[Lecce-sf] Sull' "azione diretta non-violenta"

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Autor: forumlecce@inventati.org
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Assunto: [Lecce-sf] Sull' "azione diretta non-violenta"
Ciao a tutti.

Qualche giorno fa Luisa ha inviato un messaggio in ML in cui spiega
cosa si debba intendere per "azione diretta non-violenta" (riportando
un articolo comparso su un bollettino informatico).

Faccio l'avvocato del diavolo, e le rispondo dicendo che non potrei
partecipare ad una iniziativa del genere perche' non potrei soddisfare
il primo "requisito":

> I. A un'iniziativa nonviolenta possono partecipare solo le persone che
> accettano incondizionatamente di attenersi alle regole della
> nonviolenza.


e questo proprio perche' non voglio che una manifestazione o un'azione
diretta non sia o non si trasformi in una pagliacciata, come viene detto
ad inizio articolo:

> Non di azioni meramente simboliche ma operative ed efficaci. O
> l'azione nonviolenta sa contrastare concretamente la guerra o e' nella
> migliore delle
> ipotesi una testimonianza, nella peggiore una pagliacciata.


Viene fatto l'esempio di Aviano, in cui una serie di mongolfiere impedi'
ai caccia-bombardieri di partire per le loro missioni criminali.
Bene.
Per quanti giorni fu fatta questa operazione? L'azione diretta fu estesa
su scala nazionale (e, ancora meglio, europea)?

E' sempre una questione di "scopo" e di "mezzo" per raggiungerlo.
Io sarei felicissimo di rispondere con delle mongolfiere o degli
aquiloni alle macchine da guerra del criminale Bush, ma nella migliore
delle ipotesi cio' sarebbe possibile il primo giorno, al massimo il
secondo. Dopo due giorni di successi, di "operazioni" portate a termine
con successo, quanta polizia in assetto antisommossa ostacolerebbe il
prosieguo dell'azione diretta non violenta?

Si tornerebbe al punto di partenza, l'azione - durata due giorni -
sarebbe inevitabilmente simbolica e in Iraq se ne fanno pochino delle
azioni simboliche.

Qual e' lo scopo? Impedire che dalle basi italiane (e, per estensione,
europee) partano gli aerei con il loro carico di guerra? Bene, bisogna
prendersi la responsabilita' del ventaglio di mezzi per raggiungere tale
scopo. Se ci sono dei mezzi che non si accettano, si cambia scopo. Ci si
accontenta. Si fanno le operazioni simboliche, si lasciano le
testimonianze, al massimo stando attenti che non diventino pagliacciate.

Non vorrei essere frainteso. Per risolvere qualsiasi questione dal primo
al decimo posto ci sono soluzioni cosiddette "non violente", anche nella
mia scala delle priorita'. Poi pero' ci sono dei limiti. Sharon, per
esempio, li ha superati tutti, e quando si subiscono vessazioni per
cinquant'anni, c'e' poco da fare.
Con Bush il discorso cambia poco. Lo dice chiaramente che loro sono
l'unica super-potenza del mondo ed hanno tutte le intezioni di mantenere
questa condizione, con le "guerre preventive" e con l'"american way of
life". Qualsiasi tentativo di unita' araba mediante iniziative ancora
velleitarie (perche' e' questo il problema al momento) provochera' la
reazione dei gendarmi del mondo, pronti a colpire. Ieri Bin Laden,
domani l'Iraq, dopodomani chi? L'Iran?

Mah, sara' che sono poco fiducioso, o tanto incazzato...

aded