[Cm-roma] visto che sono uscito allo scoperto... vi volevo f…

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Aihe: [Cm-roma] visto che sono uscito allo scoperto... vi volevo far leggere sto articoletto..(un po' lungo in verita'..ma interessante...)
USA / NEO HIPPIES
Brucia uomo brucia
L'appuntamento è nel deserto del Nevada. Fantasia e travestimenti sono
la regola. Fino al momento del grande falò

di Lorenzo Soria foto: Charlie Evans
Emergono improvvisamente dal nulla 20 bandiere americane di-sposte in
cerchio e conficcate sulla sabbia bianchissima di un antico lago
prosciugato, così vasto e così piatto che c'è chi sostiene di riuscire a
intravedere la curvatura della Terra. Un miraggio, forse. Ma non c'è
tempo per riflettere: mezzo chilometro più in là si intravede la sagoma
di un missile che avanza minacciosamente proprio in direzione delle
bandiere e per un attimo c'è il sospetto di essere sulla linea di fuoco
di una qualche esercitazione militare.

Il missile è trainato da un vecchio scooter protetto da un baldacchino
giallo e turchese. E trasporta, a cavalcioni, due tipi che si credono
dei vichinghi con una bottiglia di birra in mano che scendono, osservano
le bandiere che sventolano e scoprono che al posto delle stelle ci sono
i simboli di Ibm e di General Electric, di Intel e di Westinghouse, di
Nbc e di Microsoft e degli altri giganti dell'economia americana. E che
quel George W. Bush in cartapesta lì in mezzo con la faccia da ebete non
è esattamente un manifesto di patriottismo. Dalla bocca gli esce una
scritta in cui si legge: "Gli alberi sono pericolosi". Sul didietro, tra
gli altri, qualcuno ha aggiunto a matita: "Amo il mio Paese ma temo il
mio governo". «Cool», dicono gli immaginari vichinghi scesi dal loro
bizzarro mezzo di locomozione. Julio, uno studente di medicina che
circola in costume da bagno, maschera e pinne, fa un cenno di
approvazione e poi, ammiccando al Bush pupazzo, dice: «Se quello
bombarda l'Iraq, me ne torno in Costa Rica». Intanto se ne va, a bordo
di una bici trasformata in un pesce rosa con le rotelle. Ma si ferma
dopo pochi metri, per osservare anche lui attonito Contessa, un galeone
spagnolo lungo oltre 20 metri che si sposta nel deserto con tanto di
vele rosse spiegate.

Un'altra scena di ordinaria follia in un altro pomeriggio di caldo
intollerabile a "Burning Man". Burning Man, perché i 30 mila che sono
venuti sin qui, in questa striscia di deserto inospitale e completamente
priva di vita a due ore da Reno, si raccolgono l'ultima notte attorno a
The Man, un uomo fatto di legno e di neon blu alto cinque piani, e lo
bruciano tra esplosioni, spettacoli pirotecnici, mangiatori di fuoco,
tamburi tribali, ululati e danze rituali. Ma Burning Man è tante altre
cose. È un rave techno-pagano. Un carnevale dell'assurdo e dell'ironia
dove tutti, la notte, diventano delle installazioni luminose fatte di
neon e cerchietti luminosi fluorescenti. Una Woodstock per gli ultimi
degli hippies che giocano a Mad Max e per i superstiti del cyberspazio
reduci dal naufragio delle loro start-up. Un baccanale per anarchici,
voyeur, esibizionisti e uomini di mezza età con un po' troppa pancetta,
alimentato da alcol, droghe e sesso. Burning Man è anche un esperimento
di vita comunitaria estremamente americano, un singolare strumento per
misurare il polso di un Paese percorso da fremiti di rivolta e di
insoddisfazione non più catalogabili dentro i vecchi schemi di destra e
sinistra.

«Non siamo più un evento, siamo un movimento», sostiene Larry Harvey,
ideatore di Burning Man. Un movimento per che cosa? «Per qualunque cosa
uno voglia, per esempio per poter continuare a vivere delle esperienze
che in questa società in cui tutto viene mercificato sono ormai in via
di estinzione». Quando organizzò il primo Burning Man (1986), Harvey
raccolse una ventina di amici intorno a un fantoccio di legno da
bruciare su una spiaggia di San Francisco. Solo per divertimento. E
anche per esorcizzare il dolore di un amore finito male. Ma gli amici e
i curiosi tornarono l'anno dopo. E quello dopo ancora. Nel '91, il rito
divenne così grande che Harvey e la sua tribù dovettero lasciare San
Francisco e spostarsi a Black Rock, in una striscia di 13 chilometri
quadrati dove le condizioni ambientali non sono delle più facili: di
giorno si va oltre i 40, la notte si scende poco al di sopra dello zero.
"Entrando, ti assumi volontariamente il rischio di seri infortuni o di
morte", si legge nel biglietto di ingresso. Lo scambio di denaro è
consentito solo per acquistare ghiaccio e limonata, per il resto ognuno
deve arrivare completamente autosufficiente. Ma batterie e generatori
abbondano e ci sono luci, strade, radio pirata, giornali. Se qualcuno ha
dimenticato qualcosa, c'è poi l'arte del baratto: una birra per un
bacio, una salsiccia per un bicchier d'acqua. «Vorrei che il mondo fosse
così tutto l'anno, una comunità che funziona senza bisogno di soldi e di
tante regole», sostiene Bob, che qui nel deserto è tutto nudo e dipinto
di blu e che a casa, a Seattle, maneggia soldi tutti i giorni perché fa
il cassiere in banca.

