[Cerchio] Re: pensierini natalizi

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Szerző: malega
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Tárgy: [Cerchio] Re: pensierini natalizi
Cara laura,e' ovvio che parlando di un ipotetico uomo esistito in Pelestin
duemila ani fa,
si parla adducendo documenti o testimonianze.
Ci sono due teorie:la prima afferma l'estenza di Gesu',la seconda la nega.
I primi basano la loro tesi sui vangeli(che come dice Paolo sono stati
scritti molto tempo dopo
da autori che non conobbero personalmente gesu').ed altri autori,fra i quali
tacito e Giuseppe flavio.

Tra gli autori citati c'e' l'ebreo ellenizzato
Le antichità giudaiche di Giuseppe Flaviol testo recita:
"Ci fu verso questo tempo (verso il 30 d.C.) Gesù uomo sapiente.
La sua condotta era buona ed era stimato per la sua virtù.
E attirò a sé molti giudei e anche molti greci.
Pilato lo condannò ad essere crocifisso e a morire. Ma non cessarono di
amarlo coloro che da principio lo avevano amato. Essi raccontarono che era
apparso loro tre giorni dopo la sua crocifissione e che era vivo.
Forse perciò era il Cristo di cui i profeti hanno raccontato tante
meraviglie"

Tacito.....

Annales di Tacito, scritti in latino.
     Sono il racconto degli avvenimenti dell'Impero romano dalla morte di
Augusto a quella di Nerone, cioè dal 16 al 68 d.C.
A proposito dell'incendio di Roma del 64 era corsa voce che l'imperatore
Nerone stesso avesse dato ordine di appiccare il fuoco. In riferimento a
tale fatto lo storico romano scrisse:
"Per mettere fine alla diceria, Nerone fece passare per colpevoli e
sottopose a pene raffinatissime coloro che la plebaglia, detestandoli per le
loro vergognose azioni, denominava cristiani.
L'autore di questo nome, Cristo, era stato messo a morte sotto l'impero di
Tiberio, per ordine del procuratore Ponzio Pilato; e, pur essendo stata
momentaneamente repressa, questa esiziale superstizione ricominciava a
diffondersi, non solo per la Giudea, origine di quella sciagura, ma anche a
Roma, dove da ogni parte confluisce e viene tenuto in onore tutto ciò che vi
è di scellerato e di vergognoso. Perciò, in primo luogo furono arrestati
coloro che confessavano, quindi, dietro loro indicazione, una grande
moltitudine fu condannata, non tanto per l'accusa di aver appiccato
l'incendio, quanto per odio del genere umano" (Annales, XV, 44).
112 -      Lettera di Plinio il giovane all'imperatore Traiano, scritta in
latino (Epist. X, 96).


e altri autori.

Poi ci sono quelli che contestano l'esistenza di gesu'.

Costoro affermano che i vangeli si contraddicono e non sono delle vere
testimoninaze.
Tra gli esperti nel campo crsitologico,c'e' un autore, Lugi Cascioli,che ha
scritto un libro
dal titolo " LA FAVOLA DI GESU'...(CHE HO LETTO).

Nel suo libro,questo autore smonta le testomonianze degli autori citati.
Te le riporto per amore di verita'.

RISPOSTA ALLE OBBIEZIONI


Anche se non ci fossero state le prove precedentemente portate dimostranti
che Gesù è una costruzione di falsari, sarebbe stato sufficiente considerare
il silenzio riservatogli dagli autori del tempo per convincerci della sua
non esistenza.




Plinio il Vecchio

Plinio il Vecchio, morto nel 79, testimone dei fatti palestinesi che
seguirono la presunta crocefissione di Gesù, avendo passato in Palestina un
periodo di cinque anni compreso tra il 65 e il 70, non fa la minima menzione
di un qualcuno che avesse questo nome.

