[Lecce-sf] Fw: DOCUMENTO SUI PAKISTANI DETENUTI COME TERRORI…

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Author: ISIDE
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Subject: [Lecce-sf] Fw: DOCUMENTO SUI PAKISTANI DETENUTI COME TERRORISTI IN SICILIA


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Saluti.
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> From: <fulvassa@???>
> To: <fulvassa@???>
> Sent: Thursday, October 17, 2002 12:48 PM
> Subject: DOCUMENTO SUI PAKISTANI DETENUTI COME TERRORISTI IN SICILIA
>
>
>
> Carissimi,
> invio un documento su una situazione che non dovrebbe essere dimenticata,
> ma che dopo l'iniziale clamore, sta per essere sotterrata, come avviene
> spesso con la verità.Tutti avrebbero diritto ad un "equo processo", ad un
> interprete, ad una sentenza, di condanna o di assoluzione che sia.
> Se potete, diffondete, aderite, interessatevi del caso, prima che
> l'espulsione
> dei pakistani chiuda anche questa pagina nera della nostra politica anti
> immigrazione.
> Fulvio Vassallo Paleologo
> Università di Palermo
>

GUERRA GLOBALE AL TERRORISMO, “BUFALE” E DIRITTI UMANI.

Si ripetono con cadenza regolare gli scoop giornalistici che rendono
pubbliche indagini di magistratura e polizia volte ad accertare la presenza,
anche nel nostro paese, di terroristi e fiancheggiatori legati a gruppi
islamici fondamentalisti. Già dopo uno sbarco di clandestini nei pressi di
Catania, lo scorso mese di marzo, si era parlato della presenza di
“terroristi internazionali”. Spesso, però dopo alcune settimane, i casi si
sgonfiano, ed a carico degli indagati rimane solo il tradizionale corollario
di accuse che si rivolgono ad immigrati privi di permesso di soggiorno, che
hanno tentato la via dell’ingresso clandestino o che, dopo avere raggiunto
lo status di regolarità, favoriscono l’ingresso e la permanenza nella
clandestinità di loro connazionali.
Il sensazionalismo con il quale si diffondono queste notizie nuoce al
risultato delle indagini quando i sospetti si rivelano fondati, e distrugge
la vita delle persone coinvolte quando, magari dopo qualche mese, si accerta
la loro totale estraneità alle organizzazioni terroristiche.
Questo clima contribuisce anche a rendere “sospetta” la posizione di molti
potenziali richiedenti asilo, che fuggono da zone di conflitto dove è stata
segnalata la presenza di terroristi, al punto che anche nella delicata fase
di identificazione si registra la “collaborazione” delle autorità consolari
dei paesi di provenienza, che visitano gli immigrati anche quando fanno
richiesta di asilo, come è successo il mese scorso a Siracusa con alcuni
profughi liberiani scampati alla strage di Capo Rossello, prassi vietata da
tutte le convenzioni internazionali in materia; ed anche gli operatori che
assistono gli immigrati nella procedura di asilo sono destinatari di una
“attenzione particolare” da parte degli organi di polizia, con il rischio di
gravi violazioni della privacy e con effetti negativi sulla loro attività di
mediazione e di assistenza.

Dopo la clamorosa vicenda degli immigrati scambiati per terroristi all’
interno della chiesa di San Petronio a Bologna, in Sicilia si è verificato
un caso ancora più grave. Dopo essere stati fermati nel mese di agosto a
bordo di una nave giunta nel porto di Gela, 15 pakistani sono stati accusati
di essere terroristi, e rinchiusi in carcere, a Caltanissetta, proprio in
coincidenza con l’anniversario dell’11 settembre, sulla base di una
segnalazione giunta alla magistratura da parte dei servizi segreti italiani
ed americani.
Come si sta accertando, dall’ampia documentazione fornita dalle famiglie
degli interessati, e in base alle dichiarazioni delle autorità pakistane,
anche in questo caso si tratta di persone che nulla hanno avuto a che fare
con i terroristi, e lo stesso governo pakistano, nel corso di una visita del
sottosegretario Boniver a Karachi, ha chiesto al governo italiano la loro
liberazione. Come conferma anche l’ANSA, secondo le autorità pakistane si
tratterebbe di “ clandestini entrati illegalmente in Italia per motivi
economici”.
Quindici persone, immigrati clandestini o marinai stranieri imbarcati su una
nave sequestrata poco importa,sono da oltre un mese detenuti come
terroristi, e – per quanto risulta - rimangono ancora in carcere anche se la
loro posizione sembra chiarita; non sappiamo da quali interpreti siano stati
assistiti e come siano state raccolte le loro dichiarazioni.
Tutti i quindici pakistani rischiano adesso di essere espulsi come normali
clandestini; con la conseguenza che la loro scomparsa, o il loro rimpatrio
coatto porrebbe definitivamente una pietra su tutta la penosa vicenda. Non
si hanno peraltro notizie delle frenetiche ricerche di materiale radioattivo
che si sarebbe dovuto trovare a bordo della nave sulla quale si trovavano i
pakistani, e sembra ormai confermata soltanto la presenza di un regolare
carico di piombo.

