[Forumgenzano] Fw: [fori-sociali] Seminario dei Social Forum

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Per chi va a Firenze....

Cristina



----- Original Message -----
From: "Brescia Social Forum" <bs.socialforum@???>
To: "fori-sociali" <fori-sociali@???>; "bastaguerra"
<bastaguerra@???>
Sent: Wednesday, October 23, 2002 11:57 PM
Subject: [fori-sociali] Seminario dei Social Forum


Carissimi/e,

per il Forum Sociale Europeo di Firenze è stato organizzato un seminari
o
su "Movimenti,democrazia,autorganizzazione e territorio " promosso
da alcuni Social Forum. E' l'unico seminario gestito dai Social forum.
Un'occasione importante per discutere dello stato del movimento,delle
esperienze locali e delle prospettive più generali.
Abbiamo elaborato un questionario sull'attività dei SF che invieremo il

più presto possibile
ai SF di cui abbiamo gli indirizzi e-mail (circa 160 ).
I Social Forum che volessero ancora aderire al Seminario possono
mandare una mail
a bs.socialforum@???

Al seminario, che sarà aperto ai contributi di tutte/i, parteciperanno

anche esponenti
del movimento inglese ( Globalise Resistance ) e spagnolo (Campagna
contro l'Europa del capitale ).

Fatevi sentire, vi aspettiamo.

Social Forum dell'Abruzzo, Basilicata, Brescia, Cinisello Balsamo,
Firenze,
Roma, Verona


p.s. Qui trovate il testo proposto per la presentazione del Seminario


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Forum Sociale Europeo - Firenze 6-10 novembre 2002

Seminario " Movimenti, democrazia, autorganizzazione e territorio"
Venerdi 8 Novembre 14.30 - 17.30 Fortezza da Basso - Firenze -

Promosso dai Social Forum dell'Abruzzo, Basilicata, Brescia, Cinisello
Balsamo, Firenze,
Roma, Verona


I social forum in quanto espressione di un movimento contro il
neoliberismo,
si sono sviluppati attraverso tappe politico-simboliche di
contestazione
dei vertici del 'potere globalizzato' :Seattle, Praga, Washington e
soprattutto Genova. In età contemporanea, dopo la fine delle
Internazionali
socialista e comunista, non si era mai espresso un 'organismo' di
dimensioni
mondiali frutto, questa volta, non dell'impegno di partiti ma
direttamente
di movimenti diversi per base sociale, per ispirazione ideale, per form
e
organizzative. Essi sono uniti però nella lotta alla globalizzazione
neoliberista per affermare un modello di società radicalmente
democratica,
in grado di affrontare le sfide del mondo ( la fame, la salute, l'acqua

l'
abitazione, l'educazione, la terra, l'energia la precarizzazione del
lavoro, i diritti di cittadinanza), a cui l'impresa e il mercato
rispondono
con la privatizzazione. Riproponendo meccanismi produttivi e allocativi
capaci solo di aumentare le disuguaglianze tra Nord e Sud e all'intern
o
degli stessi paesi ricchi , di provocare danni irreparabili
all'ambiente e
di generare guerre infinite e preventive.
Il movimento antiliberista è stato solitario protagonista della
resistenza
ai governi della globalizzazione, di destra o di centrosinistra; in
Italia
per mesi - da Genova contro il G8, dove venne ucciso Carlo Giuliani,
alla
mobilitazione contro la guerra in Afghanistan, e poi contro la
privatizzazione della scuola e per la difesa dei diritti del lavoro e l
e
prime significative lotte dei lavoratori e lavoratrici precari/e,
contro la
Bossi-Fini e i diritti universali di cittadinanza per i migranti,
contro l'
occupazione militare dei Territori palestinesi - i social forum hanno
mantenuto aperte le vie dell'opposizione sociale. I social forum si
trovano
a dover crescere e confrontarsi con movimenti che si oppongono al
governo su
questioni importanti, senza far propri gli assi culturali e politici de
l
movimento antiliberista e senza, soprattutto, assumere la
globalizzazione
come orizzonte delle proprie lotte e proposte. I social forum si sono
sforzati di essere uno spazio pubblico e un luogo di attivizzazione su
questioni relative a bisogni e diritti, in cui si saldano rivolta etica
,
prospettiva politica, nuove forme di partecipazione democratica.
La Carta degli intenti varata a Bologna avrebbe potuto essere la base
di una
costruzione di un movimento plurale, senza essere centralizzato e
burocratizzato, internazionalista per una visione solidale con i popoli