Famoso per la sua cavillosità nel redigere i fatti in ogni dettaglio, tanto
da morire sul cratere del Vesuvio perché gli si era troppo avvicinato per
rendersi personalmente conto del fenomeno eruttivo, se tace su Gesù e i
cristiani non è certo per trascuratezza o indifferenza.

Del periodo passato in Palestina di tante cose di cui parla, compresa quella
riguardante quella comunità essena che si era istallata nel deserto dell’
Engaddi della quale fa una descrizione che corrisponde esattamente a quanto
abbiamo poi appresa su di essa dai rotoli di Qumran, nulla dice ne di Gesù
ne di quella nuova religione formata dai cristiani che secondo gli Atti
degli Apostoli andava sempre più imponendosi per il continuo afflusso di
decine e decine di migliaia di convertiti.




Seneca

Filosofo e scrittore contemporaneo ai fatti evangelici, ignora nella maniera
più totale Gesù, i cristiani e le persecuzioni che secondo la Chiesa furono
eseguite contro di essi da Nerone.

Nella ricerca di prove che colmassero questo vuoto estremamente
significativo che veniva dal silenzio di Seneca che, quale precettore di
Nerone, non poteva ignorare i cristiani se veramente fossero esistiti negli
anni 50-60, San Girolamo (347-420), prendendo come spunto lo stoicismo che
questo filosofo aveva praticato, nel colmo dell’arroganza arrivò ad
affermare che era stato così vicino ai cristiani per la conformità che
sentiva di avere con la loro teologia, da dichiararlo padre della Chiesa. E
come se questo non bastasse, per dimostrare l’esistenza di questa pretesa
relazione con i cristiani la Chiesa non esitò a fabbricare una
corrispondenza fraterna tra lui e Paolo di Tarso, corrispondenza che si è
dimostrata così assurda e banale che nessuno, compresa la Chiesa, osa più
difendere come vera.




Svetonio

Segretario dell’imperatore Domiziano negli anni 90-95, cioè nel pieno delle
presunte persecuzioni, anche lui, come Plinio il Vecchio e Seneca, nulla
dice di Gesù e dei cristiani.

Nella "Vita dei Dodici Cesari", parlando di Claudio, Svetonio dice che 41
egli scacciò da Roma gli ebrei perché causavano continui disordini dietro l’
incitamento di un certo Chrestos* che se la Chiesa non ha più insistito a
far passare per Christo, pur avendoci provato, non è stato per un ritegno
dovuto al buon senso, ma per ben altri motivi, quali quello storico
derivante dal fatto che Gesù morto nel 33 non poteva essere il Crestos del
41, e quello concettuale che le impediva di trasferire il fondatore del
cristianesimo nella persona di un rivoluzionario agitatore.

<<Gli ebrei furono scacciati da Roma nel 41 con un editto dell’Imperatore
Claudio perché causavano continui disordini sotto l’incitamento di un certo
Crestos (impulsore Cresto) >>. (Vita dei 12 Cesari - Biografia di Claudio).

Questa affermazione di Svetonio riguardo l’espulsione degli ebrei agitatori
non è che un’ulteriore conferma della presenza a Roma di una comunità
esseno-zelota (non cristiana come sostiene la Chiesa), alla quale
appartenevano i coniugi Priscilla e Aquila che ospitarono Paolo
manifestamente anche lui un Nazir. (At. 17-18). (Vedi La Favola di Cristo).

*Crestos, che significa "il migliore", fu il maggiore organizzatore di quei
disordini che si manifestarono a Roma con particolare frequenza negli anni
39-40 sotto Caligola, disordini che Claudio si adoperò subito a stroncare
con un editto che ordinava l’espulsione degli ebrei agitatori allorché nel
41 divenne Imperatore. Il fatto che Priscilla e Aquila fossero tra costoro e
che essi avessero ospitato Paolo quale nazir, è un’ulteriore prova
confermante che coloro che la Chiesa vuol far passare per primi cristiani
non erano in realtà che degli esseno-zeloti.