Ma Burning Man dura solo una settimana. È anche per questo, per poter
portare nel mondo reale l'esperienza, che Harvey e i suoi hanno iniziato
a usare Internet e la posta elettronica per organizzare incontri nel
corso delle altre 51 settimane dell'anno, formando 60 divisioni
regionali che si estendono anche a Canada, Regno Unito, Australia e
Giappone.

«Ogni volta che vengo qui mi sento rinvigorito nel mio impegno per
contribuire alla creazione di un mondo più giusto e più sano», spiega
Ethan, un consulente di computer che vive nel cuore della Silicon Valley
che oggi distribuisce cartoline in stile realismo socialista in cui un
giovane soldato a bordo di un carro armato esclama: «Siamo vicini alle
elezioni, facciamo partire questa guerra!».

Steve Roth arriva da New York con altre 500 persone: l'anno scorso,
appena finito Burning Man, si è ritrovato in mezzo al rogo del World
Trade Center. Qui nel deserto è andato anche lui alla cerimonia al
Tempio della Gioia, una struttura in legno a forma di pagoda giapponese,
in cui sono stati letti i nomi di 600 pompieri, poliziotti e altri
membri dei servizi di emergenza morti a New York o in altre catastrofi.
E adesso, mentre osserva il tempio che sa che tra pochi giorni verrà
dato alle fiamme, aggiunge: «È un fuoco purificatore, che ci offre un
senso di chiusura. E la forza per tornare nelle nostre comunità e
renderle più vivibili».

Se Steve e Ethan sono arrivati sino a Black Rock non è né per cambiare
il mondo, né tantomeno fare proselitismo. Non volevano perdersi un'altra
edizione di quello che tutti qui chiamano "il miglior party della
Terra". E il party lo hanno avuto, circolando a bordo delle balene, dei
pianoforti, dei divani, dei razzi con le ruote. E passando da uno
all'altro di questo campi a tema costruiti con un misto di rottami di
ferro, buone conoscenze meccaniche e grande propensione per l'assurdo.
Ecco il Pleasure Cove, il covo del piacere, dove lo strip poker lo si fa
al rovescio: chi perde è costretto a vestirsi con maglioni di lana nella
calura del mezzogiorno. Ecco il Thunderdome, una struttura geodesica
dove uomini e donne vestiti di stracci e appesi a corde elastiche si
sfidano con spade di gomma al suono di un assordante ritmo heavy metal.
Più in là, dentro un'incongrua aragosta illuminata di rosa che si erige
nel vuoto del deserto, c'è chi fa il giocoliere con il fuoco e chi lo
mangia e lo sputa. Un fisico che si fa chiamare Dr. Megavolt, nel
frattempo, sale in cima a un camion avvolto in una tuta di metallo e
inizia a lanciarsi addosso scariche di lampi finché intorno si sente
odore di bruciato. «Quello si è fritto il cervello», osserva serio un
ventenne che ha disegnato un extraterrestre attorno alla sua cintura in
modo che il suo pene, dipinto di rosso, spunta fuori come se fosse la
lingua. Ma non c'è tempo per ribattere: ora appaiono le donne di
"critical tits", cioè "tette critiche": 300 ragazze e anche molte
signore di una certa età in giro in bicicletta con le tette al vento.

«C'ero anche io», esclama il giorno dopo orgogliosa Sylvia, una
ex-studentessa di Berkeley che quando è a Los Angeles vende polizze vita
e che qui dà una mano all'ufficio stampa. Indossa il di sotto di uno
striminzito bikini, scarpe di Prada, occhiali da motociclista e non si è
più coperta il seno. «Così mi sento libera». La interrompe Nurse,
infermiera, che indossa solo occhiali da sole e un cappellino di giunco.
E distribuisce gli accrediti stampa. «Questo pass non ti dà diritto a
niente di particolare», si legge, «è solo un promemoria per spingerti a
uscire dall'analisi della percezione e a entrare nella gioia
dell'esperienza»".

Qualcuno, ovviamente un po' troppo incline all'analisi, le ricorda che
parte dell'esperienza è anche un mondo - più vasto di questa isola nel
deserto - fatto di Iraq e di Enron, di riscaldamento globale e di Aids.
«Odio tutti questi clown che per sentirsi uomini devono fare la guerra»,
sbotta Sylvia. Interviene anche Jim, che la guerra l'ha fatta per
davvero, in Vietnam, e che adesso fa parte di un gruppo che si chiama
Veterans for Peace. «Mi hanno trasformato in una macchina per uccidere»,
ricorda: «Ho ancora incubi ogni notte».

L'ex guerriero aggiunge che qui è diverso. «Mi sento a casa», dice. Ma
72 ore dopo la sua casa è andata in fumo. The Man è stato abbattuto con
un grande falò catartico. E i 30 mila burners hanno fatto ritorno alla
loro banale vita di tutti i giorni. A Burning Man sono rimaste solo le
tracce delle ruote sulla sabbia. n

10.10.2002
http://www.espressonline.it/ESW_articolo/0,2393,38331,00.html