[Cerchio] Fw: [libertari] Una critica anarchica al Black Blo…

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Auteur: Pkrainer
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Sujet: [Cerchio] Fw: [libertari] Una critica anarchica al Black Bloc
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Sent: Tuesday, November 12, 2002 9:09 PM
Subject: [libertari] Una critica anarchica al Black Bloc


Colpire il Black Block ?
di Ray Cunningham

da Red and Black Revolution - Number 6.
http://flag.blackened.net/revolt/rbr.html



Crediamo che parte dello scopo di questa rivista sia di sollevare
temi che gli anarchici possono trovare stimolanti. Questo saggio
rappresenta l'opinione di un membro del WSM - speriamo aiuti il
dibattito e in merito gradiremmo ricevere opinioni da altri
anarchici. Anche se l'idea del Black bloc circola da anni, è entrata
nella coscienza collettiva solo dopo le manifestazioni di Seattle.
Dopo due anni di presenza del Black bloc a tutte le principali
proteste contro summit, la loro tattica è giunta alla fine della
propria inutilità ? Che ruolo dovrebbero giocare gli anarchici nelle
proteste contro la globalizzazione ? Hanno ancora una rilevanza ? I
quattro summit principali che hanno avuto luogo negli ultimi quattro
anni - Seattle, Praga, Quebec e Genova - sono stati tutti differenti,
e il black bloc stesso è stato diverso in ogni occasione. La protesta
di Seattle, anche se ha coinvolto molte meno persone delle ultime
proteste, è stata probabilmente la più efficace. Essendo la prima
protesta del genere, la polizia e gli organizzatori non erano
preparati, così i manifestanti hanno potuto bloccare l'accesso al
summit. Il Black bloc ha giocato un ruolo relativamente piccolo nel
fermare il vertice, tuttavia ha ricevuto la maggior parte
dell'attenzione dei media. I due tipi di azione - i blocchi e la
distruzione di proprietà - indicavano un nuovo metodo di protesta;
una protesta visibile, illegale e più interessata a raggiungere
risultati che a conseguire obiettivi simbolici. A partire da Seattle
gli organizzatori dei vertici si sono preparati di più, sapendo di
dover fronteggiare proteste, per cui ogni summit ha visto aumentare i
livelli di sicurezza. A Praga, tutte le entrate al summit erano
sorvegliate dalla polizia, rendendo impossibile ai manifestanti
realizzare un vero blocco. I diversi settori della protesta hanno
avuto reazioni differenti. Un gruppo, il blocco rosa, si è mosso
intorno al Centro Conferenze, senza tentare di invadere il perimetro
(anche se sono poi riusciti ad entrare trovando una sezione
incustodita). Un altro gruppo, il blocco giallo, guidato da Ya Basta,
ha scelto di intraprendere azioni simboliche. Il loro obiettivo di
spingersi attraverso le linee della polizia non avrebbe mai potuto
avere successo, ma era pensato per mostrare la volontà di andare
oltre semplici manifestazioni passive. Il terzo gruppo, il blocco
blu, voleva dare vita ad azioni più dirette, e provò a colpire
attraverso le linee della polizia per giungere al summit, o almeno
alla stazione della metropolitana che avrebbe trasportato i delegati,
con il fine di bloccarli dentro il Centro Conferenze. Nella loro
volontà di distruggere la proprietà, e scontrarsi con la polizia,
questo gruppo si pensò coscientemente come un Black bloc anarchico.
In Quebec il livello di sicurezza è ulteriormente cresciuto e la
situazione è ancora cambiata. La sistemazione di recinzioni attorno
al perimetro del summit, e i raid polizieschi negli squat nei giorni
precedenti il summit, alzarono la tensione ancora di più. Come a
Praga, i manifestanti risposero dividendo la aree di protesta in
zone, cosi che la gente potesse scegliere il livello di illegalità e
di scontro che preferiva. Qui, come a Seattle, c'era un black bloc
separato, ma a differenza di Seattle, questo black bloc si concentrò
nell'attacco al summit, scontrandosi con la polizia e cercando di
passare attraverso le recinzioni. Più recentemente, durante le
proteste di Genova, almeno nel giorno dell'assedio alla zona rossa,
il meccanismo era basato sulla consapevolezza che diverse tattiche
sarebbero state usate dai diversi gruppi di manifestanti, ognuno in
zone diverse. Anche se lo scarso lavoro precedente di coordinamento
fu un fattore importante, il maggior problema che i manifestanti si
trovarono di fronte fu la presenza massiccia e attiva della polizia.
