[Cerchio] SUL VEGETARIANISMO

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Aihe: [Cerchio] SUL VEGETARIANISMO

> * Questo scritto, qui pubblicato quasi integralmente, apparve dapprima in
> inglese su «Thè Humane Review», voi. 1, gennaio 1901, pp. 316-324, mentre

la
> versione francese fu pubblicata successivamente, nello stesso anno, in «La
> Réforme alimentaire», marzo 1901, pp. 37-45. Il testo fu poi ristampato

come
> opuscolo sia in francese sia in inglese ed è circolato fino ai nostri
> giorni.
>
>
> Scritto da ELISEO RECLUS...GEOGRAFO E ANARCHICO TRA LA FINE DELL'800 E LA
> PRIMA PARTE
> DEL '900.
>
>
> SUL VEGETARIANISMO*
>
> Uomini di grandissimo valore, igienisti e biologi, hanno stu-
>
> diato così a fondo i problemi relativi all'alimentazione abituale
>
> che mi guarderei bene dal dare prova d'incompetenza esprimen-
>
> do la mia opinione sull'alimentazione animale e vegetale. A cia-
>
> scuno il suo mestiere. Non essendo ne chimico ne medico, non
>
> parlerò ne dell'azoto ne dell'albumina; non riprodurrò i dosaggi
>
> fomiti dagli analisti; mi limiterò semplicemente a riferire le mie
>
> impressioni personali, che sicuramente coincideranno con quel-
>
> le di molti vegetariani. Ripercorrerò il corso della mia vita e
>
> ali occorrenza, mi fermerò a fare delle riflessioni quando le pie-'
>
> cole avventure dell'esistenza lo solleciteranno
>
> All'inizio, devo dirlo, la ricerca della pura verità non ebbe
>
> mente a che vedere con le prime impressioni che fecero di quel
>
> monello che ero, ancora vestito da bambino, un vegetariano vir-
>
> tuale, m potenza. Ricordo distintamente l'orrore del sangue ver-
>
> salo. Una persona della mia famiglia, mettendomi un piatto in
>
> mano, mi aveva mandato dal macellaio del paese, chiedendomi
>
> di prendere non so quale pezzo di carne sanguinolenta. Ingenuo
>
> e timoroso mi avviai di buona lena a fare la commissione e
>
> penetrai nel cenile dove stavano i carnefici della bestia sgozza-
>
> te. Ricordo ancora quel cortile sinistro, dove passavano uomini
>
> spaventosi, con grandi coltelli in mano che asciugavano sui
>
> grembiuli schizzati di sangue. Sotto un portico, un'enorme car-
>
> cassa occupava, così mi pareva, uno spazio immenso; dalla
>
> carne bianca un liquido rosa colava nei canaletti di scolo Muto
>
> e tremante, me ne stavo in quel cortile insanguinato, incapace di
>
> procedere, troppo terrorizzato per fuggire.
>
> Altre scene amareggiano i miei anni infantili e, come quella
>
> della macelleria, segnano altrettante date della mia storia Rive-
>
> do il maiale dei contadini, macellai occasionali e tanto più cru-
>
> deli: uno di loro sgozza lentamente l'animale affinchè il sangue
>
> coli goccia a goccia: è indispensabile, sembra, per la buona pre-
>
> parazione dei sanguinacci che la vittima abbia molto sofferto
>
> Questa emette continui stridii, interrotti da pianti infantili da
>
> richiami disperati, quasi umani. Sembra di sentire un bambino-
>
> il maiale domestico non è forse slato davvero per un anno il'
>
> bambino di casa, rimpinzato per l'ingrasso, che con vero affetto
>
> rispondeva a tutte quelle cure che non avevano altro scopo se
>
> non quello di procurargli uno spesso strato di lardo? E quando
>
> I amore e corrisposto, quando la massaia, incaricata di accudire
>
> al maiale, prova amicizia per il suo protetto, lo accarezza lo
>
> lusinga e gli parla, appare forse ridicolo, come se fosse assurdo
>
> quasi disdicevole, amare un animale che ci ama^ Una forte
>
> impressione della mia infanzia è l'avere assistito a uno di questi
>
> oS'fT10^ la sgozzatura di un Tle eseguita da una
>
> piccola fol a insorta contro una mia generosa e vecchia prozia
>
> che non voleva acconsentire all'uccisione del suo pingue amico.
