[Cerchio] una marcia contro il Nemagon

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Autor: Paola Antolini
Data:  
Assumpte: [Cerchio] una marcia contro il Nemagon
il manifesto - 26 Novembre 2002

TERRATERRA
Una marcia contro il Nemagon
MARINA FORTI
Hanno marciato per 140 chilometri, da Chinandega a Managua, Nicaragua.
Migliaia di persone, accomunate dall'aver lavorato nelle piantagioni di
banane che per decenni hanno fatto ampio uso di un certo pesticida che
protegge la pianta da un vermetto parassita e ne fa aumentare la resa.
Gente in là con gli anni e ammalata: perché quel pesticida, messo sul
mercato con il nome di Nemagon, o Fumazone - in termini più tecnici
Dbcp,
dibromo-3-cloropropano, è assai nocivo: non per nulla la California ne
aveva vietato l'uso già nel 1977, e due anni dopo tutti gli Stati
uniti,
dopo aver notato che gli addetti agli stabilimenti chimici in cui era
prodotto erano colpiti da sterilità... La legge americana non vietava
però
di produrre quella sostanza per venderla all'estero, e così nelle
piantagioni del Nicaragua fino ai primi anni `90, provocando un vero e
proprio avvelenamento di massa (vedi TerraTerra del 12 maggio 2002).
L'associazione di circa quattromila lavoratori ed ex lavoratori colpiti
dal
Nemagon (Asotraexdan), nata in Nicaragua nel 1992, calcola che 180
persone
siano morte e altre migliaia stiano lottando contro mali che vanno dal
tumore ai reni, pancreas e milza alle malformazioni cutanee, senza
contare
la sterilità diffusa e ai figli malformati nati da persone esposte al
pesticida. Stiamo parlando di grandi piantagioni e di migliaia di
addetti,
ma non esiste un'indagine epidemiologica sistematica - è stata proprio
l'associazione degli ex-lavoratori a raccogliere informazioni e
documentarsi sugli effetti del pesticida. Ed è la Asotraexdan che
attraverso una Fondazione aiuta i lavoratori ammalati che non riescono
più
a sostentarsi. I dirigenti dell'associazione calcolano che negli anni
`70
nei sette distretti della regione di Chinandega, nell'occidente del
paese,
siano passati circa 8.400 lavoratori , a cui aggiungere le mogli o
figlie
che portavano loro il pranzo e i bambini che giocavano tra le piante:
qualcosa come ventimila persone che andrebbero sottoposte a qualche
controllo.

Una vittoria l'associazione dei lavoratori avvelenati dal Nemagon l'ha
ottenuta: nel gennaio del 2001 il parlamento nicaraguense ha approvato
una
«legge speciale per promuovere processi richiesti dall'uso di pesticidi
a
base di Dbcp». In base a questa legge (364/2001) gruppi di ex addetti
hanno
promosso cause legali per chiedere risarcimenti alle 7 aziende che
hanno
prodotto, distribuito o utilizzato Nemagon in Nicaragua: Dow Chemical
Corp,
Shell Oil Company, Standard Fruit Co., Standard Fruit and Steamship,
Dole e
Chiquita Brand.

Ora però quella legge è in pericolo, ed è per questo che circa
quattromila
di persone sono partite il 14 novembre da Chinandega per arrivare 5
giorni
dopo nella capitale nicaraguense, al culmine di una serie di proteste e
marcie cominciate due mesi fa. La Asotraexdan denuncia il tentativo del
governo di derogare alla legge 364, e ha accusa gli Stati uniti di
interferenza: pare che Washington, attraverso il suo ambasciatore
Oliver
Garzia, abbia fatto pressioni fortissime perché la legge 364 sia
dichiarata
incostituzionale, e per fermare le cause legali. La marcia arrivata
qualche
giorno fa a Managua si è conclusa davanti al palazzo del governo e al
parlamento, dove migliaia di persone hanno sostano per cinque ore, in
attesa che fosse ricevuta una propria delegazione guidata da Victorino
Espinales, presidente della Fondazione. Il 22 novembre i sopravvissuti
al
Nemagon sono tornati a casa con un buon risultato. Il parlamento ha
affermato in una risoluzione che non modificherà la legge, la Corte
suprema
ha garantito il suo rispetto, dunque i processi intentati dai
lavoratori
andranno avanti. Il silenzio è rotto, per giorni e giorni la srtampa
nazionale ha pubblicato testimonianze di uomini e donne avvelenati dal
pesticida, le loro voci sono state riprese dalle radio. L'associazione
dei
lavoratori avvelenati ora punta l'attenzione sui processi. E chiede di
mandare lettere e messaggi elettronici alle multinazionali chiamate in
causa: il testo si trova sul sito dell'Associazione Italia-Nicaragua,
che
ha lanciato la campagna «No more chemicals» (www.itanica.org).