Un gruppo di giovani è entrato nell'edificio
Nessuna violenza, striscioni e slogan: Francesco libero"
Bologna, irruzione in Procura
"Qui i torturatori di Bolzaneto"
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BOLOGNA - Parte subito la protesta No global dopo l'arresto di Francesco
Caruso e di altri venti militanti del movimento. Parte da Bologna con
l'irruzione di un gruppo di giovani negli uffici della Procura della
Repubblica. I manifestanti ce l'avevano con Gianni De Gennaro, il capo della
Polizia di Stato che stava tenendo una conferenza stampa nell'edificio: "I
torturatori di Bolzaneto sono qua dentro, hanno arrestato dei nostri
compagni, e De Gennaro è qua che fa una conferenza stampa" hanno gridato i
ragazzi e le ragazze entrati a forza nell'atrio del palazzo.
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"Francesco libero, liberi tutti", era scritto in un grande striscione
mostrato dai Disobbedienti, mentre altre urla dicevano "Siete voi i
responsabili di Genova". Intanto polizia, carabinieri e lo stesso capo della
Digos di Bologna tentavano di spingere fuori i ragazzi dalla Procura.
Il gruppo di disobbedienti era riuscito a entrare al piano terra della
Procura poco prima di mezzogiorno, prendendo un pò di sorpresa le forze
dell' ordine che pure erano piuttosto numerose per la presenza nel palazzo
del Capo della Polizia Gianni De Gennaro, che stava incontrando i magistrati
e gli investigatori bolognesi che indagano sulla mancata scorta al professor
Marco Biagi.
Il gruppo di disobbedienti, è entrato dal cancelletto esterno spostando di
forza un agente della Digos poi il gruppo, una ventina di persone, è stato
bloccato sempre di forza e a fatica, davanti agli ascensori della portineria
fra l'incredulità generale, da poliziotti, carabinieri, e militari della
Guardia di Finanza. C'è stato anche qualche spintone, con i disobbedienti
che a mani alzate e con megafoni gridavano slogan per la liberazione di
Francesco Caruso. Poco dopo hanno improvvisato per una decina di minuti un
sit-in al piano terra della Procura, mentre arrivavano in Procura volanti di
polizia e pattuglie dei carabinieri, visto che per contenere l'emergenza,
erano dovuti scendere al piano terra agenti e carabinieri, delle sessioni di
polizia giudiziaria della Procura, che, solitamente, in giacca e cravatta,
lavorano con i magistrati, senza compiti di sorveglianza alcuna.
"L' inchiesta della Procura di Cosenza di riporta agli anni '70, e riporta
il paese in un clima di intimidazione degli attivisti politici. Questo è il
nostro legittimo sospetto". Questa la critica all' inchiesta contro i
disobbedienti, spiegata ai giornalisti, da Gianmarco De Pieri, del Social
Forum di Bologna, fra i protagonisti del blitz dentro la Procura del
capoluogo emiliano per manifestare contro l' arresto di Francesco Caruso.
"Noi siamo il movimento del terzo millennio - ha continuato De Pieri - noi
parliamo di democrazia, invece questa inchiesta del procuratore capo di
Cosenza ci ricorda la teoria Calogero. Noi non siamo amici di Al Quaeda nè
dei terroristi ceceni, ma non siamo neppure amici di Putin e Bush. Stiamo
facendo qualcosa per tutti, con questa protesta pacifica".
Verso mezzogiorno e mezza, i "Disobbedienti" hanno lasciato il palazzo.
Questa sera, in piazza Nettuno, è in programma una manifestazione di
protesta.
Proteste e sit in un po' dappertutto. Molti giovani manifestano davanti al
carcere di Trani dove è stato rinchiuso Francesco Caruso
(15 novembre 2002)