[Cerchio] Fw: [libertari] del sabotaggio

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Author: Pkrainer
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Subject: [Cerchio] Fw: [libertari] del sabotaggio
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Sent: Thursday, September 12, 2002 12:03 PM
Subject: [libertari] del sabotaggio


Testo tradotto dal giornale asturiano "LLAR" - numero 33, settembre 1999.
Traduzione tratta da "Maltempo" - numero 2, febbraio 2000]

Del sabotaggio come una delle belle arti
Un contributo all'attualità della teoria della pratica del sabotaggio.
1
"Chi rivivrà i violenti vortici di fuoco se non noi
e quelli che crediamo fratelli?
Venite! Novelli amici: questo vi piacerà.
Non lavoreremo mai, oh maree di fuoco!"
"Questo mondo esploderà
E' il vero sentiero. Avanti, In marcia."
A. Rimbaud
L'estensione del sabotaggio, l'incremento della sua pratica, su maggior o
minor scala, in lungo e in largo contro il dominio della merce è un dato di
fatto. L'incendio degli sportelli dei bancomat, la messa fuori uso delle
serrature dei centri commerciali, la distruzione delle vetrine, l'incendio
delle sedi delle agenzie di lavoro temporaneo, e degli uffici di
collocamento, il sabotaggio alle infrastrutture del capitalismo (TAV, dighe,
autostrade, imprese di costruzione)... sono pratiche offensive di fronte
alla colonizzazione della nostra vita da parte del colonialismo nella sua
forma più avanzata - lo spettacolo integrato.
Tutto ciò è messo in pratica da individui stufi di sopravvivere come merce
(la propria vita ridotta agli imperativi economici) e disillusi dalla falsa
contestazione (più falsa e meno contestataria ogni giorno di più), partiti e
sindacati che vogliono gestire la nostra miseria e integrarci in un modo di
produzione che ci impedisce qualsiasi partecipazione nelle decisioni che ci
riguardano direttamente e aiutano a schiavizzarci, mutilando qualunque gesto
di negazione dell'esistente.
Lo spettacolo scrive il canovaccio e distribuisce i ruoli: operaio,
professore, studente, casalinga, padre, madre, figlio, figlia, disoccupato,
poliziotto, militare, artista, umanitario, intellettuale... la maggioranza,
individui che assumono diversi ruoli nel corso delle ventiquattro ore, vede
la propria esistenza come ancor più terribile, ammesso che ciò sia
possibile. Ognuno con il suo quadro nevrotico-schizoide reagirà agli stimoli
lanciati dal potere nel modo pre atteso.
Tutta l'attività sociale è pianificata per rafforzare lo spettacolo
rallentando così il suo processo inarrestabile di decomposizione. Come non
vogliamo sentire lo stridio dei sofferti militantisti di qualsiasi
organizzazione, che sia chiaro che noi non siamo contro il concetto stesso
di "organizzazione", ma contro all'"organizzazione" concepita come fine in
sé, come cristallizzazione di qualsiasi ideologia e come organo separato,
rappresentante una classe.
Siamo per l'autorganizzazione autonoma degli sfruttati. La storia ci ha
dimostrato, e questo è qualcosa che coscientemente o incoscientemente tutti
sanno, con due esempi chiari, che le tradizionali forme, partito
(rivoluzione russa) e sindacato (rivoluzione spagnola) non sono stati altro
che due tentativi di gestire il capitalismo e non di superarlo. Alla presa
del potere non lo si è distrutto, ma esercitato: da un lato la classe dei
burocrati sostituisce la borghesia e dall'altro i dirigenti
anarco-sindacalisti partecipano al potere borghese chiamando all'
autogestione dello sfruttamento e dell'alienazione, mentre le basi tentavano
di superare nella pratica i rapporti di produzione e i rapporti sociali
mediante la gestione diretta di tutti gli aspetti della propria vita e non
solo del lavoro.
Precisamente, entrambe le forme hanno in comune l'esaltazione del lavoro
(comunemente al nazional-socialismo e a tutte le forme politiche del
capitalismo).
La loro visione quantitativa cercava un aumento della produzione lasciando
da parte l'aumento quantitativo della vita. Questa sconfitta (pratica e
teorica) delle organizzazioni i tradizionali, che dica no di rappresentarci,
non è stata assimilata dalla classe lavoratrice (sembra che noi sappiamo
solo lavorare), e così si continua senza mantenere nessuna possibilità di
controllo sugli aspetti essenziali della nostra vita, in un mondo che si
sviluppa, non solo senza la nostra partecipazione, ma contro di noi.
Però, compagni, la storia non è ciclica, è un processo accumulativo e già
pesa troppo sopra i nostri stanchi corpi.

