[Cerchio] Torino: iniziative della FAI contro la guerra

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Autore: Umanità Nova redazione torinese
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Oggetto: [Cerchio] Torino: iniziative della FAI contro la guerra
Contro tutte le guerre, contro tutti gli eserciti!

Sabato 5 ottobre partecipazione al corteo contro la guerra in Iraq. Partenza alle ore 15 da piazza Arbarello.

Venerdì 11 ottobre ore 21 in c.so Palermo 46 dibattito:
"La geografia dell’orrore. Dal Kossovo all’Iraq passando per l’Afganistan", dalla guerra umanitaria alla guerra permanente. Scenari bellici e percorsi di opposizione sociale.
Interverrà Pietro Stara della Commissione antimilitarista della FAI.

Venerdì 18 ottobre sciopero generale!
ore 9 in piazza Arbarello spezzone anarchico
alla manifestazione del sindacalismo di base
ore 21 c.so Palermo 46 film "Il dottor Stranamore" di Kubrick e dibattito

Federazione Anarchica Torinese - FAI
c.so Palermo 46; e-mail fat@???; tel/fax 011 857850; la sede è aperta tutti i giovedì dopo le 21,15

Contro Tutte le guerre, contro tutti gli eserciti!
La guerra globale, la prima guerra del secolo, va avanti.
Migliaia di persone, per lo più civili, sono morte sotto le bombe in Afganistan. Ad un anno di distanza la guerra non è finita: tra i monti afgani si continua a morire. A Kabul un governo feroce e dispotico è stato sostituito da un governo altrettanto feroce e dispotico ma disponibile a far partire l’oleodotto che gli amici ed alleati di ieri, i talebani, non volevano più costruire.

Bush un anno orsono annunciava una campagna bellica infinita. Il pretesto della "guerra al terrorismo" è divenuto la chiave di volta di una politica guerrafondaia volta a rimettere in piedi la dolente economia americana a suon di bombe.
La "guerra preventiva" teorizzata da Bush è la guerra santa in nome del dollaro. Si prepara l’invasione dell’Iraq, un paese che si trova in stato di guerra dal 1990: prima con la guerra guerreggiata, poi con l’embargo e con i bombardamenti "mirati". Le cifre di questa lenta strage sono spaventose: oltre un milione di morti tra i più deboli, i più poveri, i senza potere. Poco conta che i morti, i mutilati, gli affamati siano uomini, donne, bambini in carne ed ossa. Sono le vittime e gli ostaggi di interessi per i quali non valgono nulla, granelli di sabbia sullo scacchiere del "grande gioco" della politica di potenza. Il "gioco" feroce di Bush II, l’uomo dei petrolieri e dei mercanti d’armi, interessati al controllo delle grandi risorse energetiche, timorosi della concorrenza dei recalcitranti alleati europei, consapevoli che oggi la "supremazia" statunitense si afferma soprattutto sul piano militare.
Nella guerra permanente è oggi il turno di Saddam Hussein, il feroce dittatore che già nel lontano 1988 si distinse per il massacro di migliaia di curdi con armi chimiche fornite dagli USA. Ma allora nessuno minacciò ritorsioni. All’epoca, non diversamente da Bin Laden, il Raiss di Baghdad era un’importante pedina nella politica degli USA che si guardarono bene dal rimarcare la disinvoltura con cui trattava i propri affari. E poi, si sa, i "diritti umani" variano a seconda della convenienza del momento. Ed il principio di "non ingerenza" assume caratteristiche carsiche, comparendo o scomparendo all’occorrenza.

Qui da noi, nel Belpaese di Berlusconi, Bossi e Fini sono in atto le grandi manovre: una bella finanziaria di guerra, leggi liberticide contro i lavoratori, gli immigrati, le donne. La retorica, quella più becera, si spreca. Tornano in auge i mai sopiti mostri dell’intolleranza, del razzismo, del nazionalismo.
I soldi sottratti alla sanità, alla scuola, ai servizi sociali serviranno per finanziare il viaggio ed il soggiorno di mille assassini legalizzati in divisa da alpino alla volta dell’Afganistan. Con il beneplacito, ancora una volta, di parte del centro-sinistra.

È il momento di essere con decisione e fermezza uomini e donne di parte.
La parte delle vittime. Sempre.
Opporsi alla guerra, a tutte le guerre, lottare contro gli eserciti, tutti gli eserciti, è giusto e necessario per fermare il terrorismo: il terrorismo degli Stati che semina la morte, la distruzione, la paura colpendo indiscriminatamente folle inermi.
La fine della politica di potenza, la sconfitta della logica del profitto, del militarismo e del fanatismo religioso aprono le porte ad un mondo libero e giusto, un mondo senza Stati, né frontiere, né eserciti.
La vera pace è la libertà e la giustizia sociale. Per tutti. Ovunque.