PERCHE' UN MOVIMENTO ANTIPROIBIZIONISTA IN ITALIA.
Il movimento di massa antiproibizionista (mdma) nasce con provocazione e
ironia grazie alla radice della pianta di cannabis e alla formula chimica
dell'ecstasy, da gruppi di consumatori più o meno consapevoli presenti in
tutta Italia, persone e gruppi che si preoccupano, più di quanto non
facciano le nostre leggi, di creare spazi per un'informazione corretta e
obiettiva sulle sostanze e soprattutto di difendere e sviluppare contesti
dove far crescere una socialità-altra che comprenda solidarietà, curiosità e
apertura verso possibilità di conoscenza date a volte solo in alcuni stati
modificati di coscienza. Nel corso del tempo il movimento ha raccolto
intorno a sé moltitudini a qualsiasi classe o ruolo sociale e a oggi fanno
parte di mdma consumatori di vari tipi di droghe legali e illegali, ex
consumatori, politici, ricercatori, operatori sociali, sanitari, freelance
di vario genere, malati che necessitano della marijuana come farmaco,
insegnanti. Il movimento è quindi politico non solo a parole ma nelle prassi
quotidiane, individuali e collettive ed è trasverale a moltissimi contesti:
strada, servizi, università, scuole, centri sociali. L'obiettivo è sempre
quelo di muovere conoscenza, cultura e opporsi alle stagioni, troppo lunghe,
dell'ignoranza che regna sovrana su questi temi.
La nostra azione è spesso connotata da grandi appuntamenti di massa, come le
affollatissime feste del raccolto di ques'anno a Genova, Bologna, Marghera,
Padova, Milano, Roma, Faenza, Pisa o la Street Rave Parade, manifestazione
annuale antiproibizionista che si tiene a Bologna (quest'anno eravamo in
80.000! tra suoni colori e deliri), ma anche da progetti, ricerche portati
avanti con varie forme di resistenza, in ognuna delle nestre realtà
quand'anche da manifestazioni di opposizione e protesta rispetto a varie
forme di abuso di potere.
Il proibizionismo è una delle più antiche politiche globali del '900, capace
di unificare e coordinare le polizie e le legislazioni, i governi e i
poteri, ben prima di quasi tutti gli organismi e gli accordi sovranazionali
oggi esistenti, da quello multilaterale sugli investimenti, a buona parte di
quelli di libero scambio, dall'ONU al FMI, una sorta di pensiero unico ante
litteram che ha una parte fondamentale, nel disegnare la finanza
internazionale superando e confondendo le frontiere della legalità, oltrechè
della geografia, di scatenare guerre e di sostenerle a tempo indefinito, di
legittimare operazioni di "polizia internazionale" prima e le politiche di
guerra imperiale permanente oggi, di imporre costi sociali ed economifici
enormi in ogni parte del globo.
Dalle Colombia all'Afghanistan non c'è scenario di guerra presente e,
temiamo, futuro, dove il mercato delle droghe non abbia fatto da sfondo,
spesso con cifre e condizionamenti persino più ampi di quelle materie prime
che talora vengono invocate, a spiegazione dei conflitti e degli interventi.
Ma le politiche alternative al proibizionismo sono state fino a oggi assenti
da dibattiti e Social Forum.
Abbiamo dunque deciso di attraversare il Forum Sociale Europeo, con allegria
e radicalità, convinti che dal superamento di questo formidabile strumento
di oppressione e controllo sociale, il proibizionismo, dipenda la vita di
milioni di persone.