2
"Mai tennero, coloro che si burlano,
un linguaggio tanto ingannatore."
W. Shakespeare
La contraddizione tra le possibilità dei mezzi di produzione (l'uso di
alcuni tra essi per il godimento di tutti, dato che la maggior parte è
inutile e dannosa e andrebbe distrutta) e i rapporti di produzione
(sfruttamento salariato, mercificazione, esclusione di una società di
classe) è arrivato ad un punto di rottura inarrestabile. Allo spettacolo
riesce meglio falsificare la natura di questa contraddizione, che aumentare
la produzione mercantile con valore d'uso decrescente. Questa inerzia lo
obbliga a dispiegare ogni mezzo di recupero di qualsiasi movimento reale di
opposizione e volgere a suo vantaggio la critica spettacolare dello
spettacolo.
Un'ipocrita autocritica indirizzata dalla sua polizia del pensiero
decomposto (prosituazionisti, quadri, organizzazioni non governative,
recuperatori, artisti, giornalisti... la cricca di alternativi politicamente
corretti).
Queste spazzole da cesso della modernità, da buoni preti, sperano che con le
loro toppe lo sviluppo proprio del sistema ci condurrà, manina nella manina,
in un mondo ideale, pianificato dalla sua falsa coscienza e dal putridume
del suo cervello incasellato; come se qualche volta ci avessero regalato
qualche cosa. La sua funzione sociale che è stata denunciata già da decenni
è costata loro più di un'aggressione, pestaggi e assassinii e noi siamo
sicuri che non saranno semplici aneddoti. Ci ingannano e ci manipolano, non
dobbiamo permetterglielo un giorno di più, loro sono i guardiani della
chiave delle nostre catene infernali. Intrattengono il nostro pensiero con
dibattiti senza importanza e ci impongono la loro opinione, evitando
questioni tanto semplici che li fanno tremare di terrore: come vivere
meglio? Chi e cosa ce lo impedisce? Domande che smaschereranno
immediatamente i professionisti della menzogna. La coerenza critica e la
critica dell'incoerenza aiuteranno questa operazione.

3
"L'ingiustizia non è anonima,
ha nome e indirizzo."
Bertold Brecht
La teoria situazionista, come critica integrale della totalità delle
condizioni di sopravvivenza e del capitalismo mercantil-spettacolare che le
necessita, è stata confermata nei fatti dalla falsificazione.
Non si può combattere l'alienazione, mediante forme alienate. Il sabotaggio
di questo mondo, inizia dalla rottura con i ruoli che ci impone il sistema,
dal sabotaggio della nostra morte nella vita e dalla negazione del ruolo che
ci hanno assegnato e disegnato. In questi momenti parlare di rivoluzione è
"tenere un cadavere in bocca", abbiamo bisogno soltanto di guardarci intorno
per vedere uno scenario che ci ricorda costantemente la sconfitta. Il
sabotaggio è quindi un'azione che serve da propellente contro l'irrealtà che
ci opprime. Una pratica che non è sfuggita al recupero ideologico che l'ha
trasformata in "terrorismo" (la professionalizzazione del sabotaggio che non
ha fatto altro che rafforzare il sistema, dovuto al suo carattere
centralista, gerarchizzato e militarista). Oggi, non si propone la creazione
di un'organizzazione armata di questo tipo, ma l'attacco diffuso di piccoli
gruppi d'affinità, incontrollabili da parte di una struttura superiore, che
si uniscono e si sciolgono come le maree lunari. Delle maree che nascono
dalla presa di coscienza dello stato delle cose e del peggio che ci aspetta
a causa degli accadimenti.
Nel XIX secolo esisteva una pratica simile che mise in scacco il capitalismo
incipiente. Al di là degli attacchi luddisti le "ronde proletarie" che per
la loro mancanza di struttura rigida e la loro massima flessibilità negli
attacchi, resero quasi impossibile la loro repressione e il recupero, nelle
quali giocano un ruolo principale anche i nascituri sindacati. Un gruppo di
gente si univa, colpiva e si perdeva nella massa, mentre un nuovo gruppo si
formava nel suo interno. Questo sabotaggio diffuso rese difficile per il
nemico di organizzare la repressione, ciò trasforma questo attacco in un
universo di piacere di teppisti illuminati, le cui sensazioni sono
impossibili da descrivere o comunicare con il povero e banale linguaggio
delle parole.
Il gioco della sovversione, le cui regole vengono scritte da coloro che vi
partecipano, diviene un'arma efficace contro il capitalismo in tutte le sue
forme.
C'è molto più da distruggere che da costruire.

