Auteur: Leonid Ilijc Brezhnev Date: Sujet: [Cerchio] Bauman :L'umanità segregata in una
discarica
>L'umanit=E0 segregata in una discarica >=ABLa decisione della guerra contro l'Iraq =E8 gi=E0 stata
>presa e gli Usa non ascolteranno le ragioni
>dell'Europa. Viviamo in un'epoca che passer=E0 alla
>storia come un'era segnata dalla produzione
>inarrestabile di scarti umani. La globalizzazione
>esclude, mentre la flessibilit=E0 =E8 lo strumento del
>capitale per garantire la sua libert=E0 di movimento=BB.
>Un'intervista a Zygmunt Bauman
>BENEDETTO VECCHI
>Zygmunt Bauman =E8 uno studioso riservato, che non ama
>le luci della ribalta. Ogni giorno, passa alcune ore a
>leggere attentamente i giornali, ma =E8 restio nel
>parlare con i giornalisti. Eppure =E8 proprio
>dall'analisi di alcuni articoli apparsi su un giornale
>inglese che prende l'avvio di uno dei suoi libri
>dedicati alla globalizzazione (Solitudine del
>cittadino globale, Feltrinelli). Anzi si pu=F2 dire che
>le =ABconseguenze della globalizzazione nella vita delle
>persone=BB =E8 diventato il suo rovello al quale ha
>dedicato gran parte della sua recente produzione
>teorica, da Dentro la globalizzazione (Laterza) a
>Voglia di comunit=E0 (Laterza), da La societ=E0
>dell'incertezza (Il Mulino) a Le sfide dell'etica
>(Feltrinelli) a La modernit=E0 liquida (Laterza) a La
>societ=E0 individualizzata (Il Mulino). Polacco di
>origine ebraica, ha fatto parte di quel piccolo e
>innovatore gruppo di intellettuali che nel Sessantotto
>criticarono aspramente la gestione del potere da parte
>del partito comunista, schierandosi a fianco del
>movimento studentesco. Ma dopo la normalizzazione e
>l'ondata antisemita alimentata dal partito unico al
>potere, lasci=F2 il paese e cominci=F2 un breve
>pellegrinaggio, che lo ha portato prima in Israele e
>poi in Inghilterra, dove tutt'ora vive.
>
>Un autore prolifico, dunque. Riuscire ad avere
>un'intervista =E8 un'operazione che comporta pazienza,
>anche perch=E9 Bauman preferisce i tempi lunghi della
>riflessione per elaborare risposte ai problemi globali
>che gli stanno a cuore. Cos=EC =E8 accaduto che il primo
>contatto =E8 avvenuto a Roma la scorsa primavera. Poi il
>dialogo =E8 proseguito via e-mail per tutta l'estate per
>la sua esitazione a misurarsi con gli spazi, limitati,
>di una pagina di giornale e per ci=F2 che accadeva nel
>mondo. I venti di guerra, la crisi della
>globalizzazione, il silenzio degli intellettuali:
>tutti elementi che Bauman sente come manifestazione di
>un Disagio della postmodernit=E0, come recita il titolo
>di un suo libro uscito in questi giorni in Italia e
>pubblicato da Bruno Mondadori. (Nelle prossime
>settimane Raffaello Cortina ne mander=E0 un altro alle
>stampe con il titolo Societ=E0, etica e politica). Dai
>rischi di guerra prende l'avvio l'intervista.
>
>La guerra contro l'Iraq sembra inevitabile. L'Europa
>non riesce ad affermare una posizione unitaria e
>autonoma dagli Stati uniti. Se sar=E0 cos=EC, sar=E0
>difficile parlare di Europa nel prossimo futuro,
>perch=E9 se sar=E0 guerra ridisegner=E0 il mondo dove gli
>Usa detteranno legge. Lei che ne pensa?
>
>Come Martin Woollacott ha giustamente osservato su The
>Guardian =ABil dibattito sull'Iraq =E8 pleonastico - la
>decisone =E8 stata presa=BB, e =ABdiscutere se la guerra sia
>giusta o sbagliata non influenzer=E0 gli americani=BB.
>Possono ascoltare, se l'etichetta della diplomazia lo
>richiede, ma non terreanno in gran conto qualunque
>cosa dir=E0 l'Europa. Credo che la scelta reale non sia
>quella, ampiamente urlata e strombazzata, tra l'unirsi
>alla frenesia del =ABDio benedica l'America=BB o assumere
>un atteggiamento anti-americano. Ritengo che il vero
>dilemma - un dilemma vitale - che tutti noi abbiamo di
>fronte e dovremmo affrontare sia quello tra =ABDio
>benedica l'America=BB e =ABDio benedica l'umanit=E0=BB.
