[Lecce-sf] Comunicato del Lecce social forum - 16 dic. '02

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Comunicato del Lecce social forum – 16 dicembre 2002
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Comunichiamo l'esposto firmato da sei membri della nostra delegazione
entrata nel Regina Pacis il 30 novembre e consegnato stamattina alle 9.30 in
Procura di Lecce.
Precisiamo che esso è l'unico esposto presentato dalla delegazione entrata
nel Centro.
Esso segue le 17 denunce, presentate da persone trattenute nel centro, che
già sono in Procura.
Precisiamo, inoltre, che la battaglia politica del movimento, non contro la
Curia locale che pure gestisce il Centro, ma per la chiusura definitiva di
tutti i 14 Centri di temporanea permanenza in Italia continua e si rilancia.

In febbraio, infatti, si terrà a Lecce un seminario internazionale sul tema
dell'immigrazione promosso dal Tavolo Migranti dei Social Forum Italiani.
Su un piano parallelo, il movimento, però, non poteva sottacere le
drammatiche risultanze della visita nel centro di San Foca.
Nessun luogo in questo Paese, tantomeno il Regina Pacis, si può sottrarre a
un legittimo e sereno controllo democratico da parte della magistratura e
dell'opinione pubblica.

Inviamo inoltre l'appello a tutti i cattolici salentini che in queste
settimane sarà volantinato fuori dalle chiese di Lecce.
Moltissimi cattolici, infatti, associazioni (vedi Caritas Italiana) e
singoli, dissentono da un modello di gestione dei flussi migratori basato
sulla repressione e sulla detenzione.

In coda le interrogazioni parlamentari presentate dall'on. Bulgarelli
(Verdi) al Ministro dell'Interno sul Regina Pacis.

Lecce social forum
leccesocialforum@???

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Al Sig. Sostituto Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Lecce
dott.ssa Carolina Elia

E S P O S T O

I sottoscritti espongono:

1. In data 30.11.2002, al termine di una manifestazione organizzata dal
Lecce social forum davanti al Centro di permanenza temporanea "Regina Pacis"
di San Foca di Melendugno (Lecce), una delegazione composta, tra gli altri,
da alcuni esponenti del Lecce social forum, dall'on. Mauro Bulgarelli
(Verdi), da Donato Margarito (Partito della Rifondazione Comunista), da don
Angelo Cassano (parroco in Bari), Dino Frisullo (Senzaconfine) e dai
giornalisti Stefano Boccardi ("Gazzetta del Mezzogiorno"), Stefano
Mencherini (giornalista indipendente), Ornella Bellucci ("Primavera Radio -
Popolare Network"), Alessandro Leogrande ("Lo straniero"), Davide Carlucci
("la Repubblica") - previa autorizzazione del Questore di Lecce - è entrata
nel suddetto Centro, attualmente gestito dall'omonima Fondazione "Regina
Pacis".

2. Nel corso della visita, i sottoscritti membri della delegazione, hanno
direttamente verificato che alcuni ospiti del Centro presentavano lesioni
corporali di una certa gravità, quali fratture ancora scomposte ed ecchimosi
molto estese. La maggior parte di loro non aveva ancora potuto incontrare né
un medico, né un avvocato.
I responsabili del Centro giustificavano tale situazione addebitandola alle
conseguenze di cadute avvenute durante un tentativo di fuga e,
genericamente, ad episodi di risse fra gli stessi ospiti.
Questi ultimi raccontavano, al contrario, di aver subito all'interno del
«Regina Pacis» percosse e maltrattamenti da parte di operatori appartenenti
allo stesso Centro e da alcuni carabinieri in servizio, come punizione per
una fuga (per alcuni di loro solo tentata) avvenuta alcuni giorni prima. Gli
stessi riferivano che, nel medesimo contesto "punitivo", al momento del loro
reingresso forzato nel Centro, sarebbero stati costretti con metodi
coercitivi e violenti (alcuni parlavano testualmente di "carne con bastone")
a mangiare cibi proibiti dalle loro convinzioni religiose, nella fattispecie
carne di maiale. Fatto che, se accertato, potrebbe configurare l'ipotesi
delittuosa, perseguibile d'ufficio, di "violenza per motivi etnici o
religiosi" prevista dall'art. 3 comma 1 lett. b) L.13 ottobre 1975 n.654.
Il "Lecce social forum" ha registrato, sempre nel corso della manifestazione

