[Lecce-sf] centri di detenzione: appello della cgil

Delete this message

Reply to this message
Author: luisa rizzo
Date:  
Subject: [Lecce-sf] centri di detenzione: appello della cgil
APPELLO della CGIL

http://www.adottaunacolf.it/index.htm

Contro i centri di Detenzione, per i Diritti Umani: uguaglianza nelle
garanzie per tutti i cittadini e le cittadine presenti in Europa.

La legge Bossi Fini rappresenta uno strumento di imbarbarimento del rapporto
tra i migranti e lo Stato italiano. In linea con le politiche dei paesi
dell'UE, che negli ultimi anni stanno producendo un peggioramento delle
condizioni di vita dei cittadini e delle cittadine provenienti da Paesi
Terzi, rispondendo (e contemporaneamente alimentando) alle ansie sicuritarie
degli autoctoni, la legge italiana introduce alcuni elementi di ingiustizia
e diseguaglianza particolarmente gravi anche nel panorama proibizionista
della legislazione dei 15 Paesi membri. Essa risponde semplicemente ad una
rappresentazione falsa del fenomeno dell'immigrazione, che è alla base di
tutte le politiche di chiusura dell'UE, che distingue in maniera netta i
regolari dagli irregolari come se si trattasse della divisione tra buoni e
cattivi. La regolarizzazione in corso, che ha fatto registrare quasi 700
mila domande di emersione, dimostra, insieme alle precedenti
regolarizzazioni (che hanno consentito l'emersione di circa 850 mila persone
dal 1986 al 1998) che quasi tutti i migranti presenti in Italia sono stati
almeno una volta irregolari o clandestini e che la condizione giuridica
degli stranieri dipende poco da loro. Molto più spesso l'essere regolare o
irregolare dipende dalle politiche di chiusura dei governi, alle quali
corrispondono periodicamente sanatorie più o meno ampie.

I Centri di Permanenza Temporanea, ossia i centri di detenzione, come in
maniera meno ipocrita vengono chiamati in tutta Europa, rendono esplicita e
politicamente rilevante questa divisione tra buoni e cattivi del mondo degli
stranieri, cercando quasi di fissarla nel tempo e nello spazio. I danni
prodotti in questi pochi anni di sperimentazione, da questi luoghi di
negazione dell'uguaglianza tra gli uomini, sono già tanti e tutto ciò era
largamente prevedibile. Dentro quei centri sono transitati rifugiati e
richiedenti asilo, profughi e donne in gravidanza, a volte minori. La
detenzione per chi non ha commesso reati è prevista dalla Costituzione solo
in casi straordinari e i Cpt sono invece una risposta "ordinaria" alla
presenza di irregolari. Si tratta peraltro di una detenzione al di fuori
delle garanzie che viene fatta in spazi e con regole che variano da caso e
caso. L'arbitrarietà ha dato i risultati che conosciamo in relazione al
rispetto dei diritti umani e l'apertura di questi centri segna un
arretramento forte nelle garanzie dei luoghi di detenzione. Da qui il
dubbio, o forse la certezza, sull'incostituzionalità di questi centri. La
legge Bossi Fini peraltro ne peggiora le caratteristiche introducendo la
normalità del ricorso a questi centri nel caso dei richiedenti asilo.

Sulla necessità di individuare modalità certe per l'espulsione avanziamo
solo due dubbi. Il primo è sul fatto che se lo Stato non è in grado di
garantire la certezza della procedura d'espulsione nell'ambito delle regole
costituzionali e di una pratica civile e rispettosa dei diritti umani "non è
colpa degli stranieri": non si possono accettare scorciatoie demagogiche e
anticostituzionali. Il secondo riguarda l'utilità dei Cpt. Dai dati in
nostro possesso il numero delle espulsioni eseguite, sul totale di quelle
emesse dalle questure, è aumentato negli ultimi anni a causa della stipula
di accordi di riammissione più che all'apertura dei Centri. Se un Paese non
vuole riprendersi indietro un suo cittadino espulso dall'Italia non c'è
centro che tenga. Se invece l'Italia firma gli accordi di riammissione
diventa trascurabile, come dimostrano ad oggi i numeri, la presenza di
luoghi di detenzione temporanea.

La battaglia contro la diseguaglianza di fronte alla legge tra cittadini
italiani e stranieri in materia di garanzie giuridiche è una battaglia di
civiltà. Sui diritti umani non ci sono scorciatoie possibili. Le politiche
di repressione nei confronti dei migranti sono il primo passo verso una
diminuzione delle garanzie per tutti.
Abbiamo denunciato nei mesi scorsi l'ipocrisia di un Governo che mentre vota
la legge sul legittimo sospetto e depenalizza il falso in bilancio,
trasforma in criminali tutti i migranti che commettono reati di tipo
amministrativo e non penale.

Contro questa cultura antidemocratica saremo anche noi in piazza a Torino il
30 novembre.



CGIL