Plinio il Giovane

Durante il periodo nel quale era governatore in Bitinia (112-113), Plinio il
Giovane scrisse una lettera all’Imperatore Traiano per chiedergli istruzioni
su come doveva comportarsi verso i componenti di una comunità che
praticavano dei particolari riti propiziatori al levarsi del sole in onore
di un certo Khristo che essi considerano quasi una divinità (Khristo quasi
deo)* e che si riunivano per consumare dei pasti innocenti.

Basta leggere il seguente passo di Giuseppe Flavio riguardante gli esseni,
per renderci subito conto che costoro a cui si riferisce Plinio il Giovane
non erano affatto dei cristiani come la Chiesa vorrebbe sostenere:

<<La loro pietà verso la divinità ha una forma particolare: prima del
sorgere del sole recitano certe preghiere verso di esso quasi a supplicarlo
di spuntare.

Non entrano in refettorio se non dopo essersi purificati lavandosi con acqua
fredda. Dopo essersi seduti in silenzio, il sacerdote premette al pasto una
preghiera, e nessuno può gustare alcunché prima della preghiera; dopo che
hanno mangiato egli aggiunge una nuova preghiera; cosicché sia al principio
che alla fine venerano Dio come dispensatore di vita>>.(La Guerra Giudaica
VII).

* Il "Cristo quasi deo" del quale parla Plinio il Giovane è il Messia
religioso che le comunità spirituali essene, separatesi dalla corrente
rivoluzionaria guerriera, avevano cominciato ad aspettare dopo la disfatta
del 70 dell’esercito giudaico.

I pasti comunitari riportati sulle Lettere di Paolo di Tarso (Agapi), del
tutto simili ai riti descritti da Giuseppe Flavio e confermati dai documenti
rinvenuti a Qumran ("Rotolo delle Regole") non sono che un’ulteriore prova
che coloro che la Chiesa vuol far passare per primi cristiani non erano
altri che i componenti delle comunità essene.




Tacito

Tacito è l’autore latino che secondo la Chiesa offre una delle prove
maggiori per dimostrare l’esistenza dei cristiani a Roma negli anni 50-60,
cioè sotto Nerone. Mi riferisco a quel passo di Tacito contenuto nel XV
libro degli "Annali" nel quale c’è scritto che Nerone, dopo aver accusato i
Cristiani dell’incendio di Roma, si accanì contro di essi in persecuzioni
nelle quali, tra i tanti martiri, perirono anche Pietro e Paolo.

Queste notizie riguardanti l’incendio di Roma e la morte di Pietro e Paolo
riportate sugli Annali, ignorate da tutti gli storici dell’epoca e da quelli
che seguirono, compresi quelli cristiani quali Origene, il vescovo Clemente,
Eusebio da Cesarea e lo stesso S. Agostino che di esse non fa nessun accenno
nel suo libro "De Civitate Dei", dedicato in parte a raccontare le calamità
subite da Roma precedentemente al "sacco" eseguito da Alarico (410),
uscirono fuori soltanto nel XV secolo per opera di un certo Pogge,
segretario pontificio, il quale disse di averle ricevute nel 1429, sotto
forma di un manoscritto dell’XI secolo, da un monaco anonimo che era venuto
a Roma in pellegrinaggio. Questo segretario pontificio, già conosciuto per
aver operato numerose falsificazioni, se s’inventò questo documento non fu
tanto per dimostrare un’esistenza dei cristiani al tempo di Nerone che nel
XIV secolo era data per scontata, quanto per risolvere quelle contestazioni
che venivano mosse dalle varie correnti cristiane e dallo stesso "Concilio
dei Cardinali", contro il primato sul mondo cristiano del vescovo di Roma.
Leggere i concili di Pisa (1409) e di Costanza (1414).

Fu il periodo di disordine gerarchico ecclesiale nel quale Papi ed antipapi,
quali Giovanni XXIII, Benedetto VIII e Alessandro V, volevano imporre l’uno
all’altro una propria residenza come sede del trono pontificio.

