著者: Livio Colombo 日付: 題目: [Cm-crew]
Re: [Cm-crew] Come distruggere...- ma va a bagg' a sunà l'orghen
albertopon@katamail ha scritto:
>La fesseria di andare a Baggio (a pochi metri dalla tangenziale ovest per i non milanesi) è un ottimo sistema per ridurre critical mass ad una elite di duri e puri, maschi, con ottime gambe e fiato, forti bevitori di birra, giovani, che non si svegliano presto la mattina, che conoscono perfettamente tutte le strade di Milano, che amano percorrere da soli la città all'una o due di notte, con perfettamente funzionanti impianto di luci, che abitano in centro e non dall'altra parte della città.......quasi il mio ritratto (a parte la birra)...... ma siamo un'elite......mi premeva dirvelo.....ora vado al salone del ciclo.....ma una percentuale delle persone che son state trascinate a Baggio la prossima volta sarà assente......contenti?
> e io invece scrivo:
ma va a Bagg' a sunà l'orghen [trad.: "ma vai a Baggio a suonare
l'organo". Espressione popolare milanese che significa "ma per piacere
non esagerare nel dire cose che non sono assolutamente credibili perché
troppo esagerate, io non ho certo il tempo di starti qui ad ascoltare".
Analoga, ma con una sfumatura leggermente diversa, seppur difficilmente
traducibile alla più comune "ma va a ciapà i rat" (trad.: "vai a
catturare i grossi topi" ) oppure, sebbene assai più rara "fa nò crès i
bulìt" (trad.: "non far crecere i francobolli"). Trae origine
dall'organo dipinto su un muro nella parrocchia vecchia di S. Apollinare
in Baggio in via Ceriani 3. (Il complesso architettonico è costituito da
una chiesa ricostruita intorno al 1873 su una precedente del 1041, da
una torre campanaria romanica databile intorno all'870 analoga alla
gemella presso San Satiro - in via Torino e da una canonica già presente
in alcuni documenti storici dei 1560, che è andata modificandosi nei
secoli.)].
comunque: notte di scighéra ["nebbia", n.d.t.] a Baggio, ieri.
Dopo un po' di giovedì piovosi che hanno intasato il centro di mi l'ano,
la massa ha preso il volo. Periferia.
Ormai autunno, si vede che arriva prima in periferia, la massa gli è
andata incontro. Autunno senza pioggia però. Si passa da luoghi ormai
cari: il cavalcavia delle Nord vicino alla Triennale, decine di giri
ottovolante, gioia e rivoluzione, poi San Vittore (Filangeri n. 2) la
massa omaggia i galeotti, ma Baggio è una calamita.
Per molti è solo un nome, per altri un luogo dello spirito, qualcuno
favoleggia di spingersi ben più in là, nella favolosa Baggiòlo, una
specie di Ur-Baggio, che sulle carte e nei catasti manco esiste.
Baggio, se guardate la cartina, è frutto del colonialismo ambrosiano:
uno stretto budello la collega a Mi l'Ano. Un cartello inganna il
viaggiatore: "centro". E io che credevo di arrivare in un attimo a S.
Apollinare e sono invece arrivato in piazza Duomo dopo quasi un'ora. Ai
baggesi tocca la sventura di avere anche loro per sindaco l'Albertini.
E poi ieri non siamo andati solo a Baggio, periferia, ma alla periferia
della periferia: cavalcavia sulla tangenziale salita-discesa, sotto gli
autosauri. Ignari che sopra le loro teste qualcuno stava liberando anche
il quartiere degli Olmi, la periferia di Baggio. Dopo non c'è più
niente. Le colonne d'Ercole e ancora scighéra.