del
Sud e per l' esigenza di affrontare questioni primarie (dall'acqua alla
terra alla salute) su scala planetaria, che ormai si impone come la
dimensione di qualsiasi attività collettiva. I social forum potrebbero
essere lo strumento d'innovazione della politica, non più limitata alle
sfere istituzionali o di ceto, ma tesa a 'fare società', a sperimentare
nuove forme di relazione, di produzione e di consumo.
Il movimento dei social forum, però, attraversa su scala nazionale un
difficile momento. Punto di riferimento per grandi campagne - la
guerra, i
migranti, l'Europa - ma lasciato solo nell'attività quotidiana. Il
radicamento nei territori è la condizione necessaria perché i social
forum
vivano di mobilitazioni reali, insufficiente per affrontare i compiti
che la
situazione richiede: dalla continuità della lotta contro la guerra, all
a
disubbidienza alla Bossi-Fini, alle lotte del lavoro dipendente e
precario,
alla battaglia contro la privatizzazione delle risorse e dei beni
pubblici,
alla difesa dei diritti universali, alla lotta per la preservazione
della
natura. La riflessione su sé stessi corre sempre il pericolo dell'
autoreferenzialità, perdendo così di vista i condizionamenti e i vincol
i
esterni; però il silenzio sulle forme dell'organizzazione sta a
significare
sia l'accettazione di leadership di fatto - in un movimento che non
dovrebbe
consentire la democrazia personalistica e mediatica - e, dunque, di
processi
decisionali non trasparenti e partecipati, sia - e ciò è più grave - la
sottovalutazione del fatto che gli spazi pubblici devono crescere come
istituzioni di movimento tali da essere permanentemente espansive e
inclusive.
Ci sono, comunque, delle esperienze altamente positive che ci spingono
a
riflettere e a discutere sulla possibilità di generalizzarle. Il tavolo

dei
migranti, Bastaguerra, il Forum sociale europeo, una serie di esperienz
e
locali dicono che è possibile sviluppare un movimento a rete in cui
siano
presenti associazioni, forze sindacali, movimenti e partiti politici
insieme con e dentro i social forum territoriali capaci di elaborazione

e di
conflitto. Dunque, non sull'astratta modellistica organizzativa e su
strategie politiche calate dall'alto, è possibile far crescere il
movimento
dei social forum sulla base di organismi dedicati a grandi temi e
di rapporti orizzontali su questioni 'territoriali'. La capacità di
produrre
conflitto è legata a quella di produrre cultura e strategie sociali,
culturali, politiche. Il movimento ha creato nuovo "senso comune
"alternativo al pensiero unico. Non si accettano più come verità
rivelate le
decisioni delle èlites dominanti.
Da queste esigenze è nata la proposta di organizzare un seminario, nell
'
ambito del Social forum europeo, su 'Movimenti, democrazia,
autorganizzazione e territorio'. Questa può essere una sede in cui al
confronto sulle esperienze in atto, a livello italiano e internazionale
(soprattutto europeo), si accompagni anche quello su nuovi campi di
lavoro
comune. Questi nuovi campi sono stati attraversati dal movimento senza
però
divenire impegno permanente: il precariato, i diritti del lavoro e del
non
lavoro, la privatizzazione generalizzata dei beni pubblici sociali, il
territorio e le grandi opere - tutto in un'ottica europea e mondiale -
sono
temi che insieme a quelli dei migranti e della pace possono essere i
fili
che tengono insieme e promuovono una rete nazionale e internazionale de
i
social forum e di strutture simili. Dinanzi a noi ci sono scadenze
cruciali
che possono costituire momenti di un ulteriore sviluppo di lotte
contro il
liberismo (temperato o meno), in cui occorrerà dire dei sì e dei no:
sulla
guerra, sui referendum (relativi all'art. 18, alla scuola,
all'ambiente),
sulle privatizzazioni, sulla costituzione europea, su nuovi rapporti di
solidarietà con il Sud del mondo contro i poteri transnazionali che
vedono
le persone e l'intero pianeta solo come oggetti di sfruttamento e di
arricchimento.




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