[Forumgenzano] I: [RRCC]Opinioni dall'Ontario: come il lavor…

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Author: noemi
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Subject: [Forumgenzano] I: [RRCC]Opinioni dall'Ontario: come il lavoro può ricostruire il movimento
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From: Francesco Castracane <fra.castracane@???>
To: Rete Romana Consumo Critico <rrcc_ml@???>
Sent: Saturday, October 05, 2002 4:30 PM
Subject: [RRCC]Opinioni dall'Ontario: come il lavoro può ricostruire il
movimento


> GRANELLO DI SABBIA (n°65)
> Bollettino elettronico settimanale di ATTAC
> Lunedì, 23-09-2002
>
> di Herman Rosenfeld
>
> Il movimento antiglobalizzazione nordamericano ha subito un tremendo
> arretramento nella scia degli attentati terroristici dell'11 settembre. Le
> recenti proteste sono state modeste e la presenza di lavoratori minima.
> Perché il mondo del lavoro ha preso le distanze dal movimento? I

lavoratori
> hanno sempre messo in discussione la "diversità di tattiche" rispetto
> all'ala anarchica del movimento antiglobalizzazione. Sostenevano, in
> particolare, che si permettesse alle manifestazioni di essere dirottate da
> chi prediligeva tattiche violente o inadatte. Se l'obbiettivo principale

del
> movimento è quello di conquistare e mobilitare un gran numero di

lavoratori,
> allora le tattiche più militanti non sono necessariamente quelle destinate
> ad avere l'effetto più profondo.
>
> L'11 settembre ha quindi reso molti leader sindacali più riluttanti ad
> essere coinvolti in un movimento che potrebbe tollerare la violenza. Da un
> lato può sembrare buon senso; dall'altro, è troppo facile escludere la
> protesta militante per evitare atti violenti o inappropriati da parte di

una
> piccola minoranza.
> Dopo l'11 settembre la gente è stata anche allontanata dalla paura per le
> cosiddette leggi antiterrorismo e per la feroce e ingiustificata

repressione
> poliziesca di varie proteste in tutto il Canada.
>
> STILI DIVERSI
> Ci sono sempre state differenze storiche nel modo in cui si sono

organizzati
> il movimento dei lavoratori e quello antiglobalizzazione. Nel mondo del
> lavoro il processo decisionale basato sul consenso (dove tutti devono

essere
> d'accordo, senza votazioni) è sempre stato considerato scomodo e incline
> alla demagogia, mentre molti nel movimento vedevano nelle pratiche dei
> lavoratori una mancanza di democrazia e di capacità di dare forza alle
> diversità del movimento.
> Inoltre, molti lavoratori e sindacati sono sempre stati ambigui riguardo
> alle posizioni da assumere in materia di commercio: in certi settori le
> esportazioni in crescita aiutano l'occupazione. Ciò ha creato una diffusa
> incertezza riguardo al come discutere dell'abbattimento di tutte le

barriere
> commerciali. Quali che siano i motivi, i dirigenti sindacali, inclusi

molti
> leader progressisti, sono restii a riattivare questo movimento in fase di
> stallo. Non si oppongono alla crescita di un attivismo antiglobalizzazione
> all'interno delle loro fila, ma fanno pochissimo per incoraggiarlo o
> svilupparlo.
>
> CONTRIBUTI POSITIVI
> I sindacati canadesi, ovviamente, hanno dato contributi positivi al
> movimento antiglobalizzazione. Il Canadian Auto Workers (Lavoratori dell'
> auto canadesi) ha contribuito ad organizzare una mobilitazione e una
> campagna d'educazione transfrontaliera in occasione delle contestazioni

del
> 2000 all'incontro dell'Organizzazione degli Stati Americani di Windsor e

nel
> 2001 al Vertice dell'Area di Libero Scambio delle Americhe (FTAA) di

Quebec
> City.
> Questi sforzi hanno aperto gli occhi agli iscritti sul ruolo di

istituzioni
> come l'Organizzazione Mondiale del Commercio. Hanno sottolineato i legami
> tra la liberalizzazione del commercio e i pericoli per la sicurezza dei
> posti di lavoro, per i programmi sociali e i diritti democratici in Canada

e
> nei paesi in via di sviluppo.
> A Quebec City, ampi contingenti del CUPE (sindacato dei dipendenti
> pubblici), gli Steelworkers (Siderurgici) e il CAW (uno dei maggiori
> sindacati intercategoriali del Canada) hanno marciato a fianco del
> movimento e della comunità locale dei lavoratori del Quebec e degli
> attivisti antiglobalizzazione. Nell'occasione, si è verificato qualche
> attrito a causa del rifiuto da parte dei rappresentanti ufficiali dei
> lavoratori di organizzare un'azione di solidarietà a sostegno dei giovani
> contestatori che assediavano il "muro", la barriera che separava i
> dimostranti dal meeting dell'FTAA (una rete metallica che circondava la

zona
> di svolgimento del summit, ispiratrice della Zona Rossa di Genova).

