[Lecce-sf] FSE in Aula

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Autore: Alessandro Presicce
Data:  
Oggetto: [Lecce-sf] FSE in Aula
Chi lo ha perso in radio, può, avendone la pazienza, leggersi le
interrogazioni su FSE - Firenze 2002 avvenute il 22 scorso alla Camera.

Interessante come il Ministro Pisanu tenti, ancora una volta, di seminare
zizzania nel movimento sollevando pelosamente la questione della leadership
e dividendo il movimento tra "buoni" e "cattivi".

Il tentativo di sollevare il livello della tensione è il substrato di tutta
la sua relazione.

Alessandro

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Resoconto stenografico dell'Assemblea
Seduta n. 208 del 22/10/2002

Svolgimento di interpellanze e interrogazioni.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interpellanze e di
interrogazioni.

(Prima edizione del Forum Sociale Europeo a Firenze - nn. 2-00512, 3-01392,
3-01494, 3-01497 e 3-01502)

PRESIDENTE. Avverto che l'interpellanza Mascia n. 2-00512 e le
interrogazioni Verdini n. 3-01392, Bulgarelli n. 3-01494, Migliori n.
3-01497 e Chiti n. 3-01502 (vedi l'allegato A - Interpellanze e
interrogazioni sezione 1), che vertono sullo stesso argomento, saranno
svolte congiuntamente.
L'onorevole Mascia ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-00512.

GRAZIELLA MASCIA. Signor Presidente, intervengo solo per illustrare il
contesto nel quale si colloca la mia interpellanza: stiamo parlando
dell'appuntamento di Firenze che si terrà dal 6 al 10 novembre prossimi.
Vorrei sottolineare che si tratta di un appuntamento che non ha precedenti.
In un'interrogazione presentata da alcuni miei colleghi si fa riferimento ad
incidenti che sarebbero avvenuti in altre città in situazioni analoghe. Non
ci sono precedenti, questa iniziativa di Firenze fa seguito ai due
appuntamenti di Porto Alegre nei quali il movimento cosiddetto no global ha
definito i propri programmi, le proprie proposte alternative per un nuovo
mondo possibile.
Noi, in questo contesto, intendiamo cercare di definire delle piattaforme,
degli obiettivi che abbiano una caratteristica europea. Parleremo di
Costituzione europea e dunque della convenzione, dei salari europei, dei
diritti di cittadinanza, delle questioni dell'immigrazione; sostanzialmente
sarà il primo appuntamento con queste caratteristiche in cui movimenti,
associazioni, partiti provenienti da tutte le parti d'Europa convoglieranno
a Firenze



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per definire dei punti in comune ed anche un'agenda europea; ciò non ha
precedenti e non sono previsti vertici a Firenze.
Dunque, le campagne allarmistiche che si sono sviluppate nel corso di queste
settimane sui giornali non hanno alcuna ragion d'essere. A Porto Alegre
eravamo decine di migliaia di persone, non è mai successo nulla; in questa
occasione a Firenze vi sarà anche una manifestazione contro la guerra,
mentre a Porto Alegre vi furono altre analoghe manifestazioni con obiettivi
analoghi. Dunque, non vi sono ragioni di allarmismi ma problemi
organizzativi, per cui risultano opportuni gli incontri che hanno coinvolto
anche il prefetto Serra, incontri che dovranno continuare.
La mia interpellanza e le interrogazioni presentate da alcuni miei colleghi
si riferiscono ad alcune campagne allarmistiche che si sono sviluppate sulla
stampa e che farebbero riferimento anche a notizie, a rapporti di servizi
segreti che annunciano l'arrivo di 5 mila black bloc; si tratta delle solite
voci che, invece, abbiamo ascoltato - queste sì - in altre situazioni non
analoghe. La campagna di stampa aveva sostanzialmente queste
caratteristiche, forse peggiori; mi riferisco alle situazioni pre Genova di
due anni fa.
Vorremmo sapere dal ministro se il Governo ritiene che queste campagne
abbiano un senso - noi pensiamo di no - e, naturalmente, vogliamo capire
meglio il tipo di gestione che si intende sviluppare a Firenze. Sono in
corso incontri con il prefetto Serra, ma - come si sa - nel corso di questi
giorni si sono determinati motivi di tensione per via di annunci sulla
stampa riguardanti una supposta sospensione del trattato di Schengen. Si è
trattato di una voce smentita in quest'aula, ma confermata in parte, laddove
si fa riferimento all'applicazione dell'articolo 2, paragrafo 2 della
convenzione europea, del trattato europeo di Schengen, laddove si prevede
che i governi interessati possono procedere al controllo dei documenti alle
frontiere.
Non vi sarebbe nulla da obiettare naturalmente in merito al controllo dei
documenti perché è legittimo che ciò avvenga sempre. Il punto è che questo
articolo è stato utilizzato in tutte le manifestazioni europee precedenti
per bloccare treni (vorrei ricordare, al riguardo, che un treno italiano,
con a bordo giovani italiani, due anni fa, venne fermato a Ventimiglia e non
giunse a Nizza) e rimandare indietro navi (ricordo quella greca fermata nel
porto di Ancona).
Dunque, non si è trattato solo di un semplice controllo dei documenti o di
fermi mirati come sarebbe legittimo, ma di fermi, di blocchi collettivi di
treni e di pullman. Abbiamo sempre contestato tali scelte, perché, come si è
visto, non hanno portato ai risultati dichiarati, vale a dire impedire
l'ingresso dei soggetti cosiddetti pericolosi ma è stato semplicemente
impedito alle persone di manifestare e di arrivare a destinazione, fatto che
abbiamo sempre contestato.
In questo caso, la questione sarebbe particolarmente grave, trattandosi di
un'iniziativa, quella di Firenze, organizzata dal Social forum, con
riferimento alla quale non è stato organizzato alcun vertice dei Capi di
governo europei e non vi è alcuna ragione che determinerebbe la necessità di
ricorrere a queste speciali misure di sicurezza.
Tuttavia, se possibile, vorrei insistere per ottenere dal ministro una
visione d'insieme: naturalmente mi interessa capire eventualmente, nel caso
in cui il Governo confermasse questa scelta, che, lo ripeto, consideriamo
non utile, cosa significherebbe il controllo dei documenti, come intenda
procedere al riguardo e soprattutto cosa intenda per soggetti considerati
pericolosi o indesiderabili. In tal caso, bisogna conoscere i criteri: noi
ormai, per esperienza, abbiamo riscontrato che, nel corso di tutti questi
mesi, in tutte le manifestazioni europee si è proceduto ad effettuare
schedature, anche illegittime. Il ministro sa che è stata presentata
un'interpellanza anche sulla recente manifestazione di Genova, nel corso
della quale non si è manifestato alcun problema. Tuttavia, la Digos ha
proceduto a filmare e a



