Piazza Graziano Predielis trabocca di centinaia di bici trillanti, è il 27
settembre 2002: una data che dice molto a tutte/i le/i presenti. Tamburi,
trombe, voci, la piazza è l'epicentro della socializzazione, vedo troppi
sorrisi per crederci davvero, eppure è qui, alle ore 18 dove avrei fatto massa
critica anche da solo (un po' come per altre ragioni il 17feb2000 quando ero
andato in Campo de Fiori da solo e ho trovato la piazza piena!).
Inutile dire le facce note da genova (01 e 02) che ritrovo lì, inutile
riepilogare tutto: i miei baci a tutte e tutti coloro che ho riconosciuto e
quanti non ho visto ma c'erano.
*
Il trambusto sale e chi dice andiamo verso il duomo e chi dice andiamo
nell'altro verso, le bici si incastrano e alla fine, non si sa come, tutte le
bici hanno il manubrio puntato verso sud e ....si parte!
Per me milano è una manciata di posti noti, una serie di luoghi collegati dai
ricordi più disparati, dai baci di passione davanti alla scritta "impazzirete
tutti!" alle code al consolato cinese a L8, alle passeggiate romantiche nei
parchi, alle abbuffate in chinatown... qui ricollego in un guisa ricombinante
il tutto, scopro connessioni impensate tra questi posti, vedo una milano
dall'intersezione del piano di CM con quello della memoria. Uno schianto.
Flash: un ciclista vestito da gentilhuomo del '700 con tricorno nero,
mascherina veneziana e mantello al vento si precipita dentro un incrocio
trafficato: l'apparizione annichilisce i conduttori d'autosauri che frenano,
non fanno a tempo a riprendersi dalla visione che, improvvisamente, ci sono
mille cerchioni in fiamme che piroettano tra le auto e invadono tutto lo
spazio, sottraendolo così alle auto.
Sento un ghisa che, allargate le braccia sconsolate, mormora "ancora quei
pirla!": la prova provata della sua utilità solo con i lenti e ruminanti
ammassi di lamiere; con gli agili telai di acciaio o alluminio nulla può più.
L'equilibrio instabile reso solidissimo dalla velocità vettoriale ci proietta
verso un eterno ritorno d'asfalto che sale e scende tra gli alberi: una delle
Discese e Salite protette dall'apposito Comitato, I guess. Lì vedo un
pattinatore della CM fare un volo che mi avrebbe portato sicuramente in
traumatologia chirurgica, lui invece si rialza un po' scosso e riprende
imperturbabile.
Sopra gli autoimmobilisti ringhiosi e patetici vedo gente alle finestre: mi/ci
stanno applaudendo! Cazzo, rido di gusto perché se non è questa la
rivoluzione, be', ci assomiglia un casino!
E, sia chiaro, una rivoluzione in cui non ci e si diverta è qualcosa in cui io
non ho nulla a che fare.
*
Le facce, le facce dentro gli abitacoli sarebbero da fotografare, sarebbe da
scrivere la storia da parte degli sconfitti, delle classi che hanno diretto e
gestito, o semplicemente hanno accettato passivamente, che la loro vita si
trasformasse in un inferno del trasporto urbano, che improvvisamente vedono
una alternativa: stupiti, increduli, passivi, incazzati, divertiti, c'è tutto
un universo di variazioni; si abbassano i finestrini, ciclisti dialogano con
gli imprigionati nel loro sogno tradito di benessere, vedo consegnare
volantini.
Un ringhioso cumenda ingiacchettato e schiavo della sua mercedes bianca
(potenza dell'icona) spinge sull'accelleratore minaccioso, davanti a lui
alcuni ciclisti lo trattengono dal fare una strage delle centinaia di ciclisti
che piroettano per centinaia di metri più avanti, lui non si dà per vinto e
cerca di avanzare a scatti per far paura e procedere comunque (per andare dove
poi? è tutto pieno di bici!). Vista la situazione mi precipito e col piatto
della mano gli dò una bella pacca sul tettuccio (in modo da non far danni ma
fargli sentire che lui nella scatoletta s'è messo e ci rimane). Mentre mi
allontano sento dietro di me altri ciclisti accorsi in difesa dei minacciati
di investimento che fanno lo stesso: bum bum bum bum. Urla, risate. Sicuro che
domani scriverà indignato una lettera al Giornale!
(Ripenso alla fine dei Provos milanesi del 66, cacciati e perseguitati dopo le
loro epiche gesta contro il Corsera: c'è tutta una storia dimenticata da
riportare in vita.)
