[Cerchio] Fw: [edscuola] unione europea

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Mo ve lo mando ..guardate guardate e ditemi...a chi giova e perché??!!
Irlanda che accetta il trattato di Nizza, ed Ue che s'allarga per
abbracciare i confini orientali dell'occidente, e cioè della Fortezza
Europa. Ora dobbiamo vedere
le prossime mosse della NATO..mah..
tuula
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DN: SPEECH/02/509     Date: 23/10/2002





SPEECH/02/509

Romano Prodi

Presidente della Commissione europea

Il Consiglio europeo di Bruxelles

Parlamento europeo

Strasburgo, 23 ottobre 2002

Signor presidente,

Onorevoli deputati,

È un piacere tornare a parlarvi in una settimana densa di avvenimenti e
di promesse per il futuro della nostra Unione europea.

Il referendum irlandese e l'agenda del Consiglio

Ora che l'Irlanda ha votato a favore del Trattato di Nizza, abbiamo superato
gli ultimi ostacoli politici verso la ratifica del Trattato e abbiamo
spianato
la strada dell'allargamento.

Mi rallegro per la saggia scelta fatta dagli elettori irlandesi, che hanno
dato prova di apertura e di senso di responsabilità.

Vincendo le preoccupazioni e i timori, che pure erano presenti, il popolo
irlandese ha guardato il panorama della storia europea dall'alto e ha
protetto
gli interessi comuni di lungo periodo.

Negli ultimi anni l'economia irlandese ha fatto registrare uno sviluppo
straordinario. Essa ha intrecciato nuovi rapporti e si è legata al resto
d'Europa. Sull'onda di questo successo, l'Irlanda può guardare con fiducia
ad un ulteriore sviluppo in seno all'Europa allargata del futuro.

Signor Presidente,

Onorevoli Parlamentari,

Ciò che vale per l'Irlanda vale anche per tutti noi. Portare avanti senza
indugi il processo di allargamento è nell'interesse comune.

Per questo motivo, il prossimo Consiglio europeo di Bruxelles è di
importanza
fondamentale. Il dibattito si concentrerà sulle nostre raccomandazioni di
chiudere i negoziati con dieci paesi candidati entro la fine dell'anno.
Si discuterà anche della data di adesione di Bulgaria e Romania e della
prossima fase del processo di candidatura della Turchia.

Fra gli altri temi, tratteremo della questione di Kaliningrad. Avremo forse
l'occasione di passare in rassegna la situazione internazionale, soprattutto
come portare avanti la lotta contro il terrorismo alla luce dei recenti
tragici eventi di Bali e nelle Filippine.

Ascolteremo la relazione del Presidente delle Convenzione europea e avremo
l'usuale scambio di vedute con il Presidente del Parlamento.

L'allargamento e i suoi vantaggi

Il primo punto nell'agenda del Consiglio sarà quindi l'allargamento e vorrei
cogliere questa occasione per ribadire i motivi forti che ci hanno portato
a raccomandare agli Stati membri di concludere i negoziati positivamente
con dieci paesi.

Ho già richiamato in moltissime occasioni il valore politico, etico e
storico
dell'allargamento.

Condividere con i nostri vicini europei la stabilità e la prosperità che
abbiamo conquistato in mezzo secolo di integrazione è per noi un dovere
storico e morale.

L'allargamento sarà una garanzia di stabilità sia dentro i nuovi confini
dell'Unione che al di fuori di essi.

La pace, la stabilità, la democrazia e lo Stato di diritto sono gli
ingredienti
essenziali per la stabilità politica. Hanno già funzionato egregiamente
in passato. La ricetta funzionerà anche per i futuri Stati membri, ne sono
certo.

