[Cerchio] Fwd: Lettera di Caruso dal carcere di Viterbo

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Szerző: matilde
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Tárgy: [Cerchio] Fwd: Lettera di Caruso dal carcere di Viterbo
Caro Francesco,
mettiamoli alla prova tutti quelli che vorrebbero mettervi sottoterra
definendovi terroristi e vantandosi di essere tanto onesti e democratici.
Devi sapere che un mese fa, a seguito di un contatto che parecchi mesi prima
avevo preso con la Segreteria del Ministro Castelli, sono stata invitata da
un consulente del Ministro a presentare il mio progetto "Chi fa da se'... "
ed e' stato veramente gentile, devo dire, interessandosi e dicendomi che mi
avrebbe messa in contatto con il Ministero del welfare per i seguenti passi.
Poi pero' non e' successo niente; saranno presi da altre cose, non lo metto
in dubbio. Ti chiarisco che non avevo chiesto soldi per questo lavoro: si
tratterebbe di far utilizzare, ai detenuti che sanno utilizzare gia' un
computer, il programma e-labor che sta sul sito del welfare, per metterci i
dati inerenti capacita', aspirazioni in campo lavorativo, rendendoli
visibili a tutti per eventuali offerte. Quello che ho chiesto era ovviamente
un pc per carcere in modo da inserirceli (si puo' lavorare con il programma
non collegato ad internet e a sera scaricarlo - e' Finsiel che ci pensa). Ma
questa spesa dei pc (se gia' non ci fossero disponibili) gia' preoccupa.
Nell'era delle tre i, dotare 250 carceri di un pc pare un lusso! Quando li
sentiamo parlare son tutti bravi e dicono che bisogna tentare il
reinserimento, ma poi se gli dici: fammi andare per le carceri a spiegare
come si fa e poi loro se lo fanno, aggratis, aiutandosi l'uno con l'altro,
tutto si ferma.
Allora io ti chiedo una cosa: invece di sollecitare io, da singola, il
Ministero della Giustizia, mettiti a disposizione dei compagni per farlo
insieme questo lavoro di inserimento - te lo spiego io, non e' difficile - e
chiedi anche tu "mostro" di poter esercitare il diritto di evidenziarsi su
e-labor anche quando si e' dentro in attesa di uscirne. Anche se tu un
lavoro ce l'hai (non lo so) non fa niente, potresti desiderare di cambiarlo
o essere costretto a farlo - pensa a quelli della Fiat ad esempio che
vorrebbero evidenziarsi in caso di licenziamento -.
Sono sicura che a te questa battaglia di civilta' piacerebbe farla, e poi
vediamo cosa dicono i fanfaroni del Governo.

Un abbraccio

Laura Spampinato
ex responsabile di un centro di orientamento alla formazione professionale e
al lavoro, disposta a lavorare gratis per questo progetto

----- Original Message -----
From: "Ivan Settantasette" <settantasette77@???>
To: <cerchio@???>
Sent: Monday, November 25, 2002 11:28 PM
Subject: [Cerchio] Fwd: Lettera di Caruso dal carcere di Viterbo


>
>
> >Subject: Lettera di Caruso dal carcere di Viterbo
> >Date: Mon, 25 Nov 2002 23:05:47 +0100 (CET)
> >
> >
> >Ai fratelli e alle sorelle
> >del movimento dei movimenti
> >
> >Alla società civile
> >
> >Alle moltitudini in cammino
> >per un altro mondo possibile
> >
> >
> >
> >Un milione di persone sono tante.
> >Un milione di persone, di uomini e donne a Firenze ha detto, ribadito e
> >gridato a gran voce che un altro mondo è possibile e necessario, un mondo
> >senza guerre e bombardamenti 'umanitari', un mondo nel quale le guerre si
> >evitano semplicemente non facendole, un mondo nel quale la casa, il

lavoro,
> >il reddito, l'acqua, la terra sono diritti di tutti e non privilegi per
> >alcuni.
> >Un milione di persone che dicono e rivendicano queste cose sono molte.

Per
> >qualcuno, nei palazzi di potere, sono anche troppe.
> >Firenze è stata un'ulteriore tappa delle moltitudini in movimento che da
> >Seattle a Genova, da Napoli a Praga hanno rilanciato a livello mondiale

le
> >rivendicazioni degli indios zapatisti, elementari ma al tempo stesso
> >rivoluzionarie: Democrazia, Giustizia, Dignità.
> >Da questa cella piena di sbarre, democrazia giustizia e dignità sono

parole
> >vuote, concetti e valori impercettibili.
> >In questa discarica umana, in questo carcere pieno di disperazione e
> >disagio sociale, la dignità umana non è calpestata, ma semplicemente non
> >esiste.
> >Come movimento siano sempre stati dalla parte degli ultimi, degli