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schedare decine di persone in modo assolutamente illegittimo (tutti questi
dati sono raccolti in una banca dati).
Se il criterio sulla base del quale si stabilisce l'indesiderabilità delle
persone è quello della partecipazione del soggetto a manifestazioni
precedenti, tutti noi siamo indesiderabili. Pertanto, è bene saperlo prima
ed evitare che si possano creare situazioni di tensione proprio in quei
giorni.
Sarebbe bene, quindi, avere, nel modo più dettagliato possibile, questi
elementi. In generale, vorrei ottenere dal signor ministro informazioni
circa la notizia che il Governo avrebbe affidato ad una commissione di
esperti il compito di ipotizzare un nuovo progetto, un nuovo programma di
gestione dell'ordine pubblico che guarderebbe più ai rapporti, alle
relazioni con gli interessati, alla stabilizzazione dei gruppi di contatti
che dovrebbero prevenire tali manifestazioni, quindi ad una relazione
politica, all'uso della ragione e non all'uso della forza che, in molti
casi, abbiamo conosciuto. Mi interesserebbe molto capire se ciò corrisponda
al vero, se si sia proceduto e se si stia procedendo a nuovi corsi di
formazione con un impianto ed un taglio tutto diverso da quello che abbiamo
conosciuto prima di Genova; se corrisponda al vero il fatto che
l'esperimento utilizzato a Genova, e mi riferisco ai manganelli tonfa, è
stato considerato concluso (vorrei sapere, quindi, se questi manganelli) non
verranno più utilizzati a Genova, almeno per quanto riguarda gli agenti di
pubblica sicurezza, e se abbiate deciso di abolire i CS, terribili gas che
abbiamo respirato a Genova.
Mi interessa capire se possiamo auspicare che, a Firenze, questa volta, in
una situazione in cui non vi dovrebbe essere alcuna giustificazione di
allarmismo e di misure speciali di sicurezza, si abbia l'occasione per
sperimentare una nuova relazione politica, una nuova modalità di gestire la
piazza in queste grandi occasioni internazionali; chiediamo se questa
mattina possiamo ricevere qualche elemento rassicurante che possa
alleggerire i momenti di tensione che si sono manifestati in questi giorni e
consentire agli organizzatori del Social forum di definire più speditamente
gli aspetti organizzativi di maggiore importanza in questo momento nonché i
dettagli relativi a vari aspetti che comunque si sta cercando di fornire.

PRESIDENTE. Il ministro dell'interno, onorevole Pisanu, ha facoltà di
rispondere.

BEPPE PISANU, Ministro dell'interno. Signor Presidente, onorevoli colleghi,
rispondo congiuntamente all'interpellanza presentata dagli onorevoli Mascia,
Mantovani e Giordano ed alle interrogazioni presentate dagli onorevoli
Verdini e Bondi, dall'onorevole Bulgarelli ed altri, dall'onorevole Migliori
ed altri, dall'onorevole Chiti e ed altri, tutte aventi ad oggetto lo
svolgimento del Forum europeo del movimento no global previsto a Firenze nei
giorni dal 6 al 9 novembre prossimi.
Il rilievo attribuito all'iniziativa dai suoi promotori è sottolineato da un
lungo lavoro preparatorio svolto in numerose riunioni fra gli esponenti dei
diversi movimenti; riunioni tenutesi a Bruxelles il 9 e 10 marzo, a Vienna
dal 10 al 12 maggio, a Roma il 10 giugno, a Salonicco dal 12 al 14 luglio e
a Barcellona il 6 ottobre. La proposta di organizzare il primo Social forum
europeo nasce nel corso del World Social forum di Porto Alegre, cui hanno
partecipato, oltre a numerosissime delegazioni internazionali, anche
esponenti italiani della «rete Contro G-8», della «rete di Lilliput»,
militanti del «Movimento dei Disobbedienti» e diversi rappresentanti
politici e parlamentari.
La scelta della città di Firenze come sede della manifestazione è emersa nei
primi giorni dell'aprile scorso e, negli stessi giorni, gli organi di stampa
hanno riportato le dichiarazioni degli amministratori locali, in particolare
del sindaco e del presidente della regione, con le quali si manifestava
piena disponibilità ad accogliere i lavori del Forum europeo.
Tale scelta, ufficializzata il 21 aprile, al termine dell'assemblea dei
rappresentanti italiani del Social Forum, ha dato luogo a un dibattito a
tratti molto acceso e che ha



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diviso le forze politiche locali e la pubblica opinione.
Il Governo era e rimane dell'avviso che, per la sua configurazione
urbanistica e per la delicatezza del suo impareggiabile patrimonio
artistico, la città di Firenze sia la meno adatta ad ospitare simili
manifestazioni di massa. Proprio per questa ragione, fin dai primi giorni
del mio insediamento presso il Ministero dell'interno, ho esplorato, ma
inutilmente, la possibilità di trasferire la manifestazione in una sede più
idonea. Da quel momento ho dedicato tutti gli sforzi a garantirne l'ordinato
svolgimento.
A questo fine la prefettura-ufficio territoriale di governo, la questura e
le forze dell'ordine di Firenze sono state subito esortate alla massima
collaborazione con le autorità locali ed anche al dialogo con il movimento
no global. Sino ad oggi la collaborazione con le autorità locali è stata
intensa e proficua.
Per l'organizzazione della manifestazione è stato costituito il comitato
promotore per il Forum sociale europeo con sede a Firenze presso il circolo
ARCI «Il Progresso». Tale comitato, di cui sono rispettivamente presidente e
segretario Stefano Kovac di Genova e Bruno Paladini di Firenze, responsabile
alla logistica, sta predisponendo il programma delle manifestazioni che, al
momento, prevede: una cerimonia di apertura il 6 novembre; tre giorni densi
di dibattiti e di confronti presso la Fortezza Dabbasso, la stazione
Leopolda e nell'area del Palacongressi - Palaffari; manifestazioni e
testimonianze in piazze cittadine e nei comuni limitrofi, nonché un grande
corteo contro la guerra ed, infine, un concerto conclusivo, il 9 novembre,
che vedrebbe la partecipazione di oltre 100 mila persone.
Il Social forum sarà preceduto da due manifestazioni che si svolgeranno dal
3 al 5 novembre a Firenze, dove l'amministrazione comunale ha organizzato
una riunione dei sindaci della sinistra europea e mondiale.
Per il 6 novembre, inoltre, il Social forum di Firenze intenderebbe
organizzare un sit-in per la pace presso la base usa di Camp Darby, in
provincia di Pisa, al quale parteciperebbero circa 5 mila persone. Si
tratta, come è facile immaginare, di un progetto a rischio.
Per quanto riguarda l'accoglienza, 8 mila delegati si sistemerebbero
autonomamente e 10 mila sarebbero ospitati gratuitamente dagli enti locali.
Al momento, il comune capoluogo ha individuato una serie di strutture di
piccole, medie e grandi dimensioni, ma mancherebbe ancora la disponibilità
di circa 4 mila posti. La circostanza desta di per sé qualche
preoccupazione.
La maggior parte delle delegazioni arriverebbe in autobus, tuttavia i
rappresentanti delle Ferrovie dello Stato partecipano alle riunioni del
gruppo di lavoro appositamente costituito presso l'UTG di Firenze e sono
costantemente informati sugli sviluppi dell'organizzazione, sul piano di
distribuzione delle presenze in ambito provinciale e, quindi, sulle esigenze
di mobilità. Il comune e la provincia di Firenze intenderebbero per parte
loro promuovere, per gli spostamenti all'interno della città e più in
generale nell'area metropolitana, la vendita di un unico titolo di viaggio,
a prezzo agevolato, per i giorni del Social forum.
All'iniziativa aderiscono non solo componenti che, pur essendo tra loro
eterogenee - pacifiste, politico-sindacali, cattoliche, ambientaliste -,
sono però tutte accomunate dalla volontà di manifestare il proprio dissenso
in forma assolutamente pacifica, ma anche componenti interessate a porre in
essere «iniziative disobbedienti» per condurre la «lotta alle ingiustizie
sociali», come esse dicono.
Ricordo, inoltre, che nella più ampia galassia del movimento no global sono
presenti, sia pure in forma decisamente minoritaria, gruppi antagonisti che
si sono più volte distinti per il carattere violento delle loro
manifestazioni e che recentemente hanno assunto posizioni di aspra
contestazione anche nei confronti delle componenti pacifiste dello stesso
movimento. Per di più sembra essersi aperta all'interno dell'ala antagonista
italiana - Cobas, Disobbedienti, Autonomi, Anarchici



