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Sent: Monday, September 16, 2002 1:27 AM
Subject: Nanni Salio: l'impronta della Bossi-Fini
A pochi giorni dall'entrata in vigore della legge Bossi-Fini
sull'immigrazione ecco una bella riflessione di Nanni Salio pubblicata sul
numero 7/2002 di Azione Nonviolenta. Buona disobbedienza a tutti.
Pasquale Pugliese
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Hai lasciato l impronta? Sì, ma quella& ecologica
L impronta della Bossi-Fini
A cura di Nanni Salio
Tutti ricordiamo l 11 settembre 2001: una data fatidica entrata
prepotentemente nella storia. Ma pochssimi ricordano un altro 11 settembre,
all inizio del secolo scorso! Era il 1906 e Gandhi decise di sfidare il
governo boero lanciando una campagna di disobbedienza civile per protestare
contro la ignominiosa legge che obbligava tutti gli immigrati indiani,
turchi e arabi residenti in Sud Africa a munirsi di un certificato di
identità, a fornire le impronte digitali e a farsi marchiare il corpo per
poter essere facilmente identificabili . (Dennis Dalton, Gandhi, il
Mahatma. Il potere della nonviolenza, ECIG, Genova 1998, p. 34). Per Gandhi
la nuova legge non era soltanto discriminatoria ma profondamente umiliante,
in quanto trattava gli indiani alla stregua dei criminali comuni . Ebbe
così inizio la campagna di disobbedienza civile: gli indiani dovevano
rifiutarsi di farsi registrare, anche a costo di essere arrestati.
Sembra che il pendolo della storia ci stia riportando ai tempi più bui dell
umanità, quando imperavano razzismo, intolleranza, nazifascismo, guerra. In
simili frangenti è importante trarre ispirazione da chi, prima di noi, con
grande coraggio, intelligenza e creatività ha saputo affrontare situazioni
estremamente difficili senza far ricorso ad altra violenza, ma suscitando
il potere dal basso, il potere della nonviolenza. Diamo allora nuovamente
la parola a Gandhi: Quello che ci apprestiamo ad attuare è un proposito
molto importante, poiché la nostra stessa esistenza in Sud Africa dipende
dalla sua totale osservanza . Egli insiste sul momento cruciale di quella
scelta che doveva essere suggellata con un patto da non infrangere, con un
giuramento: Se, dopo aver fatto questo giuramento, violassimo la nostra
promessa, saremmo colpevoli di fronte a Dio a agli uomini . Ricordando
quegli eventi, Gandhi li avrebbe definiti l avvento del satyagraha , il
metodo di lotta nonviolenta col quale ci si propone di liberare dalle
catene della violenza sia gli oppressori sia gli oppressi, sia i ricchi sia
i poveri.
Dopo poco meno di un secolo da quegli eventi, nella civilissima e
cattolicissima Italia un manipolo di signori e di signore della cosiddetta
casa della libertà intende riproporre quella stessa norma liberticida in
aperta violazione dei più elementari diritti umani. Oltre a coloro che sono
apertamente d accordo, c è chi minimizza con argomenti del tipo l impronta
digitale non è più razzista d una fotografia (Lorenzo Mondo, La Stampa, 2
giugno 2002). Ma come è stata proposta è discriminatoria, tant è che sinora
viene utilizzata solo per chi viene arrestato e va in carcere. Ed è uno dei
tanti passi che si vanno compiendo verso forme di controllo da stato di
polizia , che peraltro risulteranno palesemente inefficaci contro i veri
problemi della criminalità organizzata e della legalità (mafie, camorra,
tangentopoli, corruzione dei colletti bianchi , conflitti d interesse,
ineleggibilità del premier, monopolio delle televisioni).
L unica impronta veramente importante che dovremmo cominciare
sistematicamente a stimare e calcolare per ciascuno di noi è quella
ecologica , ovvero il peso col quale passiamo la nostra breve esistenza su
questo pianeta, sottraendo a molti altri esseri umani e non umani le
risorse indispensabili semplicemente per vivere.
Se rientrassimo dentro i limiti della crescita , dentro i limiti della
biosfera , se non rubassimo le risorse altrui e non intaccassimo così
pesantemente il capitale naturale del nostro pianeta, contribuiremmo allo
stesso tempo a risolvere anche il problema dal quale nasce la questione
dell altra impronta, quella digitale. Riducendo la nostra impronta
ecologica, aiuteremmo finalmente e concretamente le altre popolazioni a
vivere dignitosamente nel proprio territorio senza doversi sottoporre ai
ricatti e ai pericoli della gigantesca migrazione in corso.
Contro leggi ingiuste, Gandhi ci sprona a non aspettare, ad agire e a
disobbedire attraverso campagne di disobbedienza civile nonviolenta prima
che sia troppo tardi, come ci ricorda il monito, ahimè sempre più attuale,
lanciato da Martin Niemoller durante il nazismo:
Essi vennero contro i comunisti
e io nulla obiettai
perché non ero comunista;
essi vennero contro i socialisti
e io nulla obiettai
perché non ero socialista
essi vennero contro i dirigenti sindacali
e io nulla obiettai perché non ero dirigente sindacale;
essi vennero contro gli ebrei
e io nulla obiettai
perché non ero ebreo;
essi vennero contro di me
e non era rimasto
nessuno a obiettare.
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La nonviolenza è il punto della tensione più profonda del sovvertimento di
una società inadeguata.
Aldo Capitini
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