>
>
>
> A forza la piccola folla del villaggio era entrata nel recinto dei
>
> maiali, a forza aveva trascinato la bestia nel rustico mattatoio
>
> dove l'attendeva l'apparato per la sgozzatura, mentre la sfortu-
>
> nata donna, accasciata su uno sgabello, piangeva lacrime silen-
>
> ziose. Stavo al suo fianco, vedevo queste lacrime e non sapevo
>
> se dovevo impietosirmi per il suo dolore o credere, insieme alla
>
> folla, che la sgozzatura del maiale fosse giusta, voluta dal buon
>
> senso così come dalla sorte.
>
> Ognuno di noi, soprattutto se ha vissuto in un contesto popo-
>
> lare, lontano dalle banali città uniformi dove tutto è metodica-
>
> mente classificato e nascosto, ognuno di noi ha potuto assistere
>
> ad uno di questi atti barbarici, commessi dal carnivoro contro
>
> le bestie che mangia. Non è il caso di andare in una qualche
>
> Porcopoli dell'America del Nord o in un saladero della Piata
>
> per osservarvi l'orrore dei massacri che rappresentano la base
>
> della nostra abituale alimentazione. Ma con il passare del
>
> tempo queste impressioni si cancellano: lasciano il posto a
>
> quella deplorevole educazione di tutti i giorni che consiste nel
>
> ricondurre l'individuo nella media, togliendoli tutto ciò che lo
>
> rende un essere unico, una persona. I genitori, gli educatori,
>
> ufficiali e non, i medici, senza contare quell'insieme tanto
>
> potente che si chiama «tutti», lavorano in sintonia per indurire
>
> il carattere del bambino riguardo a queste «carni ambulanti»,
>
> che però amano come noi e come noi sentono e, grazie alla
>
> nostra influenza, progrediscono e regrediscono come accade a
>
> noi.
>
> Perché uno dei più tristi risultati delle nostre abitudini ali-
>
> mentari carnivore è che gli animali sacrificati dall'appetito
>
> umano sono stati sistematicamente e metodicamente resi brutti,
>
> informi, degradati nella loro intelligenza e nel loro valore mora-
>
> le. Il nome stesso dell'animale nel quale il cinghiale è stato tra-
>
> sformato è diventato il più grosso degli insulti: la massa di carne
>
> che è stata vista voltolarsi nelle pozze nauseabonde è così laida
>
> da guardare che si evita ben volentieri ogni analogia tra la bestia
>
> e il piatto che se ne ricava. Quale differenza di aspetto e di por-
>
> tamento tra il mufloné che salta sulle rocce delle montagne e il
>
> montone che, ormai privo di qualsiasi iniziativa, semplice carne
>
> abbrutita in balia della paura, non osa più allontanarsi dal greg-
>
> ge, si getta da solo in bocca al cane che lo rincorre! Stesso
>
> imbastardimento nel manzo, che ora vediamo muoversi fatico-
>
> samente nei campi, trasformato dagli allevatori in un'enorme
>
> massa di carne ambulante dalle forme geometriche, come pro-
>
> gettate per il coltello del macellaio. È per produrre simili mostri
>
> che usiamo l'espressione «allevamento»! Ecco come gli uomini
>
> svolgono la loro missione di educatori nei confronti degli ani-
>
> mali loro fratelli !
>
> Del resto, non è forse in questo modo che ci comportiamo nei
>
> confronti dell'intera natura? Lasciate una banda di ingegneri in
>
> un'affascinante vallata, in mezzo ad alberi e praterie, sulle rive
>
> di un bei fiume, vedrete presto ciò che ne faranno! S'impegne-
>
> ranno al massimo a rendere la loro opera personale il più evi-
>
> dente possibile e a nascondere la natura sotto mucchi di pietre e
>
> di carbone; saranno allo stesso modo tutti fieri di vedere il fumo
>
> delle loro locomotive innalzarsi in uno sporco intrico di volute
>
> giallastre o nere. È vero che talvolta questi ingegneri pretendono
>
> anche di abbellire la natura. Tant'è che quando, di recente, gli
>
> artisti belgi hanno protestato contro la devastazione dei paesaggi
>
> rivieraschi della Mosa, il ministro si è affrettato a far loro sapere
>
> che da allora in poi sarebbero stati contenti di lui: si impegnava
>
> infatti a fare costruire le nuove fabbriche tutte ornate con torret-
>
> te gotiche! Allo stesso modo i macellai espongono le carcasse
>
> smembrate, le carni sanguinolente sotto gli occhi del pubblico,
>
> sul ciglio stesso delle strade più frequentate, a fianco di negozi
>
> infiorali e profumati; e hanno pcrsino l'audacia di inghirlandare
>
> con rose le carni appese: così l'estetica è salva!