del 30 novembre e prima che la delegazione entrasse all'interno del Centro,
un filmato in cui si vede un ospite mostrare, attraverso le grate di una
finestra al primo piano, una rilevante lesione sulla coscia dicendo "mi
hanno picchiato!" e una donna piangere disperatamente (videocassetta che ci
si riserva di produrre).

3. In seguito ad altri contatti con gli ospiti del "Regina Pacis", avvenuti
successivamente, è stato riferito agli esponenti di pressioni e punizioni
subite da coloro che avevano parlato con la delegazione. A questi ultimi, la
sera del 30, sarebbe stata negata la cena e sarebbero stati oggetto di
minacce di ritorsioni in caso di denunce e di scelta di legali "non
graditi".

4. La delegazione verificava, inoltre, che in stanze non più grandi di 26
mq., pressoché prive di fonti di luce esterna e di areazione, arredate con
letti a castello, erano alloggiate anche 12 persone. E' il caso particolare
di un ambiente passante di 5,50 x 4,50 mt. ca, dotato appena di quattro luci
di 0,50 x 0,75 mt. ca ciascuna, poste ad altezza di almeno 2 mt dal piano di
calpestio.
I trattenuti, d'altra parte, riferivano che l'erogazione dell'acqua calda
nelle docce non ha una durata superiore a 15 minuti al giorno, a fronte
delle esigenze igieniche di 185 persone (tante le presenze al 30.11.2002).

Da quanto emerso nel corso della visita presso il CPT "Regina Pacis" è
scaturita una forte preoccupazione per quanto riscontrato e per quanto
potrebbe ancora accadere.
Sia i diritti fondamentali garantiti dalla Costituzione che quelli previsti
dalla normativa vigente in materia di asilo, accoglienza appaiono
palesemente violati.
E' il caso di 58 persone provenienti dalle zone di confine fra Pakistan e
Kashmir, che affermavano di provenire da villaggi e nuclei familiari
distrutti e smembrati dalla guerra in corso tra India e Pakistan e di non
aver potuto formalizzare la richiesta di asilo, né nel centro di provenienza
(Agrigento) né in quello del "Regina Pacis", nonostante una permanenza in
corso da quindici giorni. In occasione della visita del 30 novembre
consegnavano alla delegazione (che a sua volta la consegnava alla Questura)
la richiesta d'asilo debitamente firmata e motivata.
Si segnala infine a codesta A.G. che alcune delle persone incontrate
potrebbero essere già state rimpatriate e altre potrebbero esserlo a giorni
e, alla luce di tutto quanto sopra esposto, si chiede alla S.V. di attivare
con urgenza le opportune iniziative investigative.

Si allegano in appendice i servizi apparsi in questi giorni sulla stampa
locale, a firma, fra l'altro, di giornalisti presenti in delegazione.
Lecce, 16.12.2002






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Ai cattolici e ai cristiani tutti

Ci rivolgiamo a voi della comunità dei credenti perché come voi crediamo
nella giustizia, nella pace, nella possibilità di edificare un mondo
migliore. E come voi siamo preoccupati e perciò accogliamo l’accorato grido
d’allarme lanciato da Giovanni Paolo II sul “silenzio di Dio che non si
rivela più e sembra essere rinchiuso nel cielo, quasi disgustato dall’agire
dell’umanità”. Un grido lanciato in occasione dell’udienza settimanale in
Vaticano, all’indomani dell’anniversario della Dichiarazione Universale dei
Diritti dell’Uomo e nella prospettiva, per nulla remota, di una nuova
guerra. Un grido mutuato dalle parole “amare e sofferte” del profeta Geremia
nel suo “Lamento del popolo in tempo di fame e guerra”.