La polizia, disponendo di formidabili recinzioni lungo l'intero
perimetro vietato, attaccò i manifestanti che si muovevano verso le
recinzioni, fermando alcuni gruppi e forzando diversi elementi della
protesta ad incontrarsi. Il Black bloc, che intendeva provare ad
irrompere nel summit, finì con il solo distruggere banche e negozi
nelle strade di Genova. Dopo ogni summit, con ogni aumento di misure
di sicurezza, le condizioni che hanno reso possibile Seattle si
allontanano sempre più. A Seattle era possibile coinvolgere molte
persone in azioni che non erano esclusivamente illegali o di scontro
(non più di un reclaim the streets o di una critical mass) riuscendo
comunque in modo diretto nello scopo di fermare il summit. Ma adesso
che le barricate si sono alzate, i manifestanti sembrano avere due
alternative: ritornare a proteste simboliche e pacifiche che non
hanno effetti diretti, o scegliere forme molto illegali e altamente
organizzate che potrebbero essere direttamente efficaci. Ogni volta
che la sicurezza di un summit viene aumentata, il livello di
illegalità e pianificazione richiesta per superare quella sicurezza
aumenta di pari passo. Al di là di questa questione, c'è la costante
questione del Black bloc. E' difficile definire cosa sia il Black
bloc, ancora di più decidere che parte possa giocare nelle proteste
contro i summit. Può essere cominciato semplicemente come un gruppo
anarchico (anche se molti anarchici lo rifiutano), ma non è un gruppo
permanente , è solo qualcosa che si crea come gruppo durante le
proteste. Essere nel Black bloc significa semplicemente avere la
volontà di infrangere la legge, distruggere la proprietà o scontrarsi
con la polizia per raggiungere gli scopi della protesta. Così, molti
non-anarchici si uniscono lietamente al block, fino al punto che uno
dei Black bloc a Genova conteneva un gruppo di Maoisti. La volontà
del Black bloc di distruggere la proprietà può essere ciò che lo
separa da altri manifestanti, ma ci sono anche divisioni all'interno
del blocco su cosa questo tipo di azioni debbano significare. Da una
parte, ci sono quelli disposti ad usare la violenza por uno scopo
specifico, abbattere una recinzione o una barriera, o attraversare le
linee della polizia, al fine di interrompere un summit. All'altra
estremità ci sono coloro che pensano che opporsi al capitalismo
globale significhi opporsi a tutte le sue manifestazioni, e quindi
attaccando negozi, macchine e polizia ovunque possibile. La maggior
parte delle persone sembrano essere tra le due correnti, non avendo
problemi con le persone che attaccano una banca o una catena di
negozi, ma a volte criticando quando questo viene fatto a scapito di
obiettivi più importanti, o ancora pensando che le persone debbano
scegliere con più attenzione i propri obiettivi. Il continuo aumento
dei livelli di sicurezza nei summit colpirà in particolar modo il
Black bloc. Abbiamo visto a Genova che la polizia è pronta a impedire
a grossi informi gruppi come il Black bloc di avvicinarsi ad un
summit. Quindi oltre la scelta tra azioni simboliche e pacifiche e
azioni altamente illegali pianificate, gli anarchici possono anche
unirsi ad un Black bloc che non potrà fare di più che attaccare
negozi e banche. Cellule rivoluzionarie ? Esiste già una tradizione
di condurre clandestinamente azioni. Attacchi incendiari contro le
proprietà di multinazionali generalmente non sono pubblicizzati in
anticipo, non più delle azioni dell'ALF, il Fronte di Liberazione
Animale. Se la segretezza è il prezzo da pagare per azioni efficaci,
allora molte persone sono pronte a pagarlo. Ma ne vale la pena ? Cosa
ha reso efficace il blocco del summit a Seattle ? Ad un primo
sguardo, Seattle e tutte le proteste contro i summit sono state
importanti per l'uso dell'azione diretta. I manifestanti non si sono
limitati ad un gentile lavoro di lobbing della politica, o a educate
manifestazioni che rispettassero i percorsi definiti, si sono mossi
invece per fermare il summit direttamente. Ma fermare un summit non è
un gran risultato in se per se. Nessuno crede che impedire al WTO o
al G8 di tenere questi grandi incontri, impedisca loro di agire. In
questi grossi summit non accade nulla che non possa essere
organizzato in qualche altro modo. Gli stessi summit sono atti
simbolici, opportunità per i potenti di affermare la propria
autorità, pubblicizzare e legittimare le loro istituzioni,
rinforzando la credenza che il loro sia l'unico modo per il mondo di
andare avanti. Questo significa che le proteste contro i summit sono