Chiediamo che prima di essere espulsi gli immigrati pakistani possano
esercitare pienamente i loro diritti di difesa con l’assistenza di
interpreti indipendenti, e che sull’intera vicenda venga fatta piena luce,
anche per stabilire eventuali depistaggi provenienti dai servizi segreti.
Senza la presenza di un interprete indipendente, che conosca bene la lingua
degli indagati, il pur meritorio lavoro del difensore di ufficio rischia di
venire sostanzialmente vanificato.
In base all’art. 13 della Convenzione Europea a salvaguardia dei diritti
dell’uomo, ogni persona ha diritto “ad un ricorso effettivo davanti un
istanza nazionale anche quando la violazione sia stata commessa da persone
che agiscono nell’esercizio delle loro funzioni ufficiali”. Non sappiamo se
ci sarà il tempo per fare valere questa, ed altre forti limitazioni del
diritto di difesa, davanti ai giudici di Strasburgo.
Intanto però i mezzi di informazione hanno potuto impunemente legare alla
notizia dell’arresto dei quindici pakistani la colossale “bufala” della
presenza di materiale nucleare a bordo del mercantile, come se si fosse alla
vigilia di un attacco atomico all’Europa.
Chiediamo che, piuttosto di alimentare pericolose ideologie securitarie, i
mezzi di informazione rettifichino le informazioni false precedentemente
fornite, e magari ne citino le fonti. Non si può essere garantisti a senso
unico, solo quando è imputato un membro del governo o un parlamentare.

Il diritto alla libertà personale e la riserva di un tempestivo controllo
giurisdizionale sui casi di fermo, la presunzione di innocenza ed il diritto
di difesa ( che si esplica nel diritto alla comprensione linguistica di
tutti i documenti processuali), sono valori fondamentali dello stato
democratico, sanciti per tutte le persone umane dalla Costituzione e dalle
Convenzioni internazionali, come la libertà di associazione ed il diritto di
professare liberamente la propria fede religiosa. Crediamo che questi stessi
valori debbano rimanere baluardi invalicabili per qualunque società
democratica che voglia contrastare efficacemente il diffondersi del
terrorismo internazionale. L’imbarbarimento delle regole di azione dei
pubblici poteri è esattamente il risultato che vogliono produrre i
terroristi per minare alla radice la nostra società.
Chiediamo che le nuove normative per la salvaguardia della sicurezza interna
dei paesi europei non svuotino il fondamentale diritto di chiedere asilo,
auspicando che sia garantita una interpretazione equilibrata e non
distorcente delle clausole di esclusione previste dalla Convenzione di
Ginevra. Come in precedenza, eserciteremo anche in questo caso il nostro
diritto di vigilanza sul rispetto delle regole procedurali.
Esprimiamo la forte preoccupazione che -come già avvenuto in passato- si
voglia utilizzare questa nuova emergenza terrorismo per comprimere
ulteriormente la libertà di circolazione e di associazione, per
criminalizzare qualunque forma di devianza o il dissenso sociale, per
considerare tutti i migranti, soprattutto se di fede diversa dalla nostra e
temporaneamente privi di un permesso di soggiorno, se non come criminali,
come potenziali terroristi.
Se questo avvenisse, come purtroppo ci sembra avvenga in casi sempre più
frequenti, si produrrebbero effetti devastanti sui rapporti di convivenza
tra gli italiani e gli immigrati vittime di questo pregiudizio; e questo,
con tutti i processi di esclusione sociale indotti dalla nuova legge
Bossi-Fini, rischia di diffondere nel tempo, tra gli immigrati deprivati di
tutti i loro diritti e della loro stessa identità, un pericoloso stato d’
animo che potrebbe comportare più consistenti e fondati allarmi
terroristici.

Fulvio Vassallo Paleologo
Università di Palermo








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