>
> Ci si meraviglia di leggere sui giornali che tutte le atrocità
>
> della guerra in Cina siano non un brutto sogno, ma una triste
>
> realtà! Com'è possibile che uomini che hanno avuto la fortuna
>
> di essere accarezzati dalle loro madri e di ascoltare a scuola
>
> parole di giustizia e di bontà, come può accadere che queste
>
> belve dal volto umano provino piacere a legare dei cinesi fra
>
> loro per i vestiti e per i codini e a gettarli nel fiume? Come può
>
> succedere che diano il colpo di grazia ai feriti e che facciano
>
> scavare le proprie fosse ai prigionieri, prima di fucilarli? Chi
>
> sono questi terribili assassini? Sono persone che ci assomiglia-
>
> no, che studiano e leggono come noi, che hanno fratelli, amici,
>
> una moglie o una Fidanzata: prima o poi, siamo destinati ad
>
> incontrarli, a stringere loro la mano senza trovarvi traccia del
>
> sangue versato! Ma non c'è forse una diretta relazione di causa
>
> ed effetto tra l'alimentazione di questi carnefici che si procla-
>
> mano «civilizzatori» ed i loro atti feroci? Anch'essi si sono abi-
>
> tuati a esaltare la carne grondante di sangue come portatrice di
>
> salute, di forza e di intelligenza. Anch'essi entrano senza disgu-
>
> sto nelle macellerie dove si scivola sul pavimento rossastro e si
>
> respira l'odore dolciastro del sangue! C'è dunque una differenza
>
> così grande tra il cadavere di un bue e quello di un uomo? Le
>
> membra tagliate, le viscere mischiate dell'uno e dell'altro si
>
> assomigliano molto: l'abbattimento del primo facilita l'uccisio-
>
> ne del secondo, soprattutto quando risuona l'ordine del capo e si
>
> sentono di lontano le parole del signore incoronato: «Siate
>
> implacabili!».
>
> Un proverbio francese dice che «ogni azione cattiva può
>
> essere negata». Questa pretesa conteneva una certa verità quan-
>
> do i soldati delle diverse nazioni commettevano separatamente
>
> le loro crudeltà e potevano in seguito imputare alla gelosia, agli
>
> odi nazionali, i fatti atroci a loro attribuiti. Ma in Cina, russi,
>
> francesi, inglesi, tedeschi non si nascondevano più con cautela
>
> gli uni dagli altri: i testimoni oculari e gli autori stessi ci hanno
>
> informati in tutte le lingue, gli uni con cinismo, gli altri con reti-
>
> cenza. La verità non può più essere negata; ma si è dovuto crea-
>
> re una nuova morale per spiegarla. Questa morale sostiene che
>
> vi sono due diritti dei popoli: l'uno viene applicato ai gialli,
>
> l'altro è privilegio dei bianchi. Assassinare, torturare i primi
>
> sembra ormai permesso, mentre sarebbe inammissibile farlo ai
>
> secondi. Ma a proposito degli animali, la morale non è ugual-
>
> mente elastica? Eccitando i cani a sbranare la volpe, il gentiluo-
>
> mo impara a lanciare i suoi fucilieri sul cinese in fuga. Le due
>
> cacce non sono che un unico e identico sport; tuttavia, quando
>
> la vittima è un uomo, l'emozione, il piacere sono probabilmente
>
> più intensi. Lo si chieda a chi evocò di recente il nome di Aitila
>
> per dare questo mostro come esempio ai suoi guerrieri!