esclusi,
> >delle vittime della selvaggia globalizzazione neoliberista.
> >Dalle periferie degradate di Napoli ai campi profughi in Palestina, dalle
> >zone terremotate in Molise a Sarajevo sotto i bombardamenti, abbiamo

sempre
> >messo in gioco i nostri corpi e impegnato le nostre energie per

conoscere,
> >comprendere e combattere le tante contraddizioni e ingiustizie del nostro
> >tempo.
> >Dovrò paradossalmente ringraziare i magistrati di Cosenza e i loro

teoremi
> >per avermi dato la possibilità di attraversare l'infernale girone

dantesco
> >delle carceri: Trani, Viterbo, migliaia di persone rinchiuse come polli

in
> >batteria, dove anche il minimo, elementare diritto diventa un favore da
> >implorare.
> >Qui dentro ci sono solo i soggetti deboli e marginali, per i quali troppo
> >spesso l'illegalità non è una scelta ma una strada obbligata dai perversi
> >meccanismi di un sistema sociale incentrato sul profitto.
> >Qui democrazia, giustizia e dignità si possono tradurre in un sola

parola:
> >AMNISTIA, subito e per tutti.
> >Come movimento dobbiamo urgentemente farci carico di questa battaglia,

per
> >ridare un senso a questi valori anche qui dentro, per smascherare le
> >chiacchiere e le false promesse dei palazzi di potere.
> >Democrazia, Giustizia, Dignità.
> >Ma si può parlare di democrazia, di giustizia e di dignità in un paese

nel
> >quale si perseguitano gli oppositori politici? Non è questo forse il
> >discrimine, la linea di confine tra democrazia e autoritarismo, la spia

di
> >un'involuzione democratica?
> >Allora l'urgenza di mobilitarsi al grido di 'SIAMO TUTTI SOVVERSIVI' non

è
> >un'impellenza esclusiva dei ribelli, degli attivisti dei movimenti, ma
> >anche e soprattutto della società civile, dei sinceri democratici, di
> >coloro i quali credono e sperano di vivere in una democrazia matura: in
> >gioco non vi è solo la nostra scarcerazione (che è ora una variabile
> >secondaria) ma piuttosto l'agibilità politica e democratica
> >dell'opposizione sociale nel nostro paese.
> >Se passa il teorema di Cosenza, ogni attivista dei movimenti, ogni

persona
> >che si è mobilitata in questi anni per un 'altro mondo possibile',

chiunque
> >sia sceso in piazza a Napoli, Genova, Firenze, potrà essere perseguitato
> >come pericoloso e violento sovversivo.
> >La pericolosità sociale e politica di quest'inchiesta è sotto gli occhi

di
> >tutti.
> >Dietro l'ambiguo e inconsistente impianto accusatorio, si cela il

maldestro
> >tentativo di ridurre la ricchezza e la vitalità dei movimenti ad un mero
> >problema di ordine pubblico.
> >Alla base di queste assurde congetture c'è un delirante pregiudizio
> >ideologico sul rapporto tra democrazia, mobilitazione e conflitto

sociale.
> >Se a livello mondiale, grazie all'esperienza di Porto Alegre e
> >all'attivismo dei movimenti, è entrata nell'agenda politica la
> >sperimentazione di forme inedite di democrazia partecipativa, che pongono
> >al centro delle determinazioni sociali e politiche la partecipazione, la
> >mobilitazione ed il conflitto sociale, permane nella società e

soprattutto
> >nel mondo politico una diffidenza a riconoscere il conflitto e la
> >mobilitazione sociale come linfa della democrazia.
> >Ma c'è anche di peggio: soprattutto nell'establishment politico,

economico
> >e culturale, nei piani alti dei palazzi di potere, c'è chi vede i

movimenti
> >sociali come pericolosi virus da debellare, il male da sconfiggere, il
> >disordine da reprimere, per ristabilire ORDINE e DISCIPLINA e preservare

il
> >proprio potere.
> >Con l'insorgere del movimento antiglobalizzazione, determinati settori
> >degli apparati, della magistratura e delle forze dell'ordine, proprio a
> >partire dal timore e dal terrore dell'attivismo dei movimenti del loro
> >potenziale di trasformazione sociale e di messa in discussione degli
> >assetti di potere, sostituiscono all'imparzialità degli atteggiamenti e
> >delle procedure, un'ossessiva persecuzione politica che tocca il suo
> >culmine con le violenze di Genova e l'omicidio di Carlo Giuliani.
> >Ora l'assurdo teorema di Cosenza: con in prima fila, ancora una volta, i
> >Reparti Operativi Speciali dei Carabinieri (l'unico corpo senza indagati
> >per i fatti di Genova) questa volta supportati da alcuni solerti