Ora, nel nostro paese, dopo il bagno di sangue di Genova 2001, è iniziata
un'altra fase storica, per niente allegra come era facile intuire. Forse non
tutti sanno che, al di là della legislazione italiana sulle droghe,
proibizionista e paradossale, come nella maggior parte del paesi europei, la
lotta alla droga intesa come lotta ai drogati parte da lontano, almeno dagli
anni '80 di Reagan, con effetto, tra gli altri danni, di aumentare
produzione e consumo. Ma solo in Italia possono esistere comunità
terapeutiche che uniscono mafia, famiglia e potere, come San Patrignano, di
fatto una media impresa cresciuta grazie al lavoro e allo sfruttamento dei
tossicodipendenti, cui il governo promette oggi la gestione di quei carceri
speciali per td, strutture di custodia attenuata, che rappresentano il primo
passo verso la parziale privatizzazione del sistema carcerario. In una
situazione in cui oggi la maggiar parte dei detenuti all'interno degli
istituti di pena in Italia è composta da persone tossicodipendenti o che
hanno commesso reati legati al consumo di sostanze stupefacenti, la politica
italiana in questi mesi ha ribadito in vari ambiti (ad esempio il 26.6.02,
in occasione della "giornata internazionale contro il traffico di sostanze
stupefacenti"), attraverso dichiarazioni dei leader politici attualmente al
governo, la necessità della "tolleranza zero", termine usato per tutte le
guerre che si rispettino. Tre sono i pilastri che la sostengono:
prevenzione, recupero e repressione.L'impegno del governo sarà combattere
l'uso e il traffico illecito delle sostanze. Questo si sta concretizzando
con proposte di inasprimento dell'azione repressiva e l'allestimento in
corso di Comunità-lager. Direttiva: ripulire le strade dai tossici
antiestetici, delinquenti, parassiti a favore di certi "istituti
correttivi".
Nessuna apertura a forme di legalizzazione nenuneno per le droghe "leggere".
Viene ribadito che non è corretto definire una droga come leggera e che
qualsiasi droga fa male. "La droga fa male anche alle società" (on.
Gianfranco Fini, AN).
Continua, si ritiene necessaria e si inasprisce la persecuzione verso i
consumatori, spesso i più giovani, e spesso consumatori di cannabis, più
sprovveduti e disinformati.
Si torna, in sostanza, al Proibizionismo delle Origini (il 1931 è la sua
data di nascita): una straordinaria costruzione sociale che associa la
cannabis al Male e la sua
proibizione al Bene, facendo tabula rasa delle culture e colture di una
pianta che da 3.000 anni era pacificamente utilizzata in diverse parti del
pianeta per fini ricreativi, rituali e terapeutici.
Non esiste alcuna ricerca in grado di sostenere scientificamente questa
posizione, trattandosi di un'evidente falsità, ma tant'è. Il proibizionismo
non si fonda su nient'altro che un mito potente: basta crederci ed è
automaticamente una verità.
L'esperienza felice di 4 milioni di consumatori in Italia non è sufficiente
a mostrare l'assoluta infondatezza del dogma proibizionista. Questa
invenzione infatti permette ad un potere autoritario di giustificare l'uso
di polizia, tribunali, leggi liberticide secondo uno schema molto semplice:
ci sono dei nemici della società, i "drogati", contro questi vanno
utilizzati strumenti di controllo e repressione. In fondo non è questo lo
stesso meccanismo, in versione molto più hard, utilizzato a Genova per il
G8?
É stato istituito il Dipartimento Nazionale Antidroga diretto dal Prefetto
Pietro Soggiu che dovrà definire un vero proprio piano di azione triennale a
cui dovranno attenersi le Regioni. Si comincia dalla revisione del decreto
444. A molti questa cosa non dice niente ma è fondamentale per l'esistenza
dei sistemi di intervento: fissa, ad esempio, gli standard minimi di
personale per i Servizi pubblici. In questa sede pubblico e privato sono
equiparati nel momento in cui svolgono una funzione pubblica e verrà cosi
accresciuto il potere di quelle comunità terapeutiche che non hanno mai
dimostrato, in questi anni, trasparenza nei metodi, nelle economie e nei
risultati terapeutici oltre ad essere spesso gestite da volontari senza
alcuna preparazione professionale specifica e vittima di dinamiche
militaresche al loro interno. La ricerca è diventata quasi una bestemmia in
questo campo. In Italia è fermaa da anni se mai è esistita. Mentre altri
paesi proibizionisti, ma sufficientemente laici, sperimentano ed utilizzano
pratiche quali l'analisi delle sostanze nei luoghi di divertimento
giovanile, il pill-testing (esiste un progetto persino in Austria!) o la
somministrazione controllata di eroina per chi ha problemi di dipendenza da
lungo tempo. Questi strumenti terapeutici validissimi, a guardare i
risultati, sono per noi ILLEGALI. Viene avversata, perché ritenuta
controproducente, la politica definita di "riduzione del danno" con
conseguenti tagli ai finanziamenti su questi progetti.
