Data: 21/10/2002 11:02
http://www.corriere.it/edicola/index.jsp?path=INTERNI&doc=IMA
Molotov alla Diaz, la verità in sette minuti
Dalla sassaiola che portò al blitz alle prove false:
la ricostruzione degli investigatori. Il «mistero» del
telefonino di Canterini
«Scusa Canterini, c'è uno degli agenti nostri ferito
con una coltellata?» «... Ci hanno provato» (Dialogo
tra Spartaco Mortola, capo della Digos di Genova, e
Vincenzo Canterini, capo del Reparto mobile di Roma,
cortile della scuola Diaz, tra le 00.41 e le 00.44). E
allora tentiamo di ricostruirla di nuovo, la notte
italiana più brutta degli ultimi anni, l'irruzione
nell'edificio che ospitava i no global durante il G8,
le botte, le prove false.
Dall'inizio alla fine, come un film. Perché questa
volta non sono singole scene. Una traccia c'è. I primi
punti fermi di un'inchiesta sempre più complicata che
ha tra gli indagati alcuni tra i più importanti uomini
della polizia italiana (falso, calunnia, lesioni
gravi). Al centro di tutto, il tentativo di capire chi
truccò le carte. Chi diede l'ordine di prendere le due
molotov trovate nel pomeriggio di quel giorno in
un'aiuola di corso Italia al termine degli scontri, e
portarle dentro la Diaz, per usarle come «prove» della
pericolosità dei no global che dormivano
nell'istituto. Chi le mise, chi sapeva. Al momento,
molti indizi vanno verso il vicequestore Pietro
Troiani, ex del Reparto mobile di Roma, ex delfino di
Vincenzo Canterini (l'uomo che «diresse» l'irruzione),
a Genova in quei giorni per fare da raccordo tra i
suoi ex colleghi e la questura. Antonio Burgio,
l'autista del furgone che recuperò le due molotov
sostiene di avere ricevuto da lui l'ordine di portarle
nell'istituto. In mano ai magistrati Francesco Pinto
ed Enrico Zucca c'è un filmato - sequestrato a luglio
all'emittente «Primocanale» - che riprende i
funzionari di polizia a colloquio tra loro nel cortile
della Diaz e il sacchetto blu che contiene le molotov.
A che ora viene girato quel filmato? Prima o dopo il
«deposito» delle false prove nella scuola? Il rapporto
della squadra speciale della polizia su quella notte
prova a fissare i paletti della storia. Ci sono sette
minuti decisivi per l'inchiesta, dalle 00.34 alle
00.41, nei quali si consuma la vicenda delle molotov.
Ci sono le contraddizioni di Vincenzo Canterini. C'è
la verità sul filmato.
L'AGGRESSIONE - E' la sassaiola che subisce davanti
alla Diaz il convoglio in servizio di perlustrazione
alle dipendenze di Massimo Di Bernardini, dirigente
dello Sco (Servizio centrale operativo). L'episodio
che porta all'irruzione. Di Bernardini nella sua
relazione lo fissa alle 22.30. Sarebbe però un orario
incompatibile con il reale svolgimento dei fatti. Un
mero errore materiale, per gli investigatori, ma che a
cascata sarà ripetuto in centinaia di atti. L'episodio
andrebbe anticipato di un'ora: entro le 21.30 di quel
21 luglio. Gli investigatori ci arrivano studiando il
traffico telefonico di Di Bernardini, e dei suoi
superiori Francesco Gratteri, capo dello Sco, e del
suo vice Gilberto Caldarozzi, e lo conferma una
relazione degli uomini del primo reparto mobile di
Roma, presenti all'episodio.
CANTERINI - Prima riunione in questura, lui non c'è.
E' ancora a cena. A che ora viene contattato? Se
l'aggressione al convoglio fosse avvenuta alle 22.30 -
fanno notare gli investigatori - sarebbe chiaro che il
blitz era stato deciso «a prescindere». Invece, non è
così. Canterini viene informato alle 21.50 dal suo
superiore Valerio Donnini, della decisione che sta
maturando in questura: intervenire «in modo massiccio»
con uomini e mezzi. I suoi. L'ordine è chiaro:
concentrare il suo reparto davanti alla questura entro
le 23.00.