Eppure,
> dopo la manifestazione, la gente è tornata nei propri territori decisa a
> lottare contro la globalizzazione. Sotto molti aspetti è stato il punto

più
> alto dell'impegno dei lavoratori in questo movimento. Pur con qualche
> difetto, si è mantenuta la promessa di un'alleanza tra i lavoratori
> organizzati e i dimostranti giovani e creativi.
>
> NON DIMENTICANO
> I sindacati e i loro iscritti continuano a sostenere il peso di attacchi
> legati alle ristrutturazioni global-corporative, ai tagli allo stato
> sociale, alla deregolamentazione e privatizzazione di acqua ed energia
> idroelettrica, a importanti cambiamenti del ruolo dei governi in economia.
> Il mondo del lavoro ha la possibilità di dare una nuova spinta in avanti

al
> movimento antiglobalizzazione, e questa non è un'ipotesi fantastica.

Appena
> sei anni fa alcuni sindacati (CAW, CUPE, il CUPW dei dipendenti delle

poste
> ed altri) hanno messo insieme un incredibile schieramento di forze per
> sfidare il governo conservatore dell'Ontario capeggiato da Mike Harris,
> durante i cosiddetti Ontario Days of Action (Giornate di azione dell'
> Ontario). I lavoratori più impegnati convinsero migliaia di colleghi ad
> effettuare una serie di scioperi generali, di città in città. Questo
> potenziale sopravvive nei cuori e nelle menti delle centinaia di attivisti
> che hanno organizzato questi scioperi politici. Potrebbero diventare il
> motore di un rinvigorito movimento antiglobalizzazione.
> Alcuni attivisti sindacali hanno iniziato a sviluppare progetti collegati

a
> organizzazioni che fanno parte delle forze antiglobalizzazione. Gli sforzi
> in questa direzione sono pochi e irregolarmente distribuiti tra i

sindacati
> ma spesso sono supportati all'interno del personale sindacale e della
> leadership eletta. Più o meno in tutti questi progetti, gli attivisti

hanno
> cercato di coinvolgere i lavortori. Ricordiamo:
> . Organizzazioni come l'alleanza "Teamsters and Turtles", che riunisce
> attivisti del mondo del lavoro, gruppi ambientalisti e movimenti per la
> giustizia sociale.
> . La Trade Unionists Against the War Network (Rete dei Sindacalisti

contro
> la Guerra) che ha pubblicato un pamphlet ampiamente diffuso per rispondere

a
> domande e preoccupazioni degli iscritti riguardo al bombardamento Usa in
> Afghanistan e al sostegno canadese a questa operazione.
> . Squadre volanti di pronto aiuto dove operai e impiegati aiutano gli

altri
> lavoratori nella lotta e proteggono gli immigrati e i senzatetto.
> . A Woodstock e a Windsor lavoratori di diversi sindacati hanno creato
> giornali di orientamento progressista per la comunità lavorativa
> coalizzandosi attorno a diverse questioni, specialmente nella lotta alla
> globalizzazione.
> . Una nuova generazione di gruppi anticapitalisti all'interno dei

movimenti
> del lavoro sta organizzando discussioni di autoeducazione e azione

riguardo
> all'inserimento del movimento antiglobalizzazione all'interno degli

istituti
> lavorativi e al come affrontare la questione con i colleghi.
> Se tutto va bene gli sforzi dei progressisti e degli attivisti del mondo

del
> lavoro indurranno i leader sindacali ad usare le loro risorse per istruire

e
> mobilitare gli iscritti e scrivere un nuovo capitolo nella storia del
> movimento antiglobalizzazione.
>
>
> Traduzione di Claudio Carello
>
>
>
>
>
>
>
> _______________________________________________
> RRCC_ml mailing list
> RRCC_ml@???
> http://www.inventati.org/mailman/listinfo/rrcc_ml