Fame e guerra, i flagelli ricorrenti dell’umanità; fame e guerra, i flagelli
alla base della migrazione dei popoli che approdano sulle nostre coste.

Qui ad ospitarli, i Centri di Permanenza Temporanea (CPT) che, lungi dall’
essere luoghi di accoglienza, sono luoghi nei quali è sospeso ogni diritto,
a partire da quello inviolabile della libertà: filo spinato e forze dell’
ordine impediscono l’uscita degli “ospiti” e l’ingresso dei civili. Qui i
migranti sono reclusi senza aver commesso alcun reato se non quello di aver
tentato di sottrarsi ai flagelli dell’umanità: alla guerra, alla fame. La
povertà da virtù evangelica è divenuta reato.

Come si può conciliare la propria militanza cristiana con l’accettazione dei
CPT?

Il “Regina Pacis” è uno dei 14 CPT presenti in tutta Italia e, perciò, è
anch’esso un luogo di sospensione del diritto dove i migranti sono tenuti
prigionieri perché colpevoli di essere poveri, poveri come Cristo.

Come si può conciliare il proprio ministero con la gestione diretta di un
CPT?

Cristo ha detto “Ero straniero e mi avete ospitato” (Matteo 25, vv. 31-46).
E’ ospitalità quella che si avvale del filo spinato e della coercizione?
Anche se oltre quel filo spinato tutto fosse lindo e confortevole i CPT non
sarebbero meno offensivi dei principi di civiltà e dei precetti cristiani.

E’ per tutto questo che chiediamo la chiusura del “Regina Pacis” e di tutti
i CPT  sui quali, in quanto luoghi “lesivi dei principi di libertà e
certezza del diritto”,  si è già pronunciata la Caritas nazionale e gran
parte del mondo cattolico: dal presidente della Caritas Nazionale  Monsignor
Benito Cocchi, a don Luigi Ciotti, a don Angelo Cassano, a don Vitaliano
della Sala, a don Gallo…
E’ per tutto questo che non ci rassegniamo a legittimare nessuna forma di
ingiustizia, anche quando essa è sancita dalle leggi dello Stato.
Non dimentichi dell’insegnamento di Don Tonino Bello, che parlava del vero
volontariato che «oggi deve sentirsi padre di cultura, più che produttore di
servizi. Generatore di coscenza critica, fattore di cambiamento della realtà
più che titolare di un assistenzialismo inerte...altrimenti rischia di
essere una semplice opera di contenimento e di controllo sociale, utile
ammortizzatore, tutto sommato funzionale al sistema che tali sperequazioni
produce e coltiva".
E che così si rivolgeva al suo fratello immigrato:
 Perdonaci, se non abbiamo saputo levare coraggiosamente la voce per forzare
la mano dei nostri legislatori. Ci manca ancora l’audacia di gridare che le
norme vigenti in Italia, a proposito di clandestini come te, hanno sapore
poliziesco, non tutelano i più elementari diritti umani e sono indegne di un
popolo libero come il nostro.
          P.S. Se passi da casa mia, fermati.


LECCE SOCIAL FORUM

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Interrogazione a risposta scritta

AL MINISTRO DELL’INTERNO PER SAPERE, PREMESSO CHE:

in data 30/11/2002 una delegazione di cui faceva parte l’interrogante si
recava presso il Centro di Permanenza Temporanea “Regina Pacis”di San Foca
(Lecce) per verificare le condizioni di permanenza di numerosi cittadini
extracomunitari ivi ospitati;


il primo dato riscontrato dalla delegazione riguardava le condizioni di
estremo sovraffollamento in cui versavano gli immigrati, circa 185 di varie
nazionalità (soprattutto pakistani, marocchini, cinesi, cingalesi, indiani,
srilankesi), ammassati in stanze di 15 metri quadri che ospitavano,
sistemate su numerosi letti a castello, almeno 12 persone ognuna; i locali
erano inoltre sprovvisti di finestre o avevano finestre sbarrate e quindi
inaccessibili; molti degli extracomunitari incontrati protestavano inoltre
per le intollerabili condizioni igieniche in cui, generalmente, versavano
materassi e lenzuola; per quanto concerne poi l’igiene personale, i migranti
lamentavano il fatto di avere a disposizione acqua calda per soli 15 minuti
al giorno e di non poter usufruire di acqua potabile, tanto da dover essere
costretti ad acquistare, per bere, acqua minerale;