IN VIAGGIO - Seconda riunione: inizia alle 23 circa,
si conclude 40 minuti dopo con la partenza del
convoglio del reparto mobile. Destinazione, la scuola
Diaz. Lo conferma l'esame delle telefonate
dell'assistente Burgio, alla guida di uno dei mezzi
del reparto. E' l'autista di Troiani. Sul suo furgone
ci sono le molotov. Dalle ore 23 alle 23.49 la sua
utenza viene registrata dalle «celle» telefoniche
lungo la direttrice nord della questura, e dalle 23.59
«impegna» quelle in direzione Levante. Sarebbe la
dimostrazione che il furgone con le molotov raggiunse
la Diaz - per l'appunto nella zona Est di Genova - a
mezzanotte.
MOLOTOV - Dichiarazioni, testimonianze e tabulati
fissano il momento decisivo alle 00.34, quando
l'autista Burgio telefona a Troiani - 22 secondi di
conversazione -. Sono entrambi alla Diaz, lo prova
l'esame dei loro cellulari e delle altre telefonate
(00.51, chiama Troiani, e 00.59, chiama Burgio) tra i
due, che attivano la stessa «cella», la più vicina
alla scuola. Ma è alle 00.34 che secondo gli
investigatori scatterebbe l'ordine: portare le molotov
nella scuola.
IL FILMATO - Riprende il «conciliabolo» davanti al
portone d'ingresso della scuola tra i funzionari di
polizia. Una riunione divisa in due: ci sono due
differenti spezzoni di immagine, che nel filmato sono
di seguito ma in realtà sono «separati» di almeno tre
minuti, frutto di uno «stacco» di ripresa. Prima
sequenza: ci sono tutti. Il numero due dell'Ucigos
Giovanni Luperi, che parla al telefono e che per
alcuni istanti ha in mano il sacchetto con le molotov,
Canterini, Mortola, Gratteri, Caldarozzi, Troiani.
Secondo gli investigatori, che hanno analizzato i
tabulati di tutti i poliziotti in questione, l'inizio
di quel video, di quel conciliabolo, è da fissare poco
prima delle 00.41 e 30 secondi, orario in cui Luperi
risponde a una telefonata del suo superiore, il
prefetto Arnaldo La Barbera (terza conversazione tra i
due dopo quelle delle 00.33 e 00.38), l'unica
contestuale a quella effettuata da un altro
funzionario ripreso dalla telecamera, ore 00.38,
durata dieci minuti. I sette minuti tra la telefonata
dell'autista Burgio a Troiani e la riunione dei
funzionari sono lo snodo dell'inchiesta. Il video si
chiuderebbe con Mortola che sembra rientrare nella
scuola con Troiani. Per questo, i due verranno
risentiti dai pm. Bastano quei 7 minuti per prelevare
le molotov dal furgone, portarle nella scuola e poi
fuori per mostrarle ai funzionari che quindi si
mettono a discutere sul punto?
IL MISTERO - Riguarda Canterini. Che durante il blitz
parla, e molto, al telefono. Non con il suo cellulare
di servizio che squilla alle 00.19 e poi all'una e
sette minuti. Ed è muto per un'ora, quella
dell'irruzione alla Diaz, durante la quale - come
testimonia anche il filmato - il capo del Reparto
mobile di Roma parla più volte al telefonino. Usando
un cellulare (un Samsung) o una scheda sconosciuta
verso un numero non identificato. Perché non usava il
cellulare di servizio? Con chi parlava? Cosa stava
dicendo?
RISPOSTE - L'indagine della polizia su se stessa
finisce qui. Un lavoro basato sui fatti che fissa
punti fermi, ore e circostanze. Senza azzardare
soluzioni, implicitamente indica alcune
responsabilità. Tocca ai magistrati il lavoro più
difficile, integrare la ricostruzione di quella notte
- basata solo su dati oggettivi - con le versioni dei
fatti emerse dagli interrogatori. E' stata chiesta una
proroga delle indagini, probabilmente verrà sentito De
Gennaro. E' ancora lunga, la notte della Diaz.
Marco Imarisio
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