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ciao, anche per me andrebbe meglio se ci vedessimo mercoledì prossimo.

che facciamo come GSF manteniamo il banchetto alla festa di rifondazione o
ci arrendiamo?
se decidiamo di rimanere ho trovato un articolo di Chomsky sul medio oriente
e l'Iraq e ve lo allego.

ciao, noemi

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Questione palestinese e guerra all'Iraq: la stessa storia

Il brano qui riportato è una sintesi tratta da: "La colonizzazione del Medio
Oriente: le sue origini ed il suo profilo" (Noam Chomsky "Il potere; natura
umana e ordine sociale" - Editori Riuniti 1997).

Ben più di un anno è trascorso dall'accordo tra Israele e Arafat del
settembre del 1993, suggellato dalla Dichiarazione dei principi (Ddp). I
firmatari hanno ricevuto i loro premi Nobel per la pace. Il significato
sostanzialedi ciò che hanno firmato si è fatto più chiaro nel tempo, man
mano che le ambiguità si andavano diradando. E un buon momento per
riflettere sull'accaduto e sul perché, e per chiederci quale sarà il
probabile esito del "processo di pace".

Presi alla lettera, i termini della Ddp aderiscono strettamente alle
posizioni che Stati Uniti e Israele hanno sostenuto costantemente e, per
oltre vent'anni, in isolamento praticamente totale. Questa posizione si
colloca all'interno di una più ampia concezione statunitense riguardo al
modo in cui la regione andrebbe organizzata, concezione che risale alla
seconda guerra mondiale. Pur avendo mantenuti fermi a lungo i propri
principi, è stato solo in anni recenti che Washington ha potuto metterli
effettivamente in pratica. Mi sembra questa la sostanza dell'attuale
"processo di pace".

La guerra del Golfo ha stabilito il dominio degli Stati Uniti nel Medio
Oriente a un livello mai raggiunto prima, dando la possibilità a Washington
di organizzare il "processo di pace" in accordo con le proprie linee guida,
a partire dagli incontri di Madrid nell ottobre del 1991. La guerra del
Golfo ha avuto luogo sullo sfondo di importanti mutamenti nell'economia
internazionale e nelle vicende mondiali che hanno offerto agli Stati Uniti
l'opportunità di riorganizzare la parte del mondo che non aveva incontrato
il suo gradimento dalla fine della seconda guerra mondiale. Tra le ceneri
della catastrofe, gli Stati Uniti sono riusciti a espellere dall'emisfero i
loro principali rivali, la Francia e la Gran Bretagna. Acquisire il
controllo unilaterale delle regioni medio orientali produttrici di petrolio
non è un obiettivo di poco conto. Quando gli Stati Uniti divennero una vera
e propria superpotenza negli anni quaranta, la leadership politica vide la
regione come l'"area strategicamente più importante del mondo" (Eisenhower),
"una enorme fonte di potere strategico, e uno dei maggiori obiettivi
materiali della storia del mondo" oltre che "probabilmente il più ricco
obiettivo del mondo nel campo degli investimenti stranieri" (Dipartimento di
Stato, anni quaranta) un obiettivo che gli Stati Uniti intendevano tenere
per sé e per il loro alleato britannico, nel Nuovo Ordine Mondiale che si
andava allora dispiegando.

Da allora, gli Stati Uniti si sono attenuti a una concezione strategica per
la regione che avevano ereditato dal loro predecessore britannico. Il grande
"obiettivo materiale" deve essere gestito da amministratori locali,
dittature familiari deboli e dipendenti, disposte a fare ciò che gli si dice
di fare. Tali dittature costituiscono quello che i pianificatori
imperialisti britannici avevano chiamato la "facciata araba", edificata per
consentire alla Gran Bretagna di governare dietro a varie "finzioni
costituzionali" dopo aver concesso una garanzia di indipendenza nominale.
Gli amministratori possono essere brutali e corrotti finché vogliono, a
patto di svolgere la propria funzione. Se non si comprendono queste
persistenti caratteristiche della "diplomazia reale", quello che accade nel
mondo è destinato a rimanere un mistero.

La "facciata" va protetta dagli abitanti locali, che sono arretrati e
incivili, e non sembrano cogliere le ragioni per le quali del "più ricco
obiettivo economico del mondo" debbano giovarsi non loro, ma gli investitori
occidentali. Di conseguenza, è necessario affidarsi a gendarmi locali per
mantenere l'ordine; in momenti diversi, all'Iran, alla Turchia, al Pakistan,
e ad altri ancora. La forza statunitense e britannica rimane sullo sfondo,
ove necessario. Israele ricade nel secondo di questi livelli di controllo.

Nei corridoi del potere, le idee fondamentali vengono intese abbastanza
bene, anche se viene considerato sconveniente parlare in modo troppo
schietto; così non ci appropriamo di risorse per noi stessi, ma piuttosto le
sottraiamo a potenziali nemici, per autodifesa; indipendentemente dai fatti,
noi e i nostri alleati siamo impegnati in "controterrorismo" o
"rappresaglia", non in "terrorismo", ecc. Tuttavia, una certa chiarezza
emerge dalle nebbie.