Pogge, con la testimonianza che avrebbe ricevuto da un fatto riportato negli
Annali di Tacito, intendeva dimostrare, attraverso il martirio di Pietro,
che il primato sulla cristianità spettava sia a Roma, come sede, e sia al
suo vescovo, quale successore di Pietro, per un diritto storico.

Che questo documento presentato da Pogge nel 1429 sia un falso, oltre che
dal buon senso, ci viene dimostrato, oltre che dal fatto che Simone Pietro
non ha potuto subire nessun martirio da parte di Nerone perché giustiziato
insieme al fratello Giacomo nel 46 a Gerusalemme sotto Cuspio Fado, anche
perché Tacito non avrebbe mai potuto scrivere di un incendio di Roma che,
secondo quanto è stato storicamente dimostrato, non c’è mai stato.

La dimostrazione che il documento presentato da Pogge sia un falso ci viene
anche dallo storico della Chiesa Duchesne (1843-1922) che, dopo approfonditi
studi sulla storia del cristianesimo, è arrivato alla conclusione di
proporre la soppressione dalla storia della Chiesa dei primi nove papi,
compreso lo stesso Pietro, perché mai esistiti. (Storia Antica della
Chiesa).

Per concludere su questo falso, voglio far presente, per quanto possa
sembrare assurdo, che l’unico documento su cui si è basata la storia
riguardo l’incendio di Roma è rappresentato da questo passo presentato nel
XV secolo dal segretario pontificio Pogge ritenuto uno dei maggiori falsari
del cristianesimo, passo che è stato imposto dalla Chiesa come vero
rappresentando per lei una prova dell’esistenza dei cristiani al tempo di
Nerone... e c’è che sostiene ancora che la Chiesa, questa istituzione
distruttrice di documenti validamente scientifici e filosofici e
costruttrice di falsi, sia da considerarsi come la salvatrice della civiltà
occidentale!




Plutarco

Nulla di nulla da parte di Plutarco che si riferisca a Gesù e ai cristiani,
e come lui nessuna menzione da parte di Giovenale, Pausania e Cassio Dione
il quale ultimo avrebbe avuto modo di parlarne, se fossero veramente
esistiti, nel suo libro "Storia Romana" che tratta delle vicende di Roma che
vanno dal 67a.C. al 47 d.C.

Soltanto Lucien di Samosate (125-192) fa riferimento ad un mago morto in
croce per aver introdotto un nuovo Culto dei Misteri che, essendo d’
ispirazione siriana, non possono essere che un un’ulteriore conferma di un
qualcuno che, qualora fosse veramente esistito, non sarebbe potuto essere
altri che un seguace dell’ideologia essena che si era sviluppata appunto in
Siria secondo i concetti della religione Mitraica.




Celso

Accanito critico anticristiano, vissuto proprio nel periodo in cui i primi
cristiani costruivano i vangeli e gli Atti degli Apostoli in seguito allo
scisma determinato dall’introduzione del Sacramento Eucaristico in seno alle
comunità essene, (vedi Favola di Cristo), Celso* scrisse alla fine del II
secolo un libro dal titolo "Contro i Cristiani" nel quale puntualizzava
tutti gl’imbrogli che essi stavano facendo "per costruire la figura di un
mago che, qualora fosse veramente esistito, poteva tutt’al più essere quella
di uno dei tanti ciarlatani che avevano percorso la Palestina imbrogliando
la gente".

Ed è proprio in questo periodo, cioè alla fine del II secolo, che per la
prima volta viene nominato il nome "Gesù" da Origene nel suo libro "Contra
Celsum", da lui scritto per rispondere alle accuse che Celso rivolgeva alla
Chiesa a proposito di questo nome che avevano dato al loro eroe che fino a
quel momento era stato chiamato con gli appellativi generici di Signore,
Cristo, Messia e Salvatore.