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insurrezionalisti - un'inquietante contesa per la leadership, che potrebbe
avere ripercussioni sulla sicurezza delle manifestazioni fiorentine. Si
tratta, dunque, di un movimento dalle molte anime.
Per questa ragione, pur essendo il raduno dichiaratamente pacifico, ricco di
dibattiti e di eventi culturali volti al confronto delle idee, le autorità
preposte alla sicurezza devono tenere nel massimo conto alcuni fattori che
potrebbero determinare turbative, anche gravi, all'ordine pubblico. Tra
questi cito: la mancanza di una univoca leadership del movimento; le
dichiarazioni del leader dei Disobbedienti italiani che preannunziano azioni
eclatanti contro obiettivi simbolici; infine - circostanza ancor più
preoccupante - la possibile presenza a Firenze dei gruppi minoritari
antagonisti no global, cui potrebbero aggiungersi frange estremiste violente
provenienti dall'estero.
Nonostante la mancanza di un vertice politico da contestare, nonostante la
partecipazione di importanti rappresentanze sindacali e nonostante il
carattere pacifico della grande maggioranza dei partecipanti (fatti, tutti
questi, indubbiamente positivi), si registrano molteplici segnali di allarme
che caratterizzano una situazione complessa e di incerta evoluzione.
Il prefetto ed il questore di Firenze stanno svolgendo un'intensa attività
preparatoria per garantire a tutti il libero esercizio del diritto
costituzionale a manifestare pacificamente ma anche per garantire la
sicurezza dei cittadini e della città con una preparazione accurata dei
servizi di prevenzione a tutela dell'ordine pubblico e degli obiettivi
sensibili.
Tale attività si svolge prevalentemente su quattro linee: dialogo con gli
organizzatori («dialogo» e non «trattativa», come è stato affermato da
qualche parte) sull'esempio di Genova 2002, con l'obiettivo di isolare i
facinorosi dalla grande maggioranza dei manifestanti e di proteggere lo
svolgimento del raduno; costante attenzione agli sviluppi
dell'organizzazione del Forum, anche per quanto concerne la sistemazione dei
partecipanti e la realizzazione delle misure finalizzate alla loro
sicurezza, tra cui il monitoraggio dei luoghi di accoglienza; quotidiano
contatto con i rappresentanti delle istituzioni locali e delle associazioni
di categoria, nonché con i comitati di cittadini per valutare ed affrontare
con efficacia e serenità le esigenze di sicurezza; attivazione di idonei
servizi di intelligence sostenuti da una estesa azione di prevenzione e di
controllo del territorio.
Confermo agli onorevoli Verdini e Bondi il doveroso impegno delle autorità
di pubblica sicurezza a tutelare la città, i suoi tesori d'arte, il libero
svolgimento delle attività dei cittadini.
Senza qui evidenziare tutti gli obiettivi nei cui confronti sono state
segnalate ipotesi di pericolo e che sono perciò oggetto di particolare
attenzione, assicuro che specifiche misure sono state predisposte anche a
tutela delle attività commerciali e bancarie fiorentine.
Evocare gli eventi di Genova dello scorso anno, come ha fatto lei, onorevole
Mascia, è improprio - mi consenta di affermarlo -, anzi rischia di suscitare
ulteriori allarmi. Il meeting di Firenze non è organizzato con il dichiarato
intento di impedire un summit internazionale. Non vi sono, quindi, «zone
rosse» da assaltare, non vi è una minaccia per la sicurezza di Capi di Stato
e di Governo e neppure è stata segnalata (come, invece, avvenne a Genova) la
possibilità di attacchi terroristici, anche se una costante attenzione viene
rivolta all'ambiente anarchico-insurrezionalista, particolarmente attivo nel
nostro paese, che, in occasione del G8 di Genova, si rese protagonista di
attentati incendiari e dinamitardi.
I fattori positivi appena richiamati non ci consentono di escludere che
elementi eversivi possano considerare Firenze come un palcoscenico di
assoluto prestigio mondiale per le loro gesta, che luoghi ed opere d'arte
possano diventare loro ostaggi o vittime, anche involontarie, di violenze
preordinate.
Dunque, se è vero che a Firenze non vi sarà una «zona rossa» da assaltare, è
pur vero che vi è un centro storico prezioso quanto fragile, al quale deve
essere risparmiato