magistrati
> >che i ROS hanno trovato dopo estenuanti ricerche in un anonimo tribunale
> >del profondo Sud.
> >Il desiderio perverso di costoro è che dei movimenti, di questi giovani
> >'rumorosi e fastidiosi', se ne occupino proprio e solo loro, coi loro
> >metodi e le loro strategie di sistematico annientamento e repressione.
> >Che il movimento antiglobalizzazione sia un'accozzaglia di criminali
> >sovversivi, violenti, cospiratori, da questa prospettiva non è un'ipotesi
> >da dimostrare, ma una certezza da affermare.
> >Eppure, di fatto, bisogna andare a ritroso fino al ventennio fascista per
> >ritrovare altri imputati per cospirazione politica oppure ai romantici
> >carbonari dell'Ottocento: di certo, se qualcuno paragona il nostro

impegno
> >sociale e politico con quello dei nonni antifascisti o dei bisnonni
> >carbonari, non fa che lusingarci.
> >In verità i pericolosi sovversivi, i veri criminali sono dall'altra parte
> >della barricata, sono costoro che cercano di sospingere il movimento sul
> >terreno dello scontro 'fisico', militare, anche perché sanno bene che
> >questo è l'unico terreno dal quale usciremmo sconfitti.
> >La loro strategia è fin troppo evidente e banale: nel momento in cui non
> >vogliono dare risposte concrete alle istanze ed alle rivendicazioni dei
> >movimenti, sbrigliano i loro cani da guardia, le loro meschine strategie

di
> >criminalizzazione e repressione, nel tentativo di zittire, stigmatizzare

e
> >annientare il movimento.
> >Ma il movimento ha già dimostrato a Genova e dopo Genova la maturità
> >politica capace di sfuggire a queste trappole: tanto meno questa ridicola
> >inchiesta riuscirà a smentirla.
> >Non solo, ma - come l'esperienza di Genova - anche quest'attacco politico
> >non produce arretramento, sconforto e smobilitazione, ma anzi rafforza la
> >consapevolezza della necessità di rilanciare le battaglie del movimento:

si
> >scopre infatti che in gioco non c'è solo la possibilità di conquistare
> >nuovi diritti e garanzie sociali, ma anche la tenuta democratica,
> >l'azzeramento delle strategie eversive e reazionarie con le quali, negli
> >ultimi decenni, hanno pesantemente attaccato i precedenti cicli di
> >mobilitazione sociale.
> >Per questo è importante che il movimento si divincoli da questa tenaglia

in
> >cui si cerca di stritolarlo, da quel vortice repressione/lotta alla
> >repressione che tarpa le ali alla dinamicità ed ai processi di
> >trasformazione sociale.
> >Le giornate di Firenze hanno posto domande e istanze politiche ben

precise,
> >da cui nessuno può pensare di divincolarsi grazie alle geniali intuizioni
> >di un zelante magistrato o di solerti carabinieri.
> >Per questo, ancora, a prescindere dalla sacrosanta battaglia per

denunciare
> >il carattere politico e persecutorio di quest'operazione, è importante
> >continuare a rilanciare le pratiche ed i contenuti del movimento, anche
> >perché è soprattutto attraverso questo che è possibile dimostrare chi

sono
> >i veri criminali: se sono coloro che come noi si autorganizzano dal

basso,
> >coloro che partecipano ai movimenti, oppure se sono coloro i quali si
> >rendono responsabili di guerre e bombardamenti, di milioni di morti per
> >fame e carestie, della devastazione ambientale del nostro pianeta.
> >Allo stesso tempo, è necessario ribadire e rivendicare le pratiche della
> >disobbedienza civile come forme di mobilitazione legittime e sacrosante,
> >dinanzi alle tante, troppe ingiustizie che attanagliano il nostro mondo
> >globale.
> >Su questo nessuna inchiesta, nessun magistrato potrà farci arretrare.
> >Possono incarcerare 20, 200 o 2000 di noi, dei nostri fratelli, ma non ci
> >piegheranno.
> >Noi con il cuore, ma tanti altri fisicamente, saremo in questi giorni al
> >fianco degli sfrattati di Melito per il diritto alla casa, dei

disoccupati
> >che rivendicano un impiego o un reddito, dei lavoratori FIAT in lotta per
> >difendere il posto di lavoro, degli immigrati il 30 novembre a Torino
> >contro i centri-lager.
> >Con la violenza che si fa chiamare giustizia, ci hanno rinchiuso nelle
> >carceri, tra mille sbarre e cancelli, ci hanno privato di un bene
> >fondamentale, del bene primario per tutti gli esseri umani: la libertà.
> >Non si rendono conto che è tutto inutile, che perderanno anche
> >quest'ulteriore battaglia: perché noi siamo un esercito di straccioni, ma
> >anche e soprattutto di sognatori.
> >Per questo siamo invincibili.
> >
> >
> >Francesco Caruso
> >
> >
> >carcere di Mammagialla, Viterbo, Italia, Europa, Pianeta Terra
> >25 novembre 2002, Anno Secondo della Guerra Globale Permanente
> >
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