Molto impressionato dal successo militare di Israele nella guerra del 1948,
lo Stato Maggiore descrisse il nuovo Stato come la principale potenza
militare della regione dopo la Turchia, che offriva agli Stati Uniti lo
strumento per "acquisire un vantaggio strategico nel Medio Oriente, che
avrebbe controbilanciato il declino della potenza britannica nell'area".
Dieci anni dopo, il Consiglio di sicurezza nazionale giunse alla conclusione
che un "corollario logico" dell'opposizione al crescente nazionalismo arabo
"consisterebbe nel sostenere Israele come unica forte potenza
filo-occidentale in Medio Oriente". Durante gli anni sessanta, gli analisti
statunitensi videro la potenza israeliana come una barriera alle minacce
nasseriane alla "facciata", impressione confermata dalla distruzione della
forza militare dell'Egitto da parte di Israele nel 1967. La tesi secondo cui
Israele poteva servire da "risorsa strategica" per difendere gli interessi e
gli alleati degli Stati Uniti dalle forze nazionaliste venne ulteriormente
corroborata nel 1970, quando Israele parò quella che si profilava come una
minaccia siriana al Regno di Giordania e potenzialmente ai produttori di
petrolio. E l'impressione ando crescendo negli anni seguenti.

La tesi della risorsa strategica trovò la sua collocazione naturale
all'interno della Dottrina di Nixon, secondo la quale gli Stati Uniti non
potevano "più interpretare il ruolo di poliziotto mondiale" e quindi "si
attendevano che altre nazioni fornissero più di un poliziotto per
perlustrare i propri quartieri" (ministro della difesa Melvin Laird). Il
quartier generale della polizia - era inteso - rimaneva a Washington; gli
altri dovevano perseguire i propri "interessi regionali" all interno del
"quadro globale di ordine" amministrato dagli Stati Uniti, per riprendere il
modo in cui Henry Kissinger spiegò il concetto generale agli europei,
ammonendoli a non infrangere le regole. I due principali poliziotti
incaricati di perlustrare il distretto medio orientale erano Israele e
l'Iran, segretamente alleati. Gli studiosi parlano, in genere, di una
"strategia dei "due pilastri" per il controllo statunitense, pensando a Iran
e Arabia Saudita; che, invece, si sia trattato di una "strategia dei tre
pilastri" e apparso chiaro almeno fin dagli anni settanta.

Nel maggio del 1973, il principale specialista del Senato su petrolio e
Medio Oriente, il falco democratico Henry Jackson, osservò che il dominio
statunitense sulla regione è salvaguardato dalla "forza e dall'orientamento
occidentale di Israele sul Mediterraneo e dell'Iran sul Golfo Persico", due
"amici affidabili degli Stati Uniti". Questi amici "sono serviti a inibire e
contenere quegli elementi irresponsabili e radicali di certi stati arabi
che, se gliene fosse stata data la possibilita, avrebbero rappresentato in
effetti una grave minaccia alle nostre principali fonti di petrolio nel
Golfo Persico". All'epoca, gli Stati Uniti si servivano appena di queste
fonti. Il maggiore produttore di petrolio del mondo fino al 1970 fu il
Venezuela, che l'amministrazione Wilson aveva preso a controllare come un
feudo privato mezzo secolo prima, espellendo la Gran Bretagna, altro esempio
dell'"idealismo wilsoniano": in questo caso, della sua dedizione al
principio della "porta aperta" e al principio di "autodeterminazione". Anche
altre riserve dell'emisfero occidentale erano sostanziose. Ma la sorgente
più economica e abbondante di petrolio del mondo, che si trovava appunto
nella regione del Golfo, era necessaria come riserva e come leva per
dominare il mondo, oltre che per l'ingente ricchezza che ne scaturiva,
principalmente per gli Stati Uniti e la Gran Bretagna.

Se i materiali di archivio venissero resi disponibili, avrebbero sicuramente
molto di interessante da dire riguardo alle tacite relazioni intrattenute
nel corso degli anni tra la facciata araba e i due principali gendarmi, con
i quali era ufficialmente in guerra. Questo è del tutto improbabile in
Arabia Saudita e negli Emirati del Golfo, e purtroppo meno probabile di
quanto lo fosse un tempo negli Stati Uniti, dopo il passaggio a una censura
molto più aspra sotto Reagan, che, a quanto pare, ancora permane; recenti
scoperte effettuate dallo storico israeliano Benny Morris destano dubbi
anche sugli archivi israeliani. Le relazioni segrete tra Israele e lo Scià
sono state ampiamente rivelate, soprattutto in Israele.

Fino a poco tempo fa, non è stato possibile imporre appieno la concezione
strategica guida, in parte a causa dei limiti del potere degli Stati Uniti,
in parte in seguito a problemi determinati dall'impegno a conservare il
ruolo cruciale di Israele come "risorsa strategica". Tale ruolo ha assunto
maggiori proporzioni tra gli anni settanta e gli anni ottanta, andando ben
al di la del Medio Oriente. Questa è stata una delle conseguenze delle
iniziative intraprese dal Congresso a partire dai primi anni settanta per
imporre condizioni concernenti i diritti umani sulle azioni dell esecutivo;
tali iniziative sono uno dei più importanti effetti dei movimenti popolari
degli anni sessanta, che modificarono in modo considerevole gli
atteggiamenti e la percezione del grande pubblico nei confronti di un ampia
gamma di questioni, con considerevole rammarico per l'opinione dell'élite'.

