Auteur: luca ruberti Date: Sujet: [Lecce-sf] Fw: [fori-sociali] Libro del Genoa Legal Forum
Da pochi giorni è uscito il libro "Dalla parte del torto" curato dal Genoa
Legal Forum.
Acquistarlo, non significa solo contribuire alla raccolta fondi per le spese
legali dei circa 500 indagati, ma soprattutto poter leggere importanti
ricostruzioni dei fatti di Genova durante le giornate del G8.
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Genoa Legal Forum
Dalla parte del torto
Avvocati di strada a Genova
Il libro
Nelle settimane che precedettero il G8 di Genova, il GSF incaricò un suo
responsabile per assicurare sia assistenza legale ai manifestanti, sia per
proporre che magistrati, parlamentari, giornalisti ed esponenti del mondo
dello spettacolo e della cultura si facessero "garanti" nei confronti di
possibili abusi commessi contro il diritto alla manifestazione. Quanto
questo timore fosse giustificato, è ormai cosa nota.
A Genova si è assistito ad un progressivo intensificarsi delle attività di
prevenzione, di ispezione e di repressione, consistenti perlopiù in
perquisizioni domiciliari e locali formalmente motivate dall'esigenza di
ricercare armi ed esplosivi senza un previo provvedimento di autorizzazione
dell'Autorità Giudiziaria.
Gli avvocati, durante i giorni del G8 di Genova, sono scesi in strada
indossando una maglietta-simbolo in modo da essere immediatamente
riconoscibili: non per cercare clienti, ma a rappresentare la legalità.
Scopo delle testimonianze e delle analisi raccolte in questo libro è
raccontare, nella maggioranza dei casi, la sorpresa e la rabbia nel
realizzare che i diritti non sono poi così "reali", ma molto "virtuali".
I curatori
Stefano Bigliazzi, avvocato penalista ed Emilio Robotti, civilista, entrambi
genovesi, sono tra i fondatori della sezione genovese dell'Associazione
Giuristi Democratici, e tra i promotori del Genoa Legal Forum, che a Genova
si è occupato di coordinare l'assistenza legale ai manifestanti durante e
dopo i giorni del G8.
Prefazione di Marcello Zinola
Luglio 2001, spartiacque per la democrazia e le professioni... Diversi da
chi e da cosa? Potrebbe essere questa la domanda che accompagna (e
accompagnerà) per molto tempo ancora le discussioni e i confronti sul prima,
durante e dopo G8. Il luglio 2001, con i "segnali napoletani" del marzo
precedente (governi diversi, mezzi di intervento uguali) credo potrà essere
ricordato come uno spartiacque per la democrazia e le professioni.
Professioni, come quella dell'avvocato, che si sono riscoperte "diverse".
Come quella dei giornalisti che hanno visto "in strada" rinascere la voglia
dell'informazione militante. Non nel senso dell' "appartenenza" ad una parte
politica, ma della passione per il racconto onesto dei fatti, salvo poi
avere libertà infinita nel dividersi con le diverse interpretazioni. Come
quella dei magistrati che hanno oggi una responsabilità enorme nella ricerca
della verità sulle responsabilità di ogni fronte, ma che nei giorni caldi
sono forse scattati - su ogni fronte - con un ritardo che oggi si riflette
sul buon esito di tutte le indagini in campo. Gli avvocati si sono ritrovati
e riscoperti diversi. Non solo quelli che avevano una militanza, un'idea
politica già schierata prima del G8, a favore del movimento. Ma anche quelli
che al di là della loro ideologia hanno a cuore la legalità, i diritti, la
tutela delle persone. Non era necessario essere no global o movimentisti nei
giorni di luglio per schierarsi dalla parte della legalità, sia di fronte ai
veri o sedicenti Black Bloc, sia di fronte ai pesanti abusi delle
istituzioni. Gli avvocati, rompendo un tabù che forse non ha ancora fatto
discutere sino in fondo (o a sufficienza) hanno indossato una maglietta
simbolo e sono stati in strada. Non a cercare i clienti, ma a rappresentare
la legalità. Non era mai successo. A mio avviso identificare oggi il Glf
come un qualcosa di omogeneo con una certa area politica o una certa
tendenza del movimento è sbagliato e riduttivo. Perché all'interno del Glf
ci sono anime diverse. Valutazioni diverse rispetto al rapporto con la
procura, i procedimenti in corso. Ecco perché ha valore l'esperienza del
luglio 2001: quelle magliette-toga con la scritta bilingue "avvocato" hanno
disorientato la categoria forense, fatto discutere, attirato botte, fermato
violenze. E hanno rilanciato una passione forte per il diritto. Vissuto da
testimoni. Sono ormai rare, rarissime le occasioni in cui gli avvocati (come
i giornalisti e gli stessi magistrati) sono testimoni, anche del giorno
dopo, dei fatti di cui si interessano. Nessuno, o quasi, va più sul luogo
della "notizia". Giornalistica o di reato. Leggendo le testimonianze e le
analisi di questo libro emergono elementi chiari. Da un lato la quasi
scontata razionalità, la non sorpresa, il realismo politico di qualche
maglietta-toga più anziana che descrive non con distacco, ma con minore
partecipazione, quasi con un tono un po' dottorale-politico, la propria
esperienza. Dall'altro l'incredulità dei più giovani e di qualche anziano di
fronte alle violenze di ogni tipo, di fronte alla strafottenza subita quando
è stato mostrato il tesserino da avvocato per rivendicare il "diritto a fare
valere il diritto". La sorpresa nel vedere come un dato scontato
(l'avvocato, il diritto alla difesa, la garanzia del diritto) non lo fosse
più o, forse, non lo fosse più da tempo. Passando però sotto silenzio nella
routine quotidiana, nella routine del cliente che ti racconta l'abuso
subito, seguito dal consiglio del legale (ma anche del giornalista più
attento al quale uno si rivolge per "denunciare"): "Lascia perdere, vedi di
uscire, poi (se mai lo si farà) se ne parlerà". Ecco il vero valore delle
testimonianze e delle analisi contenute in questo libro: raccontare nella
maggioranza dei casi la sorpresa e la rabbia nel capire che i diritti non
sono poi così reali, ma molto virtuali. Ripercorrendo la mia personale
memoria di quasi trent'anni di professione e di impegno sociale e politico
in campi diversi, l'esperienza del luglio 2001, se non si assopirà, potrebbe
essere per gli avvocati lo stesso spartiacque rappresentato dalle iniziative
di sensibilizzazione e di denuncia dei movimenti per la democratizzazione
delle caserme degli anni Settanta. Sotto la divisa, in quegli anni più di
oggi, i diritti scomparivano. Per chi era di leva e per chi era di carriera,
"raffermato" come si diceva all'epoca. Sotto la toga forense spesso si è
sempre solo visto (da parte dei cittadini, dell'informazione, della
magistratura) l'interesse economico, la parcella, la concorrenza, la ricerca
della tutela per i diritti di chi è già (si è già) ampiamente garantito.
Dall'estate del 2001 qualcosa è cambiato. Risvegliando quella parte di
professione che si era un po' assopita. Lo dico da giornalista, perché per
le "penne" è stata un po' la stessa cosa: si è risvegliata la voglia del
diritto ai diritti. Per tutti. Perché (lo sostengo e ripeto da anni, lo
riscrivo qui) chi non ha cultura dei diritti non potrà mai capire i propri,
né tutelare quelli degli altri.
Marcello Zinola
Segretario Associazione Ligure dei Giornalisti-Fnsi