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il passaggio di folle esposte a rischi di disordini e di violenza. A questo
proposito, vorrei dire cordialmente all'onorevole Chiti che il Governo si fa
scrupolo di evitare ogni inutile allarmismo ma non per questo può
minimizzare, fino ad occultarli, i segnali di pericolo che giungono da
diversi gruppi estremisti, italiani e stranieri, i quali praticano la
violenza come strumento di lotta apolitica.
Quanto ai problemi della prevenzione, giustamente evocati dall'onorevole
Migliori, sottolineo che, sulla base di specifiche direttive, elaborate nel
corso di molteplici riunioni del Comitato nazionale dell'ordine e della
sicurezza pubblica, sono in atto particolari forme di collaborazione fra le
autorità competenti, con il coinvolgimento delle questure, dei comandi
dell'Arma dei carabinieri e della Guardia di finanza, per meglio indirizzare
una capillare e penetrante attività informativa. Inoltre, all'European
social forum di Firenze ha dedicato alcune riunioni il «gruppo di lavoro
tecnico per lo scambio informativo in materia di prevenzione e repressione
del terrorismo», istituito presso il dipartimento della pubblica sicurezza e
formato da qualificati esponenti delle forze di polizia e dei servizi di
informazione.
Sul piano della cooperazione internazionale, attraverso il circuito del
«Police working group on terrorism», sono state sensibilizzate le polizie
estere con specifica richiesta di notizie in merito alla possibile
partecipazione al meeting di Firenze di gruppi o di elementi appartenenti a
frange radicali del movimento no global o, comunque, di soggetti ritenuti
pericolosi per l'ordine e la sicurezza pubblica.
Dall'insieme delle notizie finora raccolte, comprese quelle degli stessi
organizzatori, si possono prevedere, a Firenze, i seguenti arrivi: dalla
Germania, circa mille attivisti di «Attac», del «Coordinamento federale
marcia europea» e del Partito comunista tedesco; dalla Gran Bretagna, circa
millecinquecento-duemila esponenti tra «Globalise resistence», «Stop the
war», «Socialist workers party» e organizzazioni sindacali; dalla Francia,
mille-duemila attivisti del movimento «Attac», dei partiti della sinistra e
della Lega comunista rivoluzionaria ed alcune decine di esponenti di un
gruppo denominato «Apprentis agitateurs pour une réseau de résistance
globale», collocabile ai confini dell'estrema sinistra, dell'ecologia
radicale e dell'attivismo no global; dalla Grecia, circa millecinquecento
giovani, favorevoli alla realizzazione di un «Movimento dei movimenti», che,
in vista dell'appuntamento di Firenze, hanno costituito «L'iniziativa per il
Social forum Grecia»; dall'Ungheria, un numero imprecisato di aderenti ad
organizzazioni pacifiste che hanno partecipato alla conferenza preparatoria
di Vienna; dalla Slovenia, alcuni militanti del gruppo antagonista «AC
Molotov».
Ulteriori arrivi sono previsti dalla Spagna e anche dalla Croazia, dalla
Macedonia, dalla Iugoslavia, dalla Turchia, da Cipro, dall'Estonia, dalla
Repubblica CECA, dall'Austria, dal Belgio, dalla Svizzera, dall'Irlanda,
dall'Olanda, dal Portogallo e da altri paesi dell'est e del nord Europa.
Nessuna quantificazione, ovviamente, può essere formulata sull'arrivo per
vie diverse dei singoli manifestanti.
Una menzione a parte merita l'ipotesi che a Firenze possano convenire anche
elementi della rete europea «No Border», che, nel corso di un campo tenutosi
nel luglio scorso a Strasburgo, hanno compiuto azioni illegali.
Notizie di maggior dettaglio su gruppi italiani e stranieri più inclini alla
violenza sono state date al Parlamento attraverso la recente audizione del
capo della polizia presso il COPACO, in una sede, cioè, che garantisce la
necessaria riservatezza delle informazioni fornite; informazioni, peraltro,
che, talvolta, hanno bisogno di ulteriore approfondimento investigativo.
La preoccupazione che tra gli italiani e gli stranieri interessati allo
svolgimento pacifico dell'evento possano infiltrarsi gruppi e soggetti
facinorosi mi ha indotto, pur nella consapevolezza dei limiti oggettivi di
questa misura, ad avviare la procedura per il ripristino dei controlli di
frontiera sulla base dell'articolo 2, comma



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secondo, del trattato di Schengen. Chiarisco subito che non si tratta,
onorevole Bulgarelli, né di una chiusura delle frontiere né di un blocco
totale delle persone né di una sospensione dei diritti né, tanto meno, di
una sospensione della Convenzione di Schengen; si tratta, al contrario,
dell'applicazione di quanto proprio la Convenzione di Schengen, all'articolo
2, prevede: cioè che, per un determinato periodo, alle frontiere interne
siano effettuati controlli per esigenze di ordine pubblico e sicurezza
nazionale. Aspetto che il collega abbia terminato la conversazione con il
rappresentante del Governo. Il controllo delle persone alle frontiere
comporta l'esercizio delle ordinarie competenze di polizia. In particolare,
per quanto concerne i cittadini stranieri, non si aggiungono ulteriori oneri
a quelli già previsti dalla vigente normativa, vale a dire l'obbligo di
essere in possesso di un titolo di viaggio e, quando sia prescritto, di un
apposito visto.
Per questo motivo, gli extracomunitari - compresi, ovviamente, i cittadini
di paesi dell'est - potranno liberamente entrare in Italia se in possesso di
un visto di ingresso nel territorio di Schengen (a meno che il loro paese
non goda di esenzione), visto di cui, peraltro, devono essere muniti
indipendentemente dal ripristino dei controlli di frontiera in applicazione
dell'articolo 2 della Convenzione.
I cittadini comunitari, invece, giusta la normativa vigente, devono essere
in possesso di un documento di identificazione valido all'atto dell'ingresso
nel territorio dello Stato e sono tenuti ad esibirlo ad ogni richiesta degli
ufficiali e degli agenti di pubblica sicurezza. Ma anche questa previsione
prescinde dal ripristino temporaneo dei controlli di frontiera, è cioè un
adempimento normale.
L'applicazione dell'articolo 2 della Convenzione ha un precedente in Italia,
come ben sapete, e numerosi precedenti anche in ambito comunitario: la
Francia vi ha fatto ricorso, prima, nel 1999, in occasione della visita a
Parigi del Presidente della Repubblica islamica dell'Iran e poi, nel
dicembre 2000, per il vertice di Nizza; il Belgio due volte, nel gennaio
2000, in occasione del processo di regolarizzazione di immigrati
clandestini, e nel dicembre dello stesso anno, fino al 10 gennaio 2001, per
il varo della nuova disciplina in materia di asilo; la Germania nel luglio
2000, in occasione della visita del Presidente della Repubblica islamica
dell'Iran; la Spagna, dal 20 dicembre 2000 al 7 gennaio 2001, a tutela di
personalità politiche ad alto rischio presenti sul territorio nazionale;
l'Austria nel luglio 2001 per il Forum economico mondiale di Salisburgo, nel
marzo di quest'anno, in occasione della visita del Presidente della
Repubblica islamica dell'Iran e, ultimamente, dal 9 al 17 settembre, per il
summit economico europeo; infine, il Lussemburgo, nel gennaio del 2000, in
concomitanza col processo di regolarizzazione degli immigrati clandestini, e
nel novembre del 2000, in occasione della visita del primo ministro spagnolo
José Maria Aznar.
Tengo comunque a chiarire a tutti gli onorevoli che vi hanno accennato che i
controlli previsti verranno svolti in modi e tempi tali da garantire il
regolare arrivo dei partecipanti nei luoghi della manifestazione.
D'altronde, l'intento è quello di identificare ed isolare persone segnalate
come pericolose, nel comune interesse delle istituzioni e degli
organizzatori di un evento che, vale la pena ribadirlo, nasce sotto
l'auspicio di una democratica manifestazione di pensiero che il Governo
intende tutelare, nel rispetto dei principi sanciti dalla Costituzione.
Certo, l'efficacia dello strumento è condizionata ad una fattiva
collaborazione internazionale che presuppone una comunicazione puntuale e
precisa dei nominativi degli elementi pericolosi. Pertanto, è in fase di
allestimento a Firenze una sala internazionale di polizia dotata di adeguate
attrezzature e di collegamenti telematici in grado di assicurare un
tempestivo e costante scambio di notizie tra le polizie dei vari paesi.
Desidero assicurare, infine, che l'applicazione dell'articolo 2 non
comporterà né controlli indiscriminati né respingimenti di massa e, anche
per questo, credo che



