[Cerchio] Appello degli intellettuali e degli artisti nordam…

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Autor: Paola Antolini
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Assunto: [Cerchio] Appello degli intellettuali e degli artisti nordamericani contro la guerra
"NON NEL NOSTRO NOME"

Questo appello degli intellettuali e degli artisti nordamericani contro la
guerra sta circolando in questi giorni nella rete telematica; noi lo
riprendiamo nella traduzione italiana diffusa da Latinoamerica

"Che non si dica che negli Stati Uniti la gente non abbia fatto niente
quando il suo Governo ha dichiarato una guerra senza limiti e ha instaurato
nuovi mezzi di repressione. I firmatari di questo appello invitano la
popolazione nordamericana a reagire alle politiche e alle restrizioni
generali che sono emerse dopo l'11 settembre, mettendo in pericolo le
popolazioni del mondo. Noi crediamo che le persone e le nazioni hanno
diritto alla determinazione del proprio destino, liberi da qualsiasi
coercizione militare delle grandi potenze. Crediamo che tutte le persone
detenute o perseguite dal governo degli Stati Uniti debbano avere gli stessi
diritti. Crediamo che fare domande, criticare e dissentire sono attitudini
che devono essere valorizzate e protette. Noi crediamo che le persone di
coscienza debbano assumere la responsabilita' delle azioni dei loro governi
e, soprattutto, dobbiamo opporci alle ingiustizie commesse in nostro nome.

Invitiamo tutti i nordamericani ad opporsi alla guerra e alla repressione
che e' stata lanciata al mondo dall'amministrazione Bush. E' ingiusta,
immorale e illegittima. Decidiamo di essere parte in causa con i popoli del
mondo. Anche noi abbiamo osservato con angoscia i terribili fatti dell'11
settembre del 2001. Anche noi abbiamo pianto le migliaia di vittime
innocenti e ci siamo terrorizzati di fronte alla orribile carneficina che ci
ha portato alla memoria scene simili avvenute in Bagdad, Panama o, una
generazione fa, in Vietnam. Anche noi ci siamo domandati, come milioni di
statunitensi, com'e' stato possibile che sia successo tutto questo. Pero',
mentre il dolore era appena cominciato, i pregiudizi piu' vecchi hanno
scatenato il loro spirito di vendetta coniando un ordine semplicistico:
"buoni contro cattivi", che e' stato subito adottato da tutti i mezzi di
comunicazione, sottomessi e impauriti. Ci hanno detto che il solo fatto di
formulare domande su questi terribili fatti sfiorava il tradimento. Non ci
doveva essere nessun dibattito, ne' spazio per i dubbi etici o politici.
L'unica risposta possibile era la guerra fuori e la repressione dentro casa.
In nostro nome l'amministrazione Bush, con la quasi unanimita' del
Congresso, ha attaccato l'Afghanistan e si e' arrogata, insieme ai suoi
alleati, il diritto di distruggere forze militari in qualunque luogo e
momento.

Le brutali ripercussioni si sono fatte sentire dalle Filippine alla
Palestina, dove i carrarmati e i bulldozer israeliani hanno tracciato un
terribile sentiero di distruzione e morte. E il governo si sta attrezzando
per intraprendere una guerra totale in Iraq, un paese che non ha nessuna
relazione con i tragici attentati dell'11 settembre. Che razza di mondo
sara' questo se si permette al Governo degli Stati Uniti di lanciare
comandi, assassini e bombe dove gli fa piu' comodo? In nostro nome, il
Governo ha creato negli Stati Uniti due classi di cittadini: quelli a cui,
almeno a loro, hanno promesso i diritti elementari del sistema legislativo e
quelli che, ora, pare non abbiano nessun diritto. Il Governo ha arrestato
piu' di mille immigrati e li ha segretamente incarcerati, senza limite di
tempo. Centinaia di persone sono state deportate e centinaia sono ancora in
prigione. Per la prima volta negli ultimi dieci anni, le regole per
l'immigrazione sono stati applicate in modo diseguale. In nostro nome, il
Governo ha scatenato un'ondata di repressione nella societa'. Il portavoce
del presidente ha intimidito la gente dicendo: "Attenzione a quello che
dite" e la visione degli accadimenti espressa dagli artisti, dagli
intellettuali e dai professori e' stata distorta, attaccata o eliminata. Il
cosiddetto "Atto Patriottico", insieme ad una miriade di strumenti simili in
tutto il paese, da' alla polizia nuovi e piu' ampli poteri di investigazione
e sequestro, sotto la copertura dei procedimenti segreti. In nostro nome
l'esecutivo usurpa gli atti e le funzioni degli altri rami del Governo. Un
ordine esecutivo ha messo in funzione i tribunali militari. E' sufficiente
una firma del presidente per definire "terrorista" un determinato gruppo di
persone.