L'allargamento porterà la governance e gli standard europei a tutto il
continente.
Ci attendiamo effetti positivi in moltissimi settori:


amministrazioni pubbliche più efficienti,

sistemi giudiziari più solidi,

migliore protezione delle minoranze,

più efficace prevenzione della criminalità--soprattutto della criminalità
internazionale--

controlli dell'immigrazione illegale più severi,

un monitoraggio più attento sui prodotti in circolazione--soprattutto una
migliore sicurezza alimentare--e infine

standard e controlli più severi per la tutela dell'ambiente.
Sulla scena internazionale l'aumento delle dimensioni dell'Unione farà
crescere
il suo capitale politico. Le nostre politiche commerciali, finanziarie,
ambientali e sulla sicurezza avranno più peso. L'Europa saprà difendere
meglio i diritti umani e potrà operare per ridurre il divario fra il Nord
e il Sud del mondo.

Se sapremo unirci lealmente e darci una sola voce potremo fare la differenza
su questioni come il cambiamento del clima e la gestione dell'impatto della
globalizzazione.

Ma oltre a questo, il primo gruppo di dieci nuovi Stati membri porterà
vantaggi
economici enormi all'Unione tutta intera, dei vecchi e dei nuovi Stati
membri.


L'aumento della popolazione dell'Unione rafforzerà il mercato unico. La
popolazione aumenterà di 75 milioni di cittadini portando il totale
dell'Unione
a 453 milioni.

Per capire il senso di questa cifra, si pensi che la popolazione totale
della zona NAFTA, che comprende gli Stati Uniti, il Messico e il Canada
è di circa 400 milioni.

Alcuni obiettano che se con l'adesione dei dieci paesi candidati la
popolazione
aumenterà del 20%, il PIL complessivo dell'Unione crescerà solo del 5%.


Questo non è un dato negativo, è invece il segno di un grande potenziale
di crescita.

Non va dimenticato infatti che i dieci candidati stanno già crescendo ad
un ritmo superiore a quello dei 15 Stati membri attuali. Su base annua,
la loro crescita nel 2001 è stata del 2,4% contro il nostro 1,5%, mentre
nel 2000 erano cresciuti ad un tasso medio del 4,1% contro il nostro 3,4%.


Soprattutto, i dieci candidati porteranno nell'Unione risorse umane
altamente
qualificate. Si pensi che nei paesi dell'allargamento ogni anno verrà
consegnato
il 25% di tutti i diplomi universitari rilasciati dagli Stati membri
attuali.


I paesi dell'allargamento sono la nostra nuova frontiera. Le imprese europee
avranno nuovi spazi di espansione e sviluppo perché ci sarà un grande
bisogno
della nostra tecnologia e perché i nuovi Stati membri offriranno un mercato
di sbocco per i nostri beni e servizi.

Onorevoli deputati,

Se questi sono i vantaggi dell'allargamento, ciò che chiamo il dividendo
dell'allargamento, passiamo ora a vedere i problemi che restano ancora sul
tappeto.

Prima di affrontarli, però, una considerazione generale.

Dobbiamo stare attenti a non mettere in pericolo il successo
dell'allargamento
bisticciando sui dettagli.

L'unificazione dell'Europa deve sempre avere la precedenza sui ristretti
interessi nazionali e di settore. Dobbiamo tenere sempre di fronte a noi
il grande quadro di insieme e non dimenticare mai i vantaggi e le
potenzialità
offerte dall'allargamento.

I prossimi passi

Negli ultimi anni i dieci paesi hanno fatto progressi enormi. Le relazioni
periodiche che la Commissione ha presentato di recente lo hanno riconosciuto
in pieno. A questo proposito, voglio sottolineare ancora una volta che le
nostre analisi non sono né indulgenti ne troppo ottimiste.

La fiducia che la Commissione ha riposto nei paesi dell'allargamento ha
basi solide. I progressi fatti registrare nel passato sono la prova che
tutti i dieci paesi saranno pronti per l'adesione agli inizi del 2004 anche
in quei settori nei quali è richiesto un lavoro supplementare.

Ma benché la nostra fiducia sia totale, la Commissione si è impegnata a
monitorare gli ultimi preparativi e l'andamento dei paesi anche dopo
l'adesione.
A questo fine abbiamo preparato delle clausole di salvaguardia per il
mercato
interno e per il settore della giustizia e degli affari interni.

Tali clausole di salvaguardia entreranno in funzione se gli impegni presi
non dovessero essere rispettati nella pratica, una eventualità remota ma
sempre possibile.