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andrebbe accolta con favore da parte di tutti coloro che hanno a cuore la
sicurezza del meeting, della città che lo ospita e dei suoi abitanti.
Con riferimento allo specifico quesito posto dall'onorevole Chiti circa
l'invio a Firenze di 5.000 uomini delle Forze di polizia, rilevo che, per
l'attuazione dei servizi di vigilanza e di ordine pubblico in una
manifestazione che dura ben quattro giorni, si rende necessario un adeguato
impegno di risorse non ancora esattamente quantificato ma, comunque, di
entità sicuramente inferiore a quella ipotizzata dall'interrogante; ciò
nonostante il forum si articoli in numerosi eventi (corteo, concerti,
dibattiti, ecc.) e siano contestualmente previste, nella stessa provincia e
in quelle vicine, una serie di altre manifestazioni, non tutte esenti da
rischi.
Aggiungo che i funzionari di polizia sottoposti a procedimento penale per i
fatti di Genova del luglio 2001 non saranno impiegati a Firenze nei servizi
di ordine pubblico.
Per quanto riguarda poi l'effettuazione delle riprese video, ribadisco che
esse non possono essere considerate attività di foto-segnalamento perché non
comportano alcuna forma di schedatura e vengono eseguite con finalità
esclusivamente preventive. Preciso che il materiale così raccolto non viene
inserito in alcuna banca dati e, perciò, non può configurarsi l'ipotesi di
violazione della normativa vigente a tutela della privacy. Si tratta
semplicemente di una potestà conferita ai dirigenti, agli ufficiali ed gli
agenti di pubblica sicurezza per concretizzare un'attività di prevenzione, i
cui risultati, solo nel caso che costituiscano accertamento di reati,
vengono ovviamente trasmessi alla competente autorità giudiziaria.
Signor Presidente, onorevoli colleghi, la vicenda, nella sua evoluzione,
continuerà, naturalmente, ad essere seguita con la massima attenzione.
Proprio nella giornata di ieri essa è tornata, per la terza volta, dopo le
sedute del 26 luglio e del 18 settembre, all'esame del Comitato nazionale
per l'ordine e la sicurezza pubblica, opportunamente allargato al prefetto
ed al questore di Firenze.
Nei limiti delle proprie competenze, il Governo è impegnato a sviluppare la
collaborazione con le autorità locali ed il dialogo con il variegato
movimento no global. L'obiettivo è che il Social Forum del 6-9 novembre
possa svolgersi come un importante, pacifico incontro tra vive espressioni
della società europea e che la città di Firenze possa ospitarlo nell'ordine,
nella sicurezza e nel segno della sua mirabile vocazione universale. Ma,
allo stato attuale delle cose, è dovere del Governo sottolineare i rischi
che, per gli elementi di fatto che ho richiamato, incombono sulla
manifestazione e sulla città.
Perciò, fedele all'impegno di riferirmi sempre all'azione di indirizzo e
controllo del Parlamento, le chiedo, signor Presidente della Camera, di
valutare l'opportunità che questa Assemblea approfondisca le questioni qui
esaminate in sede di sindacato ispettivo.

PRESIDENTE. L'onorevole Mascia ha facoltà di replicare per la sua
interpellanza n. 2-00512.

GRAZIELLA MASCIA. Signor Presidente, ho accolto con favore la notizia che
anche il ministro considera questo appuntamento non come Genova, non
essendovi infatti alcun vertice né alcuna «zona rossa». Questo lo sosteniamo
anche noi, e perciò sarei stata più soddisfatta se a questo fossero seguite
parole tranquillizzanti. Abbiamo ascoltato, è vero, alcune assicurazioni, e
sottolineo solo alcune: mi riferisco in particolare alle modalità con cui
eventualmente sarà svolto il controllo dei documenti alle frontiere. Tali
assicurazioni, signor ministro, le consideriamo come un impegno formale il
cui rispetto verrà poi verificato nei momenti opportuni.
Vorrei aggiungere un'osservazione su un altro aspetto specifico, attinente a
quelle che ho chiamato schedature, cioè ai film realizzati e alle foto
scattate a Genova 2002: ritengo che ci dovremmo interrogare



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sulla legittimità di queste operazioni. Penso infatti che sia la risposta
che a sua tempo ottenni in aula sia lo scritto che mi arrivò dal capo della
polizia mettano seriamente in dubbio che ciò rientri in una normale prassi,
in quanto si sono avute situazioni anche molto particolari per arrivare a
questi film e schedature.
In ogni caso, torneremo su questo argomento.
Mi preme sottolineare che, mentre su aspetti particolari, come il controllo
alle frontiere, vi è stata qualche parola rassicurante in più, la
preoccupazione rispetto alla valutazione d'insieme di questa manifestazione
mi fa, invece, dichiarare non soddisfatta. Lo dico perché posso comprendere
una certa preoccupazione ma noi tutti, naturalmente, siamo molto attenti a
qualsiasi elemento di turbativa che possa arrivare dall'esterno del
movimento. Tra l'altro, l'unica segnalazione che non ho sentito e che,
invece, è già stata riportata sui giornali è quella riferita ad una
eventuale iniziativa di Forza nuova che potrebbe svolgersi a Firenze il 2 e
il 3 novembre. Questa sì, la consideriamo una turbativa ed una
manifestazione che potrebbe mettere in discussione e disturbare la nostra
iniziativa.
Tutti gli altri riferimenti del ministro sono, invece, preoccupanti perché
si fa ferimento a gruppi non ben precisati che utilizzerebbero la violenza
come lotta politica; è stato fatto riferimento al Comitato parlamentare di
controllo e ne prendiamo atto ma, per quanto ci riguarda, non vi sono
elementi concreti che possano in qualche modo fornirci dettagli rispetto al
fatto che queste preoccupazioni corrispondano o meno a verità. Viceversa,
per sottolineare la preoccupazione del ministro si sono utilizzati parametri
che considero molto gravi. Mi riferisco, in particolare, al tentativo (lo
giudico così) di dividere il movimento no global tra buoni e cattivi. Sono
tentativi ai quali abbiamo già assistito in passato e che, quindi, hanno dei
precedenti. Sono tentativi preoccupanti e pericolosi.
Signor ministro, non credo che la mancanza di una leadership di per sé possa
costituire un elemento di preoccupazione. Noi, senza una particolare
leadership ma con tante leadership, con un movimento che non può avere una
leadership unica, abbiamo gestito situazioni molto impegnative (mi riferisco
a Porto Alegre che è l'appuntamento più assimilabile a quello di Firenze) e
non capisco perché ciò possa di per sé determinare un elemento di
preoccupazione o essere considerato un elemento di turbativa.
Inoltre, nelle sue parole, con riferimento a dichiarazioni che, peraltro,
sono state molto chiare, riguardanti i Disobbedienti e via dicendo, si
coglie il tentativo di sottolineare che in questo movimento vi sono elementi
pacifici ed elementi meno pacifici.
Signor ministro, lei sa che anche a Firenze - come già accadde a Genova - vi
è un impegno collettivo di tutto il movimento a non creare danni a cose ed a
persone. È un impegno che abbiamo sempre mantenuto e che lo stesso movimento
ha sempre rispettato. Credo che il tentativo di sottolineare questi elementi
di preoccupazione non aiuterà certamente ad allentare le pressioni così come
alcuni riferimenti che, peraltro, non comprendo. Essendo il partito di
Rifondazione comunista parte di questo movimento, non comprendo quali
elementi vi siano per stabilire, da parte vostra, che sarebbe in atto una
contesa aperta per stabilire una leadership all'interno del movimento e che
ciò potrebbe avere ripercussioni negative sulla manifestazione. Ritengo che
queste parole non siano utili a favorire il dialogo (che, in ogni caso,
continuerà da parte di tutti noi) ed a risolvere quegli aspetti
organizzativi che comunque sono molto importanti affinché tutto si svolga
per il meglio. Tutti noi siamo interessati a ciò e siamo certi che, per
quanto riguarda il movimento nel suo insieme, si farà tutto il possibile -
persino l'impossibile - affinché questo appuntamento sia costruttivo e
positivo. È quanto vogliamo e, nonostante le parole che ho ascoltato, credo
che, da parte nostra e del movimento nel suo



