[Cerchio] ma non e' meglio vomitargli addosso?

Delete this message

Reply to this message
Author: matilde
Date:  
Subject: [Cerchio] ma non e' meglio vomitargli addosso?
scusate se metto qui questo messaggio, ma volevo mandare una mail a loro e
appena linkato mi sono partite mille finestre, allora lo dico a voi, che poi
qualcuno per cortesia glielo riporti

letteralmente, secondo me, lo sciopero della fame dovrebbe significare che
ci si abbuffa, e dato che a loro -cioe' alla maggior parte di quelli che
siedono in parlamento - non fa pena affato vedere gli avversari politici, o
i richiedenti qualcosa per la quale a loro non viene in tasca niente,
assetati, affamati e smunti, anzi, li fa contenti, direi di fare lo sciopero
della fame effettivamente, mangiando molto, tipo romani d'altri tempi, e
vomitandogli addosso sui banchi.
Ritengo sia molto piu' efficace questo sistema per convincerli a prendere
provvedimenti: potrei anche suggerirvi di cagarvi sotto, ma credo questo
porti troppo disagio a voi stessi, quindi meglio imbrattarli dal davanti, se
vi riesce.

grazie

laura

CLEMENZA: CAPEZZONE, D'ELIA E BERNARDINI, APPELLO ALLE CAMERE E SCIOPERO
DELLA FAME
Alla cortese ed urgente attenzione
dei Presidenti del Senato della Repubblica
e della Camera dei Deputati.

A tutti i Deputati e Senatori

p.c. Ai Presidenti delle Regioni, delle Province, ai Sindaci,
ai Consiglieri regionali, provinciali, comunali

A tutti i Segretari di partito


Roma, 7 dicembre 2002

Signor Presidente del Senato, signor Presidente della Camera, signori
Senatori, signori Deputati,

è con speranza e fiducia che ci rivolgiamo a Loro, come anche a quanti
ricoprono, ad ogni altro livello, nel nostro paese, responsabilità
istituzionali e politiche.

Sono ormai trascorsi quasi due anni dalla conclusione del grande Giubileo
proclamato dalla Chiesa cattolica, in occasione del quale tanta parte del
mondo politico sembrò non solo percepire, ma comprendere fino in fondo la
drammaticità della situazione delle carceri italiane. Per decenni, il
movimento radicale dei diritti civili e umani, con la guida di Marco
Pannella, aveva detenuto un monopolio -triste e non ricercato- di attenzione
nei confronti di quella realtà: invece, con gioia, nel 2000, scoprimmo o
credemmo di avere scoperto che quel seme cominciava a dare frutti.
Trasversalmente, come si dice, sembrava emergere la consapevolezza della
insostenibilità di una situazione in cui alla giusta pena da scontare a
seguito della commissione di un reato si aggiungeva un supplemento, un "di
più", legato non solo alla inciviltà, ma alla tecnica e letterale illegalità
dello stato delle nostre carceri. Un po' da ogni parte emersero buoni
propositi, e spesso più di meri propositi: poi, però, tutto fu presto
riassorbito dalle sabbie mobili dell'"altro", delle mutevoli urgenze della
politica ufficiale italiana.

Va sottolineato che, alla comprensibile delusione per questo corso delle
cose, tanta parte dei detenuti italiani ha risposto offrendo una rara e
preziosa testimonianza di civiltà e di amore civile, partecipando, ad
esempio, all'iniziativa nonviolenta promossa da Marco Pannella volta a
chiedere il ripristino del "plenum" costituzionalmente prescritto per il
Parlamento e la Corte Costituzionale. I detenuti, i "dannati", che si fanno
carico di aiutare lo stesso Stato che li ha reclusi a recuperare
elementi -circoscritti ma certi- di legalità.

Da ultimo, poco meno di un mese fa, il Parlamento della Repubblica ha
ospitato l'intervento di Giovanni Paolo II, e ha salutato con un grande,
corale applauso il passaggio nel quale Karol Wojtyla esprimeva l'auspicio
della adozione di misure di clemenza per i detenuti.

Anche dinanzi a tutta questa vicenda, noi riteniamo -qualunque sia il
giudizio di merito, di adesione o di avversione politica, sui provvedimenti
che stiamo per evocare- che sia giunto il momento, per le Camere, di
assumere una decisione su questo tema. Esistono proposte in materia di
indulto (ipotesi già sollevata, nella scorsa legislatura, dal senatore
Milio, e oggi recuperata in numerosi disegni di legge); o -anche- proposte
in materia di "sospensione della pena" (si tratta, in particolare, del testo
presentato dagli onorevoli Buemi e Pisapia e sottoscritto da oltre 80
parlamentari di ogni schieramento politico); o -ancora- in materia di
liberazione anticipata e condizionale (è il testo presentato dall'onorevole
Bondi). Mai e in nessun caso, attraverso un'azione nonviolenta, chiederemmo
un voto positivo su una di quelle proposte: ma chiediamo un voto, chiediamo
che sia chiaramente e inequivocabilmente tracciato il percorso attraverso
cui le Camere diranno "sì" o "no" a quelle ipotesi. Chiediamo, insomma, che
sia assicurato un binario parlamentare urgente e sicuro, nelle procedure e
nei tempi, per la loro discussione e votazione.

Ci rivolgiamo a ciascuno di Loro, nelle Loro diverse responsabilità di
cittadini, di militanti politici, di uomini e donne delle istituzioni,
affinché facciano quel che riterranno necessario, opportuno e possibile. Per
aiutare questa riflessione e -lo speriamo- la successiva azione, inizieremo,
dalla mezzanotte, uno sciopero della fame, strumento e testimonianza, anch'
esso, di dialogo, di speranza e di fiducia. Grazie.

Daniele Capezzone, Sergio D'Elia, Rita Bernardini