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Aihe: [RSF] messaggio
Il Thursday 14 November 2002 19:15, parovit@??? ha scritto:
> Il movimento ha bisogno del cervello di tutte e di tutti.
> Anche del tuo e del mio.
>
>
> E? vitale per il movimento mantenere la sua autonomia. Questo significa
> per chi aderisce ad organizzazioni politiche essere disponibile, nel caso
> che fra la propria organizzazione e il movimento posizioni vi siano
> posizioni contrastanti, a preferire la posizione del movimento, che va
> difeso da ogni tentativo di sovrastarlo o di usarlo. Ma se si vuole
> realizzare questo proposito, non è più sufficiente che il movimento
> proclami la sua autonomia e recinti i suoi spazi, deve essere lui a
> stabilire le regole della relazione con i partiti e la politica. Se si
> vuole che la questione della guerra sia oggi la vera discriminante, mi
> sembra necessario fare un passo avanti per esprimere fin d?ora, nella
> reciproca autonomia, il sostegno attivo del movimento in tutte le forme,
> compreso l?espressione del voto, a quelle forze ed organizzazioni politiche
> che con coerenza portano avanti una battaglia contro la guerra all?Irak
> senza se e senza ma, con l?Onu o senza l?Onu, vedendo in questo sostegno un
> fatto strettamente politico e superando ogni remora ideologica. Può essere
> che questa mia proposta sia sbagliata, tuttavia vorrei iniziare una
> discussione poiché non è più sufficiente dire dopo Firenze, a mio parere,
> che non si intende diventare un partito e non stabilire dei paletti precisi
> nei confronti dei partiti e dei loro tentativi di intrusione. Se ritieni
> che il problema meriti una discussione, ti invito ad esprimere la tua
> opinione e a far viaggiare questa proposta. Cordialmente Vittorio Parola
>


Trovo questo spunto interessantissimo, perché preso alla lettera
concentrerebbe il legame Movimento-partiti all'istante del voto. Resta che
facendo politica tutti i giorni, il momento del voto è una rarità. Cosa
proponi di fare per sostenere non questo o quel partito a mezzo di una delega
già largamente prevista, ma per affrontare il nodo della depoliticizzazione
della cittadinanza?
Oggi i partiti continuano ad essere imprese che offrono un prodotto politico
di massa. Uno va bene per il 5% dei clienti, uno per il 25%. Mettici la
pubblicità menzognera e tutto quello che vuoi, ma questi prodotti sono
relativamente chiusi, vengono progettati "altrove". Spesso il prodotto
politico non esiste nemmeno al momento della transazione, il proletario
politico cede in anticipo le risorse fidandosi di promesse, come diceva lo
zio Karl. Ma soprattutto entrano nella produzione politica molti fattori che
non riguardano la raccolta di risorse, ed è difficile capire quanto in bianco
sono gli assegni che il votante ha firmato.
Da un lato, le risorse vengono raccolte usando un numero piccolo di argomenti
-salvo quando il Bertinotti parte e mette in un comizio 24 temi all'ora-
mentre molto più numerosi sono i fatti del mondo.
Dall'altro, un elemento favorevole all'acquisto del prodotto politico è la sua
semplicità, che gli dà delle caratteristiche di razionalità e che significa
poi una gran semplificazione del mondo.
E c'è il meccanismo di garanzia... che manca. Le transnazionali più schifose
conquistano il cuore della gente perché hanno capito che puoi sempre
acquistare un cliente nuovo, ma non puoi recuperare un cliente che hai
perduto. I partiti invece si ricordano dei voti bianchi solo quando gli manca
il quorum, perché è comunque garantito che un tot di potere c'è sempre, per
quanto privatizzando lo si possa trasferire.
I partiti sono anche imprese altamente globalizzate, dove sono distinti i
luoghi e le mansioni. Vuoi un autobus che ti porti dal tuo voto fino alla
messa al lavoro del tuo contributo? non c'è. Vuoi sapere dove i brain workers
distillano il tuo futuro? Ah beh saperlo. E se chiedi chi sono 'sti brain
workers? Beccati Bobbio. Ma io non cercavo Bobbio, cercavo quelli... come si
chiamano... tipo i D'Antona e i Biagi. Chi ha concepito questa macchina
opaca?
Insomma, c'è un rischio. Che con la scusa della guerra i partiti politici
continuino con meccanismi che portano alla depoliticizzazione e in ultima
analisi anche alla guerra. A quel punto avremmo bruciato l'ultima carta, per
questo non ho fretta di votare Pinco e Pallo. Non mi illudo di svegliarmi
stasera e sconfiggere la guerra a maggio, fosse anche il maggio del '68.
(2068?).
Le istituzioni non hanno etica, hanno al più una ideologia. Sono le persone
che hanno un'etica.

Cordialmente,
Ernesto "Stalkern"
PS a proposito,si può essere pacifisti senza essere antimilitaristi e senza
esaminare e rigettare il dominio, anche quello politico?