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insieme, si opererà in termini costruttivi per continuare il dialogo che è
stato avviato.
Credo che la richiesta avanzata dal ministro, affinché in quest'aula si
possa tornare a parlare di questo appuntamento e affinché l'Assemblea possa
discutere al di fuori di un contesto così specifico come il sindacato
ispettivo, potrebbe essere da noi tutti favorevolmente accolta.

PRESIDENTE. L'onorevole Verdini ha facoltà di replicare per la sua
interrogazione n. 3-01392.

DENIS VERDINI. Signor Presidente, signor ministro, l'interrogazione
presentata qualche mese fa aveva lo scopo di attirare l'attenzione su questo
avvenimento - e ciò è accaduto - ed anche l'intenzione di superare quanto
accadeva a Firenze e nella regione Toscana. Riteniamo che la decisione di
far svolgere a Firenze il Social forum sia stata arrogante in quanto presa
individualmente dal presidente Martini e, poi, fatta accettare dal sindaco
Domenici a Porto Alegre, senza tener conto della sostenibilità, della
compatibilità e senza un esame approfondito dei rischi e delle problematiche
che si sarebbero poste. Dunque, quando allora presentammo l'interrogazione,
essa aveva il suddetto intendimento.
Oggi la sua risposta articolata e l'attenzione posta dalle forze di polizia
a ciò che potrebbe accadere ovviamente ci soddisfa. Tuttavia, nell'ascoltare
la sua relazione ho sentito il nome di Bruno Paladini. Forse lei non sa che
ieri questo signore ha guidato un attacco ad un cantiere TAV provocando
danni e facendo affermazioni abbastanza preoccupanti. Capisco che le parole
hanno valori diversi a seconda di chi le ascolta, ma almeno in quest'aula
dovremmo porvi attenzione. Nessuno ha da dire niente contro il movimento,
contro le idee, contro il giusto dialogo: nelle famiglie vi sono figli che
vanno ai movimenti ed alle manifestazioni, dunque non si sta uno da una
parte ed uno da un'altra, si tratta di una situazione complessa.
Quello, però, che ha accompagnato tale avvenimento in Toscana è un continuo
susseguirsi di parole chiare e di atteggiamenti chiari di personaggi, non so
quanto rappresentativi di parte o di se stessi, che confluiscono in questi
movimenti. Mi riferisco a Casarini, a Caruso, a Paladini. Le preoccupazioni
esistono per queste dichiarazioni e per il modo in cui si intende svolgere e
realizzare la manifestazione. Non tutti hanno intenzioni pacifiche, lei lo
ha sottolineato, ma sento alcuni colleghi che hanno opinioni diverse. Si
tratta di questioni preoccupanti, numerose e reiterate.
Vi è un problema - ho letto stamattina - tra i dialoganti, i disobbedienti
ed il blocco nero. La situazione è complessa ed i numeri sono complessi. Se
sono veri i dati che circolano che parlano di 100 mila persone, come lei ha
detto, ad anche molte di più, si tenga conto che la città di Firenze ha 390
mila abitanti. Dunque, si pone un problema di compatibilità, non si pongono
altri problemi: quelli di ordine pubblico spettano alle forze di polizia e
mi sembra che lei lo abbia ben illustrato.
Pur dichiarandomi preventivamente soddisfatto della sua risposta vorrei
porre il problema riguardante l'uso delle istituzioni e dei beni delle
istituzioni. In particolare, mi riferisco alla Fortezza Dabbasso: si tratta
di un bene demaniale concesso alla regione che la regione ha immesso in una
società per azioni. Il costo delle attrezzature è piuttosto elevato perché
serve per usi commerciali e vi è stata una procedura stranissima, ai limiti
del peculato - ai limiti del peculato, lo sottolineo -, riscrivendo una
convenzione senza tenere conto della differenza tra proprietario e
concessionario. La regione è concessionaria, in questo caso, non
proprietaria del bene. Dunque, vi è una stranissima riscrittura di una
convenzione che prevede una settimana di riserva per la regione per
avvenimenti di interesse pubblico. Dunque, stiracchiando i termini, il
Social forum è diventato di interesse della regione e, pertanto, non viene
pagato. Accenno soltanto a tale questione che



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approfondirò in seguito perché, a mio giudizio, vi sono irregolarità
giuridiche da rilevare.
Tutto, però, attesta il fatto che, prendendo decisioni da soli,
prepotentemente ed arrogantemente si arriva alla soluzione dei problemi
«mettendo delle pezze» tipo questa, e tipo quella che costringe il ministro
ed il Governo a stare lontani. Il concetto dell'autonomia va rispettato ma,
signor ministro, il problema in questo caso va trattato con attenzione. Già
da quello che ho ascoltato...

PRESIDENTE. Onorevole Verdini...

DENIS VERDINI. ...mi sembra - concludo subito - che decisioni prese da altri
poi vengano scaricate sul Governo e sulle forze di polizia: ciò mi sembra
poco accettabile.

PRESIDENTE. L'onorevole Bulgarelli ha facoltà di replicare per la sua
interrogazione n. 3-01494.