>
>Negli ultimi anni, i problemi posti dalla
>globalizzazione sono entrati nell'agenda politica
>mondiale grazie alle mobilitazioni di un variegato
>movimento sociale globale, il quale ha denunciato che
>esiste una redistribuzione feroce delle ricchezze. In
>sintesi, nella societ=E0 individualizzata i rapporti di
>potere tra le classi, i gruppi sociali e tra il nord e
>il sud del mondo sono basati sulle diseguaglianze. E'
>d'accordo?
>
>Io stesso non saprei dirlo meglio. Il mondo per=F2 =E8
>diventato pieno, ma non =E8 uno. Il nuovo mescolarsi di
>culture e forme di vita =E8 un'altra illusione, frutto
>di generalizzazioni basate sull'esperienza della =E9lite
>globale e forse anche funzionale alla sua esigenza di
>autostima e di comfort spirituale. In realt=E0, insieme
>al celebrato cosmopolitismo e all'ibridazione della
>=E9lite affaristica e del sapere, che =E8 planetaria e
>sempre pi=F9 extraterritoriale, anche il nuovo pugnace
>tribalismo - che si traduce in un feroce
>territorialismo - =E8 il prodotto principale di una
>globalizzazione priva di vincoli politici.
>
>Recentemente, lei ha affermato che viviamo in una
>=ABmodernit=E0 liquida=BB, dove la =ABrivoluzione=BB di
>consuetudini, modi di essere =E8 la regola dominante: un
>mutamente incessante, senza soste che non consente di
>consolidare nuove istituzioni. Tutto ci=F2 provoca,
>sempre per usare un suo termine, un disagio
>individuale e collettivo che agisce anch'esso come un
>caterpillar che tutto distrugge. Siamo quindi in una
>situazione dove =E8 impossibile un'analisi della
>societ=E0?
>
>Si, al giorno d'oggi il cambiamento =E8 una condizione
>permanente del pianeta, dei contesti locali, degli
>individui. I cambiamenti si susseguono e non possono
>pi=F9 tendere a =ABsoluzioni finali=BB o essere organizzati
>in serie coerenti. Inoltre, sono impossibili da
>prevedere, fortuiti. Cos=EC come =E8 impossibile prevedere
>le loro conseguenze, per non parlare della possibilit=E0
>di controllarle. Oggi questa =E8 per=F2 una osservazione
>scontata. Ci=F2 che non si comprende a sufficienza =E8 che
>ogni sviluppo =ABcreativo=BB porta con s=E9 necessariamente
>una distruzione. Noi assomigliamo sempre di pi=F9 agli
>abitanti di Leonia, una delle Citt=E0 invisibili di
>Italo Calvino, i quali se qualcuno glielo chiedesse
>direbbero che la loro passione =E8 =ABil godere delle cose
>nuove e diverse=BB. Per la verit=E0, ogni mattina la
>popolazione =ABindossa vestaglie nuove fiammanti, estrae
>dal pi=F9 perfezionato frigorifero barattoli di latta
>ancora intonsi, ascoltando le ultime filastrocche
>dall'ultimo modello d'apparecchio=BB. Ma ogni mattina =ABi
>resti della Leonia di ieri aspettano il carro dello
>spazzatura=BB e qualcuno, guardando dall'esterno, si
>chiederebbe se la vera passione dei suoi abitanti non
>sia piuttosto =ABl'espellere, l'allontanare da s=E9, il
>mondarsi d'una ricorrente impurit=E0=BB.
>
>Dato che gli abitanti di Leonia eccellono nella loro
>caccia alle novit=E0, =ABuna fortezza di rimasugli
>indistruttibili che circonda Leonia, la sovrasta da
>ogni lato come un acrocoro di montagne=BB. Mi chiedo se
>la moderna situazione non passer=E0 alla storia, in
>primo luogo, come un gigantesco aumento della
>produzione di rifiuti.
>
>Parliamo infatti spesso di =ABspazzatura=BB, degli scarti
>materiali che sporcano e avvelenano il nostro
>=ABambiente=BB. Ma la pi=F9 prolifica e dolorosa delle
>innovazioni moderne sta emergendo dalla continua
>crescita di scarti umani. La produzione di scarti
>umani =E8 stata particolarmente copiosa in due settori
>(ancora pienamente operativi e che lavorano a pieno
>regime) dell'industria moderna.
