Lähettäjä: clochard Päiväys: Aihe: [Cerchio] nn sono stati poi tanto cani
Volevo vedere come reagisce l'Unità. E' kiaro ke nn sale sulle barricate, ma
potevano essere + cani.Invece...
04.12.2002
Genova: ventitré in carcere per il G8. Archiviazione per gli arrestati della
Diaz
di Susanna Ripamonti
Ventitrè arresti da Milano alla Sicilia, scattati all'alba di ieri mattina
e allineati in sequenza con la notizia della richiesta di archiviazione
delle indagini per la morte di Carlo Giuliani e della scarcerazione dei 18
«No Global» arrestati dalla magistratura di Cosenza, sulla base di un
teorema che si è dissolto come neve al sole.
La procura di Genova non ha scelto il momento migliore per tirare le prime
conclusioni dell'interminabile inchiesta partita dopo il massacro di Genova.
Nessuna notizia dei 90 poliziotti indagati, contro i quali ancora non si sa
se verrà mai preso qualche provvedimento e una raffica di arresti per i
manifestanti (anche se solo per nove persone è stata disposta la detenzione
in carcere).
Gli arresti riguardano quel nucleo ristrettissimo che si ritiene
responsabile di atti di devastazione e danneggiamento. Il procuratore
reggente di Genova ci tiene a precisarlo: nessun reato associativo o di
opinione è stato contestato e già in questo si legge la preoccupazione di
prendere le distanze dai colleghi di Cosenza. Ma i reati attribuiti sono
puniti con la detenzione dagli 8 ai 14 anni, dunque, non si è usata la mano
leggera.
Le accuse sono contenute in 140 pagine di ordinanza di custodia cautelare,
che arrivano dopo aver visionato 580 ore di filmati che - stando a quanto si
legge - avrebbero consentito di individuare facce e azioni di chi, in
ripetute occasioni, ha lanciato sassi, molotov o è stato fotografato mentre
colpiva a sprangate bersagli, come il defender da cui partì il colpo che
uccise Carlo Giuliani. I magistrati di Genova ci tengono a precisare che non
si è sparato nel mucchio: «Si tratta di un'inchiesta tecnica, mirata, e non
c'è alcun teorema» - ha spiegato il gip Elena Daloiso, firmataria
dell'ordinanza. «Questi provvedimenti - ha aggiunto - sono stati assunti su
riscontri certi, su identificazione dei soggetti al di sopra di ogni dubbio
e su fatti specifici che riguardano quello che è successo durante il G8 a
Genova. E non è da escludere che vi siano altri provvedimenti».
Nessun reato associativo, perchè gli arresti sono motivati da responsabilità
individuali e non sono legati all'appartenenza a specifiche aree
«antagoniste». «Questa circostanza - ha detto Lalla - è dimostrata anche
dalla diversa provenienza geografica dei soggetti, la maggior parte dei
quali appartenenti a realtà e gruppi tra loro assolutamenti diversi
(Palermo,Catania, Messina, Reggio Calabria, Roma, Lucca, Padova, Genova,
Pavia, Milano)». Tra i destinatari delle misure cautelari ci sono anche
appartenenti ai famosi Black bloc, il gruppo fantasma che si materializzò a
Genova nel luglio dello scorso anno, per svanire nel nulla nei mesi
successivi. In questo filone di inchiesta gli indagati sono 150. A questi si
aggiungono i 93 arrestati durante l' irruzione della polizia nella scuola
Diaz, nei confronti dei quali ieri è stata chiesta l' archiviazione per la
maggior parte dei reati, per cui probabilmente cadrà anche il vincolo
associativo.
Una tempistica sospetta, si è detto, ma Lalla risponde che «si tratta di
pura casualità, in quanto entro fine anno si stanno concludendo tutte le
nostre inchieste per il G8». Anche quelle a carico delle forze dell'ordine
responsabili del massacro alle scuole Diaz e delle torture nella caserma di
Bolzaneto. E che senso hanno questi arresti, a 16 mesi di distanza dai fatti
del G8? Il procuratore aggiunto Giancarlo Pellegrino ha spiegato che «il
tempo non è un fatto dirimente sotto questo profilo, in quanto le misure
cautelari sono state chieste perchè sussistono tutt'ora gravi indizi e il
pericolo di reiterazione dei reati».
«Nella nostra richiesta - dice Lalla - il massimo sforzo è stato quello
della ricostruzione di tutta la dinamica degli incidenti avvenuti in piazza.
In circa 600 pagine e sei mesi di ricostruzione abbiamo riassunto e
dettagliato tutti i movimenti dei cortei avvenuti nei giorni 20 e 21 luglio
del 2001, sia del gruppo Tute Bianche, sia dei Black bloc», anche se l'
appartenenza a queste aree non ha fatto scattare reati associativi.
La tesi della magistratura genovese è che si è fatta una netta distinzione
tra le migliaia di persone che hanno manifestato pacificamente a Genova e
quel gruppo ristretto che è responsabile di atti di violenza. Resta da
capire se gli stessi parametri verranno adottati nei filoni di inchiesta che
riguardano le forze dell'ordine.
Gli avvocati appartenenti al Genoa Legal Forum ritengono prive di senso le
misure cautelari emesse a più di un anno di distanza dai fatti ed esprimono
il timore che i 23 arrestati diventino «i capri espiatori» di tutti gli
incidenti avvenuti il 20 e il 21 luglio 2001. «È incredibile -sostengono -
che la Procura si sia messa a esaminare con la lente di ingrandimento
migliaia di foto e non abbia mai fatto nessuna indagine sulla carica subita
a freddo dal corteo dei disobbedienti in via Tolemaide, che è stato
l'episodio che poi ha scatenato la reazione del corteo».
Ma nella sua ordinanza il gip ribadisce: sono stati arrestati perchè
potevano devastare ancora. «La concretezza del pericolo di recidiva va
ravvisata nella probabilità, data anche dalle passate esperienze, che reati
analoghi a quelli commessi a Genova siano commessi dagli stessi soggetti in
occasione di altre manifestazioni pubbliche di carattere istituzionale e non
al fine di manifestare il proprio dissenso ma di impedire concretamente il
regolare svolgimento di attività politiche».