Il nome di Gesù che troviamo nei testi precedenti fu aggiunto soltanto in
seguito, cioè nel II, III e IV secolo. Che i vangeli siano sottoposti a
continue modifiche di aggiornamento ci viene dall’ultima trasformazione che
si sta operando in essi nelle edizioni moderne sul nome di Nazareno, che
viene sostituito con quello di Nazarettano, da quando si è fatto rimarcare
che questo è il vero appellativo dipendente dalla città di Nazaret.

* Del libro di Celso "Contro i Cristiani" (distrutto dalla Chiesa),
rimangono soltanto le frasi che furono riportate da Origene nel suo "Contra
Celsum" come quella che dice: << La verità è che tutti questi fatti da voi
riportati sul vostro eroe a cui avete dato il nome di Gesù, non sono che
delle invenzioni che voi e i vostri maestri avete fabbricato senza pertanto
riuscire a dargli una minima parvenza di credibilità>>. (Da "Contro i
Cristiani" di Celso).




Filone Alessandrino

Filone Alessandrino, morto nel 50 e quindi vissuto nel pieno dell’era
messianica, quale filosofo neoplatonico, parla del Logos che le comunità
essene attendevano come Messia realizzatore di una giustizia sulla Terra, ma
nulla dice di Gesù e dei cristiani.

È mai possibile che se veramente ci fosse stata in Alessandria, la città in
cui viveva, quella nuova religione cristiana verso la quale affluivano tante
conversioni di popolo, di ufficiali romani, di nobili e di politici secondo
quanto raccontano i testi sacri, egli non avrebbe detto nulla di essa?
Possibile che avrebbe ignorato quel Paolo di Tarso di cui tutti parlavano,
sia amici che nemici, per le sue prediche e per i suoi miracoli, se le cose
si fossero passate veramente come ci vengono raccontate dagli Atti e dalle
Lettere?




Giusto di Tiberiade

Che Giusto di Tiberiade, storico contemporaneo e rivale di Giuseppe Flavio,
non parli né di Gesù, né dei cristiani nel suo libro perduto "Storia della
Guerra Giudaica", lo sappiamo da Potius, Patriarca di Costantinopoli, che
nel IX secolo, dopo aver cercato inutilmente qualche riferimento a Gesù in
una copia del libro che egli ancora possedeva, esprimendo tutta la sua
meraviglia, così conclude: <<Giusto di Tiberiade non fa nessuna menzione
della nascita, degli avvenimenti e dei miracoli che sono stati attribuiti a
Gesù >>.




Flavio Giuseppe

Ho lasciato per ultimo Giuseppe Flavio perché è da esso che la Chiesa trae
quella che, secondo le sue pretese, rappresenta la prova inconfutabile della
storicità di Gesù.

Giuseppe Flavio, di origine e di religione ebrea, fatto prigioniero dai
romani nella guerra del 70 nella quale egli aveva combattuto come ufficiale
dell’esercito giudaico, in seguito alla nomina che ebbe da Roma, per le sue
qualità morali e culturali, a storico ufficiale dell’Impero, scrisse la
storia ebraica in due libri: "Antichità Giudaiche" e "Guerra Giudaica".

Nel primo, rifacendosi alla Bibbia dei Settanta, raccontò le vicende del
popolo ebraico dalla Genesi all’inizio della Guerra Giudaica (66), nel
secondo riportò la storia della Palestina compresa tra il regno di Antioco
Epifane (-164) e la guerra di Masada (74) nella quale mori Eleazaro, ultimo
figlio di Giuda il Galileo, promotore della guerra del Censimento.