>
>Il primo settore riguarda la produzione e la
>riproduzione dell'ordine sociale. Qualunque modello di
>ordine sociale =E8 selettivo, e richiede che si tagli
>via, si spunti, si segreghi, si separi o si asporti
>quelle parti della materia prima umana che sono
>inadatte al nuovo ordine. Il secondo settore
>dell'industria moderna noto per aver prodotto
>continuamente grandi scarti umani =E8 il progresso
>economico, che richiede a sua volta lo smantellamento
>e l'annichilimento di un certo numero di modi e mezzi
>di integrare l'esistenza umana che non soddisfano
>standard predefiniti di produttivit=E0 e redditivit=E0.
>Chi pratica forme di vita =ABsvalutate=BB non pu=F2, di
>regola, essere inserito en masse nei nuovi modelli di
>attivit=E0 economica.
>
>Questa produzione di =ABscarti=BB umani =E8 stata comunque,
>per gran parte della storia moderna, depotenziata,
>neutralizzata o almeno mitigata grazie a un'altra
>moderna innovazione: l'industria dello smaltimento dei
>rifiuti. Questa industria ha prosperato grazie alla
>trasformazione di ampie parti del globo in immondezzai
>in cui confluiva tutto il =ABsurplus=BB di umanit=E0. La
>produzione di rifiuti umani procede quindi senza
>sosta, fino ai picchi dei nostri giorni dovuti ai
>processi della globalizzazione, ma =E8 l'industria dello
>smaltimento dei rifiuti che si =E8 trovata in gravi
>difficolt=E0 a causa dell'impraticabilit=E0 dei modi di
>trattare gli scarti umani fin'ora inventati. A mio
>parere, dietro la confusione attuale c'=E8 la crisi
>dell'industria dello smaltimento degli scarti umani.
>Lo rivela la disperata, sebbene largamente irrazionale
>e sbagliata, gestione della crisi scatenata dallo
>spettacolo dell'11 settembre.
>
>Lei =E8 stato spesso accostato a Georg Simmel per la sua
>capacit=E0 di partire dall'analisi del manifestarsi di
>alcune abitudini e mentalit=E0 per fornire una lettura
>=ABgenerale=BB dei conflitti nella modernit=E0. E' stato
>cos=EC per il fit-ness, =E8 stato cos=EC per il turismo di
>massa. Uno degli approdi del suo lavoro di studioso =E8
>di cogliere la solitudine individuale in un mondo
>unificato, dove non c'=E8 riparo alcuno. Ma =E8 pur sempre
>una solitudine che si manifesta in aggressivit=E0 verso
>l'=ABaltro=BB. Ricordo alcune sue pagine, molto belle, in
>cui racconta di mobilitazioni contro presunti pedofili
>in una piccola citt=E0 inglese. Un'isteria che
>accompagna anche il razzismo strisciante che vediamo
>manifestarsi in molti paesi europei?
>
>Sono lusingato del suo paragone della mia opera a
>quella di Georg Simmel. Io cerco solo, sebbene con
>risultati alterni, di collegare le ansie popolari
>=ABlocalizzate=BB circa il =ABnemico alla porta=BB - che si
>tratti di un pedofilo, di un malintenzionato, di un
>molestatore, di mendicanti, di =ABstranieri=BB (con il
>terrorista come ultima aggiunta, particolarmente negli
>Usa) - alla marea crescente dei sentimenti razzisti, o
>pi=F9 correttamente xenofobi, in Europa. Per parafrasare
>una nota frase, si pu=F2 dire che uno spettro si aggira
>sul pianeta: lo spettro della xenofobia. Astio e
>sospetti tribali vecchi e nuovi, mai estinti o
>scongelati di fresco e riscaldati, si sono mescolati e
>saldati alla paura, tutta nuova, per la sicurezza
>distillata da incertezze e insicurezze vecchie e nuove
>dell'esistenza moderna.
>
>Le persone spaventate a morte da una misteriosa,
>inesplicabile precariet=E0 dei loro destini e dalle
>nebbie globali che nascondono alla vista la loro
>prospettiva, cercano disperatamente i colpevoli delle
>tribolazioni e delle prove cui sono sottoposte. Le
>trovano, non sorprende, sotto il lampione pi=F9 vicino,
>nel solo punto obbligatoriamente illuminato dalle
>forze della legge e dell'ordine: =ABsono i criminali a
>renderci insicuri, e sono gli estranei che causano il
>crimine=BB; e cos=EC =AB=E8 con le retate, il carcere e la
>deportazione degli estranei che sar=E0 ripristinata la
>sicurezza perduta o rubata=BB.