4
"La nostra epoca non ha bisogno di scrivere slogan poetici, ma di
realizzarli."
Internazionale Situazionista
E' dimostrato che piccoli gruppi che attaccano, fanno più danno di grandi
organizzazioni specializzate nella lotta armata. L'Angry Brigade continuò la
propria azione quando vennero arrestate delle persone e lo Stato inglese
dava per disarticolato il movimento. La Kale Borroka (lotta di strada) in
Euskadi, sulla quale poco tempo fa Jarrai (organizzazione giovanile della
sinistra nazionalista basca, ndr) dichiarò essere incontrollabile, è un
altro esempio. Il potere ha difficoltà a reprimere ed eliminare i piccoli
gruppi che con tutta sicurezza non si conoscono tra di loro, e l'unica cosa
che li unisce è il desiderio di distruzione di un sistema che impedisce loro
di vivere e li condanna alla sopravvivenza e all'incertezza. Non si cercano
azioni esibizioniste per dare propaganda a qualche sigla o marchio d'
origine. Nel caso delle Asturie, il sabotaggio è stata un'arma di classe
utilizzata innumerevoli volte, soprattutto nei conflitti lavorativi con le
imprese: Duro Felguera, Hunosa, Naval e Ciata... (aziende e miniere
asturiane dove, negli anni '90 il sabotaggio è stato determinante nelle
lotte in corso); ogni persona stufa, al di là della sua ideologia, lo
utilizza. Dall'impiegato che ruba materiale d'ufficio, fino alla lavoratrice
che danneggia la macchina a cui sta incatenata, passando per l'uso del
plastico come i licenziati di Duro Felguera. Oggi, l'esempio sta nell'
incendio degli ETT (imprese di lavoro interinale). La pratica del sabotaggio
resta limitata a conflitti precisi e molto localizzati, senza prospettive
globali e semplicemente per risoluzioni parziali, con delle rivendicazioni
economiche che restano dentro i limiti imposti, dove si svolge la logica
capitalista. Lo stesso vale per il caso delle ETT un attacco che va al di là
della temporalità di un conflitto in un'azienda, però che non mette in
discussione la schiavitù salariale, ma solo la sua forma più estrema, non si
vuole porre fine allo sfruttamento, bensì porre fine alle ETT. Oggi il
conflitto è globale e non si risolve con lotte parziali, ma con una lotta
integrale e con il rifiuto in blocco di questa società. C'è da smetterla con
la riduzione della nostra vita a merce e con il lavoro salariato che ci
ammazza e non solo con le ETT. Dobbiamo finirla con la società di classe e
non solo con il fascismo. Sviare l'attenzione verso obiettivi parziali
beneficia soltanto i gestori della nostra miseria e quelli che un giorno
pretenderanno di gestirla ed entrambe sono parte degli obiettivi da
sabotare. La pratica del sabotaggio diffuso (autonomia senza ostacoli,
massima flessibilità, autorganizzazione, minimo rischio) fra gli individui
affini, apre la possibilità di comunicazione reale, distruggendo quella
spettacolare, rompendo l'apatia e l'impotenza dell'eterno monologo
revoluzionarista.
Rapporti e possibilità di contatti con altre persone, nella negazione del
ruolo spettacolare. Sono situazioni effimere che per la loro preparazione e
sviluppo portano, nella loro essenza, le qualità della situazione
rivoluzionaria, che non retrocederà e che sopprimerà le condizioni di
sopravvivenza. Non cade nell'irrimediabile gerarchizzazione alienante che
porta con sé la specializzazione di ogni gruppo armato di carattere
autoritario e mîlitarista, nel quale le masse delegano la loro
partecipazione negli attacchi. L'aumento quantitativo di questa pratica non
ci arriva dalle mani dei propagandisti dello spettacolo, bensì dal
passeggiare nello scenario del capitalismo e trovare, in questa deriva, i
bancomat bruciati, le ETT con le vetrine infrante, i fabbri che cambiano le
serrature di un supermercato... Visioni che ci fanno sbocciare sorrisi
complici e che ci animano ad uscire quella stessa notte, a giocare con il
fuoco con il fine di far sorgere gli stessi sorrisi sui volti di sconosciuti
complici per l'affratellamento della distruzione. Non importa il numero, ma
la qualità dei gesti: sabotaggi, espropriazioni, riduzioni... ci
restituiscono parte della vita che ci negano, penò noi la vogliamo tutta.
Compagne e compagni il gioco è vostro e noi ci animiamo alla sua pratica
quotidiana. Organizzatelo con i vostri complici.
Contro il vecchio mondo in tutte le sue espressioni, per uscire dalla
preistoria, lanciamo e moltiplichiamo gli attacchi.

Per l'abolizione della società di classe contro la merce e il lavoro
salariato stop
Per l'anarchia stop
Per il comunismo stop
Pietre e fuoco
Istituto Asturiano di Vandalismo Comparato

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