Avendo entrambi i libri trattato del periodo messianico che praticamente va
dall’anno 1 (guerra del censimento) all’anno 70 (inizio della diaspora),
come non troviamo nulla che si riferisca a Gesù e ai cristiani nel "La
guerra Giudaica", altrettanto nulla troveremmo in "Antichità Giudaiche" se
in esso non ci fosse una certa frase incidentale che così si esprime: <<
Allo stesso tempo, circa, visse Gesù, uomo saggio, se pure uno lo può
chiamare uomo; poiché egli compì opere sorprendenti, e fu maestro di persone
che accoglievano con piacere la verità. Egli conquistò molti Giudei e molti
Greci. Egli era il Cristo. Quando Pilato udì che dai principali nostri
uomini era accusato, lo condannò alla croce.

Coloro che fin da principio lo avevano amato non cessarono di aderire a lui.
Nel terzo giorno, apparve loro nuovamente vivo; perché i profeti di Dio
avevano profetato queste e innumerevoli altre cose meravigliose di lui. E
fino ad oggi non è venuta meno la tribù di coloro che da lui sono stati
detti cristiani>>. (Ant. Giud. XVIII-63).

I motivi che ci permettono di affermare che questo passo è un falso sono:

1) Un ebreo ortodosso come Giuseppe Flavio che rimase fedele all’ebraismo
fino alla morte tanto da educare i propri figli a questa religione, un ebreo
che considera come suo maggiore orgoglio quello di essere il discendente di
una stirpe sacerdotale ebraica, un ebreo che scrive, come lui stesso dice
nella presentazione di se stesso che precede "Antichità Giudaiche", per
dimostrare la superiorità religiosa mosaica su tutte le altre, non può
assolutamente aver riconosciuto come veri i principi base della catechesi
cristiana, non può aver affermato che Gesù era il vero Cristo, cioè la
realizzazione del Messia del quale egli, quale ebreo, ne attendeva ancora la
venuta.

Voltaire così scrive nel suo dizionario filosofico (cap. V): <<Se Giuseppe
Flavio lo avesse creduto il Cristo, allora sarebbe stato un cristiano>>.

2) Il passo è posto tra due fatti che retoricamente lo escludono.

Basta esaminare i due avvenimenti riportati nella loro originale posizione,
per renderci conto di come il passo riguardante Gesù sia una evidente
intromissione che interrompe la relazione che Giuseppe Flavio voleva dare a
due disgrazie che avvengono nello stesso tempo.

Dopo aver terminato il racconto di una strage di giudei eseguita dai soldati
romani per via di una sommossa sorta perché Pilato si era servito dei denari
del Sacro Tesoro per realizzare un acquedotto, con la frase: <<Così terminò
la sommossa>>, Giuseppe Flavio passa a raccontare di un’altra disgrazia che
colpisce gli ebrei iniziando: <<Nello stesso periodo un altro terribile
evento gettò lo scompiglio tra i Giudei e contemporaneamente avvennero
azioni di natura scandalosa in connessione con il tempio di Iside a
Roma...>>.

Basta mettere fra le due frasi che l’autore ha collegato come gli anelli di
una catena il passo di riguardante Gesù che comincia : <<Allo stesso tempo,
circa, visse Gesù, un uomo saggio... >> per renderci conto di come essa sia
una grossolana interpolazione tra due fatti che retoricamente la escludono.

Questo passo, sconosciuto precedentemente, apparso per la prima volta in
"Antichità Giudaiche" nel IV secolo per opera di Eusebio da Cesarea (il
falsario), fu riconfermato poi nell’edizione che uscì nel VI secolo, cioè
circa dopo due secoli durante i quali il libro di Giuseppe Flavio fu fatto
sparire per essere sostituito da un altro "Antichità Giudaiche" che figurava
essere stato scritto da un certo Egesippo che in realtà era Ambrogio da
Milano che si era firmato con questo pseudonimo.

Possiamo immaginare quello che subì di falsificazioni, aggiunte e
sottrazioni il libro di Giuseppe Flavio in mano ad Ambrogio da Milano che
aveva tutto l’interesse di nascondere quelle verità che avrebbero demolito
la costruzione della Grande Impostura. (Leggere Egesippo sull’enciclopedia
Britannica o sulla UTET).