>
>Lei considera il welfare state come una delle migliori
>=ABtrovate=BB del capitalismo moderno. Sicurezza
>collettiva versus esplosione violenta della societ=E0;
>garanzie sociali come unico rimedio agli effetti
>distruttivi della mano invisibile del mercato. Ma
>anche questo sembra un retaggio del passato. Ulrick
>Beck parla di societ=E0 del rischio. Seguendo il suo
>percorso intellettuale, si potrebbe parlare di una
>societ=E0 del rischio altamente individualizzato. E'
>d'accordo?
>
>Lei ha di nuovo ragione. Penso che non ci sono, e non
>possono esserci, soluzioni individuali a problemi
>prodotti socialmente, cos=EC come non ci sono e non ci
>possono essere soluzioni locali a problemi creati
>globalmente.
>
>Una piccola digressione. Il capitale nomadico in cerca
>di mercati redditizi e di soste confortevoli, e le
>popolazioni sradicate, prive di territorio e vagabonde
>in cerca di lavoro, pane, acqua da bere o pace, sono
>solo due dei =ABproblemi creati globalmente=BB che nessun
>potere locale ha le risorse per affrontare da solo,
>sebbene tali poteri debbano misurarsi con le loro
>conseguenze. La mobilit=E0 senza precedenti e
>virtualmente inarrestabile dei beni e delle finanze
>mondiali li pongono oltre la portata di qualunque
>potere locale - non solo municipale, ma anche
>nazionale. I poteri locali non possono fare molto per
>arrestare la distruzione di mezzi di sostentamento e
>la dilagante polarizzazione delle condizioni di vita,
>che mettono intere popolazioni in movimento e
>aggiungono sempre pi=F9 vigore alle pressioni dei
>migranti; o per rallentare, per non dire interrompere,
>lo sfruttamento delle risorse naturali, l'inquinamento
>dell'aria e delle riserve idriche, gli effetti
>climatici legati ai gas dell'effetto serra o un
>consistente indebolimento dei legami umani, la
>crescente fragilit=E0 dei mezzi di sussistenza e la
>distruzione dei posti di lavoro. Quando gli
>amministratori di una citt=E0 si sforzano in tutti i
>modi di rendere potabile l'acqua del rubinetto,
>vivibili le aree residenziali, di mettere scuole,
>ospedali e servizi sociali locali in grado di
>accogliere e assimilare i nuovi arrivati nella citt=E0 e
>nel paese, di trovare lavoro ai disoccupati, placare
>l'irritazione crescente e l'ansia dei residenti della
>citt=E0, essi cercano (invano) di trovare soluzioni
>locali a problemi nati globalmente. Non potendo
>intervenire sull'incertezza in modo sostanziale, essi
>cercano di indirizzare la paura e la rabbia
>conseguenti verso oggetti che sono in grado di
>gestire, e che possono mostrare di poter gestire:
>fastidi come le minacce alla sicurezza delle persone e
>delle loro propriet=E0 che vengono dai rapinatori, dai
>ladri di automobili, dai mendicanti, da chi compie
>reati sessuali, da stranieri, da =ABstranieri tra noi=BB.
>Poco importa se queste minacce siano genuine o
>presunte, esse sono sovraccariche emozionalmente:
>dalla loro soluzione ci si aspetta pi=F9 di quanto non
>siano in grado di dare. Allarmi antifurto, televisioni
>a circuito chiuso, pi=F9 poliziotti in servizio, pene
>pi=F9 dure e politiche di immigrazione pi=F9 severe
>lasceranno le vere fonti di incertezza intatte, non
>dissiperanno le paure e non vinceranno l'ansiet=E0. E
>cos=EC, qualunque cosa si faccia, la domanda di
>proteggere la sicurezza dei residenti urbani crescer=E0
>senza sosta, e gli amministratori della citt=E0,
>impossibilitati a fare molto altro, saranno disposti
>alla compiacenza...
>
>Un'altra parola chiave dei suoi studi =E8: precariet=E0.
>Si =E8 precari nel rapporto di lavoro, nelle relazioni
>sentimentali, nelle forme di socialit=E0. Prendiamo ad
>esempio la precariet=E0 nei rapporti di lavoro. Si =E8
>precari alla luce di una richiesta sempre pi=F9
>pressante di mettere idee, inventiva, capacit=E0
>relazionale nella propria mansione. Siamo cos=EC
>condannati a vivere una condizione paradossale:
>precari, ma creativi. E' questa la logica del
>=ABcapitalismo flessibile=BB?
