Autor: Pkrainer Data: Assumpte: R: R: R: R: [Cerchio] solo per gli amanti .... della trippa
----- Original Message -----
From: "marina" <fe11408@???>
>cioé il senso é piú sei diverso e piú ti ammazzo facile?
>lo sai che questa teoria portata agli estremi significa che per un bianco é
>piú facile ammazzare uno con la pelle di un altro colore piuttosto che un
>altro bianco?
>m
ma è verissimo, d'altra parte anche logico: il principale motivo per cui si
ha ripugnanza per l'uccisione é l'identificazione con la vittima (potrei
esserci io al posto suo). Chiaro che questa identificazione é tanto più
facile quanto meno la vittima ci somiglia, da qualsiasi punto di vista. Al
punto che é indispensabile attribuire tratti non umani ai nostri nemici per
poterli ammazzare, si lapida la gente dopo averla coperta con una lenzuolo,
etc.
E più in generale si cerca di dare l'incarico di ammazzare a degli
specialisti, macellai, chirurghi, militari, poliziotti, boia, beccamorti,
sacerdoti, tutte figure che hanno una forte connessione col sacro, giacché
si sacrificano per noi attraversando per conto di tutti il crinale fra la
vita e la morte. Sono ad un tempo ammirati e disprezzati, amati e temuti, e
schifati. Anche dalla stessa persona.
In questo senso io rivendico l'urgenza di rifarsi carico direttamente della
questione dell'uccidere, e del morire, sia come una delle tappe per la
cancellazione dello specialismo dal mondo, sia come passaggio fondamentale
per l'estinzione della porca religione, sia come riconquista del corpo nel
tempo, con la sua pesantezza e fragilità, con la sua ostinata materialità e
il suo fascino insondabile.
Non possiamo sperare di liberarci davvero dall'alienazione sociale, dalla
pretesa della società di farsi natura, se i nostri stessi alimenti ci
provengono confezionati dal lavoro sociale. Se gli uomini sono ciò che
mangiano, noi mangiamo società, tre volte al giorno. Mangiamo merce, lavoro
morto, lavoro astrattamente umano, alimenti astrattamente commestibili.
L'intera attività sociale asservisce tutti i viventi e ci impone di
consumarci gli uni con gli altri.
In questo senso la ripugnanza del vegetariano é un interessante segnale di
rifiuto per questo meccanismo mortifero ed incosciente, insieme col rifiuto
della chirurgia e dei trapianti, col rifiuto della guerra e della pena di
morte, con la critica che monta contro le carceri, col disgusto per le
attività industriali: ma, come ogni altra scelta individuale, esprime degli
argomenti, é un percorso di sperimentazione e di riflessione, può in certi
casi contribuire al sabotaggio di determinati meccanismi. Ma non può essere
mai non dico l'unica, ma anche solo un'autentica rivoluzione. La cui
caratteristica é di essere un percorso pubblico visibile gli uni per gli
altri, di inventare delle proprie forme e di demolirne altre.
Sicuramente, però, la ricerca che tutte queste persone (che ormai non sono
poche) hanno svolto per individuare un proprio ritmo coerente con il respiro
dei corpi (primo il loro) non può non riverberare una luce incoraggiante su
questo processo per molti aspetti ancora in una fase iniziale