Pur venendo da una delle poche città con velodromo, ho un brivido quando vedo
-per la prima volta- il vigorelli. Un po' come quando a roma ho visto per la
prima volta via merulana, o in galilea la valle di harmageddon (Har Megiddo),
o da kashgar il pamir lontano, uno pensa che siano invenzioni letterarie
finché non ci si ritrova davanti e pensa: che mona che mi sento! "Quella
faccia un po' così" ecco.
Ma poi tutti dentro la piazza, si alzano le bici al cielo. Un gesto
semplicemente drammatico, evocativo, letterario, di rivolta, che sa di
Critical Mass, che sa di Provos, che ti fa pensare all'asse del mondo eretto
sugli stupa mongoli con le bandierine colorate in fila a indicare i quattro
punti cardinali che convergono al centro, il metafisico Quinto Punto
Cardinale, l'Asse dell'universo. E' da lì che promana l'energia. Mica storie.
*
Poi si va tutti alla Biciofficina, in massa, tra cuscus e otolab in delirio
fonico, e vedo che gli stampati dell' "ideologia sociale dell'automobile" che
avevo preparato vanno via velocemente, le bici appese un po' ovunque al
soffitto, magliette, lattine patafisiche di "spaghetti che invadono la città",
e poi il diluvio di facce discorsi risate: la gioia. Penso a tante cose, ho
una lattina in mano e un sorriso che mi si è stampato addosso e non riesco a
mandare via.
Sento del progetto di andare da milano a pechino nel 2005, rilancio con un più
comodo salto a ramallah: basta prendere un traghetto per istambul, scalo in
grecia, da lì c'è una slow boat che giornalmente ti scarica ad Haifa (città in
pendenza sul monte Carmelo che ha già conosciuto le sue masse critiche anni
prima di milano): fino a tel aviv è uno scherzo, basta stare alla larga dai
pullman dell'egged, e poi lasci la costa e ti butti a capofitto nel più
intricato problema religioso-etnico-geopolitico che ci sia al mondo. Una cosa
che solo la bici potrebbe risolvere. E non sto scherzando.
Sento il coro di micene cantare a las barricadas e altre cose che dal vivo non
avevo mai sentito, manca solo hijos del pueblo, ma che stanno nei cuori di chi
ha avuto un po' troppo torti dalla storia e un paio di conti da regolare pure.
Oggi li abbiamo regolati. Ma non è finita, domani si riparte, li si
regoleranno tutti, mi dico, giorno dopo giorno, reinventando una nuova
socialità fatta di persone e non da sigle.
Gli ottoni partono alla grande regalandomi altri stralci di musica che ai più
piace e basta, ma a qualcuno tirano fuori qualcosa che rode dentro, ah! se
rode la storia delle lotte che c'è dietro, dei massacri e di tutte quelle
lacrime e sangue che ci sono state per poter stare dritti in piedi e non
schiacciati da un qualsiasi potere che ti dice cosa fare dire vestire e
pensare. E soprattutto come muoverti. Stenka Razin è qui con noi, lui e tutta
la sua cavalleria galoppante che lottava contro i soprusi degli zar e del
regno di persia dalla valle del volga ai monti del caucaso. Un'altro
dimenticato. Ma qui ora c'è anche lui.
Ebbro di troppi sensi soddisfatti (non ho mangiato, ma come avrei potuto?)
srotolo il sacco a pelo nella biciofficina, a cui ho fatto due stancil, e con
la Colonna Pesto e lo Spezzone Reggino entriamo nel sonno del ciclista.
*
La Colonna Milano si sveglia presto e procede in treno oltre il monte Baldo
imbiancato di neve verso oriente, supera la terra del valpollicella e punta
spedita verso quella del soave tra i miasmi delle concerie dell'arzignanese.
Dopo un discreto girovagare - ma con ore di anticipo - si trova piazza Mercato
Nuovo e l'annesso baretto dove le risorse locali vengono analizzate
attentamente. Lì si aspetta che la sorpresa della prima apparizione della
Massa Critica vicentina faccia la sua comparsa: quanti saranno? come andrà?
l'energia e la forza espressa a milano troverà da attecchire anche nelle lande
a me note?
*
Piazza Mercato Nuovo, ore 17, vicenza, planeta tierra: ottantadue bici vengono
censite (ma altre si accoderanno o sopraggiungeranno nel percorso!),
incredulità generale sulla riuscita! Trovo gente carica, con una sanissima
componente eterogenea, dai mods (che, come si sa a vicenza non sono mai
scomparsi: echi delle feste dei Maiali Inquinanti dei tardi anni 80 si
spargevano ingigantendosi in veneto) alle famigliuole con bimbi, eterogeneità
nelle magliette - autoprodotte per lo più - una vettura dei vigli urbani e una
presenza simbolica della digozz in borghese (smaterializzati entrambi subito).
Si parte!