>
> Non è una digressione ricordare gli orrori della guerra a pro-
>
> posito dei massacri di bestiame e dei banchetti per carnivori. Il
>
> regime alimentare corrisponde ai costumi degli individui. San-
>
> gue chiama sangue. A questo proposito, ciascuno può misurare i
>
> propri ricordi sugli uomini che ha conosciuto; in cuor suo nes-
>
> sun dubbio potrà rimanere sul contrasto che esiste, in linea
>
> generale, tra i vegetariani e i grandi mangiatori di carne, gli
>
> avidi bevitori di sangue, per la piacevolezza delle abitudini, la
>
> dolcezza del carattere, la serenità della vita.
>
> E' vero che sono qualità tenute in poco conto dai «superuomi-
>
> ni» che, senza essere superiori agli altri mortali, hanno però più
>
> arroganza e contano di farsi valere disprezzando gli umili ed
>
> esaltando i forti. Secondo costoro gli uomini miti sarebbero dei
>
> deboli e dei malati che ingombrano la strada: allontanandoli, si
>
> sfarebbe un'opera pia. Se non li si uccide almeno li si lasci mori-
>
> re. Ma è che, per l' appunto, i mansueti potrebbero essere più
>
> resistenti al male dei violenti: i tipi sanguigni e molto coloriti
>
> non sono di solito quelli che vivono più a lungo; gli uomini
>
> veramente forti non sono coloro che portano tutta la forza
>
> nell'aspetto esteriore, nel colorito rubicondo del viso, nella
>
> sporgenza dei muscoli o nelle rotondità del lucido grasso
>
> D'altronde, la statistica potrà presto informarci positivamente a
>
> questo proposito; l'avrebbe già fatto se tante persone interessate
>
> non fossero impegnate a schierare a battaglia le cifre vere o
>
> false per difendere le rispettive teorie.
>
> Comunque sia diciamo soltanto che per la grande maggio-
>
> ranza dei vegetariani il problema non consiste nel sapere se i
>
> loro bicipiti e tricipiti sono più solidi di quelli dei carnivori, né
>
> se il loro organismo presenta una maggior forza di resistenza
>
> contro i colpi della vita e le possibilità di morte;iÌ che d'altron-
>
> de è molto importante. Per loro si tratta di riconoscere i vincoli
>
> di simpatia e collaborazione che legano gli uomini ai così detti
>
> animali inferiori, e l'estensione a questi nostri fratelli di quella
>
> stessa sensibilità che ha posto fine al cannibalismo tra uomini
>
> Le ragioni che gli antropofagi potevano invocare contro la
>
> rinuncia alla carne umana nell'alimentazione abituale avevano
>
> lo stesso valore di quelle addotte oggi dai semplici carnivori; le
>
> ragioni che si fecero valere contro la mostruosa conuetudine
>
> sono proprio quelle a cui oggi ci appelliamo: il cavallo e il bue,
>
> il coniglio selvatico e il coniglio comune, il cervo e la lepre ci
>
> convengono più come amici che come carne. Teniamo a conser-
>
> varli sia come rispettati compagni di lavoro sia come semplici
>
> partecipi della nostra gioia di vivere e di amare
>
> Ma ci obietteranno: «Se vi astenete dalla carne degli animali
>
> altri carnivori, uomini o bestie, li mangeranno al vostro posto:
>
> oppure la fame e gli elementi si incaricheranno di distruggerli».
>
> Probabilmente l'equilibrio delle specie si manterrà come una
>
> volta, secondo le possibilità della vita e la lotta reciproca degli
>
> appetiti; ma, almeno nel conflitto delle razze, spetterà ad altri
>
> l' opera distruttiva. Sfrutteremo razionalmente la parte di Terra
>
> che ci toccherà, rendendola il più possibile piacevole, non sol-
>
> tanto per noi, ma anche per le bestie che ci circondano; prende-
>
> remo sul serio il ruolo di educatori che dalle epoche preistoriche
>
> gli uomini si sono attribuiti. La nostra parte di responsabilità
>
> nelle trasformazioni dell'ordine universale non va al di là di noi
>
> stessi e dell'ambiente che ci circonda. Se facciamo poco, alme-
>
> no quel poco sia opera nostra.