Libero di fare ciò che voleva, dal momento che tutte le copie di Giuseppe
Flavio erano state distrutte, Ambrogio da Milano soppresse i nomi
compromettenti sostituendoli con dei falsi o degli anonimi, come nel caso
della tentata rivoluzione di Giovanni che, attribuita ad un anonimo
egiziano, fu portata dagli anni 30 agli anni cinquanta sotto Felice.

Costretta la Chiesa a ritirare le Antichità Giudaiche di Egesippo per le
critiche che gli oppositori facevano a questo troppo evidente falso, essa
rimise di uovo in circolazione, dopo circa due secoli di sequestro, il libro
sotto il nome di Giuseppe Flavio, ma lasciandolo come era stato manomesso da
Ambrogio da Milano. Praticamente "Le Antichità Giudaiche" di cui noi oggi
disponiamo sono una copia di quelle che uscirono sotto il nome di Egesippo.
Non parliamo poi della Guerra Giudaica" che per le manipolazioni che ha
subito dai falsari della Chiesa è diventato un libro sconclusionato e privo
di logica.

Se io ho affermato che l’episodio riguardante l’Egiziano riportato su
Antichità Giudaiche è un falso non è soltanto per quell’evidenza che ci
viene nel constatare l’uguaglianza esistente tra di esso e quello che si
legge nei vangeli, come l’Orto degli Ulivi, un esercito di giudei pronto per
attaccare le legioni Romane, le feste di Pasqua che, come viene
continuamente ripetuto da Giuseppe Flavio, erano sempre prescelte dai
rivoluzionari per realizzare i loro piani di guerra, ma anche per quello che
ci viene da un’analisi dei fatti riportati dagli stessi atti degli Apostoli.

Siamo in Giudea nel 58, sotto il procuratore Felice, quando Paolo di Tarso,
dopo aver viaggiato da un estremo all’altro dell’Asia Minore, comprese
Grecia, Turchia e tutte le isole del Mediterraneo orientale, con una
velocità di spostamenti come se disponesse di un elicottero personale, in
una di queste tappe, e precisamente a Gerusalemme, accusato dai giudei di
avere profanato il Tempio introducendoci dei greci, fu aggredito dalla
popolazione che voleva ucciderlo quale agitatore appartenente alla setta dei
Nazir. Salvato dall’intervento di una guarnigione romana, fu condotto come
prigioniero presso la fortezza del presidio romano.

Al primo scambio di parole, il tribuno, sentendo che Paolo parlava il greco,
gli chiese: <<Allora tu non sei l’egiziano che in questi ultimi tempi ha
sobillato e condotto quattromila ribelli al deserto?>>. (At. 23-37).

Siccome anche la Chiesa riconosce che questo egiziano al quale si riferisce
il tribuno negli Atti degli Apostoli è lo stesso egiziano che viene
riportato da Giuseppe Flavio sotto Felice, possiamo continuare nel nostro
ragionamento.

Paolo rimase in prigione per ben due anni prima che essere tirato fuori per
essere interrogato dal nuovo procuratore Festo che era da qualche giorno
subentrato al posto di Felice. ( anno 60).

Agrippa, tetrarca della Golanite, che era presente all’interrogatorio,
espose a Festo i motivi per cui Paolo era stato arrestato: << C’è un uomo,
lasciato qui prigioniero da Felice... ma gli accusatori non hanno addotto
nessuna delle imputazioni che io immaginavo; avevano con lui soltanto alcune
questioni inerenti la loro particolare religione e riguardanti un certo
Gesù, morto, che Paolo sostiene essere ancora in vita>>. (At. 25-39).