In un simile contesto, Israele venne ad assumere nuove funzioni. Perciò,
quando le condizioni riguardanti i diritti umani stabilite dal Congresso
impedirono al presidente Carter di spedire jet in Indonesia nel 1978, mentre
le atrocità a Timor est raggiungevano il culmine, egli poté fare in modo che
Israele inviasse jet statunitensi, che sarebbero giunti attraverso un canale
libero. I maggiori contributi tuttavia, si ebbero in Africa e Sudamerica,
specie da quando l'amministrazione Reagan creò una rete di terrorismo
internazionale di imponenti dimensioni, comprendente neonazisti argentini,
Taiwan, Sudafrica, Inghilterra, Arabia Saudita, Marocco e altri. Va
ricordato che gli operatori di poco conto come Gheddafi ingaggiano
terroristi, mentre i pezzi grossi preferiscono ricorrere direttamente a
Stati terroristi.

Sulla questione del ruolo centrale di Israele nella politica medio orientale
degli Stati Uniti, vi è stato qualche dibattito interno. Ma per varie
ragioni, non prive di interesse, la tesi della risorsa strategica si è
trovata raramente a fronteggiare gravi minacce. Gli sparuti tentativi di
discostarsi da tale tesi sono stati rapidamente soffocati, in gran parte in
riconoscimento delle dimostrazioni di valore militare di Israele, che
produssero una grande impressione non solo nei leader statunitensi ma anche
in un vasto spettro dell opinione intellettuale.

Queste sono alcune delle ragioni per le quali gli Stati Uniti hanno
costantemente svilito o piegato gli sforzi diplomatici per risolvere il
conflitto nel corso di oltre 20 anni. La maggior parte di tali iniziative
avrebbero imposto un qualche riconoscimento dei diritti palestinesi, laddove
Washington è ferma nel sostenere che i palestinesi non hanno alcun diritto
che possa interferire col potere israeliano. Inoltre, queste iniziative
avrebbero portato a un qualche tipo di coinvolgimento internazionale in un
accordo; Washington è sempre stata riluttante ad accettare anche questo,
nonostante si sia dimostrata disposta a fare un'eccezione per il suo
"luogotenente" britannico, per mutuare l'espressione con la quale un
influente consigliere di Kennedy spiegò in che modo andava inteso il
"rapporto speciale" con l'importante partner. E' stato necessario
"assicurarsi che gli europei e i giapponesi non venissero coinvolti
nell'azione diplomatica in Medio Oriente", come spiego in privato Henry
Kissinger.

Nel 1991, Washington era nella condizione di raggiungere i suoi obiettivi
strategici con poco riguardo per l'opinione mondiale. Non era più necessario
minare tutte le iniziative diplomatiche, come Washington aveva fatto per 20
anni. L'Unione Sovietica era scomparsa, e con essa, lo spazio per il non
allineamento, un fatto di grande importanza per le vicende mondiali, che ha
ricevuto scarsa attenzione a occidente ma è stato accolto con non lieve
apprensione nel terzo mondo. In una rivista cilena, il noto autore Mario
Benedetti scrisse che "la combinazione dell indebolimento dell'Urss e della
vittoria [statunitense] nel Golfo potrebbe rivelarsi tragica [per il sud] a
causa della rottura dell equilibrio militare internazionale che in qualche
modo serviva a contenere le smanie di dominio statunitense" e perché la
provocazione lanciata allo sciovinismo razzista occidentale "potrebbe
stimolare imprese imperialiste ancor più selvagge". La maggior parte del
terzo mondo era ad ogni modo piombata nel completo disordine, devastata
dalla catastrofe del capitalismo degli anni ottanta. L'Europa ha
fondamentalmente abdicato a qualsiasi ruolo nelle faccende del Medio
Oriente, garantendo agli Stati Uniti il controllo pressoché totale che
avevano a lungo agognato. La guerra del Golfo ha suggellato il patto,
stabilendo che "si fa quello che diciamo noi" e mettendo in moto un genuino
"processo di pace" - vale a dire un processo saldamente sottoposto al
controllo unilaterale degli Stati Uniti.

----- Original Message -----
From: Genzano Social Forum <genzanosf@???>
To: <forumgenzano@???>
Sent: Tuesday, September 03, 2002 9:08 AM
Subject: [Forumgenzano] Fw: Mercoledì


>
> ----- Original Message -----
> From: <bignoose@???>
> To: "Genzano Social Forum" <genzanosf@???>
> Sent: Monday, September 02, 2002 4:29 PM
> Subject: Mercoledì
>
>
> Car* tutt*,
> vista la penuria di persone, ha senso rivederci Mercoledì prossimo (4
> Settembre)
> o spostiamo tutto al mercoledì successivo?
>
> Max
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