esse stesse azioni simboliche, a prescindere da quanto siano
efficaci, non cambiano il mondo, non più di quanto gli stessi summit
facciano. Le proteste dimostrano però un'alternativa, mostrano che
non devi lasciare le decisioni ad altri, che è possibile per grandi
numeri di persone riunirsi e organizzarsi, che l'azione diretta e la
democrazia diretta sono possibili. Questo è il nodo centrale in
relazione alle proteste contro i summit, è questo è ciò che dobbiamo
ricordare quando cerchiamo di definire come comportarci con i
prossimi summit. La partecipazione democratica di massa non è solo
una tattica da adottare o scaricare, è la cosa più importante nelle
proteste. Questo è l'errore di alcuni piani, per fare un esempio, che
sono circolati per fermare il summit del G8 ad Alberta, Canada. E'
molto bello suggerire che gruppi di anarchici dovrebbero vivere nei
boschi nei mesi precedenti il summit, pianificando vari atti di
sabotaggio, alcuni dei piani avrebbero anche potuto funzionare. Ma
perché disturbarsi ? Qual'è la possibile vittoria che viene da un
piccolo gruppo di persone che adottano una tattica che per sua natura
esclude la vasta maggioranza della gente ? Non fermerà nessuna
decisione del G8, perché quelle decisioni saranno prese comunque, da
qualche altra parte se non lì. E' non c'è vittoria di "pubbliche
relazioni" da vincere, questa è stata vinta il giorno in cui il G8 ha
ammesso di doversi riunire in un luogo tanto isolato. Gli stessi
argomenti possono essere sollevati quando i summit si tengono in
luoghi più accessibili, protetti da polizia anti-sommossa o
recinzioni piuttosto che da chilometri di natura selvaggia. Con
l'adozione di misure di scurezza tanto estreme, il G8/WTO/World Bank
ammette di aver perso un mucchio di sostegno pubblico. I summit non
funzionano più come auto-celebrative conferenze stampa quando si
tengono in zone militarizzate, a tal punto che le stesse persone che
sostengono la banca mondiale o il G8 si chiedono a cosa servono i
summit. Quindi dobbiamo chiederci cosa otteniamo interrompendo i
summit, specialmente considerando le tattiche che sarebbero
necessarie a tal fine. Per quanto le cellule di attivisti e le
società segrete hanno a lungo fatto parte della tradizione
rivoluzionaria, queste forme sono profondamente problematiche per
l'anarchismo. Mentre i leninisti e gli autoritari di ogni tipo non
hanno problemi con le decisioni prese da un'elite minoritaria, un
caposaldo dell'anarchismo è che le decisioni devono essere prese
dalle persone che ne subiranno le conseguenze. Questo tipo di
controllo democratico è evaso se il movimento, o la sua componente
anarchica, agisce clandestinamente. Rimarremmo con piccoli gruppi che
agiscono nella convinzione di muoversi nell'interesse generale,
piuttosto che permettere ad ognuno la possibilità di prendere le
proprie decisioni. Questo nel lungo termine sarebbe distruttivo per
l'anarchismo. Ancora una volta, i leninisti pensano che sia possibile
per un piccolo gruppo di persone prendere il controllo e inaugurare
una migliore società, per noi non è così semplice. L'anarchismo deve
essere la creazione libera e cosciente della maggioranza delle
persone nella società, il che significa che un sacco di persone
dovranno essere convinte che si tratta di una buona idea che
funziona. Questo lavoro è praticamente impossibile se non possiamo
mostrare le nostre facce pubblicamente, se ad ogni dimostrazione gli
anarchici sono nascosti tra la folla. I media borghesi saranno sempre
contenti di ritrarre l'anarchismo come violenza insensata. Se non
mostriamo noi che esiste anche un lato positivo dell'anarchismo,
nessuno lo farà. Questo non significa che dobbiamo diventare
pacifisti assoluti, o che dobbiamo escludere ogni violenza o
distruzione di proprietà prima o durante la rivoluzione. Rimangono
comunque casi nei quali la violenza è la miglior soluzione al
problema, nel combattere i fascisti ad esempio. Ma ci sono costi per
questo tipo di azioni, e troppo spesso sembrano essere ignorati. Le
decisioni su quale tattica usare non sono basate spesso su cosa sia
meglio per far avanzare l'anarchismo, ma piuttosto su quanto sia
eccitante mascherarsi e rompere le cose, rispetto alla noia del
provare a persuadere le persone. Se il black bloc continua in
occasione delle manifestazioni contro i vertici, sarà perché le
persone hanno assunto la loro tattica come la più efficace o perché
le persone si divertono a indossare maschere anti-gas e bandana ?