Ciò significa una retromarcia pericolosa rispetto alle terapie con utilizzo
di sostitutivi e alle pratiche di "riduzione dei rischi" che avevano visto
in questi anni un interessante cambiamento nella relazione
operatori-tossicodipendenti nel rispetto delle rispettive scelte e stili di
vita, in aggiunta a risultati tangibili nella riduzione dei morti per
overdose, per AIDS, abbassamento sensibile della trasmissione del contagio
tra le persone td. Il valore di pratiche che hanno permesso al "sommerso" di
uscire allo scoperto, trovare aiuti e curarsi viene svilito e ritenuto
collusivo e immorale. L'astinenza torna ad essere l'unica strada per
"salvare" i drogati, malgrado gli evidenti fallimenti passati.
Si affacciano nelle scuole e per le strade progetti come "Enjoy" della
Moratti Letizia, riguardante 20 scuole, o il costoso "Ocifaiocisei" i cui
spot televisivi hanno già dimostrato banalità e ignoranza rispetto a
linguaggi e a contenuti efficaci.
Infinite aree problematiche attraversano l'universo droghe: dall'educazione
alla sanità, dall'economia alla giustizia, dall'immigrazione all'esclusione
sociale, dal narcotraffico alle guerre. Vogliamo fare parte di altro, creare
reti, nuove appartenenze, per scambiare tributi per una politica sulle
droghe possibile, condivisa e il più vicino possibile alla verità e non alla
paura, alle fobia del tossico o della droga. Vogliamio riempire di nuovo le
strade con la nostra vita, i nostri progetti e i nostri errori, con i nostri
cortei e Parade, ricchi di una diversità che ci ha sempre entusiasmato e che
ci auguriamo sia progressivamente la più vasta possibile.
INFINE UN APPUNTAMENTO
Dal 6 al 18 aprile 2003, i rappresentanti dei governi di tutto il mondo si
riuniranno a Vienna per sottoporre a verifica, a metà del cammino, la
strategia dei dieci anni, voluta fortemente da Pino Arlacchi e decisa a New
York nel 1998 dalla sessione speciale sulle droghe dell'Assemblea Generale
dell'ONU. Forte delle slogan "Un mondo libero dalla droga, possiamo
farcela", questa strategia prometteva di eliminare o ridurre
significativamente la domanda e l'offerta di droghe illegali, prima del
2008. Dopo cinque anni il fallimento è totale e la cacciata di Arlacchi da
capo dell'UNDCP (agenzia Onu per le droga) ne è il simbolo più clamoroso. La
pressione militare degli Stati Uniti contro i popoli del Sud America è
l'aspetto più distruttivo della "war on drugs"; le politiche pragmatiche di
molti paesi europei esprimono insofferenza per il dominio del pensiero unico
americano; la diffusione delle richiesta dell'uso terapeutico dalle
marijuana rompe un tabù. Ecco tre contraddizioni, tra le tante, che stanno
esplodendo.
L' appuntamento di Vienna è particolarmente delicato per l'Italia che con il
vice-presidente del Consiglio Fini spingerà per riaffermare una linea dura e
contraria a quelle posizioni, sempre più numerose in Europa, che indicano
possibili alternative a politiche meramente repressive.
Il movimento si impegnerà su questa campagna organizzando iniziative,
campagne informative, incontri, seminari, appelli di parlamentari, petizioni
di sindaci, documenti di operatori e consumatori perchè sia presente una
voce diversa da quella del governo fautore di una politica punitiva e contro
lo stato sociale.
MDMA, MOVIMENTO DI MASSA ANTIPROIBIZIONISTA
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