[Cerchio] SUL VEGETARIANISMO

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Autor: Linbo
Datum:  
Betreff: [Cerchio] SUL VEGETARIANISMO
Siccome questo post mi sembra sia un contributo alla discussione partita
dalla trippa di Matilde rispondo un po' allo scritto e un po' a tutti
gli altri. Piu' che altro vorrei tentare di spiegare meglio il mio punto
di vista, non per impartire verita' assolute ma semplicemente il mio
punto di vista, nella speranza di non offendere nessuno.

Da questo scritto si legge dell'amore che come per gli uomini dovrebbe
essere per gli animali e i vegetali. Ma allora non capisco come sia
ammissibile che si utilizzino gli animali per i lavori anche piu'
leggeri. Che sia allora consentita la schiavitu' degli animali? E allora
anche quella degli uomini?
Come possiamo noi sapere se il mulo e' contento di portare per
noi i pesi? Immagino che non lo sia, cosi' come non lo e' il cavallo di
portarci sulla schiena, la vacca di sfornare latte 365 giorni all'anno e
la pecora di farsi tosare.
Pare quasi che questo scritto dica: "non ammazzate gli animali,
convinceteli a lavorare per noi, a sopportare le fatiche che noi non
vogliamo sostenere".
A me pare ipocrita in un contesto di amore (fuori dalle reali necessita'
dell'uomo) descritto da Reclus.

E poi, e' falso affermare che non occorre subordinare la nostra vita agli
animali "infinitamente piccoli" o a "invisibili animali" ogni essere ha
il suo ruolo nell'ecosistema. Gli "infinitamente piccoli" nutrono i
piccoli e i piccoli i grandi. Non e' forse la scomparsa dei
micro-organismi, o la scomparsa di alcuni micro-organismi a dispetto di
altri, la principale causa del disequilibrio di certi sistemi ecologici?
Non basta non mangiare carne o derivati da animali, non basta per
salvare gli animali. Se si vuole veramente farlo occorre anche
rinunciare a tutto cio' che e' frutto dell'inquinamento quindi tutto
cio' che e' sintetico, tutto cio' che comporta lavorazioni con materiali
inquinanti. Non e' voler cercare l'ago nel pagliaio, a me pare sia la
pura e semplice realta' dei fatti. Qual'e' la proporzione tra animali
uccisi dall'allevamento e animali uccisi per avvelenamento? Non dico che
uno sia piu' dell'altro ma che entrambi hanno cifre da diversi zeri.
Quindi dico puo' essere preso in considerazione piu' l'uno che l'altro?
Possono essere cosi' nettamente separati? Nel senso: e' possibile
impegnarsi cosi' a fondo nell'uno e non nell'altro? Scindere i discorsi?
Per me no, non riesco a parlare di vegetarianesimo (si dice cosi'????)
senza parlare di inquinamento e vice versa.

Si dice che, se i campi ora coltivati per il nutrimento degli animali
fossero coltivati per il nutrimento diretto dell'uomo, ci sarebbe cibo
per tutti ma si tralascia di prendere in considerazione il come
coltivare questi terreni. Centinaia di ettari coltivati come? In un
sistema capitalista? Comunista? Su larga scala? Provate voi ad arare e
seminare appezzamenti di ettari! E' facile dire convertiamo tutto
all'agricoltura. E poi? Si continua con coltivazioni intensive come ora?
Con anticriptogamici e insetticidi vari? Con concimi chimici? Con la
distruzione dei sistemi idrogeologici per l'irrigamento?
Non sono un agronomo ma mi sembra che questi siano i problemi che noi
tutti solleviamo per quel poco che c'e' ora di coltivato cosa
succederebbe con il doppio, il triplo di aree coltivate?

Ben piu' logico sarebbe allora criticare anche l'agricoltura nello
stesso ambito dell'allevamento, non scindere le due cose, mai per non
cadere nell'ipocrisia e nel falso.
Voglio un'agricoltura di piccoli appezzamenti e un allevamento che
fornisca il necessario alle mie uniche esigenze. Un'agricoltura
biodinamica che per ovvi motivi non necessita ne del trattore ne del bue
per l'aratura, ne del camion ne del cavallo (e relativo carro) per il
trasporto. Un allevamento che sia a misura d'uomo per cui l'ammazzare un
maiale o una vacca significa lavoro, fatica. Sarebbe idiota allevare per
poi buttare visto che tutti gli sforzi sarebbero miei.

Ma questo poche persone lo mettono in considerazione perche'
e' faticoso, perche', come si dice dalle mie parti, "la tera l'e' basa"
ossia ci si spezza la sciena a zappare. Allora che fare? Eliminare anche
l'agricoltura?

