R: [Forumgenzano] bozza di intervento

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著者: Emiliano
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題目: R: [Forumgenzano] bozza di intervento
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Ho fatto alcuni brevi accorgimenti per il resto va benissimo sono sicuro che
domani andrà alla grande...in bocca al lupo Kris!
Hasta siempre

-----Messaggio originale-----
Da: forumgenzano-admin@???
[mailto:forumgenzano-admin@inventati.org]Per conto di Kris
Inviato: mercoledì 27 novembre 2002 15.59
A: forumgenzano@???
Oggetto: [Forumgenzano] bozza di intervento


Car* tutt*,
vi mando la bozza dell'intervento dell'area del movimento in conferenza
stampa (SGRUNT!!!!).
Vedete se mi è scappato qualcosa!
Cris


Ciascuna delle associazioni e organizzazioni che hanno partecipato alla
realizzazione di questo evento porta il proprio contributo alla causa della
pace - e ci sono anche molti modi di percorrere questo cammino.

Intraprendere un cammino per la pace, per il movimento significa opporsi,
senza condizioni, alla guerra. Nonostante la missione ONU in Iraq, USA e GB
hanno deciso che questa guerra si farà. In realtà, la guerra in Iraq non è
mai finita: sono 10 anni che il territorio iracheno è sottoposto a continui
bombardamenti, e - se non bastasse - che la popolazione civile è martoriata
da un embargo inutile, durante il quale sono morte più di un milione e mezzo
di persone a causa delle malattie più stupide. Le cifre parlano chiaro: il
23% dei bambini nasce sottopeso, all'età di 5 anni un bambino su 5 è vittima
di malattie legate alla malnutrizione, le scuole crollano e crescono
criminalità e disagio sociale. E Saddam Hussein è più forte che mai.

Le ragioni della guerra sono ben lungi dall'essere il ripristino del
diritto internazionale, o la lotta al terrorismo - come gli organi di
informazione di massa continuano a ripeterci. Il ripristino della democrazia
in Iraq, attraverso la guerra e la destituzione di SH, avrà la stessa
efficacia dell'intervento in Afghanistan: che avrebbe dovuto restituire alla
popolazione un governo democratico e liberarla dalla schiavitù imposta dai
Talebani; che avrebbe dovuto fermare per sempre il terrorismo
internazionale. E invece ha prodotto un paese allo sbando, in cui la
popolazione è ancora una volta. vittima della violenza dei signori della
guerra.

Questa guerra è voluta dai petrolieri Bush e Cheney per gestire i giacimenti
petroliferi Iracheni ed attentare al ruolo egemonico che l'Arabia Saudita ha
in questo settore

-         serve a pagare la cambiale che Bush ha contratto con le industrie
degli armamenti - i maggiori sponsor della sua campagna elettorale


-         serve a superare la crisi economica che attanaglia gli USA già da
marzo 2001


-         serve a distogliere l'attenzione dell'opinione pubblica dagli
scandali finanziari (ENRON, WorldCom) che rischiano di travolgere
l'amministrazione corrente creando - con l'ausilio dei media - un clima di
terrore talmente profondo da rendere accettabile non solo una guerra, ma
anche inaudite restrizioni dei più elementari diritti civili.


Le guerre contemporanee non sono altro che l'estremo strumento di
coercizione esercitata da organismi sopranazionali per imporre la propria
egemonia economica e che utilizzano, a seconda dei contesti, ora la guerra
globale permanente, ora politiche monetarie che strangolano le economie di
interi paesi, ora la demonizzazione e la repressione del dissenso e del
conflitto sociale - per il controllo politico ed economico mondiale.

In altre parole, la guerra è una delle articolazioni delle politiche
economiche neoliberiste, che per il risanamento dell'economia impongono al
mondo ricette a base di privatizzazioni, smantellamento dello stato sociale,
appropriazione delle risorse primarie, precarizzazione del lavoro,
soppressione di ogni voce che si leva al di fuori dal coro. Per esportare il
modello - quando non viene imposto con le bombe - al sud del mondo,
inducendo masse di donne e uomini a cercare rifugio altrove per sfuggire
alla guerra o alla fame. La risposta del nord del mondo è, ancora una volta,
repressione ed esclusione, attraverso leggi razziste e xenofobe volte a
considerare i flussi migratori come un problema di ordine pubblico piuttosto
che rimuoverne le cause promuovendo campagne di giustizia sociale.

In questa dinamica il ruolo dell'ONU è di un'ambiguità esemplare. Ben lungi
dal prodigarsi per una soluzione politica dei conflitti, è ridotta a
strumento di gruppi di potere applicando la strategia dei due pesi e due
misure: da un lato prospetta guerre nei confronti di uno stato SOSPETTATO di
avere armi di distruzione di massa e di non avere la volontà di rispettarne
le risoluzioni; dall'altro, si rinchiude in un assordante silenzio nei
confronti di paesi che DICHIARANO APERTAMENTE il possesso di armi di
distruzione di massa (Cina, USA, Pakistan) e di paesi che ne violano
sistematicamente le risoluzioni, come Israele.

C'è un altro aspetto che vale la pena sottolineare. Il patto fondante della
nostra repubblica ci vincola alla risoluzione pacifica dei conflitti. E'
l'articolo 11 della Costituzione, che non ci risulta sia stato ancora
abrogato, e che rende la guerra illegale.

Fermare questa guerra è quindi una battaglia di civiltà e democrazia non
soltanto in difesa dei diritti dei popoli della terra, ma in difesa delle
nostre conquiste politiche e sociali.

Per queste ragioni, il movimento dei movimenti invita alla mobilitazione il
30 Novembre per ribadire con chiarezza il nostro

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- NO a tutte le guerre - con o senza l'ONU


- SI ad una soluzione politica della crisi medio-orientale mediante il
ritiro immediato di Israele dai territori occupati ed il riconoscimento di
uno stato palestinese e di uno stato curdo



-NO alle politiche economiche NEOLIBERISTE che aumentano il divario tra
nord e sud del mondo, distruggono l'ambiente, si accaparrano le risorse
primarie, impongono soluzioni scavalcando la sovranità degli stati nazionali
e che usano la guerra come strumento repressivo e di controllo



- NO alla legge Bossi-Fini, legge razzista e xenofoba, che dichiarando
guerra ai migranti mira anche ad attaccare i diritti di tutti





- NO alla criminalizzazione del dissenso e del conflitto sociale [Emiliano
Viti] CHE OGGI TROVA NUOVA LINFA NEL MOVIMENTO CONTRO LA GLOBALIZZAZIONE
NEOLIBERISTA E NELLA LOTTA DEGLI OPERAI FIAT


Auspichiamo che la mobilitazione contro la guerra non si esaurisca con la
marcia di sabato, ma che sia l'inizio di una collaborazione attiva fra le
componenti della società civile dell'area dei Castelli Romani con le quali
costruiremo, ciascuno con la propria sensibilità, campagne di
sensibilizzazione e controinformazione per mantenere vivo l'interesse
pubblico sul tema della guerra.


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