MAURO BULGARELLI. Signor ministro, mi trovo francamente all'interno di una
sorta di labirinto dopo la sua relazione di stamani, nel senso che è
sembrata più un bollettino di guerra, avendo lei citato tutta una serie di
gruppi stranieri e non avendo invece citato tutta una serie di associazioni
che saranno invece presenti al Social forum europeo, così come non ha citato
qualche migliaio di rappresentanti istituzionali che verranno da tutta
Europa per partecipare a questa iniziativa che non ha precedenti. Fatico
quindi a capire un approccio dal punto di vista psicologico del pressing che
viene fatto sulla città di Firenze. Non credo, al contrario del collega che
mi ha preceduto, che si possa mettere sempre e comunque il cappello su
qualsiasi cosa: esiste l'autonomia dei sindaci, esiste l'autonomia dei
governatori delle regioni ed esiste la libertà di scelta rispetto alle
iniziative che si vogliono condurre all'interno del proprio territorio.
Anche se è naturale che vi siano letture diverse da questo punto di vista
perché, per carità, tutto è legittimo, in realtà solo fino ad un certo punto
è legittimo continuare a seminare terrore per il patrimonio artistico della
città di Firenze, continuare a tirare in ballo sempre e comunque il valore
delle opere presenti in quella città e temere una manifestazione di
centomila persone. Francamente credo che saranno almeno il doppio le persone
che manifesteranno a Firenze; auspico che siano almeno 200.000 persone, così
come naturalmente auspico che tutto si svolga nelle modalità che sono state
indicate dalle diverse persone che fanno parte del Social forum europeo,
cioè da questo coordinamento che ha come valore il fatto di non avere una
rappresentanza unica, cioè una sola persona che decide in nome degli altri,
bensì di registrare livelli di partecipazione e di democrazia estremamente
allargati.
Credo inoltre che la collega Mascia abbia toccato un altro aspetto
importante, quello della divisione del movimento in buoni e cattivi. Lei,
signor ministro, ha infatti accomunato una forza sindacale interessante del
nostro paese, i Cobas, e i Disobbedienti e li ha messi automaticamente in
un'altra area, come se questi fossero i cattivi, cioè le persone non
pacifiche. Vede, signor ministro, la disobbedienza sociale e civile ha
radici antiche che appartengono anche al movimento operaio, non solo in
questo paese ma in tutto il mondo, ed è sempre stata una pratica di protesta
che non ha mai portato a morti, a feriti o a quant'altro di simile; semmai è
successo l'esatto contrario - questo sì che è come un virus -, nel senso che
vedendo Ghandi, Toreau e tutte le persone che nel mondo si sono rese
portavoce della pratica della disobbedienza civile e sociale, ci rendiamo
conto che molto spesso questi sono stati frenati attraverso l'uso della
violenza.
Anche il fatto di Genova: per forza di cose ne dobbiamo parlare, perché
quello che sta accadendo ora è purtroppo un déjà vu, anche da questo punto
di vista, e ricalca proprio il copione di Genova. Siamo di fronte
esattamente alle stesse modalità, cioè a questo voler alimentare il clima di
tensione attorno ad un'iniziativa



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assolutamente pacifica, che non ha una controparte a cui impedire la messa
in scena di un loro convegno. Non è il G8, ma è il Social forum europeo: si
tratta di associazioni, di sindacati, di parlamentari dei paesi europei, di
più di un migliaio di sindaci e consiglieri comunali che verranno a Firenze,
ad esempio, per discutere di municipalismo e di federalismo (e questo credo
sia legittimo ovunque). Allo stesso modo credo che proprio per i connotati
di tale manifestazione arriveranno a Firenze tantissime persone. Peraltro,
essendoci anche il metodo dei delegati, vi è anche una sorta di filtro di
accesso alla manifestazione.
Non capisco quindi tutte queste preoccupazioni e poi, signor ministro, mi
permetta, non può neanche dirmi che le pratiche che saranno svolte alle
frontiere, che lei oggi ci ha illustrato, sono pratiche ordinarie.
Credo che, se ora facessimo un giro in tutti i posti di frontiera del nostro
paese, sarebbero poche le persone cui viene chiesto anche semplicemente un
documento.
Ricordiamo che, in occasione della manifestazione di Praga, furono rispediti
a casa ragazzi italiani, che furono picchiati alla frontiera da altre forze
di polizia - si disse - su segnalazione del nostro Ministero dell'interno.
Ebbene, questi ragazzi non sono stati mai condannati e non hanno subito
alcun tipo di processo. Dunque, ritengo non ci si possa attenere alle
segnalazioni provenienti da altri paesi, soprattutto se si tratta di paesi,
come la Spagna, in cui si registrano 8 casi all'anno di tortura posti in
essere dalle forze di polizia.
Credo, quindi, che queste valutazioni siano un po' forti e che non possano
che esasperare il clima, assolutamente pacifico, che tutti auspichiamo per
le giornate di Firenze.

PRESIDENTE. L'onorevole Migliori ha facoltà di replicare per la sua
interrogazione n. 3-01497.

RICCARDO MIGLIORI. Signor Presidente, colleghi, ringrazio - anche a nome
dell'intero gruppo di Alleanza nazionale che ha sottoscritto questa
interrogazione - il signor ministro per il senso compiuto e l'ampiezza delle
informazioni oggi fornite a tutto il Parlamento. Ci dichiariamo soddisfatti
non solo della sua risposta, ma anche dell'ineccepibile comportamento che,
in tutti questi mesi a Firenze, la prefettura e la questura hanno svolto con
grande capacità di dialogo e - aggiungo - con pazienza nei confronti degli
organizzatori e in collaborazione con le istituzioni.
Siamo in presenza - e il ministro lo ha testè confermato - di un lavoro di
prevenzione, che è senza precedenti nel nostro paese, rispetto ad una grande
iniziativa di massa che, collocandosi a Firenze, presta per sua stessa
natura il fianco a problemi di tenuta del nostro patrimonio artistico e
culturale nonché di tenuta dell'ordine pubblico, stante anche la complessità
e l'ampiezza delle manifestazioni ivi previste.
Intendo ringraziare da questa sede il prefetto Serra, il questore De Donno,
il comandante provinciale dell'Arma dei carabinieri Curatoli in quanto, in
tutti questi mesi, si sono poste in essere iniziative nei confronti della
città e degli organizzatori di straordinaria apertura. Ci sono stati tre
comitati nazionali per l'ordine pubblico, vi è stato cioè un lavoro di
prevenzione che, sicuramente, non ha precedenti. Non so se i colleghi
dell'opposizione ricordano l'improvvisazione che contraddistinse le fasi
preparatorie delle giornate di Napoli nel corso della scorsa legislatura.
Questo Governo, con grande serietà e con grande senso di responsabilità, ha
operato affinché, nello stesso interesse di chi ha tutto il diritto di
manifestare, nella città di Firenze, non vi siano elementi che, per loro
natura, destino preoccupazione.
Infatti, quando lo scorso 22 luglio - come è stato ricordato -, Casarini e
altri leader delle tute bianche dichiarano di andare a Firenze per compiere
atti di occupazione delle banche e di altri simboli della globalizzazione,
quando uno dei leader dei disobbedienti, tre giorni fa, distrugge un
deposito degli operai dell'alta



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velocità nella città di Firenze per 50 milioni di danni, quando il comune di
Firenze è costretto a chiudere le porte perché movimenti antagonisti
minacciano di entrarvi, quando sabato scorso viene occupato manu militari il
provveditorato agli studi di Arezzo per protestare contro lo svolgimento
delle giornate nazionale del volontariato, la città, in modo irritante, ha
la preoccupazione di chi, anche in quest'aula, dice di non capire. E mi
dispiace non capisca che, a Firenze, arriveranno organizzazioni che si
dicono fiancheggiatrici dei movimenti baschi o che si rifanno - come è stato
detto - alla molotov.
Questo non comprendere è irritante! È irritante non comprendere le
preoccupazioni di tutta una città che si trova drammaticamente alle prese
con un evento che era meglio organizzare in qualsiasi altra parte del mondo
rispetto a quello scrigno di cultura e di civiltà che è la città di Firenze.
Ma penso che tutto si sia fatto affinché il senso di responsabilità del
Governo prevalga sul senso di irresponsabilità di chi ha voluto ideare e
organizzare a Firenze l'iniziativa in oggetto. L'unico aspetto da me non
condiviso di quanto riferito dal ministro Pisanu afferisce all'assenza di
leadership. No, signor ministro; vi è un organizzatore, un ideatore e anche,
come evidenziato dal collega Verdini, un finanziatore dell'iniziativa, il
presidente della regione toscana. Al suo senso di irresponsabilità sono
rivolte, quindi, le nostre preoccupazioni (certo, non a chi, in sede locale
e nazionale sta svolgendo un ruolo senza precedenti per assicurare libertà a
quanti vogliono manifestare) e anche alla città di Firenze, e in riferimento
alla tutela della sua integrità e dei suoi beni. La nostra è
tradizionalmente una città aperta al mondo ma ben altro erano le iniziative
che negli anni cinquanta e sessanta il sindaco La Pira assumeva di fronte ai
grande della terra per lanciare, dalla «città sul monte», un messaggio di
pace.

