:: In parte questo articolo fornisce risposta anche a Francesco,
perche' e' scritto chiaramente che CM non ha bandiere, ne partiti, ne portavoci,
ne volantini ufficiali.
Per ora siamo un blocco tutto di sinistra, ma ognuno puo' portare il suo messaggio
dentro la massa, basta che non lo faccia in modo provocatorio.
[Se nella massa arriva uno di forza nuova e provoca gli metto comunque
le mani addosso, massa o non massa]. ::
<<La bicicletta fa la forza. E' l'ora della Critical Mass>>
VENERDI, ore 18, piazza Santissima Annunziata. Il tam tam circola per
Firenze, via telefono, sms, email e quant'altro. L'appuntamento è per le
bici. Tutte alle sei del pomeriggio in piazza. Poi si parte. Per dove e per
quanto tempo non si sa. Niente percorsi prefissati, si decide via via dove
andare. Con la speranza di riempire le strade pedalando e di strappare così
il posto alle auto e dire che queste ultime non sono il solo mezzo di
trasporto possibile, ma solo il più dannoso. Sarà la prima «Critical Mass»
di Firenze. Laddove Critical Mass, massa critica sta a significare
un'iniziativa di protesta ormai usata in mezzo mondo per rivendicare più
spazio alla bicicletta e meno spazio alla macchina. Come è la regola
adottata in tutti i luoghi dove le Critical Mass sono ormai un'abitudine,
anche la pedalata fiorentina non ha né bandiere, né partiti, né portavoci,
né regole fisse, né volantini ufficiali. L'ha convocata un gruppo di
ciclisti auto organizzati, è aperta a chiunque e anche alle idee di
chiunque. Sono convocati ciclisti sportivi, mamme col seggiolino del bambino
appeso al manubrio, anziani con la «graziella», appassionati della city
bike, tutti quelli che usano la bici e che sono convinti che possa essere un
mezzo alternativo capace di risolvere almeno una parte dei problemi del
traffico.
L'idea è quella di un semplice appuntamento urbano a pedali, non di una
manifestazione. Ma è anche quella che una massa di ciclisti può essere molto
ingombrante e ben visibile. Tanto più che i pedalatori si danno in genere
appuntamento a ridosso dell'ora di punta e le bici puntano sulle vie più
trafficate. Si può osservare le regole del traffico scrupolosamente, è la
filosofia della Critical Mass, ma di fatto rallentare notevolmente le auto.
Si può pedalare tutti insieme per le vie della città e occupare a buon
diritto la carreggiata dicendo, come già si è fatto: «Noi non stiamo
bloccando il traffico, ma siamo il traffico». Un traffico diverso da quello
che le città moderne sono abituate a vedere ma che già si è fatto sentire a
più riprese. Il termine viene da lontano, dalla Cina dove le bici erano
regine e non lo sono più e dove il traffico incontrollato nelle strade è
tale che i ciclisti si sono abituati ad aspettarsi e radunarsi tutti insieme
per fare una massa critica, interrompere il flusso delle auto e finalmente
riuscire ad attraversare. Ma, dopo la Cina, la Critical Mass si è trasferita
altrove ed ha preso un significato diverso. Più che radunarsi per
attraversare la strada, i cicilisti hanno iniziato a fare massa per imporre
la loro presenza e suggerire che si può camminare anche senza motori e
tenere l'aria più pulita.
Si sono auto battezzati, negli ultimi tempi in cui il più pericoloso e
insidioso inquinante sono ormai diventate le polveri fini, ciclisti micro
impolverati. Ma la prima Critical Mass era già partita agli inizi degli anni
'90. La prima pedalata, a San Francisco, nel '92. Era solo un tentativo, ma
si scoprì che si poteva protestare divertendosi moltissimo, che nascevano
amicizie nuove, che via via la gente si convertiva all'uso del pedale. La
regola è: via libera per la città, dove andare lo decide chi sta davanti, in
ogni caso le strade si riempiono, le bici diventano protagoniste.
L'iniziativa contagiò prima gli Usa, poi l'Europa. Nel 2002, comincia anche
l'Italia. Dal febbraio si fa la Critical Mass a Milano. La prima volta erano
15 spauriti pedalatori. Poi hanno cominciato a crescere, si sono dati una
scadenza settimanale, si sono trovati in 200. Il 1 giugno scorso è la volta
di Roma, i ciclisti rispondono scampanellando a più non posso ai clacson
furibondi.
Adesso tocca a Firenze. Una città giudicata dai pedalatori ottima per
dimensioni da percorrere in bici. Ma anche una città dove si è sempre
lamentato l'assenza o almeno la scarsa presenza e scarsa manutenzione delle
piste ciclabili. Dove si anche spesso protestato per la pericolosità di
alcune di queste, dove chi pedala rischia di venire investito da macchine
indisciplinate. Dove stanno cominciando ad apparire nuove e più razionali
rastrelliere rispetto alle vecchie (piazza della Calza, via dei Pecori e tra
poco anche in piazza Savonarola) ma dove c'è ancora molto da fare su questo
versante. Dove, insomma, la bicicletta anziché il nuovo mezzo moderno di
trasporto a inquinamento zero è considerata ancora con diffidenza. E qualche
volta con ostilità: ieri mattina, in via dei Servi, vigili e carroattrezzi
sequestravano delle biciclette parcheggiate sul marciapiede. Trascurando le
macchine parcheggiate in doppia fila (alle ore 10).