la delegazione raccoglieva poi numerose lamentele per l’assenza di spazi per
la socializzazione e per l’assistenza sanitaria del tutto inadeguata fornita
agli ospiti del “Regina Pacis”;

quali misure ritenga di disporre in seguito a quanto esposto con la presente
interrogazione;

se non ritenga opportuno avviare indagini approfondite volte ad accertare le
complessive condizioni di permanenza all’interno della struttura “Regina
Pacis” e la loro compatibilità con il rispetto dei diritti umani e civili
degli extracomunitari ivi soggiornanti.


On. Mauro Bulgarelli
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Interrogazione a risposta scritta

AL MINISTRO DELL’INTERNO PER SAPERE, PREMESSO CHE:

in data 30/11/2002 una delegazione di cui faceva parte l’interrogante si
recava presso il Centro di Permanenza Temporanea “Regina Pacis”di San Foca
(Lecce) per verificare le condizioni di permanenza di numerosi cittadini
extracomunitari ivi ospitati;

nel corso di tale visita, la delegazione raccoglieva numerose testimonianze
degli extracomunitari che lamentavano l’assoluta mancanza di assistenza
giuridica e l’impossibilità, per molti di loro, di illustrare le motivazioni
che li avevano portati ad entrare clandestinamente nel nostro territorio;
molti di essi, infatti, sbarcati in Sicilia, internati ad Agrigento e
quindi trasferiti nella struttura “Regina Pacis” di Lecce, provenivano da
zone di conflitto, dove avevano perso sia la casa che molti membri del loro
nucleo familiare, e, pur avendo intenzione di chiedere asilo presso il
nostro Governo, non avevano avuto l’ opportunità di inoltrare tale richiesta
per la mancanza di qualunque forma di assistenza, a partire dalla presenza
di interpreti che potessero raccogliere le loro testimonianze ed assisterli
sul piano legale; molti di loro, infatti, coglievano l’occasione della
presenza della delegazione presso la struttura “Regina Pacis” per presentare
domanda d’asilo;

erano presenti all’interno della struttura “Regina Pacis” molti migranti da
tempo soggiornanti – alcuni da molti anni – in territorio italiano, dove
svolgevano attività lavorative di vario tipo; nonostante essi fossero all’
interno del “Regina Pacis” da alcuni mesi, non erano stati messi al corrente
dal personale del centro della possibilità di regolarizzare la loro
posizione aderendo alla “sanatoria” prevista dalla legge in materia di
immigrazione e asilo recentemente entrata in vigore, che avrebbe permesso
loro di ottenere la sospensione o la revoca del provvedimento di espulsione;
alcuni, come nel caso di quattro cittadini cinesi, erano addirittura
provvisti della fotocopia della ricevuta della domanda di sanatoria ma l’
iter per la regolarizzazione non era stato completato a causa dell’
impossibilità per loro - trattenuti presso la struttura del “Regina Pacis” -
di espletare il resto delle pratiche; alcuni lavoratori stranieri erano
infine trattenuti al “Regina Pacis” perché fermati in occasione di controlli
casuali mentre erano in attesa del rinnovo del contratto di collaborazione
coordinata;

se non ritenga che l’impossibilità per molti cittadini extracomunitari
presenti presso la struttura “Regina Pacis” di inoltrare la richiesta di
asilo per la mancanza di personale con funzione di interprete e di operatori
addetti all’ assistenza legale non si configuri come una violazione della
Dichiarazione dei Diritti dell’Uomo, della Convenzione delle Nazioni Unite
sullo status di rifugiato e dio altre norme di diritto comunitario, come la
Convenzione di Palermo contro il Crimine Organizzato, firmata da 118 paesi,
tra i quali l’Italia, che stabilisce che gli immigrati vadano in primo luogo
considerati come soggetti bisognosi di tutela e protezione e vada ad essi
garantita la possibilità di richiedere asilo presso i paesi di approdo;