Da questo dato di fatto dico che
preferisco ammazzare il maiale che ho allevato per un anno per ricavare
cio' che mi necessita (non molto in una vita semplice) piuttosto che
inquinare il pianeta per un pezzo di plastica. Ed anche qui forse si
potrebbe raggiungere un compromesso perche' taluni procedimenti sono
tollerabili se non su larga scala, se effettivamente proporzionati alle
esigenze. Esempio il computer. Nel mio computer ho la radio, la tv, il
televideo, il modem per telefonare e faxare, vedere filmati dalla
cinepresa e foto, piu' altri mille modi di comunicazione e istruzione.
Con poco piu' di un milione e mezzo di vecchie lire sono riuscito ad
avere tutto questo e chissa' cos'altro potrei farci di utile. Quindi
penso a chi invece ha il computer, il televisore, il fax, il telefono,
il videoregistratore, tonnellate di carta in enciclopedie, ecc. ecc. Per
me questo e' una tecnologia accettabile, pensando che e' possibile far
girare il tutto in bassa tensione dato che l'elettronica va a 12V
normalmente. Basterebbe un compurer usato nella sua interezza per
eliminare quante altre cose? Quanto pensate che costi in realta' un pc?
E uno schermo piatto? Niente, non costa nulla e io mi ci troverei
benissimo a lavorare di giorno e scambiare quattro parole via mail la sera.

Quindi come dicevo in una mail precedente, occorre saper trovare il giusto
peso delle cose, cosi' come per i materiali sintetici cosi' per la carne.

La mia speranza e' che portando ad una piu' alta consapevolezza delle cose
che ci circondano se all'inizio se ne ridurrebbe la necessita' questa
finirebbe per scendere presto a zero, in buona parte dei casi.
Non voglio fare il predicatore, semplicemente questa e' l'idea che mi
son fatto in base alle mie esperienze e, siccome la trovo fattibilissima
senza troppe rinunce ma anzi con diversi guadagni, cerco di farla sapere
anche ad altri.
Perche' non e' possibile passare da "tutto" a "niente", occorre che il
cambiamento sia compreso e metabolizzato e che sia frutto del proprio
pensiero. Solo cosi' si puo' ragionevolmente pensare a un non rigetto.

Mi sta bene che ci siano i vegetariani e non li colpevolizzo, anzi, ma vorrei
anche non essere colpevolizzato io: che mangio carne, con la consapevolezza
di cio' che questo comporta; che uso il cuoio al posto di altri
materiali.

Il discorso sulla crudelta' dell'uccisione, del macello, e' vero ma mi
sembra alquanto enfatizzato, per alcuni puo' ispirare gli stessi
sentimenti, le stesse emozioni il tagliare le piante per prodursi legna
da ardere piuttosto che scavare la terra per estrarre carbone o il
prosciugare una palude per bonificarla. Tutto e' relativo. Per me, la
verita' e' che facciamo un uso incoscente delle cose e della natura e
questo comporta dei danni irreparabili. L'uomo non puo' pensare di non
arrecare danno; non per come si e' sviluppato. I primitivisti per
questa ragione sostengono il ritorno ad una vita basata sulla
raccolta/caccia, uomini allo stato selvatico ma io mi chiedo: come e'
possibile far tornare indietro la cultura? Come e' possibile abbandonare
tutto lo scibile? Come e' possibile che gli uomini perdano il senso
della ricerca del sapere, la curiosita' e la fantasia che si e'
sviluppata in noi? Propendo per un'ulteriore passo avanti verso una
definitiva presa di coscenza di cio' che ci circonda. Solo considerando
cio' che e' stato come un'esperienza che ci serva da insegnamento
potremmo riparare agli errori commessi (sembro un predicatore americano
di quelli che si sentono in tv).

Poi si sa, tutto deve essere accompagnato da un amore incondizionato per
la liberta' di ognuno e di tutti, uomini animali e vegetali.

PS
Azz... lunghissima!

On Sat, Sep 07, 2002 at 12:36:01AM +0200, malega wrote:
>
>
> > * Questo scritto, qui pubblicato quasi integralmente, apparve dapprima in
> > inglese su «Thè Humane Review», voi. 1, gennaio 1901, pp. 316-324, mentre
> la
> > versione francese fu pubblicata successivamente, nello stesso anno, in «La
> > Réforme alimentaire», marzo 1901, pp. 37-45. Il testo fu poi ristampato
> come
> > opuscolo sia in francese sia in inglese ed è circolato fino ai nostri
> > giorni.
> >
> >
> > Scritto da ELISEO RECLUS...GEOGRAFO E ANARCHICO TRA LA FINE DELL'800 E LA
> > PRIMA PARTE
> > DEL '900.
> >
> >
> > SUL VEGETARIANISMO*
> >
> > Uomini di grandissimo valore, igienisti e biologi, hanno stu-
> >
> > diato così a fondo i problemi relativi all'alimentazione abituale
> >
> > che mi guarderei bene dal dare prova d'incompetenza esprimen-
> >
> > do la mia opinione sull'alimentazione animale e vegetale. A cia-
> >
> > scuno il suo mestiere. Non essendo ne chimico ne medico, non