PRESIDENTE. La prego, onorevole Migliori...

RICCARDO MIGLIORI. Non si respira quest'aria a Firenze. Un conto è la
globalizzazione, un'altro è chi, parte di tali movimenti, strumentalizza un
tema tanto significativo dicendo chiaramente che intende sfruttare
l'occasione presente contro la città di Firenze. Il Governo e le forze
politiche responsabili saranno in grado di difenderla.

PRESIDENTE. L'onorevole Chiti ha facoltà di replicare per la sua
interrogazione n. 3-01502.

VANNINO CHITI. Signor presidente, non posso dichiararmi soddisfatto
dall'intervento del ministro Pisanu, che, peraltro, ringrazio; non per le
misure di prevenzione annunciate, le misure di sicurezza. Al riguardo,
infatti, riconosciamo che sussiste una competenza ed una valutazione da
parte del Governo. Chiediamo, pertanto, che non vi sia una gestione
discriminatoria e che nessuna misura venga adottata per impedire l'afflusso
e la partecipazione di chi vuole venire in modo pacifico ferma restando la
garanzia che deve essere apprestata per la loro sicurezza.
Piuttosto, il motivo di insoddisfazione è dovuto al quadro in cui si
inseriscono le misure riferite dal ministro; il punto irrisolto del suo
intervento afferisce al seguente aspetto. Non si capisce se si vogliano
manifestazioni pacifiche, per le quali bisogna impegnarsi al fine di
renderle possibili, o se si vogliano cogliere le occasioni perché vi sia un
minore spazio per le manifestazioni medesime vedendo l'appuntamento di
Firenze come una sorta di calata di barbari. Lei ha ricordato tutti i
movimenti pericolosi ma, come è stato notato da alcuni colleghi, non ha
ricordato la presenza dei sindacati, dell'ARCI e delle ACLI, di tutte le
organizzazioni non governative e di tutte le associazioni del movimento
cattolico. Può essere che non interessi alla sua maggioranza; benissimo,
interessa a noi.
Lei ha detto, naturalmente - ed è un punto che ho apprezzato - che, come
vuole la Costituzione, il Governo deve



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operare affinché le manifestazioni possano svolgersi; per così dire, ha dato
un colpo al cerchio ed un colpo alla botte. Ma vede, signor ministro, io
penso che il Governo, oltre a tutelare la sicurezza delle manifestazioni e a
prevenire, d'intesa ed in collaborazione con le istituzioni locali e il comi
tato organizzatore, l'eventualità di fenomeni di violenza (che, pur
minoritari, non debbono esserci) non dico che non debba partecipare - né
tanto né poco - quanto piuttosto impegnarsi ad abbassare i toni di campagne
allarmistiche che possono, anch'esse, provocare tensioni.
Altro, invece, abbiamo sentito in questa sede; purtroppo pezzi della sua
maggioranza fanno di tale occasione a Firenze un fatto meschina di lotta
politica locale. Firenze, la città del dialogo per La Pira - che la definiva
la «città sul monte» -, diventa un'occasione per un rifiuto del dialogo e
del confronto. La scelta di Firenze è stata fatta dalle associazioni del
Social Forum italiane; non è stata fatta né dal sindaco né dal presidente
della regione. Costoro avrebbero potuto dire di no ma voglio sapere quale
sia quel sindaco e quel presidente della regione che avrebbe dovuto
rifiutare la possibilità di un dialogo e di un confronto su tali temi. Del
resto, né Napoli né Venezia, le altre città possibili, l'avevano fatto.
Allora, per concludere ritengo che il Governo debba assicurarci che il ruolo
di responsabile del coordinamento della gestione delle forze dell'ordine e
dell'impegno per la manifestazione sia svolto in loco, vale a dire dal
prefetto, e che quest'ultimo sia coinvolto nell'insieme delle scelte che
adotta il Governo, compresa la gestione di queste misure di sicurezza e non
solo nell'iniziativa riguardante Firenze. Inoltre, occorre un dialogo con il
comitato organizzatore che deve essere rafforzato e non indebolito, il quale
comitato - anche questo sembra che non risulti - ha già deciso che i
convegni in cui saranno presenti 10 mila persone (non so quante sono, ma non
certo di più), si svolgano alla fortezza e che la manifestazione si svolga
in un giorno, non perché imposto come misura di ordine pubblico, ma perché
accettato e voluto, al di fuori del centro della città. Questo è il punto su
cui mi pare che si debba riportare la chiarezza.
Quella di Firenze è un'occasione per il movimento perché non soltanto la
grandissima parte dello stesso deve praticare la non violenza, ma deve anche
espellere chi è violento e non essere indifferente nei suoi confronti. Si
tratta di un'occasione per le istituzioni locali, chiunque le governi.
Quando ero un giovane studente universitario ed ero di sinistra, ricordo che
mi colpì il fatto che un uomo non del mio partito, l'onorevole Aldo Moro,
rifletteva sui movimenti studenteschi degli anni settanta non in termini di
ordine pubblico ma come occasione di rapporto e di dialogo tra le
istituzioni della democrazia e quei movimenti: quindi, questa è un'occasione
anche per le istituzioni locali. Naturalmente, signor ministro, è un
occasione anche per lei e per il Governo, perché noi tutti - quale che sia
il nostro ruolo - dobbiamo dimostrare che l'Italia è un paese in cui si può
venire, si può discutere e si possono fare manifestazioni in modo pacifico.
Ancora un'ultima considerazione: dobbiamo cogliere questa occasione - così
guardo a Genova - per rilanciare positivamente un rapporto tra forze
dell'ordine e movimenti, soprattutto giovanili, che di recente è risultato
ferito e il cui superamento non è interesse della maggioranza o
dell'opposizione, ma della democrazia anche in questo paese.

PRESIDENTE. Il ministro Pisanu ha formulato qui preoccupazioni tali da non
poter essere sottovalutate dalla Presidenza della Camera cui peraltro egli
si è espressamente riferito in conclusione del suo intervento. Pertanto, mi
metterò immediatamente in contatto con il Presidente Casini al quale
riferirò le preoccupazioni del ministro per il seguito che egli riterrà
eventualmente di dare ad esse a livello parlamentare.
Ringrazio tutti per aver svolto questo punto certamente importante.