>
>La asimmetria di potere tra capitale e lavoro ha
>acquisito nella nostra epoca una dimensione
>completamente nuova. Nell'epoca =ABsolida moderna=BB i
>boss delle imprese e i lavoratori potevano avere un
>controllo profondamente diverso sulla propria capacit=E0
>di azione effettiva, ma entrambi erano =ABlegati al
>terreno=BB, erano cio=E8 dipendenti dalla collaborazione
>con l'altra parte; nessuna delle due parti poteva
>semplicemente fare le valige e andarsene. Entrambi gli
>attori sapevano di essere destinati, in un modo o
>nell'altro, a restare in compagnia gli uni degli
>altri, a incontrarsi ancora il giorno dopo, il giorno
>dopo ancora, l'anno dopo. Quel =ABmutuo confinamento=BB
>generava ovviamente conflitto, ma produceva anche uno
>sforzo a negoziare un modus vivendi soddisfacente che
>rendeva la vita, magari una noiosa routine, ma
>prevedibile, suscettibile di una programmazione a
>lungo termine. Questo adesso =E8 tutto finito. Inoltre,
>la asimmetria di potere tra capitale e lavoro non si
>manifesta soltanto nella ricchezza di pochi e nella la
>povert=E0 dei molti, ma anche tra libert=E0 di movimento e
>l'essere confinati in un posto.
>
>Il capitale =E8 libero di abbandonare una localit=E0 non
>abbastanza obbediente e servile, ma la grande
>maggioranza dei suoi dipendenti sono costretti a
>restare dove sono, non essendo i benvenuti in nessun
>altro posto. Non la meticolosa e odiosa supervisione e
>il controllo di ora in ora, ma la minaccia di andare
>via senza preavviso al primo segno di disobbedienza =E8
>oggi il fondamento della dominazione del capitale e il
>mezzo principale per ottenere la disciplina. La
>sicurezza del capitale si basa semplicemente sulla
>precariet=E0 del lavoro.
>
>In queste circostanze, la =ABsussidiariet=E0=BB =E8 diventata,
>accanto alla =ABflessibilit=E0=BB, l'espediente per fare del
>=ABbuon management=BB. I manager non hanno bisogno, n=E9
>hanno voglia, di gestire. Ora sta agli uomini e alle
>donne che essi assumono dimostrare di meritare
>l'assunzione, farsi notare dal capo, farsi avanti con
>idee che riempiano le tasche degli azionisti, facciano
>vendere pi=F9 prodotti, seducano un maggior numero di
>clienti e, allo stesso tempo, dimostrare la propria
>superiorit=E0 rispetto ad altri candidati per la stessa
>mansione. La =ABflessibilit=E0=BB =E8 un termine ingannevole:
>significa inflessibilit=E0 del capitale a negoziare e a
>fare compromessi.
>
>Di fronte a una descrizione senza appello della
>globalizzazione, lei sostiene che comunque una via
>d'uscita c'=E8. In sintesi, lei ripropone una
>riedizione, per quanto necessariamente aggiornata, del
>New Deal o del welfare state. Non le sembra che sia
>troppo poco rispetto alla diagnosi che lei stesso fa
>della =ABsociet=E0 individualizzata=BB?
>
>Non ci sono soluzioni locali per problemi generati
>globalmente. Se lei mi chiede come possiamo cambiare
>questo sviluppo, la mia risposta =E8: solo affrontando
>di petto la sfida principale del nostro tempo - ossia,
>il bisogno urgente di sottoporre gli attuali sfrenati,
>erratici, capricciosi processi di globalizzazione al
>controllo politico e alla legge. L'unica soluzione
>realistica, anche se lunga, consiste nello sviluppo di
>politiche planetarie e di un potere planetario in
>grado di regolare le forze economiche e di affrontare
>efficacemente i problemi planetari che tali forze,
>finch=E9 resteranno prive di regolamentazione, creeranno
>tutti i giorni.
>
>Gli stati-nazione erano le cornici istituzionali per
>la sicurezza collettiva contro la sventura
>individuale. Ma i loro governi, spogliati di una gran
>parte della loro passata sovranit=E0, non riescono pi=F9 a
>far quadrare i conti, n=E9 possono dissociarsi dalla
>mischia globale in cui devono essere attori
>obbedienti, col rischio altrimenti di =ABscoraggiare gli
>investitori=BB e di fronteggiare una bancarotta. La
>polarizzazione dilagante della nostra epoca ha le sue
>radici nel divorzio tra il potere e la politica; essa
>pu=F2 essere arrestata o almeno alleviata a condizione
>di un nuovo matrimonio...