Ovviamente c'è un'altra ragione per il "successo" del black bloc.
Oltre ad usare la violenza/distruzione di proprietà come mezzo per
ottenere il fine di infrangere le linee della polizia e interrompere
un summit, c'è un altro motivo che indica nella distruzione della
proprietà delle multinazionali (ma anche della semplice proprietà
privata) un obiettivo valido di per se, che aiuta comunque a
raggiungere altri obiettivi; sono sicuro che una delle ragioni per le
quali nessuna città desidera ospitare vertici di questi tempi è il
livello di micro-distruzione che si aspettano di subire. Le autorità
possono difendere i centri conferenze, ma non possono barricare ogni
attività commerciale in città. Come potrebbe essere giusto attaccare
un incontro della Banca Mondiale e sbagliato attaccare una banca in
pieno centro ? Sono entrambi elementi dello stesso sistema, operano
solo su scala diversa. Come può essere giusto attaccare un summit che
facilita la vita allo sfruttamento della forza lavoro, ma sbagliato
attaccare una compagnia che è direttamente coinvolta nello stesso
sfruttamento ? O attaccare un negozio che vende sfruttamento sotto
forma di merce ? O che vende cibo prodotto ugualmente in orrende
condizioni ? Questi argomenti non sono privi di legittimità.
Sicuramente però distruggere un MacDonald's non fermerà il
capitalismo globale, tanto quanto interrompere un summit. Non
accettiamo l'equiparazione tra il danneggiare la proprietà e il
ferire le persone - in effetti è un triste riflesso della società che
le due azioni siano equiparate - allora perché anche dibattere
sull'argomento ? Se un'impresa partecipa, o anche sostiene
l'oppressione di persone concrete, cosa c'è di sbagliato nel
rompergli i vetri ? Perché dovremmo versare lacrime per la Nike ? Ma
d'altro canto che cosa provoca una vetrina rotta ? Le vetrine rotte
non intaccano minimamente i profitti di una multinazionale,
specialmente se possono riversarne il costo su qualcun altro. Le
vetrine rotte non hanno neanche un gran potere persuasivo. Se
arrivano alla fine di una lunga campagna, le persone possono capire
perché uno specifico negozio è stato attaccato, altrimenti il gesto
viene percepito come un'azione cieca (e parte di ciò che si è visto a
Genova era fatto totalmente alla cieca). Perciò si torna alla stessa
domanda, stiamo scegliendo basandoci sul nostro desiderio di vedere
una società anarchica ? Oppure stiamo solo soffiando vapore ? Non è
così semplice, perché per soffiare vapore è necessario comunque dire
qualcosa. Ci sono talmente tante restrizioni alla nostra vita nella
società capitalista che vale la pena di cogliere ogni opportunità di
liberarsi da queste restrizioni. Essere attivisti anarchici non
dovrebbe significare stare seduti tra riunioni infinite e vendite di
giornali, dobbiamo anche afferrare le nostre libertà quando possiamo,
e se una manifestazione può essere trasformata in una festa, tanto di
guadagnato. Ma una manifestazione non cambierà la società, e non
importa quanto bella sia la festa - o quanto distruttivi i disordini -
finché il capitalismo continua ad esistere tutte le nostre vittorie
possono solo essere temporanee. Per questo dobbiamo saper bilanciare,
accertando che le nostre gratificazioni di breve termine non rendano
più difficili da raggiungere i nostri obiettivi di lungo termine.
Stiamo lottando per il mondo intero e non solo per una settimana.