*
La CM vicentina si contraddistingue subito per la sua carica devastante nel
preferire il contromano e le corsie di sinistra. Qualcuno cerca di mantenere
la cosa nei limiti di una sola corsia (in effetti andare sparati verso un'auto
che viene veloce verso di te non è cosa dalla sanità spiccata) ma non c'è
niente da fare, la molla si vede che era tesa. Poi le vie sono strette, e
allora diventa impossibile non occuparle tutte. Belle le salite e le discese a
vicenza, compresa quella da infarto costruita solo per le bici da un assessore
in via di rincoglionimento o -auspico io- un lettrista sotto copertura.
A differenza di milano gli automobilisti praticamente non suoneranno mai, qui
resteranno come dei baccalà senza polenta fermi nelle loro scatole a guardare
sconvolti la festa che gli si va materializzando attorno: "spegni il motore!"
e lanci di coriandoli multicolori sui tristi cofani.
La gioia va aumentando via via che si capisce che è davvero possibile, è
fattibile quello che sembra il sogno di un pazzo ubriaco: giocare colle auto
sbeffeggiandole e mostrandole per quello che sono, rottami ridicoli. Mollate
tutto, venite fuori, stùa el motore te go dito!
Qualche sconsiderato ventenne, a bordo del solito bolide pagato coi soldi del
sudore dei servi del papà - che presto incontrerà il suo platano se non si
ravvederà - pigia l'accelleratore in folle per farci capire che anche se in
colonna lui è meglio di noi perché può inquinare di più: boati di risate in
faccia accompagnano la sua misera bravata impotente. Bravo cojòn bravo, sta in
coda.
Una appiedata siora par bene mi fa "staxìo faxéndo na manifestassiòn?" "no
siora, semo solo drio ndare in bici!" "ah, eco, bene bravi!" Già, stiamo solo
sconvolgendo tutte le regole del traffico...
Un bel putiferio scoppia quando viene bloccata (qui la componente
ciclozapatista è in prima fila) una camionetta di militi in tenuta da
combattimento "dobbiamo andare in serviziooo!!", mentre le ambulanze anche se
senza luci di emergenza vengono lasciate passare. E' evidente a tutt* che ci
sono dei "servizi" che ci piacciono e altri che ..., be' ci siamo capiti.
Piazza centrale, sotto il palazzo della ragione, una bonazza minigonnata e
gonfiata artificialmente sta girando uno spot per qualche telefonetto, c'è lei
e un manipolo di operatori in divisa aziendale ipertrendi: vengono
immediatamente circondati da un indiavolato carosello di bici, loro non
capiscono assolutamente che li stiamo prendendo per il culo, ci riprendono,
poi uno della CM esce con "cazzo questi sono più ridicoli di noi!" e tra le
risate della massa ripigliamo a buttarci nelle strette stradine del centro...
finché, e qui scatta la componente locale più tradizionalista e c'è chi butta
là un "andiamo a farci uno spritz!" e la CM unanime: "Sììììììì!!"
*
L'arrivo al baretto per il rito dello spritz, meta finale della CM, ci regala
un'altra sorpresa: davanti al locale c'è bracco e i suoi giaguari (a dire il
vero solo un giaguaro) che per noi canterà "... da quella curva spunterà, con
quel naso dritto come una salita...con gli occhi tristi da italiano in
gita..." Applausi!
Giù dalla sella, svelo alla colonna milanese il rito dello spritz, la sua
storia e le varianti locali (e scopro io stesso quella alla china, non si
finisce davvero mai di imparare!)
C'è chi vuole le magliette di CM "ma come ce le possiamo procurare?" è la
domanda più ricorrente, c'è chi cerca di fissare un nuovo appuntamento, chi
dice iscriviamoci tutt* a cm-crew-vicenza ADESSO, c'è chi mi chiede come è
andata a milano e come a SF (e che: c'ho il satellite??). Chi riguarda i
filmati in digitale, chi vuole le spille, chi dice è da quando avevo otto anni
che non mi divertivo così, chi confabula su dove si potrebbe andare la
prossima volta, chi mi dice che bisogna assolutamente farla a padova (dove il
traffico è +kattivo).
Poi racconto del giorno prima a milano, descrivo Giovanni Pesce in giacca e
cravatta e mi sento dire: "come ...giovannipesce?!?!?? non esiste mika!"
Bitte?? Insomma vengo a scoprire che a vicenza si pensava fosse un nome come
Luther Blissett ("ma come si fa ad avere davvero un nome così?? :-)).
La voglia di sapere è tanta, l'energia intatta, c'è la certezza di far parte,
pedalando, di qualcosa di più grande, qualcosa che sta rimescolando le carte
del gioco a un livello superiore. dentro la coscienza e anche sul territorio.
In fondo è stato facile: bastava avere una bici!
baci e bici
toni_i