quanto vasto. Oh! Come invidio le stelle che nessuno può catturare
e il cielo che nessuna spiaggia può contenere e strade infinite tra gocce di
latte e meteoriti che pullulano degli elementi primordiali della vita. Oh!
Come è più affascinante la liquida coda di una stella cometa e quel brillare
che non sovrasta mai i contrasti e che ogni tanto cattura tutti i colori che
conosciamo e inventa l'arcobaleno. Come vorrei nuotare in quel mare,
apparentemente silenzioso, sopra le nostre teste, dal quale probabilmente
siamo arrivati, e che tormenta gli esseri viventi rendendoli più piccoli
anche nella loro follia, nella loro presunzione, nella loro convinzione di
non somigliare a Dio ma di esserlo o nel loro continuo rifiutare un pianeta
dove ogni elemento anche il più piccolo e meno appariscente abbia dignità
vera".

Ragionava la balena finché un piccolo pesce, dalla forma curiosa di fiore,
incredibilmente non bello, forse richiamato dai lamenti del suo cuore le
disse:

"non chiedermi nulla. Tanto non risponderei. Guarda i tuoi fianchi e non
ringraziarmi: non so che farmene dei ringraziamenti: mi chiamo ideologia e
molti credono che io faccia miracoli. Come si sbagliano. Sono solo
un'occasione. Il resto dipende da te".

E scomparve... come era apparso.

Ora la balena aveva un paio di ali meravigliosamente grandi e forti.
Disordinatamente e oscillando oltre misura si librò nell'aria e fu un attimo
e già penetrava nuvole e sorvolava montagne. Che spettacolo vederla mentre,
provando e riprovando, atterrava su un pianeta qualsiasi, sorvolava le
misteriose piramidi di Marte e poi quelle d'Egitto, inseguiva i satelliti di
Giove e giocava con gli anelli di Saturno. Percorreva i segni zodiacali e si
tuffava nella via lattea. Uno spettacolo mai visto prima! Una balena tra le
stelle e nell'universo... Sorvolò terre e continenti: vide guerre e orde
barbariche ordirle. Vide poveri: tanti. Ricchi: pochi. Vide alberi in fiamme
e foreste devastate. Città caotiche e nazioni come dopo un maremoto (o
terremoto). Vide fiumi e laghi dove una balena non avrebbe mai potuto vivere
e un pianeta dove le balene devono sopravvivere e dove è difficile credere
nel futuro. Vide ribellioni e cortei di mille colori, Una balena se vola può
percorrere distanze incredibili! Nessuno si accorse di lei. Poi si fermò su
una roccia nel cielo, dove il buio la fa da padrone, e tornò a pensare. La
tristezza la coinvolse nuovamente. Un piccolo uccello, simile ad un fiore,
simpatico ma non bello come quelli che normalmente vediamo volare, le parlò:

"mi chiamo ideologia. Voglio farti un regalo perché ti leggo nel pensiero e
so cosa desideri. Non ringraziarmi ma ricordati di me.

Poi scomparve così come era apparso".

La balena ora saltava simile agli uccelli su onde straordinarie e poi si
tuffava in acqua e poi andava in profondità e poi riemergeva e poi sbuffava
e le sue labbra abbozzavano un sorriso di cui non si sarebbe più liberata.
Sapeva che avrebbero continuato a fare commenti ingiusti su di lei, a
volerle tarpare le ali e le pinne, ma lei era un mammifero ora ricco di
esperienze grazie ad una "cosa vivente" che si chiamava ideologia e nulla e
nessuno avrebbero potuto fermarla. Una balena non è uno squalo e somiglia ai
delfini, non è un piranha e ricorda tutti gli esseri viventi che non temono
il giudizio degli altri ma vanno avanti con le loro idee, con le loro
speranze amando al tempo stesso il mare e il cielo, la terra e la storia
coscienti che la loro stessa vita è messa in pericolo da pesci ed esseri
famelici e senza scrupoli. La balena pensava spesso che se queste cose le
aveva capite lei guardando il mondo era impressionante che non le
comprendessero gli altri ma sapeva che, in realtà, il mare e gli oceani non
sono pieni di balene così come i pianeti e l'universo di esseri eccezionali.
Sapeva, anche, che era un dovere per la balena difendere il mare e che
proprio una minoranza capace e consapevole avrebbe salvato la vita e l'idea
di futuro. Le balene, non raramente, fanno sogni stupendi e pensano cose
fantastiche, vivono dentro speranze che non moriranno mai. Le balene se non
dovessero esistere dovremmo inventarle!



Poi il cantastorie piegò il suo grande foglio ricco di immagini e
didascalie, tolse il cavalletto e infilata ogni cosa nello zaino a forma di
baule che aveva con sé lo portò, insieme ad un organetto, sulle spalle e
riprese la strada. Aveva altre storie da raccontare.



menene













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