Forse la più grande sfida che il movimento anti-globalizzazione deve
fronteggiare al momento è il dover realizzare che il primo round è
finito, e che siamo stati noi a vincerlo. I summit non saranno mai
più la stessa cosa, non più aperte ostentazioni di potere e certezze,
organizzate nelle maggiori città occidentali, la Banca Mondiale, il
WTO, il FMI e il G8 devono incontrarsi in angoli selvaggi del Canada
o in uno stato repressivo come il Qatar. Sono stati costretti sulla
difensiva - sono loro a dover giustificare la loro esistenza e devono
farlo da dietro recinzioni e protetti da polizia anti-sommossa. Con
il loro ritiro, noi abbiamo guadagnato fiducia. Il mondo è pieno di
network di attivisti, che condividono informazioni e lavorano insieme
su un piano che pochi avrebbero sognato qualche anno fa. E questi
network sono stati costruiti democraticamente, dal basso. Delegati e
portavoce, idee che pochi avevano sentito fino ad alcuni anni fa,
sono adesso moneta corrente. Molti nuovi gruppi si organizzano senza
leader e sempre più persone mettono in questione la stesa idea che le
persone abbiano bisogno di "fautori di regole", che si definiscano
capitalisti, socialisti o comunisti. Ma le cose non possono
continuare in questo modo per molto tempo. Non possiamo usare le
stesse tattiche contro gli stessi obiettivi e aspettarci di
continuare ad avere successo. Allora che cosa cambierà ? Fino ad ora
il movimento è stato aperto, democratico, ed ha per lo più usato
corrette e pacifiche azioni dirette. Siccome queste tattiche si
mostrano ora meno vincenti, arriveranno appelli per cambiarle. Per
prevenire le infiltrazioni poliziesche, alcuni chiederanno di
stabilire piccoli gruppi di leader che decidano come le
manifestazioni devono svolgersi, piuttosto che lasciare spazio ad
aperte discussioni. Altri contemporaneamente si ritirano dalle
discussioni, preferendo stabilire e realizzare le proprie azioni. Se
queste tendenze prendono piede, il risultato sarà che molti
manifestanti saranno ridotti ad un ruolo passivo di partecipanti,
tagliati fuori dalle decisioni importanti, arruolati nelle armate di
qualcun altro. L'alternativa è nel cambiare gli obiettivi. Piuttosto
che concentrarci sui grandi summit, è meglio fare azioni più piccole
contro un più ampio raggio di obiettivi. Strutture militari,
multinazionali, OGM, centri di detenzione per immigrati...e la lista
continua. Tutte queste cose sono importanti da combattere, e non
possono avere tutte un livello di sicurezza alto come quello dei
summit, il che significa che non dobbiamo ricorrere a tattiche non
democratiche per abbatterle. E per le grandi azioni spettacolari ? Le
stesse città. Lo stile tattico di Seattle funziona ancora bene se non
devi superare barriere e ostacoli seri, il che significa che le
persone possono essere coinvolte, nel prendere decisioni e non solo
nel seguire gli ordini, con un minimo di preparazione e esperienza.
Come anarchici dobbiamo ricordare perché siamo coinvolti in prima
linea. Dobbiamo migliorare la situazione immediatamente, prendendo le
vittorie che possiamo ovunque possiamo. Questa è in parte la ragione
per la quale enfatizziamo l'azione diretta, perché dovrebbe avere
effetti positivi immediati. Ma siamo anche coinvolti in tutto questo
per un obiettivo più ampio, per creare una società anarchica. Questo
significa convincere la gente che l'anarchismo è possibile, non solo
argomentando, ma mostrando come il modo di prendere decisioni degli
anarchici può davvero funzionare, come le persone possono loro stesse
prendere decisioni senza affidarsi a esperti e professionisti che
debbano pensare per loro. Per questo dobbiamo ricordare l'importanza
del rendere le campagne accessibili, mantenendole democratiche.
Questa non è una situazione rivoluzionaria, e la maggior parte della
gente che manifesta con noi non ha intenzione di dedicare
(all'attivismo) la propria vita, abitando in squats e andando ad
assemblee. Perciò dobbiamo accertarci che questo non impedisca alle
persone di prendere la parola nelle nostre campagne, accertarci che
non stiamo innalzando barriere che finiscono con il creare una
leadership informale tanto negativa quanto quella
leninista "ufficiale". E questo significa lottare per continuare a
sviluppare il tipo di campagna, e i modelli di organizzazione che
veramente coinvolgano le persone, piuttosto che permettere di essere
spinti in un ghetto.


testo tradotto nella lista www-it@???








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