Autore: Alessandro Presicce Data: Oggetto: [Lecce-sf] da Repubblica: lettera aperta di Caruso
Viterbo, 18:45
No global, lettera aperta di Caruso: non cadere in trappola
In un lunga lettera aperta dal carcere di Viterbo il leader dei no global
campani, Francesco Caruso, denuncia ciò che sta scoprendo nelle carceri,
chiede di non cadere nella trappola che fa reagire alla repressione,
rivendica il diritto alla disubbidienza e alla lotta politica.
"Dovrò paradossalmente ringraziare i magistrati di Cosenza e i loro
teoremi - scrive Caruso - per avermi dato la possibilità di attraversare
l'infernale girone dantesco delle carceri: Trani, Viterbo, migliaia di
persone rinchiuse come polli in batteria, dove anche il minimo, elementare
diritto diventa un favore da implorare. Qui democrazia, giustizia e dignità
si possono tradurre in un sola parola: amnistia subito e per tutti".
"La pericolosità sociale e politica di quest'inchiesta è sotto gli occhi di
tutti - scrive poi, riguardo all'ordinanza che l'ha portato in cella -.
Dietro l'ambiguo e inconsistente impianto accusatorio, si cela il maldestro
tentativo di ridurre la ricchezza e la vitalità dei movimenti ad un mero
problema di ordine pubblico. Alla base di queste assurde congetture c'è un
delirante pregiudizio ideologico sul rapporto tra democrazia, mobilitazione
e conflitto sociale".
Caruso scrive di "un'ossessiva persecuzione politica che tocca il suo
culmine con le violenze di Genova e l'omicidio di Carlo Giuliani". E
prosegue: "Ora l'assurdo teorema di Cosenza: con in prima fila, ancora una
volta, i Reparti operativi speciali dei carabinieri (l'unico corpo senza
indagati per i fatti di Genova) questa volta supportati da alcuni solerti
magistrati che i Ros hanno trovato dopo estenuanti ricerche in un anonimo
tribunale del profondo Sud".
"In verità - scrive Caruso - i pericolosi sovversivi, i veri criminali sono
dall'altra parte della barricata, sono coloro che cercano di sospingere il
movimento sul terreno dello scontro militare, anche perchè sanno bene che
questo è l'unico terreno dal quale usciremmo sconfitti". Per questo, secondo
il leader dei Disobbedienti campani "è importante che il movimento si
divincoli da quel vortice repressione-lotta alla repressione che tarpa le
ali alla dinamicità ed ai processi di trasformazione sociale".
Allo stesso tempo, sostiene Caruso, è "necessario ribadire e rivendicare le
pratiche della disobbedienza civile come forme di mobilitazione legittime e
sacrosante, dinanzi alle tante, troppe ingiustizie che attanagliano il
nostro mondo globale. Su questo nessuna inchiesta, nessun magistrato potrà
farci arretrare". (red)