Considerando che siamo nell’anno 60, considerando che Gesù è morto nel 33,
almeno stando a quanto è stato scritto nei vangeli, come è possibile che
Paolo, che già era stato negli anni cinquanta a Gerusalemme, che aveva
predicato la sua dottrina e la sua crocefissione, disconosca la morte di
Gesù avvenuta 27 anni prima? L’incoerenza tra l’affermazione del tribuno che
parla di un egiziano che aveva organizzato la rivolta nel 58 sotto Felice,
che è la stessa riportata da Giuseppe Flavio, e la disconoscenza da parte di
Paolo della morte di Gesù avvenuta nel 33, ci dimostra che siamo davanti ad
un altro imbroglio che ci porta a formulare due domande: O la morte di Gesù
non è avvenuta nel 33 ma poco prima del 60, cioè nel periodo in cui Paolo
stando in prigione non poteva averla appresa, oppure i fatti che sono
riportati dagli Atti nel 58-60 non sono avvenuti in questa data ma bensì
soltanto poco dopo la morte di Gesù.

Ricapitolando: se Gesù è stato crocifisso nel 33 è impossibile che Paolo
ignori la sua morte nel 60, se Paolo ignora la morte di Gesù significa che i
fatti riguardanti la rivolta organizzata dall’egiziano non sono avvenuti nel
56 come viene riportato nelle Antichità Giudaiche, ma bensì all’epoca della
morte di Cristo.

Ecco, così, che quadrano i conti per dimostrare che come è falso il passo
riportato sugli atti degli Apostoli riguardante l’egiziano altrettanto è
falso il passo riportato su Antichità Giudaiche.

Il tutto per far sparire ogni traccia storica della vera rivolta, cioè di
quella rivolta di Giovanni che se fosse risultata negli anni trenta in
coincidenza con l’arresto di Gesù, avrebbe impedito di costruire la figura
di Cristo tanto sarebbe apparso evidente che colui che fu arrestato nell’
Orto degli Ulivi nei giorni di Pasqua non era Gesù, detto il Nazareno,
figlio di Maria e di Giuseppe, ma bensì Giovanni di Gamala, detto il
Nazireo, figlio di Giuda il Galileo, pretendente al trono di Gerusalemme
ecc.ecc.

Dimostrato così, ammesso che ce ne fosse stato bisogno, attraverso l’
assoluto silenzio storico e i falsi operati per colmarlo, cosa può restare
alla Chiesa per sostenere la figura di Gesù se non quell’impulso
irragionevole che si chiama fede, quel sentimento cieco supportatore di
utopie e d’illusioni capace di produrre soltanto oscurantismo e involuzione
come i fatti sempre più, via via che il progresso avanza, dimostrano?


malega

:

----- Original Message -----
From: <matilde@???>
To: <cerchio@???>
Sent: Friday, December 27, 2002 11:59 AM
Subject: Re: [Cerchio] Re: pensierini natalizi


> questa poi! e tu che ne sai? c'eri all'epoca?
> e' altamente probabile che ci sia stato uno che infervorato dalle idee di
> uguaglianza e amore reciproco si sia fatto mettere in croce; succede da un
> sacco di parti ancora: adesso mi vengono in mente quellli che si lasciano
> morire di fame in Turchia ma troppi se ne potrebbero citare;assolutamente

verosimile tutta la storia, comprese le cattiverie di chi
> l'ha messo in croce, lui e tutti gli altri eroi;che poi la Chiesa abbia

manipolato di molto la storia e' altra storia
>
> matilde
>
> >
> > ----- Original Message -----
> > From: "malega" <cutigae@???>
> > To: <cerchio@???>
> > Sent: Friday, December 27, 2002 12:40 AM
> > Subject: Re: [Cerchio] Re: pensierini natalizi
> >
> >
> >> Non c'e' stata nessuna cometa che e' passata al tempo in cui e' nato
> >> gesu' Non te l'hanno detto gli astronomi?
> >> malega
> >
> > soprattutto perché, tu capisci, Gesù non é mai esistito
> >
> > per cancellarsi dalla lista, andare su
> > https://www.inventati.org/mailman/listinfo/cerchio
>
>
>
> per cancellarsi dalla lista, andare su

https://www.inventati.org/mailman/listinfo/cerchio