I negoziati sulle questioni ancora aperte con i nostri dieci partner devono
iniziare quanto prima, altrimenti sarà praticamente impossibile concludere
su tutti i punti prima del vertice di Copenaghen a dicembre.

Per questo motivo faremo tutto il possibile per chiarire il maggior numero
di questioni nel vertice straordinario dei prossimi giorni a Bruxelles.


***

Come è noto, i punti centrali in discussione fra i capi di Stato e di
governo
saranno le questioni legate al finanziamento dell'allargamento. Sono certo
che, arrivati a questo punto, sapremo trovare soluzioni accettabili per
tutti.

La questione sulla quale si registra il consenso più largo è quella dei
trasferimenti netti. Appare chiaro che esiste un accordo unanime su due
principi:


al momento dell'adesione i dieci paesi dell'allargamento non dovranno
trovarsi
in una posizione di contribuenti netti; e

tutti gli impegni di spesa devono mantenersi entro i limiti stabiliti a
Berlino.
Attenendosi a questi due principi, non sarà difficile trovare a Copenaghen
un accordo sull'ammontare preciso.

Anche per quanto riguarda i fondi strutturali, sembra crescere il consenso
su un ammontare annuo pari a circa 25 miliardi e mezzo di euro per gli anni
2004, 2005 e 2006.

Francamente, non possiamo offrire di meno ai nostri nuovi concittadini.
All'interno di questo impegno finanziario, nel 2006 i paesi della coesione
riceveranno fondi pari a 231 euro pro capite mentre i cittadini dei nuovi
Stati membri avranno diritto a 137 euro a testa.

Infine, il problema dei finanziamenti agricoli, a tutti noto.

Sono consapevole che alcuni Stati membri attuali hanno espresso delle
riserve
sulla sostenibilità di bilancio di queste proposte e hanno chiesto ulteriori
garanzie. È legittimo porsi il problema dei futuri assetti finanziari
dell'Unione.
La Commissione mantiene la sua posizione: tutte le proposte sono compatibili
con le prospettive finanziarie stabilite a Berlino e non pregiudicano in
alcun modo le decisioni future.

Sono fiducioso che sarà possibile trovare un accordo.

Non possiamo rimettere in questione le priorità dell'allargamento che
abbiamo
tutti già concordato e accettato.

Per tutto l'insieme delle questioni finanziarie ancora pendenti, mi auguro
che il Consiglio europeo di Bruxelles dia alla Presidenza danese e alla
Commissione il mandato di concludere i negoziati in vista della decisione
finale che sarà presa a Copenaghen.

È per questo che vi chiedo il più ampio sostegno.

Il passo più importante che dobbiamo fare in questa ultima fase del processo
di allargamento è forse quello dell'informazione.

L'ultimo Eurobarometro, pubblicato due giorni fa, ci dice che la metà degli
attuali cittadini dell'Unione è a favore dell'allargamento mentre un terzo
si dichiara contrario.

Queste cifre sono abbastanza confortanti, altre però sono più preoccupanti.
Il 65% degli intervistati pensa che l'allargamento provocherà l'aumento
del traffico di stupefacenti, del crimine organizzato internazionale e della
disoccupazione.

Perché, secondo voi, l'allargamento viene associato a questi timori? La
risposta si trova nell'ultimo dato che voglio citare: solamente il 21% della
popolazione pensa di essere 'ben informata' sull'allargamento.

È chiaro che occorre intervenire sull'informazione. Il gruppo che dichiara
di non essere bene informato non è necessariamente contrario
all'allargamento,
esso ha una posizione piuttosto indifferente. Ma questa è forse la
prospettiva
peggiore.

Dobbiamo convincere i cittadini che l'allargamento sarà una soluzione non
un problema. È per questo che la Commissione ha lanciato una campagna di
informazione rivolta sia agli attuali Stati membri che ai paesi candidati.


Il successo dell'allargamento dipenderà quindi dalla nostra capacità di
informare correttamente la pubblica opinione ed ottenerne il consenso.

Non possiamo deludere le attese di milioni di europei.

Il futuro della nostra Unione dipende da tutti noi.

Grazie.






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