Author: clochard Date: Subject: [Cerchio] Le bugie dell'Unità
30.11.2002
«È falso lo spot sui bimbi-martiri di cui ha scritto l'Unità»
di Nemer Hammad*
Trovo sorprendente e strana la pubblicazione di un articolo su l'Unità di
ieri che afferma la messa in onda di spot per bambini kamikaze sulla
televisione palestinese. Una notizia che non corrisponde a verità: le
trasmissioni della televisione palestinese sono ufficiali e non clandestine.
Chiunque le può vedere, dunque mi stupisco che nessuno prima d'ora abbia
notato simili spot. Nemmeno lo stesso Sharon, e per lui sarebbero stati un
argomento assai opportuno per sostenere che l'autorità palestinese è
responsabile degli attentati dal momento che la tv ne promuove la
pubblicità. Sarebbe bastato dire: vedete, la tv palestinese incita persino i
bambini al terrorismo!
Questi spot non esistono, sono prodotti della peggiore propaganda
israeliana. Se fossero stati davvero trasmessi, avrebbero suscitato
inevitabilmente delle reazioni e altri giornalisti avrebbero riportato la
notizia. Il problema è che certa propaganda israeliana è impegnata a
costruire informazioni, migliaia di carte e video per convincere l'opinione
pubblica, i mass media e le lobbies negli Stati Uniti che i palestinesi
hanno legami con il terrorismo, che ci sono connessioni con Bin Laden e Al
Qaeda. A cosa serve tutto questo? Gli israeliani vogliono forse mantenere la
guerra all'infinito?
Persino Abraham Yehoshua, un grande scrittore israeliano, ritiene che finché
ci sarà un generale brutale come Sharon al potere non c'è possibilità di
soluzione. Uno scrittore che è stato militare, sotto lo stesso Sharon,
scrive queste cose. Poi, arriva un giornalista e riporta queste notizie. Ma
chi mai in Palestina potrebbe immaginare uno spot così? Chi potrebbe avere
una mente tanto malata?
Ci sarà stato qualche episodio, certo, dal quale tutto ha avuto origine.
Magari un bambino avrà detto in televisione, chissà in quale occasione,
«sono pronto a sacrificare la mia vita per la patria» oppure «ho la
Palestina nel cuore», ma sono frasi che potrebbe dire anche un bambino
italiano. Non significano automaticamente «voglio diventare un kamikaze».
Il problema di certa propaganda è che poi la gente non cerca di approfondire
o di sapere come stanno davvero le cose: si limita a dire l'ho sentito in
tv, l'ho letto sul giornale. Noi non esistiamo come popolo per gli
israeliani. Dicono che nei nostri libri di scuola per i ragazzi ci sono
tracce di odio per gli ebrei e antisemitismo, ma - e l'ho detto anche in una
trasmissione di «Porta a porta» - mi auguro che un giorno porteremo in
televisione i nostri libri e quelli israeliani confrontando pagina per
pagina quello che c'è scritto, senza propaganda. Nei loro libri, noi
palestinesi non esistiamo. Un ragazzo israeliano studia la storia di duemila
anni fa e poi arriva direttamente all'Olocausto e al ritorno degli ebrei. Ma
nessuna parola sull'esistenza del popolo palestinese.
C'è qualcuno che non si vuole confrontare con la verità: che c'è un popolo
su questa terra. Non si può vivere sicuri e tranquilli nei propri confini
negando il diritto di un altro popolo.