>
> È certo che cadremmo nella pura assurdità se avessimo l'idea
>
> chimerica di spingere la pratica della teoria fino alle ultime con-
>
> seguenze logiche, senza preoccuparci di considerazioni d'altro
>
> genere. A questo proposito, il principio del vegetarianismo non
>
> differisce da qualunque altro principio: deve adattarsi alle ordi-
>
> narie condizioni di vita. Ovviamente, non abbiamo intenzione di
>
> subordinare tutte le nostre pratiche ed azioni di ogni ora, di ogni
>
> minuto, al rispetto della vita degli esseri infinitamente piccoli;
>
> non ci lasceremo morire di fame e di sete, come quel tal lama
>
> buddista, qualora il microscopio ci mostri una goccia d'acqua
>
> tutta palpitante di animali invisibili ad occhio nudo. All'occa-
>
> sione non ci faremo scrupolo di tagliare un bastone nella fore-
>
> sta, ne di prendere un fiore in un giardino; coglieremo insalate,
>
> cavoli e asparagi per nostro nutrimento, pur riconoscendo piena-
>
> mente la vita nelle piante come negli animali. Per noi non si
>
> tratta di fondare una nuova religione cui assoggettarci con dog-
>
> matismo settario: si tratta di rendere la nostra esistenza più bella
>
> possibile e conformarla, per quanto sta in noi, alle condizioni
>
> estetiche dell'ambiente. Come i nostri antenati si sono disgustati
>
> di mangiare la carne dei loro simili ed un bei giorno hanno ces-
>
> sato di portarla in tavola, così fra i carnivori ci sono molti che
>
> rifiuterebbero di mangiare la carne del nobile cavallo, compa-
>
> gno dell'uomo, o quella del cane e dei gatti, accarezzati ospiti
>
> del focolare; così ci ripugna bere il sangue e masticare il musco-
>
> lo del bue, l'animale aratore che ci da il pane. Non vediamo
>
> l'ora di non sentire più i belati dei montoni, i muggiti delle vac-
>
> che, i grugniti e gli stridii dei maiali che si conducono al macello;
> aspiriamo ad un'epoca in cui non passeremo più di corsa, per
>
> abbreviare l'orrendo minuto, davanti a un mattatoio dai rivoli
>
> sanguinolenti, dagli uncini aguzzi dove pendono carcasse, dal
>
> personale imbrattato di sangue, armato di odiosi coltelli. Ci
>
> preoccupiamo insomma di vivere in una città dove non si rischi
>
> più di vedere macellerie piene di carcasse accanto a negozi di
>
> sete o di gioielli, di fronte alla farmacia o alla vetrina di frutti
>
> profumati, o alla bella libreria adorna di incisioni, statuette e
>
> opere d'arte. Vogliamo intorno a noi un ambiente gradevole alla
>
> vista e in armonia con la bellezza. Poiché i fisiologi o meglio
>
> ancora la nostra esperienza personale ci dicono che questo odio-
>
> so nutrimento di carni fatte a pezzi non è necessario per sostene-
>
> re la nostra esistenza, bandiremo questi orridi alimenti che pia-
>
> cevano ai nostri antenati e che piacciono ancora alla maggior
>
> parte dei contemporanei. Speriamo proprio che tra non molto
>
> costoro avranno almeno la delicatezza di nascondere il loro
>
> nutrimento. I macelli sono già relegati nelle periferie fuori
>
> mano: che le macellerie seguano lo stesso cammino, rintanando-
>
> si come le stalle negli angoli bui!
>
> Aborriamo, perché sordide, la vivisezione e ogni sperimenta-
>
> zione rischiosa, a meno che non sia eroicamente praticata dallo
>
> scienziato sulla propria persona. Proviamo disgusto per l'azione
>
> ignobile del naturalista che appunta sulla sua scatola farfalle
>
> vive e che distrugge tutto il formicaio per contarne le formiche.
>
> Ci scostiamo con ripugnanza dall'ingegnere che deturpa la natu-
>
> ra imprigionando una cascata in tubi di ghisa e dal boscaiolo
>
> californiano che abbatte un albero di quattromila anni e di cento
>
> metri di altezza per mostrarne i cerchi nelle fiere o nelle mostre.
>
> La bruttezza nelle persone, nelle azioni, nella vita, nella natura
>
> circostante: ecco il nemico per eccellenza. Diventiamo belli noi
>
> slessi, e rendiamo belle le nostre vite!
>