se non ritenga che l’impossibilità per molti migranti presenti presso la
struttura “Regina Pacis” di usufruire delle procedure di regolarizzazione –
per mancanza di informazione a riguardo o per carenza di assistenza legale –
si configuri come violazione della vigente normativa in materia di
immigrazione e asilo.


On. Mauro Bulgarelli

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Interrogazione a risposta scritta

AL MINISTRO DELL’INTERNO PER SAPERE, PREMESSO CHE:

in data 30/11/2002 una delegazione di cui faceva parte l’interrogante si
recava presso il Centro di Permanenza Temporanea “Regina Pacis”di San Foca
(Lecce) per verificare le condizioni di permanenza di numerosi cittadini
extracomunitari ivi ospitati;

nel corso di tale visita, la delegazione raccoglieva numerose testimonianze
degli extracomunitari su presunte violenze cui molti di loro sarebbero stati
sottoposti in più di una occasione ad opera di operatori civili in servizio
presso la struttura in oggetto; tali operatori avrebbero abitualmente in
dotazione bastoni;

nel corso del sopraluogo effettuato la delegazione ha avuto l’opportunità di
incontrare alcuni extracomunitari, in particolare di nazionalità marocchina,
che il 22 novembre avevano tentato la fuga dal “Regina Pacis” e che erano
poi stati ricondotti all’interno della struttura da personale civile che ivi
prestava servizio; essi raccontavano di essere stati portati a piccoli
gruppi, dopo il loro tentativo di fuga dal centro “Regina Pacis”, all’
interno di un locale e duramente percossi con bastoni di legno e calci con
anfibi, da alcuni operatori del centro di nazionalità albanese, russa e
turca.; inoltre un altro cittadino marocchino riferiva di essere stato
ammanettato ed esposto nudo l’intera notte nel cortile del centro e un suo
connazionale riferiva di essere stato percosso nei locali del dormitorio,
alla presenza di tutti i suoi compagni, come ulteriore forma di umiliazione;

gli extracomunitari presentavano lividi, tumefazioni, punti di sutura ed
alcuni di loro avevano arti fasciati o ingessati; alla richiesta di
delucidazioni avanzata dai componenti della delegazione al direttore della
struttura questi rispondeva che le ferite erano conseguenza della caduta dal
balcone durante la fuga; tuttavia molti degli extracomunitari fuggiti erano
stati ripresi a diversi chilometri di distanza dal “Regina Pacis” e questa
circostanza pare incompatibile con la tesi che le ferite riscontrate loro
dalla delegazione fossero ripercussioni della caduta, visto che in questo
caso i fuggitivi non avrebbero avuto la possibilità di allontanarsi
rapidamente e a così grande distanza dalla struttura; gli extracomunitari
sostenevano, viceversa, di essere stati malmenati una volta ripresi e che in
più di un’occasione operatori interni alla struttura erano ricorsi a
percosse e sevizie, oltre che a minacce e intimidazioni, nei loro
confronti; inoltre, al fine di nascondere l’accaduto e in previsione della
visita della delegazione, undici magrebini coinvolti nel tentativo di fuga,
alcuni dei quali feriti, sarebbero stati precipitosamente rimpatriati;

se non ritenga opportuno avviare immediate indagini tese ad appurare la
veridicità delle affermazioni rilasciate dagli extracomunitari ai membri
della delegazione a riguardo della presenza di operatori civili che
ricorrerebbero abitualmente all’uso della violenza; in particolare, se
risponda al vero che in occasione del tentativo di fuga effettuato in data
22 novembre, numerosi degli extracomunitari catturati furono violentemente
percossi da operatori del “Regina Pacis” e da carabinieri in servizio.

On. Mauro Bulgarelli