Dobbiamo prendere molto seriamente i governatori quando parlano di una
guerra che durera' una generazione e quando parlano di un nuovo ordine.
Stiamo di fronte a una nuova politica imperiale verso il mondo e a una
politica interna che genera e manipola la paura per limitare i diritti
fondamentali. C'e' una strategia mortale negli accadimenti di questo ultimo
mese che deve essere vista cosi' com'e' e contro la quale dobbiamo
resistere. Molte volte, nella storia, la gente ha indugiato a resistere fino
a quando era troppo tardi. Il presidente Bush ha dichiarato: "O con noi, o
contro di noi". Questa e' la nostra risposta: noi neghiamo che egli possa
parlare a nome di tutti i nordamericani. Noi non consegnamo le nostre
coscienze in cambio di una vana promessa di sicurezza. Diciamo no in nostro
nome. Noi ci neghiamo di far parte di questa guerra e rinneghiamo tutte le
azioni fatte in nostro nome o per il nostro bene. Tendiamo invece la mano a
chi nel mondo soffre per la conseguenza di queste decisioni. Mostreremo la
nostra solidarieta' con le parole e con le azioni. I firmatari di questo
appello invitano tutti i nordamericani a unirsi a questa sfida. Applaudiamo
e appoggiamo tutte le proposte che si faranno, ogni volta che riconosceremo
l'esigenza di fare molto per porre fine a questa pazzia. Noi siamo stati
ispirati dalla decisione dei riservisti israeliani che, assumendone i rischi
in prima persona, hanno dichiarato che c'e' un limite e si sono negati di
prestare il loro servizio a Gaza e nei territori occupati. Noi siamo stati
ispirati dai numerosi esempi di resistenza e di coscienza che ci offre la
storia degli Stati Uniti: da chi ha combattuto la schiavitu' a chi ha posto
fine alla guerra in Vietnam non obbedendo agli ordini, o negandosi a
ingrossare le fila o appoggiando chi opponeva resistenza. Non permettiamo
che il mondo, che oggi ci osserva, si disperi per il nostro silenzio e per
la nostra incapacita' di azione. Facciamo in modo che tutti possano sentire
il nostro impegno. Resisteremo di fronte alla macchina da guerra e alla
repressione e faremo tutto il possibile per frenarla."

Firmano: Michael Albert; Laurie Anderson; Edward Asner, attore; Rosalyn
Baxandall,storica; Russell Banks, scrittore; Jessica Blank, attrice e
drammaturga; Medea Benjamin, Global Exchange; William Blum, scrittore;
Theresa Bonpane; Fr. Bob Bossie, SCJ; Leslie Cagan; Henry
Chalfant,produttore cinematografico; Bell Chevigny, scrittore; Paul
Chevigny, docente di Diritto; Noam Chomsky, politologo e linguista; Robbie
Conal, pittore; Stephanie Coontz, storica; Kimberly Crenshaw, docente di
Diritto; Kia Corthron, drammaturga; Kevin Danaher, Global Exchange; Ossie
Davis, attore; Mos Def, musicista; Carol Downer, direttrice del Centro
Femminista di Salute per le Donne; Eve Ensler, drammaturga; Leo Estrada,
professore dell'UCLA; John Gillis, scrittore; Rutgers Jeremy Matthew Glick,
editore di "Another World Is Possible"; Suheir Hammad, scrittore; Rakaa
Iriscience, interprete di hip hop; David Harvey, antropologo; Erik Jensen,
attore e drammaturgo; Casey Kasem Robin D.G. Kelly; Martin Luther King III;
Barbara Kingsolver; C. Clark Kissinger, "Refuse and Resist!"; Jodie Kliman,
psicologa; Yuri Kochiyama; Annisette & Thomas Koppel, cantanti e
compositori; Dave Korten, compositore; Tony Kushner, drammaturgo; James
Lafferty, direttore esecutivo della "National Lawyers Guild" a Los Angeles;
Rabbi Michael Lerner, editore del "Tikkun Magazine"; Barbara Lubin; Anuradha
Mittal, condirettore dell'Istitut for Food and Development Policy/Food
First; Malaquias Montoya, scultore; Robert Nichols, scrittore; Rev. E.
Randall Osburn, vicepresidente della Southern Christian Leadership
Conference; Grace Paley; Jeremy Pikser, sceneggiatore; Juan Gomez Quinones,
storico; Michael Ratner, presidente del Center for Constitutional Rights;
Adrienne Rich, poetessa; Boots Riley, artista hip hop; David Riker,
produttore cinematografico; Edward Said; Starhawk Michael Steven Smith,
della National Lawyers Guild; Bob Stein, pubblicitario; Gloria Steinem;
Alice Walker; Naomi Wallace, drammaturga; Rev. George Webber, presidente
emerito del NY Theological Seminary; Leonard Weinglass, avvocato; John Edgar
Wideman; Saul Williams e Howard Zinn, storici.


http://www.informationguerrilla.org/non_nel_nostro_nome.htm