Autor: Tuula Haapiainen Data: Assumpte: [Cerchio] carla lonzi x Umberto ed all.
carla lonziUn' po' di storia del femminismo non fa male a nessuno.. neanche
a clochard...
t.
Carla Lonzi, critica d'arte e femminista, scriveva negli anni settanta:
"Assenza della donna dai momenti celebrativi della manifestazione creativa
maschile.
Noi di Rivolta Femminile ci rifiutiamo di partecipare ai momenti celebrativi
della creatività maschile perché abbiamo preso coscienza che nel mondo
patriarcale, cioè nel mondo fatto dagli uomini e per gli uomini, anche la
creatività, che è una pratica liberatoria, viene attuata dagli uomini e per
gli uomini. Alla donna, in quanto essere umano sussidiario, viene negato
ogni intervento che ne implichi il riconoscimento di soggetto: per lei non
viene prevista alcuna liberazione.
La creatività maschile ha come interlocutore un'altra creatività maschile,
ma come cliente e spettatrice di questa operazione mantiene la donna il cui
stato esclude la competitività. La donna è condizionata in una categoria che
garantisce a priori al protagonista della creatività l'apprezzamento dei
suoi valori. Mentre si riconosce alla creatività una funzione liberatoria,
si istituzionalizza l'arte e con essa una controparte neutrale che assiste
ai gesti degli altri. L'attività dell'uomo, anche nell'arte, si articola
nella competizione con un partner che è ancora un uomo, e nella
contemplazione che chiede alla donna.
Questo è il carattere della creatività patriarcale la quale è stimolata dall
'aggressività col rivale e dall'accoglimento disarmato della donna. L'uomo,
l'artista stesso, si sente abbandonato dalla donna nel momento in cui essa
abbandona il ruolo l'archetipo di spettatrice: la solidarietà fra loro
poggiava sulla convinzione che, come spettatrice gratificata della
creatività, la donna avesse raggiunto il traguardo delle reincarnazioni
concesse alla sua specie.
La donna scopre invece che il mondo patriarcale ha bisogno assoluto di lei
come elemento su cui si riposa anche lo sforzo liberatorio dell'uomo, e che
la liberazione femminile può realizzarsi solo indipendentemente dalle
previsioni patriarcali e dalla dinamica liberatoria maschile. L'artista si
aspetta dalla donna la mitizzazione del suo gesto ed essa, finchè non inizia
un suo processo di liberazione, risponde esattamente a questa necessità
della civiltà maschile. L'opera d'arte non vuole perdere la sicurezza di un
mito che si adagia nel nostro ruolo esclusivamente ricettivo.
Prendendo coscienza della sua condizione in rapporto alla creatività
maschile, la donna si scopre con due possibilità: una, quella usata fino ad
ora, di raggiungere la parità sul piano creativo definito storicamente dal
maschio, per lei alienante e riconosciutole dall'uomo con indulgenza; l'
altra, quella che il movimento femminista sta cercando, della liberazione
autonoma della donna che recupera una sua creatività alimentata nella
repressione imposta dai modelli del sesso dominante.
Partecipare alla celebrazione della creatività dell'uomo significa cedere
all'addescamento storico della nostra colonizzazione nel suo episodio
culminante secondo la strategia del mondo patriarcale. Privo della donna il
culto della supremazia maschile diventa uno scontro caratteriale fra uomini.
Assentandoci dai momenti celebrativi della manifestazione creativa maschile
noi non diamo un giudizio ideologico sulla creatività né la contestiamo, ma
rifiutandoci di accoglierla, mettiamo in crisi il concetto che il beneficio
dell'arte sia una grazia somministrabile. Non credere più a una liberazione
di riflesso fa uscire la creatività dai rapporti patriarcali.
Con la sua assenza la donna compie un gesto di presa di coscienza,
liberatorio, dunque creativo.
Milano, marzo 1971 RIVOLTA FEMMINILE"
Sputiamo su Heghel. La donna clitoridea e la donna vaginale e altri scritti,
Rivolta Femminile, Milano, 1974
Torna a donna e arte