UOMINI E TOPI
Il lager di Agrigento e le censure del signor prefetto
http://itaca.netfirms.com/article_537.shtml
di Claudio Fava
E mentre i libri dei licei si accingono a superare gli esami di conformità
pretesi da Forza Italia «affinchè la storia contemporanea sia insegnata
secondo criteri oggettivi rispettosi della verità storica», il belpaese
conosce un'altro piccolo guizzo di barbarie. Ad Agrigento. Dove esiste uno
dei tre centri siciliani di permanenza temporanea per gli extracomunitari
(gli altri due stanno a Caltanissetta e a Trapani). Il CTP di Agrigento ha
una singolare destinazione d'uso: non serve a ospitare i clandestini che
sbarcano a Pantelleria o sulle coste siciliane con le loro carrette. Serve
piuttosto a ripulire strade e piazze del belpaese di tutto ciò che non
sembra in regola: prostitute, barboni, ex detenuti, rom...Tutti
extracomunitari, tutti ad Agrigento, ad aspettare il rimpatrio coatto.
Saranno un'ottantina. In una ex fabbrica dai tetti alti come il cielo,
enormi camerate senza acqua calda nè termosifoni, materassi di spugna
sintetica esili come ostie ammucchiati a terra, coperte militari mai lavate,
il vitto (razioni preconfezionate) passato attraverso la "ruota" come si fa
in galera o nei conventi di clausura. Ogni tanto qualcuno tenta d'ammazzarsi
ingoiando la pila d'una torcia o il collo spezzato d'una bottiglia di birra.
Ogni tanto quacuno dà fuori di matto e se lo devono portare all'infermeria
che sta al sicuro, fuori da quel recinto di mura incrostate di sterco secco
e orina. Ogni tanto le incursioni dei topi. Ogni tanto piove. E tira freddo.
Il prefetto di Agrigento, Nicosa Simone, dice soavemente che quel centro è
"inadeguato" ma che gli ordini del governo non si discutono e dunque il
lager resta aperto.
Ma la notizia, quella malinconica istantanea del belpaese che vi
anticipavamo, è un altra. C'è un deputato siciliano, Calogero Miccichè, ex
rifondazione comunista, che va a visitare il centro. Due volte. La seconda,
con una macchina fotografica. Affinchè qualcuno gli creda. "Ho camminato
sulla merda" dice, raccontando cosa sono le latrine del Centro. "Ho raccolto
le storie di quei disperati, la sporcizia, la promiscuità... Molti mi hanno
detto che vogliono tornare in galera". Miccichè ascolta tutti. E scatta foto
a quell'umanità dolente, a quel girone d'inferno. Quando lo avvertono, il
prefetto dispone che il deputato sia trattenuto al centro. Si fa aspettare
per sei ore. Appena arriva, si fa consegnare la macchina fotografica e
distrugge il rullino. "Il regolamento lo proibisce" dice. Quale regolamento?
"Quello del governo. E poi gli extracomunitari potrebbero non voler
foto...". Insomma: non vedrete mai le immagini del centro di permanenza di
Agrigento. Quelle foto le ha distrutte il prefetto. Prima che un altro
deputato possa mettere piede lì dentro, ripuliranno la merda dai pavimenti,
distribuiranno coperte pulite e amen.
Una volta successe anche a me: a un posto di blocco s'avvicinò un tipo, mi
aprì la macchina fotografica con la punta della baionetta e mi srotolò in
faccia il rullino. Solo che eravamo in Bosnia. E c'era la guerra. Neppure
loro volevano le foto.